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Paolo Angeli

Il tour di IOSONOUNCANE e Paolo Angeli è approdato al Cinema Moderno di Lucca per l'anteprima del WOM Festival, regalando una serata affascinante e oscura.

Se pensate alla Sardegna, probabilmente vi vengono in mente i locali, Porto Cervo, la vita notturna, Briatore, i calciatori, le veline e tutto ciò che negli ultimi 20 anni ha rappresentato l’immagine di bella vita.

Bene, cancellate questa immagine.

Pensate a una terra ancora selvatica, oscura, a boschi in cui perdersi, pensate ad imbattervi in un antico Nuraghe in mezzo al niente più assoluto, circondati solo da roccia e mare, mare a perdita d’occhio.

Un mare burrascoso, invitante e allo stesso tempo inquietante. Adesso respirate, fatevi penetrare nei polmoni l’odore di salsedine, chiudete gli occhi e tuffatevi in quella magnifica oscurità: ecco, siete appena entrati nel paesaggio sonoro che sono capaci di disegnare Jacopo Incani (alias IOSONOUNCANE) e Paolo Angeli durante il loro set, un set musicalmente enorme, difficile, un lavoro artigianale cesellato in ogni punto, in ogni nota, in ogni effetto.

Il concerto che portano in scena questi due alfieri della Sardegna contemporanea dà l’idea della fatica, dello sforzo che si compie per arrivare alla genialità, un po’ come una lunga camminata su un arido sentiero di montagna che però, una volta arrivato in vetta, ti apre l’orizzonte del mare e ti fa improvvisamente sentire al centro di tutto, padrone del tuo destino.

L’attenzione è un requisito essenziale per assistere a questo concerto, un concerto di cui farsi sfuggire ogni minima virgola, ogni più minuscolo passaggio, sembra un delitto.

E il sapore che ti lasciano in bocca questi brani corposi, riarrangiati e spesso arricchiti con l’improvvisazione è un sapore corposo di vino buono, di salmastro, di estraneità e prossimità allo stesso tempo.

E’ come aver assistito a un rito pagano di cui IOSONOUNCANE e Paolo Angeli sono officianti, in un Cinema che per un attimo somiglia tanto a una chiesa o a un tempio e in cui vengono evocati Jeff Buckley, De Andrè, un nerissimo Battisti: lo sguardo verso l’orizzonte, il sudore che imperla la fronte, lo stupore negli occhi e, ancor più, nelle orecchie.

“La Sardegna, con i suoi spazi immensi e deserti, con i suoi altipiani rocciosi e tutti insieme sollevati in massa sul mare.” (Mario Soldati)