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Ringo Starr

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Ringo Starr concerti 2018

Ringo StarrRingo Starr tornerà in Italia nel 2018 e ha annunciato ben tre concerti nel nostro paese che terrà nel mese di luglio. L’ex batterista dei Beatles ha fatto sapere che si esibirà al Lucca Summer Festival l’8 luglio, a Marostica il 9 e alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma l’11 dello stesso mese.
Le recenti tracce lasciate dal musicista che ha fatto parte dei Fab Four riconducono a Give more love, il 19esimo album solista pubblicato da Starr, uscito il 15 settembre scorso. Il disco, arrivato a due anni di distanza dal precedente – Postcards from paradise – lo ha visto collaborare nuovamente con Paul McCartney ma anche con altri colleghi di rilievo quali Joe Walsh, chitarrista degli Eagles, i due componenti dei Toto Edgar Winter e Steve Lukather, Dave Stewart degli Euritmics ma anche Don Was e Peter Frampton.
Il tour di Ringo Starr partirà da Parigi a giugno e poi passerà per varie città europee, chiudendo con le tappe italiane, che al momento sono le ultime presenti in calendario (ma potrebbero aggiungersi nuove date nelle settimane successive).
I prezzi dei biglietti, già disponibili in prevendita presso i circuiti autorizzati, variano tra i 57 e i 275€ + d.p. a seconda del posto e del luogo prescelto.

Ringo Starr – Date italiane 2018:

8 luglio, Lucca – Piazza Napoleone @Lucca Summer Festival
9 luglio, Marostica – Piazza degli Scacchi
11 luglio, Roma – Cavea dell’Auditorium Parco della Musica

 

Abbey Road - The Beatles

Uscito il 26 settembre 1969, Abbey Road è l’ultimo album registrato dai Beatles. Let It Be, che uscirà poi nel maggio del 1970, è stato infatti registrato a gennaio del 1969.

I Fab Four sono prossimi allo scioglimento e si stanno ormai dedicando ciascuno ai suoi progetti personali ma, anche per rispettare il contratto con la Emi, tornano in sala d’incisione ancora una volta, insieme al loro storico produttore George Martin.

Il lavoro in studio riflette la distanza che ormai divide John Lennon, George Harrison, Ringo Starr e Paul McCartney: sono poche infatti le occasioni che vedono i quattro in studio contemporaneamente durante le registrazioni. La maggior parte delle incisioni viene registrata solisticamente, sovraincidendo poi le parti di ciascuno. Mentre  da McCartney e George Martin arrivò l’idea di creare il medley che occupa il lato B dell’album, John Lennon propose di sistemare le sue canzoni su un lato e quelle di Paul dall’altro: un altro segno della crisi.

Il risultato finale però non lascia intravedere la crisi che attraversava il gruppo, anzi: Abbey Road sarà una pietra miliare nella storia del rock.

Il titolo dell’album avrebbe potuto essere “Everest”, in riferimento alla marca di sigarette del tecnico del suono dei Beatles, Geoff Emerick. Ma la prospettiva di arrivare fino in Tibet per scattare la foto di copertina dell’album non raccolse consensi tra i Fab Four. Fu allora che Paul McCartney suggerì il nome Abbey Road (il nome della via dove avevano sede gli EMI Studios, il loro studio di registrazione), che li avrebbe portati subito fuori dai loro studi di registrazione per scattare l’ormai leggendaria foto per la cover dell’album. Gli EMI Studios cambiarono poi il loro nome in Abbey Road Studios a partire dal 1970.
 
Abbey Road - cover album - The Beatles
 
La cover di questo album (su cui potete mettere le mani visitando il sito deagostini.com/beatlesvinile grazie alla The Beatles Vinyl Collection) è l’unica della discografia dei Beatles a non riportare il loro nome nella parte frontale, ma solo sul retro. Entrato nella leggenda, l’artwork dell’album non solo ha regalato eterna fama all’attraversamento pedonale di Abbey Road, ancora oggi meta di moltissimi fan e ambientazione di innumerevoli fotografie di emuli dei Beatles, ma ha anche alimentato le voci sulla morte di Paul McCartney.
 
PID (Paul Is Dead)
è una delle più famose leggende del rock, secondo cui il bassista dei Beatles sarebbe morto nel 1966 in seguito a un incidente stradale, per essere poi sostituito da un sosia durante tutto il resto della sua carriera. Presunti messaggi nascosti e indizi sarebbero disseminati, secondo i sostenitori di questa teoria, in molti album e brani della band. Abbey Road è uno di questi lavori: l’iconica foto di copertina è stata infatti interpretata come una sorta di corteo funebre. Paul, l’unico fuori passo mentre attraversa la strada scalzo (reggendo una sigaretta nella mano destra, pur essendo mancino), sarebbe un riferimento alla morte (in Inghilterra i morti vengono infatti sepolti scalzi), mentre John, completamente vestito di bianco, vestirebbe i panni del sacerdote, o dell’angelo. Ringo, vestito di nero, rappresenterebbe invece l’impresario delle onoranze funebri. George Harrison, che chiude il corteo, sarebbe invece il becchino, vestito in jeans e pronto per scavare la fossa. Ma questo non è il solo indizio che i sostenitori di questa teoria hanno individuato nell’album. Il Maggiolino Volkswagen parcheggiato su un lato della strada è targato LMW28IF: le prime tre lettere sono state interpretate come “Lie ‘Mongst the Wadding”, “Linda McCartney Widowed” (vedova) o come “Linda McCartney Weeps” (piange). Mentre 28IF indicherebbe che Paul avrebbe avuto 28 anni nel momento in cui è stata scattata quella fotografia (l’8 agosto 1969), se non fosse morto. Il grosso furgone nero parcheggiato dall’altra parte della strada, invece, ricorda un “Black Maria”, di quelli utilizzati dalla polizia mortuaria negli incidenti stradali. Sul retro della copertina, invece, la “S” della scritta Beatles appare spezzata mentre il riflesso sul muro comporrebbe un teschio.

Ma sono molte le inesattezze in questa serie di indizi. Paul è stato già ritratto in passato con una sigaretta nella mano destra: nel 1964, quindi prima della sua presunta morte, in una foto pubblicata nell’album Beatles for Sale. Sbagliato anche il riferimento all’età di Paul, che è nato il 18 giugno 1942 e che quindi l’8 agosto del 1969 aveva 27 anni, e non 28. Quanto al riferimento a Linda McCartney, nel 1966 i due ancora non si conoscevano: sarebbe stata quindi la sua compagna di allora, Jane Asher, a dover piangere la sua morte. Ma questa è solo un piccola parte della leggenda legata alla presunta morte di Paul McCartney.
 

 
L’album si apre con “Come Together“, un pezzo che Lennon riproporrà sempre nei suoi concerti degli anni successivi: una combinazione di pause e riprese, con bassi esaltati e una atmosfera cupa, con Lennon che bisbiglia “shoot me”, due parole inquitanti se pensiamo a cosa poi sarebbe accaduto 11 anni dopo.
La seconda canzone dell’album è “Something“: unanimemente riconosciuta come il capolavoro di George Harrison, dopo “Yesterday”, è la canzone dei Beatles che è stata coverizzata più volte. Frank Sinatra, negli anni Ottanta, l’ha definita “la più grande canzone d’amore degli ultimi cinquant’anni”. Altro capolavoro di Harrison è “Here Comes the Sun“, sul lato B.
In “Because“, I Want You (She’s so heavy)” e “Maxwell’s Silver Hammer” compare per la prima volta il sound elettronico del Moog (un sintetizzatore), da poco inventato al momento della registrazione dell’album.
Nonostante i grandi pezzi presenti sul lato A, Abbey Road passerà alla storia anche come l’album di quella che viene chiamata la “Long One“: sul lato B dell’album, otto tracce si susseguono senza stacchi, da “You Never Give Me Your Money” fino a “The End“, che però non chiude l’album. Venti secondi dopo l’ultimo titolo riportato sul disco parte un pezzo di soli 23 secondi chiamato “Her Majesty“. In origine il pezzo era stato inserito nel medley precedente tra “Mean Mr. Mustard” e “Polythen Pam” ma poi era stato rimosso. Il tecnico del suono John Kurlander, a cui era stato detto di non buttare nulla, piazzò il pezzo 20 secondi dopo “The End”. Quando McCartney lo ascoltò in quella posizione decise che l’effetto gli piaceva e il brano fu lasciato proprio lì dove era stato piazzato, come ghost track.

Infine, qualche curiosità sui Fab Four: sapete quando e come si sono conosciuti? E che cosa lega Paul McCartney e i Ramones? Queste ed altre informazioni in questo video.
 

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Di libri sui Beatles ne sono stati pubblicati davvero tanti dal loro esordio, eppure le cose da dire non si sono certo esaurite, così come l’interesse dei fan. Non stupisce, quindi, l’annuncio di una imminente pubblicazione dedicata ai Fab Four, a cinquant’anni di distanza dal loro primo tour in terra americana. Il volume arriverà nei negozi tra dicembre 2013 e gennaio 2014 e prenderà in considerazione ogni singola tappa del tour dei Beatles che li ha resi famosi anche in America. Il libro si intitolerà “We want the Beatles: the backstage story of how the Fab Four rocked America, the historic tours of 1964-1966”, ed è ad opera di Chuck Gunderson, considerato massima autorità vivente per quanto riguarda la carriera live dei Fab Four. Per un libro al massimo della completezza, l’autore ha lanciato un appello ai fan dei Beatles: chi fosse in possesso di foto e materiale dell’epoca riguardante il tour, potrà inviarlo in cambio dei ringraziamenti in coda al volume.

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Di lasciare il palcoscenico, Ringo Starr non ne vuole proprio sapere: l’ex Beatle ha recentemente annunciato la tredicesima formazione della sua all star band, con la quale si prepara ad affrontare un nuovo tour in giro per il mondo. Ad accompagnare il batterista sul palco e dare vita alla Ringo Starr & His 13th All-Starr Band saranno, ancora una volta, nomi di tutto rispetto del mondo della musica internazionale: a calcare il palco con Ringo Starr saranno infatti Steve Lukather (Toto), Gregg Rolie (Journey, Santana), Richard Page (Mr. Mister), Todd Rundgren e Mark Rivera (gruppo di Billy Joel dal 1982) e Gregg Bissonette. Al momento sono state rese note solamente le prime date nordamericane del tour, ma molto probabilmente seguiranno ulteriori annunci, e chissà che non sia compresa anche l’Italia. La formazione porterà sul palco i maggiori successi di Ringo Starr e dei Beatles.

Questi i concerti finora annunciati:

14, 15 giugno – Fallsview Casino, Niagara Falls, ON
16 giugno – Bethel Woods PAC, Bethel, NY
17 giugno – Mohegan Sun, Uncasville, CT
19 giugno – Bank of America Pavilion, Boston, MA
22 giugno – Jones Beach Ampitheater, Wantagh, NY
23giugno  – Ceasar’s, Atlantic City, NJ
24 – Meyerhoff, Baltimore, MD
26 – State Theater, Easton, PA
27 – Mayo Center, Morristown, NJ
29 – St Augustine Theater, St. Augustine, FL
30 – Seminole Hard Rock Arena, Hollywood, FL
1° luglio – Ruth Eckerd Hall, Clearwater, FL

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E’ un Ringo Starr a 360 gradi, quello che si lascia intervistare da Kareen Wynter della CNN, e che parla non solo del suo nuovo album, ma anche di possibili reunion dei Beatles, e del suo passato da Fab Four. “Penso che oggigiorno per i personaggi celebri le cose siano molto più difficili. Una volta non c’era nessuno più grande di noi. A quei tempi, se io e Paul andavamo in vacanza, o io e John andavamo in vacanza, nessun problema. Adesso non puoi andare da nessuna parte. Le persone famose di oggi hanno tutti addosso, quindi penso che le cose siano molto più difficili. A noi è andata liscia. Pensavamo fosse tosta, ma in confronto ad oggi era niente”. L’artista, poi, racconta del suo compleanno alla Radio City Music Hall e della sorpresa di Paul McCartney: “Non avevo la minima idea che sarebbe venuto. E’ saltato fuori per fare ‘Birthday’ dei Beatles. Nessuno mi ha detto che si fosse intrufolato, e nemmeno che aveva fatto le prove col gruppo. In futuro potremmo suonare nuovamente insieme, ma che non si parli di reunion. Non faremo di nuovo i Beatles. Ogni tanto si parla di idee pazzesche, del tipo che potremmo usare i nostri figli. Ma sono cose che non si verificheranno mai.” L’ex Beatles, inoltre, parla del suo rapporto con Paul McCartney e con Nancy Shevell: La mia relazione con Paul è buona. Dopo tanto tempo, tutti hanno i loro alti e bassi. E quindi anche noi abbiamo alti e bassi, ma in questo periodo va tutto benissimo. Sono molto contento di lui e Nancy. Vogliamo bene a Nancy. Lei è una tipa con i piedi per terra. Una tipa semplice. Si amalgama con tutti e ama la musica. Inoltre è una gran bella donna. Regale sarebbe la parola giusta”.

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Il 2011 si è appena concluso e gli artisti che per più tempo sono rimasti in classifica sono sia italiani che internazionali: Lady Gaga con “Born This Way”, Adele con “21”, oppure i REM – che poi si sono sciolti – con “Collapse Into Now”. Per quanto riguarda la musica nostrana è stato invece l’anno di Jovanotti con “Ora”, di Vasco Rossi con “Vivere o niente”, Laura Pausini con “Inedito”, e dei Verdena, che sono passati da un pubblico di nicchia al primo posto in Top 10 con il loro quinto album “Wow”. Anche per il 2012 sono previste parecchie uscite discografiche, a cominciare da quelle italiane: gli Afterhours hanno annunciato un nuovo lavoro e una partecipazione in forse al Festival di Sanremo; mentre il nuovo disco dei Litfiba (recentemente ritornati con formazione Renzulli-Pelù) è atteso per il 17 gennaio prossimo e si chiamerà “Grande Nazione”.

Passando ai nomi di richiamo mondiale, il 2012 sarà l’anno del ritorno di alcuni big che sono fermi da qualche anno discograficamente parlando: Robbie Williams – reduce dalla reunion dei Take that avvenuta lo scorso anno – tornerà a pubblicare come solista; mentre Madonna darà alle stampe un nuovo lavoro a marzo per l’etichetta Interscope Record e ha già lanciato qualche anteprima in rete (“Birthday song”, “Gimme all your lovin” e “Masterpiece”). Questo 2012 sarà anche l’occasione del ritorno anche per alcuni importanti nomi della scena rock e alternative: dopo 34 anni da “Never say die!” si riuniranno Ozzy Osbourne e i Black Sabbath – in concerto il 24 giugno a Milano – mentre Marylin Manson pubblicherà il suo nuovo album “Born Villain” a febbraio.

Leonard Cohen sarà nei negozi con il suo “Old Ideas” a partire dal 31 gennaio; e gli attesissimi Kiss arriveranno a giugno con “Monster”. Dopo oltre 10 anni tornano anche gli irlandesi Cranberries, il cui nuovo lavoro, “Roses”, sarà disponibile dal giorno di San Valentino, il 14 febbraio. E per chiudere il cerchio, anche la ricomparsa sulle scene di due ex-Beatles e dei Beach Boys, che negli anni ’60 si sfidavano a colpi di capolavori pop: Paul McCartney e Ringo Starr pubblicheranno “My Valentine” e “Ringo 2012” a distanza di qualche settimana l’uno dall’altro; mentre i Beach Boys torneranno in occasione del 50° anniversario dalla loro nascita con un nuovo lavoro che li vedrà riuniti dopo tanti anni con la formazione originale.

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Con il passare dei mesi cresce l’attesa per il nuovo album di Ringo Starr: sebbene non ancora confermate, insistenti voci lasciano intendere la vicinanza della data di pubblicazione, ovvero il 24 di gennaio. Ringo 2012 sarà il titolo di questo album dal sapore fortemente auotobiografico, come racconta lo stesso autore.

Nel corso di una recente intervista per il periodico britannico Uncut, Ringo ha infatti dichiarato di essere al lavoro su un disco che racconterà ai fan pezzetti di vita sparsi del musicista. L’idea sarebbe venuta all’ex Beatle proprio dopo la richiesta di realizzare un’autobiografia: sapendo che in realtà l’interesse si sarebbe concentrato solamente sugli otto anni trascorsi alla batteria dei Beatles, il musicista ha rifiutato, preferendo la pubblicazione di un album in grado di fotografare l’intera carriera di Ringo.

Uno dei brani contenuti in Ringo 2012, ad esempio, si focalizzerà sugli esordi senza fermarsi alle ormai storiche atmosfere del Cavern Club, ma facendo riferimento ad un altro locale che ha costituito centro focale per la carriera di Ringo Starr, l’Iron Door. Un album che si concentrerà, quindi, su aspetti meno noti del percorso artistico del musicista, ripercorrendo anche il suo controverso rapporto con la città natale Liverpool  per un autoritratto inedito e che certamente non mancherà di rivelare sorprese.

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Torna in Italia a luglio, dopo quasi vent’anni, il sempreverde Ringo Starr: sono stati infatti programmati due concerti a Milano e a Roma dove l’ex-batterista dei Beatles si esibirà con la sua All Starr Band, che lo accompagna nella carriera da solista sin dalla fine degli anni Ottanta. La All Star Band è un ensemble di musicisti d’eccezione, composta da Rick Derringer alla chitarra, Richard Page alla voce e basso, Wally Palmar alla chitarra, Edgar Winter come multistrumentista, Gary Wright al piano e Gregg Bissonette alla batteria.

Ringo Starr and His All Starr Band | Il calendario del tour 2011:
3 luglio, Arena Civica, Milano
4 luglio, Cavea Auditorium, Roma

Costo biglietti del concerto:
Milano – Platea Numerata: 70 euro
Tribuna Non Numerata: 40 euro
Roma – Parterre e Parterre Laterale: 130 euro
Tribuna Centrale: 130 euro
Tribuna Mediana: 80 euro
Tribuna Laterale: 40 euro