Che resterà di noi – Massimiliano Lalli (recensione)

Che resterà di noi – Massimiliano Lalli (recensione)

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Per chi non lo conoscesse, Massimiliano Lalli è un cantante, chitarrista ed autore toscano. Studia da autodidatta strumenti come l’ Ukulele, Lap Steel Guitar, le chitarre resofoniche e la Weissenborn, chitarra dei primi del ‘900 riportata in auge da Ben Harper. Nel 2001 trasferitosi a Bologna viene notato da Renato Marengo e invitato a partecipare alla trasmissione “Demo” su radiorai. Nelle osterie e nei locali bolognesi si fa notare come human-jukebox ,ma soprattutto come cantante di svariatissime cover band che passano dal rockabilly,al punk,al jazz,al funky,al soul,al country. La gavetta lo porta negli anni a suonare in centinaia di date in tutta Italia e all’estero. Nel 2005 insieme al produttore siracusano Max Ficara comincia a lavorare sulle sue canzoni, nel frattempo, nel 2008 viene invitato ad esibirsi al tributo internazionale in onore di Jeff Buckley tenutosi a Parigi, dove divide il palco con musicisti provenienti da tutto il mondo del calibro di Gary Lucas (coauotre di Grace e Mojo Pin, pluripremiato chitarrista newyorkese e più volte nominato al grammy award) e con cui successivamente si esibirà nell’unica data italiana,per il tributo ufficiale a Buckley al Velvet di Rimini.

Riscuote notevole successo con la sua performance tanto da venire esaltato dalla stampa d’oltralpe come un “phenomene” e un “petit bohemien”. La collaborazione dal 2005 con Max Ficara lo porta nel 2009 a pubblicare con Zimbalam un Ep dal titolo “A due passi da te”. Sempre nel 2009 viene scelto personalmente da Luca Stante di Zimbalam per rappresentare la neonata etichetta di digital delivering al MEI di Faenza, anche qui riscuotendo un ottimo successo da parte di pubblico ed addetti ai lavori. Agli inizi del 2010 viene scelto dal Grignani e dalla Falco a Metà come guest star in apertura del tour nazionale di Romantico Rock Show Tour, suonando nei più bei teatri italiani, anche qui riscuotendo ottimi riscontri sia da stampa che dal pubblico. Nel 2011 si è esibito apertura del tour successivo RRST’11 e contemporaneamente fu rilasciato il suo primo singolo “Lacrime senza fine”, scritto, prodotto e arrangiato insieme a Gianluca Grignani, che vede la partecipazione stessa del Joker per un incredibile featuring. Il 29/03/2013 viene rilasciato il nuovo brano Che Resterà di Noi, prodotto da Falco a Metà e registrato tra lo splendido scenario del Poderino Recording di casale Marittimo (PI) e il Silverlining Studio di Milano, con il produttore ed arrangiatore Max Ficara.

Un singolo estratto dall’ispirazione di un cantautore che con la sua voce e la propria verve avrebbe sicuramente di più da poterci offrire ma per qualche strana manovra di produzione, l’avvento di un album nella sua interezza stenta ad arrivare, un album che come un libro, ospiterebbe questa pagina dal titolo “Che Resterà di Noi” ed andrebbe sicuramente a completare e a dare valore ad un brano che gettato così nel nulla travolge ma non stravolge.

Mi lascia l’amaro in bocca che quell’intro d’archi sia interrotto dall’esordio vocale di Massimiliano Lalli (che è comunque sempre un piacere), avrei assolutamente dato più spazio ad un tappeto musicale per come lo si era percepito inizialmente, prolungandolo a presentazione della canzone, ma capisco anche i tempi limitati della traccia, ma la sua apparizione più volte nel brano (ad aprire al ritornello ad esempio) mi piace parecchio, così come il ritornello stesso, che è orecchiabilissimo e di facile assimilazione per chi loascolta.

Ottimo il lavoro nei loop e nelle tastiere, a cui forse avrei accompagnato una sessione più corposa di percussioni che avrebbe battuto un tempo maggiore alle parole, dando a mio modo di vedere ancor più enfasi al significato di esse, ma poco male considerato il basso che si affaccia ad ogni verso a scandirne il ritmo. Il resto della traccia scorre su di un testo che ad un ascolto superficiale potrebbe far intuire l’ennesimo inno all’amore di un artista pervaso dal bisogno d’esprimere il proprio sentimento verso la propria ideale o vera musa a cui è dedicato il brano, ma in realtà verso per verso è facile notare l’istinto dell’artista nel manifestare ciò che per lui è il significato della sua (e chissà, magari anche della nostra) vita e della sua (e chissà forse anche della nostra) esistenza.

Il testo è un susseguirsi di parole, vita, amore, senso, sensi e sentimenti, cantati ed urlati con quella voce che tutto tramuta in poesia e tanto fa immaginare per la bellezza e la purezza che ne scandaglia ogni sfaccettatura e significato, in maniera molto più profonda di quanto si possa pensare. Un brano che è una piccola perla che, giusto per non aggiungere altro alle parole iniziali, comincia a brillare e luccicare quando in dissolvenza in un trionfo di casualità sull’iTunes apre al giro di chitarra di Brace.

Recensione a cura di Alan Tommaso Piazza

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