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Live Club Trezzo

Il grande ritorno dei Melvins si è materializzato sullo storico palco del Live Club di Trezzo d’Adda  location collaudata e di qualità per tutti gli amanti del Rock.

La Cult band formata dal leader e fondatore Buzz Osborne voce e chitarra, Dale Crover alla batteria e Steve McDonald al basso e seconda voce ha dato vita ad un live set di grande impatto come era lecito aspettarsi, anche in considerazione della loro straordinaria e longeva carriera che ha ormai sorpassato i 30 anni e che li ha visti protagonisti di un rock fuori dagli schemi tradizionali influencer di una scena musicale  nata negli anni 90.

Il succoso opening act  ha visto protagonisti gli altrettanto storici Redd Kross, che hanno condiviso nel loro live la sezione ritmica dei Melvins , dando vita ad una buona mezz’ora di sano rock’n roll decisamente in tono più tradizionale ma altrettanto adrenalico .

Lo show dei Melvins che è stato decisamente breve non superando l’ora di live , ha comunque ripagato in termini di intensità il pubblico di fan accorso; l’immensa produzione discografica che ha visto i suoi esordi poco oltre la metà degli anni 80 non ha mai subito pause, anzi si è quasi intensificata soprattutto negli ultimi due anni dando vita a 4 dischi di cui l’ultimo uscito a Luglio di quest’anno “A Walk with Love & Death” addirittura doppio.

 

Il rock dei Melvins è difficile da categorizzare e sia sul disco che a maggior ragione dal vivo ascolteremo una continua sperimentazione musicale che ha pochi eguali nel panorama rock attuale.

L’ingresso dello ieratico Buzz o King Buzzo con la sua tunica nera, la sua inconfondibile e riccioluta chioma e la dorata 6 corde elettrica apre le danze alla sessione Melvins con Crover e Mc Donald che rientrano freschi sul palco dopo l’antipasto Redd Kross.

La cadenza lenta e potente di Dale è in perfetta simbiosi con il basso doom di Steve Mc Donald, mentre Buzz si muove liberamente sul palco come una belva in gabbia riffando quasi in maniera distaccata dagli altri due.

Tutto ciò è parte della sonorità dei Melvins che passano dalle dissonanze armoniche alle armonie dissonanti nello stesso brano , che cambiano registro drammaticamente, che spiazzano e deliziano il pubblico con la loro originalità.

Ascoltare Edgar the Elepahant , una delle tracce più interessanti dell’ultimo lavoro è come ripercorrere la storia musicale dei Melvins con Buzz Osborne che arpeggia con il suo tono inconfondibile,  la batteria di “Hammer” Crover che fa risuonare le membrane in modo secco e pulito mentre Mc Donald si destreggia con il basso che a tratti richiama il funk. Lo stesso Mc Donald “new Entry ” della band si alterna a Buzz alla voce solista  ed è un vero animale da palcoscenico muovendosi da rocker smaliziato su tutto lo stage.

The Kicking Machine tratta da Nude with Boots del 2008 è trascinante e deflagrante e fa scoprire il lato gioioso e meno dark dei Melvins, mentre Euthanasia tratta anch’essa dal nuovo album ricorda l’hard rock dei primi Black Sabbath è dannatamente lenta e drammaticamente cupa , due toni sotto tanto per intenderci.

Il 4 quarti ve lo dovete scordare ad un concerto dei Melvins e la vostra testa dovrà muoversi lentamente avanti e indietro come con Queen o Anaconda  tratte da dischi come Bullhead e Stoner Witch che negli anni 90 hanno segnato un epoca insieme a band come Nirvana e Soundgarden ma anche Mastodon e Crowbar.

Semplicemente se avessimo dovuto ascoltare un solo brano per ogni album prodotto dai Melvins  (oltre i 40) il concerto sarebbe durato almeno tre ore e alla fine  ci siamo dovuti accontentare di una quindicina di canzoni tra cui una bella versione di Onions make the milk taste bad  utilizzata quasi come jam session dove i tre Melvins dimostrano anche una grande padronanza degli strumenti e che King Buzzo e soci restano una delle migliori band in un certo genere di Rock “alternativo”  che non smetteremo mai di ascoltare.

 

Anthrax

Quando arrivi sul luogo di un concerto alle 17.30 per un’intervista a Joey Belladonna, non è difficile raggiungere la prima fila e abbarbicarti alle transenne per rimanerci per tutto il concerto. Già due ore prima dell’aperture delle porte, prevista per le 19.30, i primi irriducibili sono in coda davanti all’ingresso. All’apertura delle porte defluiscono lentamente, superando i controlli di sicurezza che si sono fatti più rigidi. Entrati nel Live Club alcuni si dirigono verso le transenne di prima fila, altri prendono posto sulle balconate. Dopo poco inizia la band di supporto, The Raven Age. Alla chiarra c’è un figlio d’arte: George Harris, il figlio di Steve Harris (Iron Maiden). La giovane band suona per circa un’ora, prima di lasciare spazio agli headliner.

Gli Anthrax si fanno annunciare da Mob Rules (Black Sabbath) e I Can’t Turn You Loose nella versione dei Blues Brothers, sparati a palla prima del loro ingresso. Poi finalmente Scott Ian e soci fanno il loro ingresso sul palco e attaccano con Among the Living. La prima parte dello show è tutta dedicata all’album del 1987 che quest’anno celebra il suo trentennale. L’album viene suonato per intero, mentre piovono thrasher che fanno crowd surfing dal fondo della sala per atterrare davanti al palco, presi al volo dagli uomini della sicurezza.

Gli interventi istituzionali, quelli al microfono per presentare le canzoni e ringraziare il pubblico, sono affidati a Scott Ian, ma è Joey Belladonna a interagire con il pubblico per tutta la durata del concerto: sembra che si rivolga a uno a uno a ciascuno dei fan nelle prime file, li guarda, comunica con loro a gesti, lancia plettri, chiede conferme. Tutto torna, se si pensa che poche ore prima ha dichiarato durante l’intervista: “Mi piace in generale osservare le persone, mi guardo sempre intorno per vedere cosa stanno facendo e quali sono le loro emozioni. Mi piace farlo, perché mi fa sentire come se fossi là in mezzo con loro”. Arriva il turno di Indians e sulla testa di Joey non compare il solito vistoso copricapo indiano: non ce n’è bisogno. La location è più intima e il coinvolgimento del pubblico è totale, non occorre nient’altro.

La seconda parte del set include i brani dei loro ultimi lavori, come Fight ‘Em ‘Til You Can’t (Worship Music), Breathing Lightning e Blood Eagle Wings (For All Kings) e i pezzi immancabili della band, sopra tutti Madhouse e Antisocial, che chiude il concerto. La band scende dal palco salutando i fan, accompagnata dalle note di Long Live Rock’n’Roll.

Live incendiario e scaletta tiratissima, gli Anthrax hanno festeggiato come si deve il trentesimo compleanno di Among The Living, più in forma che mai e pronti per il prossimo mosh pit. E noi già non vediamo l’ora di rivederli live.

Questa la scaletta completa del concerto:

Among the Living
Caught in a Mosh
One World
I Am the Law
A Skeleton in the Closet
Efilnikufesin (N.F.L.)
Guitar Solo (Jonathan Donais)
A.D.I. / Horror of It All
Indians
Imitation of Life
Fight ‘Em ‘Til You Can’t
Breathing Lightning
Madhouse
Blood Eagle Wings
Be All, End All
Antisocial