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Stazione Leopolda

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Stefano Edda Rampoldi regala un live intensissimo alla Stazione Leopolda di Firenze

La spontaneità, la forza dirompente delle sue parole, del suo modo di fare così sincero che traspare ed esalta il pubblico: questo è Stefano Edda Rampoldi e quello a cui abbiamo potuto assistere alla Stazione Leopolda di Firenze è un concerto rock di straordinaria bellezza, intenso, vissuto, semplicemente stupefacente in cui le canzoni di Edda sono dei piccoli quadri che lui dipinge con tratto quasi femminile. Da “Benedicimi” a “Stellina”,  da “L’innamorato” a “Arrivederci a Roma” il concerto è una sequenza di emozioni in cui forse l’unico peccato è dover rimanere seduti, vista la carica rock che sprigionano Edda e la sua band.

Su “Zigulì” parte la dedica di Edda a Federico Fiumani, presente tra il pubblico (“come avete fatto ad eleggere sindaco Renzi quando avevate Fiumani? Ma potete ancora rimediare”) e il leader dei Diaframma sale sul palco, intonando anche lui il brano: due icone del rock italiano sullo stesso palco, una piccola pagina di storia. Senza di loro tante band oggi di culto non esisterebbero ed è bello vederli così in forma e ancora straordinariamente ispirati.

L’ apoteosi della serata si ha sicuramente su “Spaziale”, probabilmente una delle canzoni d’amore più belle degli ultimi anni, uno di quei pezzi che ti fa contorcere fino alle lacrime da quanto è straziante e bello, ti arriva all’anima e non puoi più farne a meno, proprio come Edda, uno di quei cantautori capaci di scavarti dentro, che se lo guardi negli occhi ci vedi solo purezza.

Ne esistono pochissimi di artisti così oggi, teniamoceli stretti e diamogli i riconoscimenti che meritano.

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Adriano Viterbini fa riecheggiare la sua chitarra blues alla Stazione Leopolda. Ospiti Davide Toffolo e Alberto Ferrari.

E’ stato davvero qualcosa di indimenticabile quello che è andato in scena ieri sera alla Stazione Leopolda di Firenze, nell’ambito del festival Fabbrica Europa, giunto alla ventiquattresima edizione: si svolgeva infatti una data del “Tour blu” di Adriano Viterbini & Los Indimenticables, capitanati da Josè Ramon (percussionista, tra gli altri, di Daniele Silvestri e della Bandabardò): i due si sono incontrati durante il tour del trio Fabi – Silvestri – Gazzè e hanno deciso di mettere insieme questo progetto estemporaneo, che unisce la chitarra blues del membro dei Bud Spencer Blues Explosion alle atmosfere caraibiche del percussionista cubano.

Quello che ne viene fuori è una jam session di un livello qualitativo esaltante, per quanto funestata da problemi audio (volumi un po’ così, sul palco non riuscivano a sentirsi suonare tra loro), che esalta le straordinarie capacità chitarristiche di Viterbini (un vero e proprio maestro della sei corde) e la verve di Ramon, vero e proprio mattatore della serata su un palco che conosce bene (essendo ormai fiorentino di adozione vista la lunga militanza nella Bandabardò).

A loro si aggiungono la batteria di Piero Monterisi, probabilmente uno dei migliori batteristi italiani in circolazione e il basso di Francesco Pacenza, ficcante al punto giusto, a formare quella che a tutti gli effetti è una super band; come se non bastasse Davide Toffolo, non solo fondatore e voce dei Tre Allegri Ragazzi Morti (di cui ci regala alcuni brani in acustico in apertura di live, inaspettati e straordinari) ma uno dei fumettisti di maggior talento in Italia, disegna in diretta durante il live, con le opere che vengono proiettate su un maxi schermo alle spalle della band.

Insomma c’erano tutti gli ingredienti per una serata all’insegna della grande musica, come in effetti è stata, con il pubblico divertito, partecipe, che addirittura si è messo a danzare ai lati del palco quando Ramon ha intonato “Guantanamera”, in uno dei vari omaggi a Compay Segundo.

Non poteva mancare, come in ogni ricetta che si rispetti, l’ingrediente segreto, la ciliegina sulla torta, alias Alberto Ferrari, voce dei Verdena, salito sul palco per intonare “Bring it on home to me” di Sam Cooke e regalare ulteriori brividi a una platea sorridente e soddisfatta, consapevole di aver assistito a una serata difficilmente ripetibile.

PHOTO CREDITS: Riccardo Pinna

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Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il direttore artistico della XXIV edizione del festival che si aprirà a Firenze il 4 maggio e che porta in città tantissimi artisti di tutta Europa

Sta per partire a Firenze la ventiquattresima edizione del Festival Fabbrica Europa, che dal 1994 si propone di portare nella città toscana un programma di eventi artistici che faccia scoprire ai fiorentini (e non solo) le più belle realtà da tutta Europa, sfoderando ogni anno un cartellone ricchissimo che ha il suo fulcro negli eventi alla Stazione Leopolda.
Per l’occasione siamo andati a disturbare il direttore artistico della parte musicale del festival, Maurizio Busia (per la parte danza se ne occupa una dei fondatori di Fabbrica Europa, Maurizia Settembri) che ci ha raccontato quali sono le attrattive principali di questa edizione e cosa si propone di fare Fabbrica Europa.

Maurizio, ventiquattresima edizione al via per Fabbrica Europa, uno dei più longevi festival in Italia, quali sono gli obiettivi per questa nuova edizione?

“Fabbrica Europa è nato nel 1994 con la voglia di fare della Stazione Leopolda un luogo d’incontro per artisti da ogni parte d’Europa, diciamo che l’anima rimane quella di dare l’idea di una contemporaneità accessibile, con un buon livello di popolarità pur con artisti di generi molto diversi. Vogliamo far capire agli artisti stessi che si può accedere a Fabbrica Europa con le proposte più variegate, cercando di arrivare a un pubblico curioso e trasversale.”

Riguardo al fatto di essere nati nel 1994, stavo giusto pensando che voi avete precorso i tempi rispetto agli “Stati Uniti d’Europa” di cui tanto si parla e li avete creati dal punto di vista artistico quantomeno, in questo momento in cui l’Europa politica è un po’ in crisi come si pone Fabbrica Europa?

“Sicuramente Fabbrica da quel punto di vista ha precorso i tempi e la globalizzazione poi in questo, dal punto di vista delle collaborazioni ci ha favorito, per quanto non sia un momento facile per le istituzioni a livello europeo. Per esempio quest’anno su Firenze portiamo un progetto che si chiama N.O.W., ovvero New Open Working Process for the performing arts, progetto coordinato da extrapole (Parigi), in collaborazione con 7 partner europei tra cui la Fondazione Fabbrica Europa, che è cofinanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea. vuole creare le basi per la creazione di un polo di competenze transnazionali. Partendo da una pratica comune a tutti i partner (l’accompagnamento di progetti artistici e la loro diffusione) il progetto intende intraprendere un percorso di ricerca sperimentale.
Il partenariato mira anche a diventare una rete di collaborazione reciproca e di collaborazione professionale duratura basata su principi di un’economia contributiva (cooperazione, condivisione, tecnologie dell’informazione).
Il programma di lavoro si strutturerà in 4 laboratori interdipendenti, che a loro volta si articoleranno in una serie di sessioni di lavoro lungo tutto l’arco del progetto triennale.”

Da direttore artistico come avviene la scelta degli artisti che vanno a comporre così variegato?

“Cerco di lavorare non sull’usuale, anzi spesso su progetti che nascono apposta per Fabbrica Europa, per esempio quello che faranno Hamid Drake e William Parker il 14 maggio: il rifacimento di “A love supreme” di Coltrane (a 50 anni dalla sua scomparsa) in una produzione per solo contrabbasso e batteria, oppure il progetto di Marco Parente “Eppur non basta” che recupera il primo disco ma non con uno sguardo nostalgico, bensì per dare un’idea di come era la scena fiorentina dell’epoca, come già avevamo fatto in passato con i CCCP di “Epica, Etica, Etnica, Pathos” e con la Cristina Donà di “Sea songs” .”

Spesso si vede Firenze come una città troppo legata alle proprie radici, al proprio periodo di gloria rinascimentale, è stato difficile trasportarla verso l’Europa in questi anni o è stato un percorso naturale?

“Secondo me Firenze non è una città semplice da questo punto di vista, trovo che per essere una città veramente europea abbia bisogno di toccare altre sfide, qualcosa che ancora deve arrivare nel futuro, perchè comunque è una città con una storia importante e per portarla nella contemporaneità bisogna lavorare con artisti capaci di andare in profondità.”

Il pubblico fiorentino spesso non è molto facile, negli anni ha imparato ad apprezzare le iniziative magari meno “nazional-popolari” proposte da Fabbrica Europa?

Io l’anno scorso rimasi molto sorpreso di trovare molti spettatori al concerto di Cristophe Chassol, un artista caraibico; questo mi fa pensare che quando la proposta è forte il pubblico si può incuriosire. L’offerta su Firenze è molto ricca quindi non è facile, però credo che si debba iniziare un lavoro sulla formazione della curiosità del pubblico, perchè ripeto quando la proposta è forte poi la gente la apprezza anche se non è fan dell’artista.”

Quali sono due nomi di artisti magari poco noti al pubblico italiano ma assolutamente da non perdere nel programma di Fabbrica Europa 2017?

“Sicuramente ti dico Mayra Andrade, musicista trasversale sia geograficamente che musicalmente: ha collaborato con Cesaria Evora per esempio. Lei la avremo il 12 maggio. Come secondo evento segnalo l’australiano Oren Ambarchi, che avremo alla Limonaia di Villa Strozzi il 20 maggio, un vero innovatore, musicalmente parlando.”

Per il programma completo: www.fabbricaeuropa.net