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Peter Hook

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Peter Hook, anni 61, professione: icona. Già, perchè quando sei stato il bassista prima dei Joy Division e poi dei New Order il tuo posto nella hall of fame del rock è già bello che garantito, e allora potresti riposarti e vivere di rendita. Beh, non se sei Peter Hook: se sei Hookie porti in giro da anni quei brani che sono diventati dei veri e propri pezzi di storia e ancora oggi regali live di tre ore suonando con la precisione, la carica e la passione di un tempo.

Questo è quello che è successo a Fiesole, nella cornice come sempre incredibile dell’Anfiteatro Romano: Peter Hook, coadiuvato dai The Light, ha portato sul palco i successi prima dei New Order, tra cui “Ceremony” (recuperata con sonorità più elettroniche dall’esperienza Joy Division) , “Blue Monday”, “Bizarre love triangle” e “Shellshock” e poi la poesia dei Joy Division: da “She’s lost control” a “Transmission” chiudendo ovviamente con “Love will tear us apart”.

Il basso che copre tutto, la testa che dondola avanti e indietro, gli occhi chiusi a farsi coinvolgere dalle note, questo è l’effetto che fanno certi brani, che non si può non definire immortali. Peter Hook si muove sul palco con la consueta magnificenza, caricando ogni gesto, sa che il suo ruolo è quello dell’icona e come tale si comporta, ma, in fondo, chi può dargli torto?

Lui è Hookie, lui è quel basso che tante volte vi ha fatto ancheggiare in camera pompato a volume improponibile dallo stereo e sì, la sua voce non è il massimo, non è certamente Ian Curtis, e non vuole esserlo. Quel basso copre tutto, anche i pensieri.

Non è questa la sua bellezza?

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Il weekend dell'8 e 9 luglio date in Puglia e in Toscana per celebrare Joy Division e New Order

Nel weekend dell’8 e 9 luglio, Peter Hook and The Light saranno in un mini tour di due date in Italia per rivisitare le due storiche compilation intitolate “Substance” contenenti il meglio del repertorio di New Order e Joy Division. Il capitolo Substance sui New Order uscì nel 1987 e includeva le versioni 12 pollici dei loro singoli, più parecchie b-sides. La versione dedicata invece ai Joy Division di Substance arrivò un anno più tardi e conteneva singoli come “Love Will Tear Us Apart”, “Transmission”, “Komakino” e “Atmosphere”. Oltre ad una serie di b-sides apparse sui sample della Factory Records e sull’EP di debutto dei Joy Division “An Ideal for Living”.Peter Hook nel 1977 fonda i Joy Division insieme a Bernard Sumner: fu il bassista della band fino allo scioglimento del gruppo, avvenuto nel 1980 in seguito al suicidio del cantante Ian Curtis. Nel 1981, insieme ai componenti superstiti del gruppo, entra nei New Order, e vi resta fino al 2007 quando le divergenze interne hanno portato allo scioglimento della band. Nel 2010 fonda una propria band, Peter Hook and The Light, di cui è cantante e bassista, riproponendo il repertorio dei Joy Division e dei New Order. Il gruppo esordisce il 18 maggio dello stesso anno in un concerto a Manchester dedicato a Ian Curtis in occasione dei trent’anni della sua scomparsa.

Le date italiane:

8 Luglio – Bisceglie (BT) – Anfiteatro Mediterraneo (biglietti 20 euro + d.p.)

9 Luglio – Fiesole (FI) – Anfiteatro Romano (biglietti 23/28,75 euro)

Già all’ingresso del Serraglio, il colpo d’occhio è notevole, c’è tanta, tantissima gente. Avvicinando la lente d’ingrandimento, si vede un po’ di tutto, il pubblico che ti aspetti e quello che ti sorprende. Ci sono i ventenni dark dalla testa ai piedi con la loro t-shirt di Unknown Pleasures comprata in qualche negozietto di Londra o Berlino, ci sono trentenni un po’ più convenzionali, anche loro con la stessa maglietta presa però da H&M e parecchi cinquantenni in giacca e cravatta che sembrano arrivati direttamente da una giornata d’ufficio durata più del previsto. È bello pensare che nel concerto che sta per iniziare ognuno potrà trovare proprio quello che è venuto con l’idea di portarsi a casa.
Peter Hook sale sul palco puntualissimo, alle 21:20 per la prima parte della serata, quella che prevede una manciata di brani dei New Order. Set breve ma intenso finalizzato al riscaldamento preliminare degli animi, che vede il primo apice già dopo una ventina di minuti, con l’arrivo di Ceremony, che sembra essere il primo vero momento di emozione pura per la sala (che intanto non smette di riempirsi) e per lui stesso in primis.
Tutti nel cortile esterno per una breve pausa sigaretta e i primi scambi di opinioni e poi di nuovo dentro perché la vera festa sta per iniziare: A Joy Division Celebration. Qualcuno bisbiglia qualcosa, pare che Hook abbia tirato una riga con il pennarello sul primo brano in scaletta (Atmosphere), ma in fondo il padrone della festa è lui e con la musica che gli appartiene può fare come gli pare. La tentazione di chiamare i brani preferiti come con un juke box dal vivo è forte, soprattutto per la parte più giovane del pubblico, e del tutto comprensibile. Ma Peter Hook & The Light è un’altra cosa, ha un carattere ben definito: quello di Hook stesso che, tra una posa da bullo e l’altra, suona e canta (con voce non potentissima, va detto) i brani della storia musicale di cui è stato parte, senza cadere nel sentimentalismo e senza perdersi in chiacchiere. Il live procede, pulito, forse anche troppo un po’ uguale a se stesso, ma il pubblico pare apprezzare. Isolation, Colony, Heart and Soul, Twenty Four hours e Decades, e la bellezza senza tempo di Closer vola via in un soffio. C’è spazio anche per un piccolo bisticcio con un ragazzo del pubblico che, a quanto pare, parla un po’ troppo, ma c’è sempre qualcuno a cui sfugge la sacralità intrinseca che ogni celebrazione porta con sé.
Altra pausa veloce, secondo scambio di opinioni, tra qualche superlativo e qualche sbuffo, e si riparte con Unknown Pleasures. Se tutte quelle magliette, mosse dal vibrare delle corde di basso, avessero potuto prendere vita, l’avrebbero fatto, forse con Disorder, sicuramente con Shadowplay e She’s Lost Control causando qualche piccola scossa, mettendo a rischio la stabilità dell’edificio.
Forse se in sala non ci fosse stato l’equivalente di 130 gradi fahrenheit (che gli hanno causato un piccolo momento di annebbiamento poi subito rientrato) Peter Hook e la sua band avrebbero continuato a suonare per altre due ore e mezza. O forse no, in fondo dopo una Love Will Tear Us Apart riportata in vita e la sua maglietta zuppa di sudore concessa in regalo, cosa si sarebbe potuto chiedere d’altro?
Pragmatico, professionale, appassionato (a suo modo) Peter Hook ha indossato i panni da maestro di cerimonia com’era giusto che fosse. Inutile dire che l’altro nome (si, quel nome che inizia con la I e finisce con an) è volato nell’aria più volte, ma ognuna delle persone che l’ha invocato l’ha fatto conscia del fatto che forse, al sogno irrealizzabile, è meglio preferire la realtà così com’è.

SETLIST:

  1. In a Lonely Place
  2. ICB
  3. Lonesome Tonight
  4. The Him
  5. Way of Life
  6. Sunrise
  7. Ceremony
  8. Digital
  9. Atrocity Exhibition
  10. Isolation
  11. Passover
  12. Colony
  13. A Means to An End
  14. Heart & Soul
  15. Twenty Four Hours
  16. The Eternal
  17. Decades
  18. Disorder
  19. Day of The Lords
  20. Candidate
  21. Insigth
  22. New Dawn Fades
  23. She’s Lost Control
  24. Shadowplay
  25. Wilderness
  26. Interzone
  27. I Remember Nothing
  28. Dead Souls
  29. Transmission
  30. Love Will Tear us Apart

Report Laura Antonioli, Foto Francesca Di Vaio

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Giovedì 10 dicembre al Viper Club

Torna in Italia lo storico bassista dei Joy Division, che porterà al Viper Theatre di Firenze, locale che già due anni fa lo ha visto splendido protagonista di un live splendido, le sonorità dei suoi Joy Division, con particolare attenzione per quella pietra miliare della storia del rock che è “Unknown Pleasures”.
Hook stavolta, oltre a vestire di nuovo i suddetti brani, porterà al pubblico fiorentino un assaggio di quella che è l’ultima fatica dei New Order, per qualcosa che si preannuncia dunque imperdibile per i fan della band, che non passa dall’Italia da ben 3 anni.
Qui i dettagli della data:

10 Dicembre 2015 – Peter Hook and The Light – Firenze – Viper Theatre
Biglietti 15 euro + d.p.
Apertura porte ore 20.00
Inizio concerto ore 21.30

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Manca poco più di un mese alla fine di questo 2013 e le prime notizie sui vari festeggiamenti nelle piazze delle grandi città italiane cominciano ad essere confermate: a Bologna ad esempio, il prossimo 31 dicembre Piazza Maggiore ospiterà sul palco l’eclettico Peter Hook, storico bassista e fondatore di gruppi cult della scena inglese come Joy Division e New Order. Con alle spalle una carriera ultra-trentennale, Hook ha contribuito alla creazione e alla diffusione di classici come “Love Will Tear Us Apart”, “Atmosphere”, “Ceremony”o“Thieves Like Us”.

Per tutti coloro che hanno intenzione di recarsi a festeggiare il capodanno nel capoluogo emiliano, la serata avrà inizio alle 22.30 circa e sarà così composta: il rogo del Vecchione d’artista con cui ogni anno Bologna saluta i 12 mesi appena trascorsi sarà presentato prima da una performance ad opera del duo TO/LET, e in seguito da Peter Hook: il musicista britannico siederà dietro alla consolle per un dj set presso il balcone del Palazzo del Podestà.

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Ammettiamolo, per chi voleva criticare la serata che si è svolta sabato 10 novembre al Viper Theatre di Firenze, di spunti ce n’erano e i criticoni non mancano mai, quelli pronti a dire “sì ma non c’è Ian Curtis” “sì ma non sono i Joy Division” “sì ma non siamo a Manchester” “sì ma non è il 1980” e così via….

Personalmente devo solo ringraziare gli organizzatori e Peter Hook per la serata che hanno saputo regalarmi; per me che nel 1980 non ero neanche nei pensieri, potermi immergere per una sera nelle atmosfere di quella Manchester (la stessa raccontata in “Control”, film di Anton Corbijn sui Joy Division” proiettato a inizio serata) e ascoltare quei giri di basso suonati dalla stessa mano che li ha concepiti all’epoca è stata un’emozione indescrivibile.

Così già con “Atmosphere” in apertura ho potuto gustare il sapore della nebbia industriale inglese, quel sapore oscuro che tanto bene si accosta alle sonorità che furono dei Joy Division; come lampi sono poi arrivate in rapida successione “No love lost”, “Leaders of men” e poi “Disorder” , la mia preferita, con quel verso in apertura che ho sempre sentito mio in modo particolare: “I’ve been waiting for a guide to come and take me by the hand”.

Il pubblico partecipe, dentro a un club stracolmo, non ha fatto altro che amplificare la bellezza della serata e la voglia di suonare degli stessi musicisti sul palco, i The Light (davvero un’ottima band ad accompagnare il “mostro sacro” Peter Hook); è così stato poi il turno di pezzi quali “Day of the lords”, “Candidate”, “New dawn fades” e di un’intensissima e sempre rabbiosa “She’s lost control”, certamente uno dei pezzi più attesi, tanto da essere accolta con un boato, così come è accaduto al momento dei bis con “Isolation”, altra pietra miliare dei Joy Division e della new wave mondiale.

L’apice ovviamente si è raggiunto con il finale, in cui la poesia di “Love will tear us apart” si è mescolata con la solennità di “Ceremony” e personalmente ha saputo regalarmi dei veri e propri brividi. I Joy Division non torneranno. Ian Curtis non c’è più. Ma personalmente è stato bellissimo ricordarlo e celebrarlo con una serata così, la cui giusta conclusione può essere solo un “grazie” a chi l’ha organizzata e a chi ne ha preso parte.

Speriamo che qualcuno abbia scattato una foto del momento. E che Ian Curtis e i Joy Division possano con questo progetto di Peter Hook e questa serata in particolare esser stati conosciuti (e amati) da qualcuno in più.

“Picture me and then you start watching,
Watching forever, forever,
Watching love grow, forever,
Letting me know, forever.” (da “Ceremony”)

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Ebbene sì, Peter Hook dopo le incomprensioni con i New Order gruppo che nacque dalle ceneri dei Joy Division, libera il suo spirito e ritorna con questo nuovo progetto per reinterpretare quei 2 mitici dischi che vennero alla luce più di 30 fa. Allora, i JD forse non sapevano che la loro musica avrebbe influenzato tanti gruppi odierni (due su tutti Editors ed Interpol) ma erano certi e convinti che in quel momento nell’immenso mare musicale stava nascendo una “nuova onda”, un nuovo stile che portò 4 ragazzi capitanati dal frontman scomparso prematuramente, Ian Curtis ad incidere e produrre 2 uniche gemme oscure e sincopate chiamate “Unknown Pleasures” e “Closer”.

Un anno fa il nostro Hooky (nickname di Peter Hook) rielabora alcuni brani dei JD e publica un EP, ma la vera idea è quella di portare dal vivo in alcuni Club tutti i brani di quei due grandi dischi del 1980. E allora il via ad una sarabanda di concerti che attraverso l’Europa ed insieme a 4 ottimi session men , riporti in auge almeno per una sera la musica dark e alternativa che in quegli anni scaturì da una costola del punk rock.

L’occasione dunque è davvero ghiotta per me, e di nero vestito raggiungo la meta del concerto il mitico Live Club di Trezzo d’Adda; per me “dark aged” e allora New Wave addicted ascoltare e documentare con passione le gesta di Peter Hook and the Light , in una brumosa serata novembrina è un “Piacere sconosciuto” che proverò a descrivere .

Mi apposto sotto il palco, e nel rivedere un non più giovane Peter salire on stage imbracciando il suo basso elettrico dall’inconfondibile sound, mi vengono i brividi e allora chiudendo gli occhi per qualche secondo è come se fossi catapultato indietro di 30 anni ad un concerto dei Joy Division. Il suono è preciso e ben calibrato, praticamente il mix le sonorità sono identiche alle tracce originali ed anche la voce di Peter è sorprendentemente simile a quella rabbiosa di Ian Curtis.

Il concerto è in due atti, come 2 furono i dischi prodotti e l’immagine rappresentata sul megaschermo in background visualizza le copertine degli allora stupendi vinili uno bianco e l’altro nero. Cosa dire di più, la musica dal vivo unisce, e vedo giovanissimi tra anime dark che arrivano dagli eighties ballare insieme al ritmo di “Isolation” e “She’s Lost Control” in un crescendo che culmina con le due indimenticate perle finali che rispondono ai nomi di “Love Will Tear Us Apart” e “Ceremony”.

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Preparatevi per una 3 giorni di new wave/post punk: da giovedì 8 fino sabato 10 luglio al Moonlight Festival di Fano (PU).

All’aeroporto di Fano, giovedì 8 si esibiranno Atomizer (UK), Joy/Disaster (F), Derniere Volontè (F) e Sigue Sigue Sputnik (UK), venerdì 9 sarà la volta di Red Zebra (BE), Diaframma (I), Covenant (SWE) e A Certain Ratio (UK) e sabato 10 Schwefelgelb (GER), Ianva (I), The Names (BE) e Peter Hook (performing’Unknown Pleasures’) (UK) in anteprima rispetto all’altra serie di concerti autunnali che vi abbiamo già segnalato qui.

Il prezzo dei biglietti?10 euro per giovedì e venerdì e 20 euro per sabato. Gli abbonamenti costano 35 euro.

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Il grande Peter Hook, lo storico bassista di Joy Division e di New Order  suonerà con la sua nuova band ‘Unknown Pleaseures’, assoluta perla della new wave e del rock. Il bassista eseguirà tutto dal vivo il loro primo album ‘UNKNOWN PLEASURES’ (Factory Records, 1979) in tre date, dove potrete riascoltare dal vivo brani come ‘Love Will Tear Us Apart’, ‘She’s Lost Control’, ‘Transmission’ e molti altri. Omaggio di Hook per il trentesimo anniversario della morte dell’indimenticabile Ian Curtis. Biglietti in prevendita a partire dal 11 giugno! Ecco le date e i prezzi dei biglietti:

25.11 MILANO magazzini generali
Prezzo del biglietto in prevendita: 25,00 euro + diritti di prevendita
Prezzo del biglietto in cassa la sera dello show: 30,00 euro

26.11 RONCADE (TV) new age club
Prezzo del biglietto in prevendita: 25,00 euro + diritti di prevendita
Prezzo del biglietto in cassa la sera dello show: 30,00 euro

27.11 ROMA romaeuropa festival @ brancaleone

Prezzo del biglietto in prevendita: 25,00 euro + diritti di prevendita
Prezzo del biglietto in cassa la sera dello show: 30,00 euro