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Locomotiv Club

Un concerto intimo, un concerto da ricordare: (poco) illuminata dalle luci sul palco del Locomotiv, la bellezza di Marissa Nadler e la sua grazia hanno invaso una calda serata bolognese di metà settembre, regalando ai presenti strascichi di poesia in punta di chitarra.

La cantautrice statunitense, fasciata in un lungo abito nero, tornava ad esibirsi a Bologna dopo 5 anni e lo ha fatto confermandosi una delle interpreti più interessanti della sua generazione, assieme a Sharon Van Etten ed Angel Olsen, non a caso sue ospiti nel nuovo album “For my crimes”. 

E proprio dei suoi crimini ci parla Marissa, in un modo tanto accattivante quanto memorabile: da “Poison”, passando per “I can’t listen to Gene Clark anymore” (pezzo straordinario), fino ad arrivare a “Firecrackers”, tutto scorre e avvolge, in un alternarsi di canzoni e momenti di pausa in cui Marissa si rivela per la ragazza che è, timida, incapace di intrattenere il pubblico mentre accorda l’elettrica (lo lascia fare al suo compagno di palco), ma trasparente come pochi altri artisti dal punto di vista emotivo. Ogni volta che intona un verso se ne percepiscono le intenzioni, le sfumature, i colori. Una rarità vera.

Chi si è perso la data del Locomotiv, si è perso la possibilità di osservare da vicino un’artista, consapevole della forza delle sue parole e di un talento cristallino, come ha confermato la bellissima versione di “Save me a place” dei Fleetwood Mac, una vera e propria chicca che ha impreziosito una serata magica.

Marissa Nadler Setlist @ Locomotiv Club (18/09/2019)

Poison

Was it a dream?

Drive

Dead city Emily

For my crimes

I can’t listen to Gene Clark anymore

Strangers

Blue vapor

Said goodbye to that car

All out of catastrophes

Firecrackers

We are coming back

Save me a place (Fleetwood Mac cover)

 

Valerie Trebeljahr domina il palco con semplicità, un’eleganza rara e moderata di gesti e pensieri, sorrisi sparsi e gentilezza: è una tempesta potente in un bicchiere d’acqua da bere d’un fiato per dissetarsi. Ed è esattamente questo che è la musica dei suoi Lali Puna, un qualcosa che ti colpisce, ti fa fremere, ma allo stesso tempo ti tranquillizza, ti fa sorridere. Di fronte a un Locomotiv riempito da una folla che ormai ha imparato ad amarli anno dopo anno, i tre membri della band tedesca sfoderano un live ricco, musicalmente ed emotivamente. Sono vent’anni da “Tridecoder“, un disco che ha cambiato tante cose, per noi e per loro, facendo scoprire al mondo la parola “indietronica” e facendo sì che un certo Jonny Greenwood citasse i Lali Puna in ogni intervista come una delle sue band preferite.

20 anni dopo Valerie è forse meno giovane ma non meno fresca di allora e la sua voce ha lo stesso velluto nelle corde, mentre sotto la batteria pompa e le tastiere fanno letteralmente volare e i brani si intersecano in una session avvolgente, di cui è impossibile stancarsi: chiudi gli occhi e ondeggi a tempo, tra “6-0-3” e “Scary World Theory”, passando per “Faking the books” e “For only love”,  senza dimenticare brani recenti come “Small things” o “Being water”.

Le luci sullo sfondo danno a Valerie un’aura magica, mentre lei ci sorride dolcemente e articola ringraziamenti in italiano, scusandosi di essersi scordata un brano in scaletta e proponendolo in extremis, prima proprio della conclusiva “Being water”.

E’ la semplicità, contorno ideale di una perfezione sonora invidiabile, il tratto distintivo dei Lali Puna, quello che te li fa sentire vicini. Amabili. Quello che ti fa dire: vorrei che questo live non finisse mai.

E’ esattamente così che si sentivano gli spettatori del Locomotiv quando, alla fine del live, potevi vederli sorridere, soddisfatti, incamminandosi fuori, nella fredda notte bolognese.

Una menzione speciale va fatta per la biondissima ed emozionatissima Surma, che ha aperto il live con il suo set tutto tastiere, chitarre ed effetti: elettronica “made in Portugal” estremamente godibile. Da tenere d’occhio.

 

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La giovane cantautrice norvegese si sta facendo largo a suon di sold out con il suo originale art pop

Art pop e una voce che non può passare inosservata: questo è AURORA (all’anagrafe Aurora Aksnes) , giovane cantautrice norvegese che, fin dagli esordi nel 2015 (con l’EP “Running with the wolves”) non ha fatto altro che mietere premi e successi: con il primo lavoro sulla lunga distanza AURORA si è esibita per ben due volte in Nord America, con concerti ovunque esauriti, oltre alle apparizioni in importanti TV show tra cui The Tonights Show Starring Jimmy Fallon, Conan e The Late Show with Steven Colbert.

Conosciuta ai più per la cover di “Half the world away” degli Oasis, nonchè perchè suoi brani sono nelle colonne sonore di serie tv come “The Flash” e in videogame come FIFA 2016, AURORA arriverà per tre date nel nostro Paese per presentare il suo esordio sulla lunga distanza, “All my demonsa greetings me as a friend”, uscito nel 2016, e il suo secondo EP “Infections of a different kind – Step I”, uscito quest’anno.

Questi i dettagli dei tre live italiani:

Sabato 12 gennaio 2019

ROMA – AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA 

Sala Sinopoli

Via Pietro de Coubertin, 30

apertura porte ore 20.00 – inizio concerto ore 21.00

prezzi del biglietti:

platea: 35 Euro + d.p.

galleria 1: 30,50 Euro + d.p.

galleria 2: 26.50 Euro + d.p.

biglietti in vendita su Ticketone (online ed offline)

 

Domenica 13 gennaio 2019 

BOLOGNA – LOCOMOTIV CLUB

Via Sebastiano Serlio, 25/2

apertura porte ore 19.30 – inizio concerto ore 21.00

prezzo del biglietto: 22 Euro + d.p.

l’ingresso è riservato ai Soci Aics 

biglietti in vendita su Ticketone (online ed offline) e Boxer Ticket 

  

Lunedì 14 gennaio 2019 **

SEGRATE (MI) – CIRCOLO MAGNOLIA 

Via Circonvallazione Idroscalo, 41

apertura porte ore 20.00 – inizio concerto ore 21.00

prezzo del biglietto: 20 Euro + d.p.

biglietti in vendita su Ticketone (online ed offline) e Mailticket 

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La band di Doug Martsch arriverà nel nostro Paese per celebrare il ventesimo anniversario di "Keep it like a secret"

Quando uscì, nel 1999, “Keep It Like A Secret” arrivò come un pugno in faccia a una generazione di adolescenti e post adolescenti americani: era un disco vivido, colorato, ricco di sfumature e subito divenne uno dei capisaldi di quello che poi sarebbe diventato l’indie rock. Un instant classic in pratica.

Sono passati esattamente 20 anni da quel 1999 e Doug Martsch e soci, ovvero i Built to Spill, sono pronti a celebrare questo incredibile anniversario con un tour, il “Keep It Like A Secret 20th Anniversary Tour”, dove risuoneranno per intero e in ordine di setlist quel disco storico, aggiungendoci ovviamente altri classici della loro carriera.

La buona notizia per i fan italiani è che anche il nostro Paese sarà toccato dal tour con tre imperdibili tappe:

24 maggio 2019 – Locomotiv Club – Bologna 

25 maggio 2019 – Largo Venue – Roma

26 maggio 2019 – Circolo ARCI Ohibò – Milano

Prevendite aperte da venerdì 28 settembre qui: http://bit.ly/BTS_KeepItLikeaSecret20

Data unica ieri sera al Locomotiv Club di Bologna per Meg Remy, alias U.S. Girls, che porta in tour il suo ultimo album "A Poem Unlimited"

U.S. Girls photogrphed in New York City

Meg Remy sembra una creatura aliena, la osservi sul palco e la trovi algida, austera eppure bellissima, rabbiosa eppure stranamente in cerca di dolcezza: il live di U.S. Girls, moniker dietro cui Meg si nasconde, si può perfettamente riassumere proprio nell’aggettivo “magnetico”.

E’ un live in cui non si riesce mai a staccare gli occhi dal suo viso, dal suo modo di muoversi, dagli accenti della sua voce: coadiuvata dagli straordinari The Cosmic Range, Meg è completamente padrona della scena, si muove con classe, eleganza e, più che cantare, sembra quasi declamare i brani, dandogli di volta in volta sfumature nuove, facendo passare senza filtro messaggi importanti.

Da “Velvet 4 sale” a “The Island song”, da “Sororal Feelings” a “Pearly days” quelli di Meg sono piccoli gioielli, inni che incitano e fanno riflettere: in lei si ritrova quello spirito combattivo e straniante che faceva parte anche di Amy Winehouse, in una versione meno maledetta ma più “jazzy”.

Sembra di assistere a un live di un’orchestra, ma non un’orchestra qualsiasi, un’orchestra popolare, sporca eppure perfetta, che sa mescolarsi col popolo e farlo ballare.

E poi, oltre alla musica, c’è l’immagine inquieta di Meg, i suoi occhi di ghiaccio che penetrano ogni singolo spettatore e fanno sì che le sue parole risuonino ancora di più.

Quello di U.S. Girls è un concerto da film, mi sono chiesto mentre ero lì cosa ne avrebbero detto registi come David Lynch o Ken Loach, diversissimi per immaginario eppure accomunati nell’anima della Remy, che si conferma con questo ultimo disco, “A poem unlimited” e questo successivo straordinario tour, un’artista a 360 gradi.

Noi che eravamo al Locomotiv di Bologna per la sua unica data italiana ne siamo rimasti catturati, affascinati, totalmente avvolti. E la sua stella è destinata a diventare ancora più luminosa. Garantito.

Passare tre ore alla caserma dei Carabinieri appena entrati in Italia con il tour bus (problemi di poco conto che si sono “facilmente” risolti) e poi arrivare a Bologna e fare un live maestoso: questo è quello che è successo ai Girls in Hawaii, band belga che ha portato al Locomotiv Club di Bologna le sonorità del suo ultimo lavoro, “Nocturne”, e proseguirà il proprio tour italiano con date a Milano, Roma e Torino.

Antoine Wielemans e compagni hanno dato vita ad uno show energico, capace di incantare e far ballare i presenti: una vera e propria immersione in apnea in un mare cristallino, piuttosto che una gita tra i panorami naturali del Belgio e della Francia del nord.

Da “This Light” fino a “Indifference” o “Walk”, grande spazio è stato dato all’ultimo album uscito a settembre scorso, ma non sono mancati alcuni grandi classici, come la splendida “The Fog” o “Time to forgive the winter”.

I Girls in Hawaii sono una di quelle band che non viene accompagnata (inspiegabilmente) da un hype straordinario, come invece accade ad altri gruppi anche meno meritevoli e che sa conquistarti canzone dopo canzone, osservando quanto sia grande l’affiatamento ed il divertimento di questi sei ragazzi sul palco: erano veramente onorati di suonare per il pubblico italiano e non hanno perso occasione di dimostrarlo, anzi, sapendo che tra il pubblico c’erano due ragazzi (Nicola e Alessandro), facenti parte di una loro cover band (voce e batteria), li hanno invitati sul palco a suonare con loro, regalandogli l’occasione della vita, tra lo stupore di tutti, come in una festa tra amici.

E’ stato bellissimo constatare questo clima conviviale on stage, che si è propagato sui visi di tutti, tra sorrisi e pacche sulle spalle, aneddoti e conversazioni in simil-italiano/spagnolo.

Oltre che grandi musicisti (impressionante la varietà di suono e l’intreccio delle vocalità della band) i Girls in Hawaii sono soprattutto grandi persone.

Insomma, è un live da non perdere, uno di quelli che tocca il cuore, sicuramente uno dei più inaspettati e belli dell’anno. Ne rimarrete conquistati, garantito.

P.S. E poi l‘omaggio ai Grandaddy con la cover di “A.M. 180” in chiusura è assolutamente imperdibile, un gioiellino.

GIRLS IN HAWAII SETLIST @ Locomotiv Club (Bologna – 18/04/18)

The Light

Indifference

Changes will be lost

Switzerland

Misses

Blue shape

Not dead

Sun of the sons

Time to forgive the winter

Walk

Monkey

The fog

Road to Luna

Birthday Call

Rohrschach

 

Flavor

Guinea pig

A.M. 180 (Grandaddy cover)

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Sabato 3 e domenica 4 marzo saranno in Italia per due date gli Slowdive, band capostipite dello shoegaze. Il loro bassista Nick Chaplin ci ha raccontato come è stato rimettere insieme la band e cosa li porta di nuovo nel nostro Paese.

Stanno per arrivare in Italia per due date, sabato 3 marzo al Locomotiv Club di Bologna (già sold out) e domenica 4 marzo all’ Alcatraz di Milano, gli Slowdive, iconica band shoegaze che, dopo lo scioglimento datato 1995, è tornata insieme nel 2014 e ha dato alle stampe nel 2017, a 22 anni di distanza dal precedente “Pygmalion”, un nuovo album di inediti intitolato semplicemente “Slowdive”.

Paradossalmente la band di Reading sta vivendo adesso un momento di celebrità anche maggiore rispetto a quanto non capitasse loro negli anni ’90: da band per cultori sono stati riscoperti e il loro zoccolo duro di fan si è ampliato fino alle nuove generazioni, ragazzi che nel 1995 avevano qualche anno appena o che forse non erano neppure nati.

Ho avuto l’opportunità di fare quattro chiacchiere con Nick Chaplin, il bassista della band, che mi ha raccontato del loro ritorno sulle scene e del loro imminente arrivo in Italia.

Nick, sono quattro anni ormai che gli Slowdive sono ufficialmente tornati: come sta andando la seconda vita della band?

Sta andando davvero molto bene, stiamo suonando in un sacco di Paesi dove non eravamo mai stati prima, il nuovo disco suona molto bene, ci piace eseguirlo dal vivo, è tutto grandioso.

Anche se il “progetto” Slowdive si era fermato nel 1995, alcuni di voi avevano continuato a fare musica insieme in altri progetti, pensavate di aver detto tutto come Slowdive in quel momento? Cosa vi ha portato a rimettere insieme la band?

Si, Rachel e Neil, insieme a Ian (McCutcheon, anche lui membro degli Slowdive per il disco “Pygmalion” ndr) continuarono nei Mojave 3, io invece non ho suonato in altre band, ma abbiamo continuato a tenerci in contatto con Rachel e con Simon (Scott, batterista degli Slowdive ndr), siamo rimasti amici anche se non ci vedevamo molto spesso, magari però andavamo a dei concerti insieme a Londra o cose così.

Molti anni dopo abbiamo iniziato a parlare tra noi della possibilità di fare un nuovo disco come Slowdive, di tornare insieme come band ed è arrivata l’offerta di suonare al Primavera Sound Festival nel 2014, avevamo tutti dei figli e il Primavera è una grande festa, ci è sembrata una grande occasione per tornare e far divertire anche le nostre famiglie a Barcellona. Saremo sempre grati al Primavera per averci dato quell’occasione da cui poi è ripartito tutto, tanto che quest’anno torneremo nuovamente a suonarci.

Come musicisti e come persone quanto siete cresciuti in questi 22 anni tra “Pygmalion” e il nuovo album?

Musicalmente, come ti dicevo prima, per me è stato un po’ diverso che per gli altri perchè io non ho continuato a suonare in nessuna band, fino al 2014 quando la band si è riunita, al contrario di tutti gli altri.

Adesso credo che siamo tutti migliorati come musicisti: siamo più maturi, abbiamo più confidenza con il palco e con la nostra musica. Come persone tutti noi abbiamo figli, abbiamo delle famiglie, suonare, essere in una band, non è più la cosa più importante per noi, ci sono altre cose che fanno la differenza. Però le nostre personalità sono sempre le stesse: siamo gli stessi ragazzi di 20 anni fa, in fondo e suonare è stato un po’ come tornare a giocare e divertirsi come se avessimo ancora 20 anni, con una maturità nuova.

Insomma gli Slowdive sono una pausa dalle responsabilità e dalla vita da adulti…

Sì, esattamente, andare in tour adesso è molto più facile che negli anni ’90, meno stancante, è molto più bello per noi: è bello fare felici le persone che vogliono sentire la nostra musica. Per noi è una fuga dalla vita da adulti, hai ragione. E ci piace un sacco.

Ho letto tra l’altro che vivete tutti distanti tra voi e quindi dovete essere molto organizzati per andare in tour.

Sì, dobbiamo essere molto organizzati: ci divertiamo sul palco, ma io e Chris (Savill, chitarrista degli Slowdive) ad esempio avevamo dei normali lavori da ufficio e quando la band è tornata insieme abbiamo dovuto decidere se era il caso di lasciarli, abbiamo delle famiglie, quindi non era una decisione facile, per cui suonare in una band non è più come a 20 anni, ci divertiamo, ma questo implica anche organizzazione e una certa serietà nell’affrontare un tour. Fare musica è una carriera per noi e siamo sicuri sia meglio di qualsiasi altra cosa, è giusto che sia presa con serietà.

In questo momento storico tutta la scena shoegaze sta avendo una nuova vita e, per certi aspetti, più successo rispetto a quanto avesse negli anni ’90. A cosa pensi sia dovuto?

Io credo che la musica sia circolare, le persone si annoiano ad ascoltare sempre le solite cose e tornano a riscoprire cose del passato, il rock che passa in tv o in radio è sempre lo stesso ma adesso grazie a internet, grazie a youtube, a spotify, puoi anche andare a cercare qualcos’altro come ad esempio lo shoegaze.

Non so come andavano le cose in Italia, ma in Inghilterra lo shoegaze fu popolare per pochissimo tempo e poi divenne spazzatura e tutta la critica scriveva cose terribili su ogni band che faceva shoegaze: all’epoca questo pesava molto e decretò la fine dello shoegaze, ma adesso non è più possibile perchè tu puoi andare su spotify o su youtube e ascoltare quello che vuoi senza farti influenzare da nessuno, decidendo cosa ti piace e cosa no. In più se ascolti noi su spotify o youtube vieni rimandato ad ascoltare band come i My Bloody Valentine o viceversa e puoi decidere da solo se ti piacciono o no, in questo la tecnologia ci ha molto aiutato.

Hai anticipato in parte la mia prossima domanda, proprio perchè volevo chiederti del fatto che voi come band avete vissuto la musica sia nella fase pre-internet sia adesso, dove internet e la tecnologia dominano su tutto. Come musicista cosa è cambiato per te e non pensi che il fatto di poter accedere a qualsiasi musica tu voglia in un secondo abbia diminuito la capacità del pubblico di scegliere cosa è bello e cosa no e la qualità stessa della musica in circolazione?

Si, penso che tu abbia centrato il punto: per le persone è molto difficile scegliere quale musica ascoltare, sono bombardate di musica ovunque, ogni band può fare il suo disco in cameretta con un computer e metterlo su youtube il giorno dopo.

E diventare anche una star, il giorno dopo…

Sì esattamente, la cosa positiva è il non aver più bisogno di un’etichetta discografica, di non aver bisogno delle recensioni della stampa. La cosa negativa è che, vista la tanta musica che esce ogni giorno, farsi notare diventa molto più difficile e ci sono band che pagano addirittura cifre folli per avere il proprio momento di celebrità. Però credo ancora che ci siano più lati positivi che negativi nell’avvento dei social e della tecnologia: ad esempio noi se nel 1995 volevamo annunciare un tour dovevamo avere un’etichetta alle spalle, la stampa che parlasse di noi, era molto più difficile raggiungere le persone. Oggi basta un tweet o scriverlo sulla pagina facebook e lo sanno tutti.

Cosa ne pensi del fatto che la vostra musica è capace ancora oggi di attrarre non solo i vostri vecchi fan ma una nuova generazione di fan, ragazzi che magari nel 1995 erano bambini o non erano addirittura ancora nati?

Penso che sia grandioso, siamo felicissimi di questo, ai concerti troviamo sia persone che ci seguivano all’epoca e che vengono ai live con le vecchie t-shirt e magari portano i loro figli, sia ragazzi che ci conoscono grazie solamente al nuovo disco. Per noi tutto ciò è grandioso: in alcuni Paesi trovi un pubblico più “anziano”, come ci è successo adesso in Germania, in altri un pubblico più giovane, come negli Stati Uniti. Sono curioso di vedere cosa capiterà in Italia.

Che rapporto avete con l’Italia? Avete suonato a Milano circa 6 mesi fa, adesso suonerete anche a Bologna… c’è qualcosa del nostro Paese che amate particolarmente?

Penso che tutti amino l’Italia, tra l’altro io ho un po’ di Italia nella mia storia personale, mia madre arrivò in Scozia da…sto cercando di ricordare dove, dalla zona di Torino mi pare, il suo cognome è Rebello. Penso che comunque tutti in generale amino l’Italia come dicevo, il cibo, il tempo, i paesaggi: anche se ora so che c’è un tempo orribile, i vostri paesaggi innevati sono bellissimi.

Inoltre negli anni ’90 non abbiamo mai suonato in Italia, per cui quando siamo tornati nel 2014 volevamo per forza suonare da voi e siamo felici di esserci riusciti.

Ultima cosa che ti chiedo: il 7 luglio suonerete al maxi-evento per i 40 anni di carriera dei Cure, quindi ti chiedo se sono una delle vostre band preferite e delle band che vi ha ispirato quando avete iniziato. Inoltre l’anno prossimo saranno anche 30 anni di Slowdive, ci possiamo aspettare qualcosa di speciale?

Wow, è vero. Penso che nessuno di noi quando abbiamo iniziato avrebbe pensato che nel 2018 o 2019 avremmo fatto ancora musica o tour, da quando ci siamo rimessi insieme nel 2014 ci stiamo semplicemente godendo il momento, senza fare progetti così a lunga scadenza, per cui non so dirti se ci sarà qualcosa di speciale tra un anno. Ci penseremo. Per quanto riguarda i Cure, quando eravamo ragazzi eravamo tutti loro fan, tutti abbiamo suonato almeno un loro pezzo, credo siano una delle band che ha più influenzato la nostra generazione, per cui quando ci hanno chiamato per questo show ci siamo subito detti che dovevamo esserci.

(Intervista e traduzione a cura di Alessio Gallorini)

 

 

 

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Dopo i live della scorsa estate, rispettivamente al Medimex di Bari a giugno e ad Unaltrofestival a Milano a settembre (qui il nostro live report), nel 2018 torneranno nuovamente nel nostro Paese gli Slowdive, indiscussi alfieri dello shoegaze, che hanno rilasciato un album di inediti dopo ben 22 anni.

Il loro tour ricco di sold out approderà a marzo a Bologna e Milano, rispettivamente al Locomotiv Club e all’Alcatraz, per due date in cui di certo Rachel Goswell e compagni non faranno mancare i grandi classici del loro repertorio, che li ha resi immortali.

Riunitisi nel 2014, gli Slowdive, band proveniente da Reading, hanno rilasciato nel 2017 il primo album di inediti, semplicemente omonimo, a 22 anni di distanza da “Pygmalion”, loro precedente fatica.

Questi i dettagli delle date italiane:

03 marzo 2018 @ Bologna – Locomotiv Club
Biglietto: 25 euro + d.p.

04 marzo 2018 @ Milano – Alcatraz (in collaborazione con TOdays festival)
Biglietto: 22 euro + d.p.

Le prevendite per entrambe le date sono già disponibili sul circuito Ticketone.

 

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la-femme

Vincitori del  “French Music Awards” nel 2013 grazie all’album d’esordio Psycho Tropical Berlin, la band francese La Femme torna in Italia, dopo un tour mondiale, per portare un po’ della sua elettronica psichedelia dal gusto pop e rétro e presentare il suo ultimo successo discografico Mystere, pubblicato nel settembre 2016.

Le tre date previste per questo mini tour primaverile sono:

20 aprile 2017 BOLOGNA presso Locomotiv Club
21 aprile 2017 MILANO presso Santeria Social Club, già Sold Out
22 aprile 2017 FIRENZE  presso Auditorium Flog

con prevendite disponibili nel circuito Mailticket per le date di Bologna e Firenze.

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Pall Jenkins, oscuro ed imponente, seduto, attacca i primi accordi di “The waiter”: è così che ha inizio un viaggio lungo atmosfere ed emozioni penetranti, dense e melliflue in cui i Black Heart Procession aprono il cammino e noi, spettatori in un Locomotiv Club saturo, li seguiamo attoniti, spesso ad occhi chiusi, immaginandoci in una torrida San Diego, una San Diego notturna ed estiva, pervasa dalle inquietudini (“The old kind of summer”).

Jenkins, Nathaniel e compagni si mostrano solidi e allo stesso tempo ondeggianti, i ritmi che disegnano sono monolitici, ma allo stesso tempo avvolgenti: “1”, suonato nella sua interezza, si conferma un disco di intensità rara, uno di quei dischi che segnano un’epoca, che fanno gridare al miracolo.

Sono trascorsi praticamente vent’anni dall’uscita e non ha perso un grammo della sua consistenza, anzi, è assurto al ruolo di classico per gli amanti dello slow-core e probabilmente del rock più in generale.

Pall Jenkins si nasconde dietro l’aria severa, rivendica le sue origini, si produce in invettive contro il presidente Trump, colpevole di dividere persone, fratelli, che sono cresciuti insieme (San Diego è a pochi chilometri dal confine messicano e lui è cresciuto con compagni e amici di cultura latina, che adesso un muro separerà…); è iconico e allo stesso tempo racconta la sua storia con una tale semplicità che istintivamente sai che ti sta dicendo realmente ciò che pensa e crede.

“The war is over” riscalda i cuori, così come “A cry for love” va a scandagliare la parte più intima, di quei cuori. Ripensandoci a mente fredda, è davvero difficile descrivere un così perfetto concentrato di poesia: è un po’ come essere stati in apnea per più di un’ora, in quel buio venato di blu che si trova sotto la superficie del mare. Poi si riemerge, purificati, estasiati, semplicemente consapevoli dell’esperienza appena vissuta. E felici di averla fatta.

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I Notwist saranno di nuovo in Italia nel 2017 per ben cinque date programmate tra Milano, Roma, Pesaro, Bologna e Torino. Il loro universo sonoro sfaccettato e sperimentale che unisce elettronica, post rock e indie infatti, sarà di nuovo proposto dal vivo al pubblico italiano in occasione di cinque concerti consecutivi.

La pionieristica band si esibirà per dare seguito alla pubblicazione dell’album live ‘Superheroes, Ghostvillains & Stuff’, avvenuta lo scorso ottobre per coronare una carriera iniziata nel 1990: il doppio CD, registrato durante il secondo dei tre concerti sold out del gruppo dei fratelli Markus e Micha Acher a Lipsia (2015), raccoglie sette brani da ‘Neo Golden‘, cinque da ‘Close to the glass‘, tre da ‘The devil, you + me’ e uno da ‘Nook‘.

L’ultimo lavoro di studio della formazione tedesca risale al 2014 ed è intitolato ‘Close to the glass‘: è stato definito ‘un attraente e imprevedibile matrimonio tra melodie emozionanti e la pulsazione precisa delle macchine e dell’elettronica’.

Ecco il calendario completo delle date italiane dei Notwist 2017, completato dai prezzi dei biglietti disponibili per ciascun show:

5 aprile, Milano – Magazzini Generali
Biglietti: 15,00€ + d.p. oppure 18,00€ alla porta

6 aprile, Roma – Monk
Biglietti 15,00€ + d.p. oppure 18,00€ alla porta (necessaria Tessera Arci)

7 aprile, Pesaro – Teatro Rossini
Biglietti: Platea, posto di palco 1° e 2° ordine e 3° ordine centrale intero €20 – Ridotto €15
Posto di palco 3° ordine laterale e 4° ordine intero €15 – Ridotto €12
Loggione posto unico 10 euro

8 aprile, Bologna – Locomotiv Club
Biglietti 15,00€ + d.p.

9 aprile, Torino – Hiroshima Mon Amour
Biglietti 15,00€ + d.p.

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Una metà delle Cocorosie arriva in Italia con il suo nuovo progetto

Bianca Casady, metà del celebre duo delle Cocorosie, porta in Italia il suo acclamato nuovo progetto/spettacolo in cui mette in scena canzoni meravigliosamente costruite con una band, un danzatore e una bellissima parte video, dando vita ad un universo suggestivo, misterioso ed incredibilmente affascinante, sospeso tra teatro, musica e danza.

Insieme alla sorella Sierra, nel progetto comune delle CocoRosie, Bianca Casady ha dato vita ad un grande surreale mondo Pop Art.
Oltre agli acclamati album e ai concerti in tutto il mondo, le CocoRosie hanno scritto il brano da balletto “Night Shift – A FeedleFeeble” nel 2012 al Kampnagel e da allora hanno realizzato due progetti teatrali con il grande regista Robert Wilson. Adesso – dopo diversi progetti solisti – Bianca Casady ancora una volta esce fuori del contesto familiare delle CocoRosie per raccogliere i partner di lungo tempo (la CIA) per un progetto musicale –artistico- teatrale.
Insieme con il ballerino Bino Sauitzvy, il video artista Jean Marc Ruellan e i musicisti Lacy Lancaster, Takuya Nakamura e Doug Wieselman, Bianca porta nuove canzoni sul palco, che saranno contenute in un album che verrà pubblicato in autunno.

Casady disegna un mondo parallelo misterioso e suggestivo partendo da un pianoforte scordato, una macchina da scrivere polverosa e pile di poesie. Le sue canzoni sono gemme che nascono da una strana musica che rimanda ad un immaginario da paese delle meraviglie e che ora può essere vissuto in una performance concerto.

Dopo la prima mondiale al Summer Festival Kampnagel di Amburgo, questo spettacolo, che è stato presentato tra gli altri al Melt Down di Londra e al Pop-Kultur di Berlino, farà tappa in Italia per 4 appuntamenti da non perdere.
Qui i dettagli delle date:

23 novembre 2015 – Milano – Arci Bellezza
ore: 21:00
Ingresso: 15 euro+d.p.
Prevendite disponibili da mercoledì 14 ottobre:
www.ticketone.it, call center 892 101
www.mailticket.it

24 novembre 2015 – Roma – Teatro Studio – Auditorium Parco della Musica
ore: 21:00
Ingresso: 17 euro
Prevendite disponibili da mercoledì 14 ottobre:
www.ticketone.it, call center 892 101
www.listicket.com
www.auditorium.com

25 novembre 2015 – Bologna – Locomotiv
ore: 21:00
Ingresso: 15 euro
Prevendite disponibili da mercoledì 14 ottobre:
www.ticketone.it, call center 892 101
www.vivaticket.it, call center 892.234

26 novembre 2015 – Firenze – Viper
ore: 21:00
Ingresso: 15 euro
Prevendite disponibili da mercoledì 14 ottobre:
www.boxol.it
www.mailticket.it