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Tornano al Carroponte i Nobraino con il loro quinto album: 3460608524 (Woodworm/Audioglobe).
La band indie rock nata negli anni ’90 a Riccione ha come punto di forza un’esibizione live esplosiva: Lorenzo Kruger, Néstor Fabbri, Davide Jr. Barbatosta, Bartok e Il Vix hanno portato sul palco nuove e vecchie canzoni, tra stagediving e la completa partecipazione del fedele pubblico che ha cantato a squarciagola ogni brano.
Un mix di generi tra rock, jazz, funk accompagnato dalla voce grave e di Kruger, un frontman che non si stanca mai di dare tutto se stesso ai fan.
Ecco le foto della serata:

foto

SETLIST:
Send Them Off!
Laura Palmer
Warmth
Snakes
Flaws
Oblivion
Lethargy
Things We Lost in the Fire
The Draw
The Currents
The Anchor
Bad Blood
Four Walls (The Ballad of Perry Smith)
Blame
Of the Night
Fake It
Weight of Living, Pt. II
Glory
Good Grief

ENCORE:
Two Evils
Icarus
Pompeii

 

In una nuvola di fumo blu a tratti fluorescente, i Marta Sui Tubi, tornati definitivamente alla formazione originaria in trio (senza il violoncello di Mattia Boschi e il piano di Paolo Pischedda) fanno il loro ingresso sul palco del Serraglio. Il loro ultimo lavoro LoStileOstile, sesto album in studio, auto prodotto e finanziato tramite il crowdfunding con musicraiser è uscito da meno di un mese ma il pubblico pare averlo già immagazzinato come si deve e canta convinto.
« Abbiamo dei pezzi nuovi da farvi ascoltare »: Qualche kilo da buttare giù, Amico pazzo, Il primo volo, Da dannato, ed è già più che mai chiaro che qualcosa è cambiato. Il percorso portato avanti negli ultimi anni ha fatto guadagnare alla band un livello di maturità convinta che si esprime più che mai nel nuovo modo di stare sul palco: l’approccio live di Gulino e soci è più bilanciato e la potenza che da sempre li contraddistingue, è ora perfettamente equilibrata da una delicatezza notevole.
Anche l’interazione con il pubblico è più minimale: Giovanni si dice felice di suonare in quello che per loro è un piccolo tempio poi chiede la mano alzata di tutti i “terroni” presenti in sala che ovviamente rispondono numerosi e orgogliosi.
All’energica + D1H segue la malinconica Cenere, uno dei vecchi brani più amati, cantata in coro dal pubblico ad occhi chiusi. Un pizzico di te e Un amore Bonsai, e la riflessione sul sentimento amoroso continua, parte lenta e poi esplode, grazie alla chitarra del sempre impeccabile Carmelo Pipitone che poi diventa seconda voce per « uso un mezzo morbido e profumato per uno scopo fisiologico » (La calligrafia di Pietro), più che una canzone, un momento di respiro a pieni polmoni, un po’ insensato, un po’ incazzato.
Tocca a Cromatica, brano tratto da Carne con gli occhi, prezioso featuring con Lucio Dalla registrato poco prima della sua scomparsa, e anche le luci in sala si alternano, quasi a seguire la storia d’amore colorata raccontata dal testo.
La temperatura è altissima, le gocce di sudore sulla fronte non si possono contare, ma si continua eccome, passando dalla sanremese Dispari alla rabbiosa e delirante Rock + Roipnoll.
Il momento più intenso rimane senza dubbio quello che gli affezionati della band, frequentatori assidui dei loro live, ritrovano più o meno sempre uguale: Post. Il crescendo misurato e teso che porta all’esplosione del “io non ho sentimenti, solo sensazioni” che si ripete ossessivo e uguale a se stesso quasi a ipnotizzare. La frase compare anche sulle magliette vendute al banchetto del merchandising, ed è davvero quasi un motto, allo stesso tempo mea culpa e rivendicazione orgogliosa.
Si prosegue con l’ultima manciata di canzoni: bicchieri alzati e salti a piedi uniti per Divino dato che all’alcol non si resiste, mani in aria su Camerieri. Dopo una breve uscita di scena, il concerto riprende e si chiude con Coincidenze: il respiro è affannoso ma Milano, ormai città acquisita e casa, va ringraziata. Poi cappello, giacca in spalla e via.
I Marta sui Tubi, oggi più che mai, sono una band consapevole. Si potrebbe pensare che abbiano perso qualcosa per strada ma in realtà, prestando attenzione, si capisce bene che quel qualcosa l’hanno guadagnato in lucidità e sicurezza, e che nell’evoluzione hanno saputo mantenersi sempre incredibilmente fedeli a se stessi

SETLIST:
1. Qualche kilo da buttare giù
2. Amico pazzo
3. Il primo volo
4. Spina lenta
5. Da Dannato
6. +D1H (Più di un’ora)
7. Cenere
8. Un pizzico di te
9. Amore Bonsai
10. La calligrafia di Pietro
11. Cromatica
12. Dispari
13. Il delta del poi
14.  Rock + Roipnoll
15. Post
16. Divino
17. Camerieri
18. Vorrei
19. Niente in cambio
20. Dio come sta?
21. La spesa
22. Coincidenze

Report Laura Antonioli, Foto Francesca Di Vaio

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Foto del live di Biagio Antonacci @ Palalottomatica di Roma – 08 Novembre 2014 – Ph Pino Ramacciato

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Ieri sera un Forum di Assago completamente sold-out ha ospitato l’unica tappa italiana del tour mondiale di Lenny Kravitz: il rocker newyorkese ha presentato dal vivo al pubblico italiano alcuni brani tratti dal nuovo lavoro “STRUT”, e molti vecchi successi, dando prova di indubbie qualità da showman. Verso le 21.10 Lenny e la sua numerosa band hanno calcato il palco, aprendo le danze con il singolo “The Chamber”: il brano, che è stato scelto per lanciare l’album uscito a settembre, è apparso potente e carico anche dal vivo; e insieme al successivo “Dirty White Boots” ha contribuito a scaldare la folla.
Su “American Woman” però c’è stato un ancor più forte boato di entusiasmo da parte dei presenti presso l’affollato palazzetto milanese, e insieme al protagonista dello show, anche il chitarrista della sua band ha tenuto banco con il primo di una lunga serie di assoli. Alle evidenti qualità di performer dell’artista, che da oltre due decenni è una rock-star di livello planetario, sono stati affiancati ottimi musicisti (tre coriste, una sezione ritmica al femminile e una ricca sezione fiati) che hanno scandito tutto il concerto con passione e professionalità.

Lo spettacolo è proseguito con “It Ain’t Over Till it’s over” e “Strut”, rivelando l’attitudine per certi versi hendrixiana di Kravitz, che con la sua energia e le sue qualità artistiche, ha riportato i presenti ai momenti in cui il suo predecessore incendiava le chitarre sul palco. “La mia voce non è come dovrebbe essere ma negli ultimi giorni non sono stato bene: il mio entourage mi aveva chiesto di non dire niente ma io voglio condividere tutto con voi, perché senza di voi tutto questo non esisterebbe” ha poi confessato, portando all’attenzione del pubblico qualcosa di cui probabilmente nessuno si era accorto fino a quel momento. La vocalità del cantante in realtà non ha mai ceduto, mostrandosi intensa e potente; viene dunque da chiedersi: cosa sarebbe successo sul palco se fosse stato in piena forma?

In fase conclusiva “Dig in” e “I Belong to you” sono state cantante e ballate sincronicamente da tutti, per poi arrivare all’esecuzione apprezzatissima “Fly Away”, che ha chiuso la prima parte. Dopo un monologo sull’amore, nel corso del quale Lenny ha invitato i presenti a diffondere la propria energia positiva, seguito da una brevissima pausa, il congedo definitivo è arrivato in maniera esplosiva con “Are you gonna go my way”. Oltre due ore di musica dal vivo non sono bastate per passare in rassegna tutti i numerosi successi che dagli anni ’90 ad oggi abbiamo imparato a conoscere. Talento, presenza scenica e capacità di scrittura di brani capaci di arrivare alla gente in maniera trasversale – e il variegato pubblico accorso ieri al Forum lo ha dimostrato – hanno portato Lenny Kravitz ad essere considerato uno degli artisti più capaci e rappresentativi della sua generazione, i suoi live ne sono la prova.

Lenny Kravitz, Milano – 10 novembre 2014 – Setlist:

The Chamber
Dirty White Boots
American Woman
It’s Ain’t Over till It’s Over
Strut
Dancin’ Till Dawn
Sister
Circus
New York City
Dig in
Always on the Run (Jam)
I Belong to you
Let Love Rule
Fly Away

Encore:

Are You Gonna Go my Way

Ecco la gallery fotografica del concerto:

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Giacomo Voli è stato uno dei concorrenti della seconda edizione di The Voice. Aspetto da rocker graffiante, abbigliamento aggressivo, una voce acuta e potentissima. In molti lo indicavano come favorito per la vittoria finale, ma nessuno aveva fatto i conti con suor Cristina, che a livello mediatico e di televoto non ha avuto rivali. Così per Giacomo è arrivato il secondo posto, una buona visibilità e il rimpianto di una mancata vittoria, che forse gli avrebbe offerto altri scenari musicali. Il passato è passato, lui non si è perso d’animo e dopo un breve periodo di riflessione è ritornato sul palco, per fare l’attività che ama: cantare. Ancora non sa se il suo futuro da artista gli consentirà di vivere con la musica, ma intanto ci prova. L’abbrivio che gli ha regalato lo show televisivo, è un buon viatico per un tour molto partecipato a livello di pubblico, in attesa di poter incidere quel disco e trovare un contratto in grado di farlo diventare un professionista. L’abbiamo incontrato ad Asti e lui gentilmente ci ha concesso questa intervista.

Trovare tue notizie antecedenti la scorsa primavera è davvero difficile. Vuoi dirci tu chi è veramente Giacomo Voli?
«Prima dell’esperienza televisiva di The Voice ero uno dei tanti cantanti * che proponeva generi che andavano dall’Hard Rock al Metal al Prog, che si esibiva in musical. In poche parole ero specializzato in cover, per prendere parte a qualche serata e racimolare quel minimo per rientrare dalle spese. Non pensavo assolutamente di poter diventare cantante a tempo pieno e comincio a crederci solo oggi, visto che è accaduto tutto così in fretta ed è ancora molto presto per fare progetti. Sicuramente il mio obiettivo è quello di crearmi un’identità definita e proporla al pubblico. In questo senso il talent è servito per avere visibilità. Al giorno d’oggi è difficile che si cerchino volti nuovi e che si voglia investire su di essi».

Come te ce ne sono tanti?
«Certo e voglio salutarli. Purtroppo il programma è fatto così, per quei pochi che emergono ce ne sono tanti, bravissimi che sono ritornati a casa. E’ il meccanismo del gioco, il rischio di queste avventure televisive».

Cosa ti ha dato in termini artistici il programma?
«Sicuramente mi ha riportato nella dimensione che io prediligo. Prima se dovevo immaginare una carriera musicale per me, non la vedevo con l’hard rock e il metal, ma con un qualcosa di più appetibile per il mercato discografico italiano. Avevo scritto alcuni brani che propongono sonorità vicine ai Subsonica o i Verdena. Ora invece The Voice mi ha fatto capire che comunque c’è spazio anche per il rock finalmente, anche a livello di mainstream».

Quali sono i musicisti a cui ti sei ispirato?
«Io amo il rock progressivo dei Dream Theater e il rock graffiante degli Skunk Anansie».

Dopo giugno, cosa è cambiato dal punto di vista professionale?
«Finita la trasmissione mi sono dato un mese di tempo per mettere a fuoco la situazione. In questo periodo ci siamo chiusi in sala prove con la band, per mettere insieme un repertorio da proporre nel corso dei concerti già fissati per i mesi estivi. L’intento è stato quello di uscire il più presto possibile, per far sentire alla gente che non ero sparito. Ne è uscito un tour che mi ha dato grandi soddisfazioni».

A livello di promozione come ti sei organizzato?
«Dopo la decadenza dell’opzione esercitata dalla Universal, che non ha dimostrato interesse per me, mi sono affidato ad un’agenzia, che curerà la promozione e cercherà l’etichetta migliore per me. Sono giorni di fermento, che metteranno chiarezza sul mio futuro».

Ritorniamo a parlare di The Voice e al momento in cui sei stato selezionato. Tu puntavi ad avere Piero Pelù come coach?
«Diciamo che ho affrontato la selezione senza illudermi, con la filosofia di chi si sarebbe accontentato. Ovviamente quando lui si è girato ovviamente ne sono stato lusingato. Anche J-Ax mi ha tentato, per il suo passato punk ma… naturalmente Piero era quello più affine al mio modo di intendere la musica! Lui è stato il rocker italiano più onesto e sebbene non canterò il suo stesso genere non ho avuto dubbi sulla scelta. Devo comunque dire che sono stato sorpreso dall’interesse della Carrà e anche quello di Noemi durante le puntate. Rifarei sempre la stessa scelta!».

Non possiamo dimenticare come la trasmissione sia stata influenzata pesantemente dalla presenza di suor Cristina Scuccia, che ha sparigliato le carte. Come hai vissuto questo strapotere a livello mediatico?
«Non essendo un vero e proprio reality, di riscontri con l’esterno ce n’erano parecchi. Lei è sempre stata…una suora! Nelle settimane di convivenza ha continuato a fare la religiosa prima ancora che la cantante. Forse il problema non è lei, ma ciò che i mass media hanno fatto di lei. Suor Cristina ha regalato a tutta la trasmissione una visibilità internazionale impensabile, ed è anche grazie a questo che ricevo molte mail dall’estero, anche se poi tutti ricorderanno la seconda edizione di The Voice come quella “della suora”…».

Ti senti il vincitore morale, visto che lo scontro finale vi ha visti uno contro l’altra?
«Per me è stata una sorpresa arrivare in finale. Meritavano in molti: artisti come Daria Biancardi o Dylan erano fortissimi, e così molti altri concorrenti. E’ andata bene così. Diciamo che mi son sentito di rappresentare quelli come me che vorrebbero vivere facendo musica. Suor Cristina ha fatto una scelta che forse rende un po’ difficile contemplare anche la vita da musicista. Dopo essere entrata nel vortice di The Voice non poteva nemmeno tirarsi indietro, visto che ci sono penali per chi rinuncia. Di sicuro per lei il voto è un grande freno per una possibile carriera artistica».

E’ un dato di fatto che forse oggi avresti in mano quel contratto riservato al vincitore…
«Eh oh… Tutti i concorrenti speravano in quell’unico primo posto che avrebbe regalato il contratto per l’incisione del disco. Al di là dell’aspetto mediatico un disco è un disco e ora quel diritto spetta soltanto a suor Cristina. The Show must go on, come diceva il mio mito!».

Intervista e photogallery a cura di Vincenzo Nicolello

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Giovedi 5 maggio alla Feltrinelli di Verona Porta Nuova, Moreno Donadoni, primo rapper ad aver vinto l’edizione di Amici nel 2013, emozionato e felice si è soffermato con i suoi fan per autografare le copie del suo nuovo album di inediti dal titolo “Incredibile” e per una foto ricordo con i presenti.
Il progetto “Incredibile” è un disco di 14 brani inediti che vede la collaborazione di artisti importanti come Fiorella Mannoia, J-Ax, Alex Britti, Guè Pequeno e tanti altri.
Moreno con questo nuovo album si appresta a ripetere il successo dell’ album Stecca e dopo aver ultimato gli impegni televisivi come coach del talent show Amici di Maria De Filippi, riprende gli Instore Tour per promuovere il suo ultimo lavoro uscito lo scorso aprile.

Qui la photogallery del concerto di Torino lo scorso 25 Ottobre

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I Camel arrivano in Italia dopo 14 anni con un tour celebrativo, “The Snow Goose”, a ricordare lo storico compagno di band Peter Bardens purtroppo scomparso. Tocca all ‘Hiroshima Mon Amour di Torino ospitare il primo di due appuntamenti.
La formazione è composta da numerosi dei membri storici che si sono susseguiti negli anni: Andy Latimer (chitarra, voce, flauto), Colin Bass (basso, voce, tastiere, chitarra acustica), Guy LeBlanc (tastiere) e Denis Clement (batteria), ospite speciale il tastierista Jan Schelhaus.
L’evento è sold out e il pubblico presente sembra affamato di buona musica, così alle 22 in punto inizia il live: a rompere il ghiaccio è il tocco di chitarra unico di Latimer sulle note di “The great mark” seguita da “Rhayader”. Le successive due ore di musica sono state un sublime tuffo in tutta la discografia dei Camel, riff brillanti e coinvolgenti che hanno lasciato a bocca aperta tutti i fans.
Una pausa ha diviso lo show in due parti, giusto il tempo di far riposare il frontman Andy Latimer, ma poi la canzone “Never let go” seguita da “Song within a song“ hanno dato il via alla seconda ora di puro progressive rock.
A chiudere la serata è stato il brano “For today”, dove è scattata una vera e propria standing ovation del pubblico che, non avendone abbastanza, ha chiamato ancora la band per un ultimo pezzo “Lady fantasy”.
I fans più temerari hanno aspettato impazienti l’aftershow; la band è uscita dai camerini e si è concessa un bicchiere di vino, quattro chiacchiere e un po’ di foto ricordo. Personalmente, considero questo concerto uno degli show più belli e emozionanti degli ultimi anni e si spera di rivederli presto nel nostro bel paese.

Ecco la scaletta THE SNOW GOOSE

The great mask
Rhayader
Rhayader goes to town
Sanctuary
Fritha
The snow goose
Fiendship
Migration
Rhayander Alone
Flight of the snow goose
Preparation
Dunkirk
Epitaph
Fritha alone
La princesse perdue
The great Marsh (reprise)

SECOND HALF
Never let go
Song within a song
Echoes
The hour candle ( a song for my father)
Tell me
Watching the bobbins
Fox hill
For today

ENCORE
Lady fantasy

Si ringrazia Hiroshima Mon Amour e Blue Sky Promotion per l’invito.

Live report e photogallery a cura di Marco Cometto