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Shame

Il punk non è (ancora) morto: lo hanno riportato in vita cinque ragazzi di South London che si fanno chiamare semplicemente “Vergogna”, che però in inglese suona meglio: il grido “Shame, Shame, Shame!” è assolutamente uno stilema punk e loro sono punk fino al midollo.

Rispondono ai nomi di Eddie Green, Charlie Forbes, Josh Finerty, Sean Coyle-Smith e Charlie Steen e quello che hanno portato in scena al Covo Club di Bologna (stracolmo per l’occasione) nella loro unica data italiana è un concentrato di energia assolutamente fuori controllo: si tratta di cinque animali da palcoscenico, con Eddie Green perfettamente a suo agio nel ruolo di agitatore di folle, tra stage diving, provocazioni e una voglia smisurata di cercare il contatto con il pubblico, il che lo porta ad essere mezzo nudo e sudato già dopo pochi brani.

Gli Shame portano in scena praticamente per intero il loro disco d’esordio “Songs of Praise”, uscito a gennaio per Dead Oceans e che già si prospetta come uno degli esordi dell’anno e lo arricchiscono addirittura con un inedito: quello che colpisce del live è che si tratta di una gigantesca e scalmanata festa, in cui i cinque sul palco si divertono da matti e non fanno altro che divertire il pubblico, con cui l’empatia è istantanea.

Il Covo Club, luogo estremamente raccolto, aiuta a dare ancora più epicità alla cosa: Eddie è spesso in balia del pubblico che lo trasporta da una parte all’altra della sala fino a riportarlo sul palco.

Si suda, si canta, non si riesce a star fermi un secondo: insomma, gli Shame si rivelano, già all’esordio, una grandissima live band.

E chissà che il fatto di aver suonato la prima data italiana al Covo non gli porti fortuna, come già fu per un’altra band, quella volta scozzese, nel 2004: rispondevano al nome di Franz Ferdinand.

I presupposti ed il talento ci sono tutti.

P.S. Menzione d’obbligo per gli ottimi R.V.G. (Romy Vager Group, dal nome della cantante), sonorità shoegaze e un cantato rabbioso e spesso urlato direttamente dall’Australia. Da scoprire.