Ore 22:00. Sold out. Il Demodè è gremito. In pochi minuti il locale si riempie a dismisura. Fiumi di gente. Ovunque. Se non fosse per l’adrenalina pre-concerto che contribuisce a creare quella spensierata atmosfera di condivisione, direi che la situazione è da panico. Si sta stretti come sardine in scatola e si suda anche da fermi.
Ore 22:15. Fa capolino sul palco il gruppo spalla. Sono giovani, simpatici. Il frontman, Tommaso Di Giulio, si scusa impacciato per il tempo ‘rubato’ a Max Gazzè e giura di fare in fretta. Nonostante qualche iniziale resistenza da parte del pubblico, tutto fila liscio. Si passa da canzoni più ritmate “per fortuna dormo poco, sono meglio da sveglio” a melodie malinconiche e trasognanti “mentre vado a fondo penso a te”. Il pubblico apprezza, ma freme per l’imminente arrivo di Gazzè.
Ore 22:30. Puntuale come un orologio svizzero: Max Gazzè. In realtà ancora prima di poter scorgere la sua sagoma, il suo ingresso è preannunciato da un boato del pubblico. Assieme a lui c’è la sua storica band composta da Clemente Ferrari ai sintetizzatori, Giorgio Baldi alla chitarra e Cristiano Micalizzi alla batteria. Si inizia senza troppi convenevoli con due brani dell’ultimo album ‘Sotto casa’ (pubblicato il 14 febbraio 2013 dall’etichetta discografica Virgin). E tu vai via apre il concerto. “Non c’è niente che più mi faccia dolore dell’immagine di te col tuo prossimo amore”. Struggente, violenta come un pugno, apre una voragine nel cuore a ritmo di basso. Segue La mia libertà. “E sai che c’è, c’è che ognuno fa quello che vuole e tu non hai idea di cosa sia l’amore”. Si prosegue con un tuffo nel passato, in quel Vento d’estate che ci riporta la memoria al duo Max Gazzè/Niccolò Fabi che 1998 vince l’edizione di quell’anno di Un disco per l’estate. E’ la volta di A cuore scalzo, secondo singolo estratto dal fortunato album ‘Quindi?’. Gazzè chiede al pubblico se ha bevuto abbastanza per cantare assieme a lui Il timido ubriaco. “Chino su un lungo e familiar bicchier di vino”. Brillo di entusiasmo e ubriaco di musica, il pubblico si sgola: “Potranno mai le mie parole esserti da rosa. Sposa!”.
Poi La nostra vita nuova. Splendida canzone, delicata, avvolgente. Nonostante i musicisti cerchino di mascherare l’incipit della melodia per giocare a confondere il pubblico, pochi ci cascano, riconoscendo al primo ascolto Il solito sesso (brano presentato al Festival di Sanremo 2008). Euforia fuori controllo. E con una ‘partenza a schiaffo’ è la volta di Autoironia. In Raduni Ovali Gazzè spiega la sua volontà di ricerca di una forma di umanità cosmica e organica. Ermetica. Il pubblico è caldo e non è solo un modo di dire. Fa proprio caldo. Tanto caldo. Mani in alto e bottigliette d’acqua volano nella penombra. “E un bacio non dato”, L’amore pensato. Annega. Si passa all’irriverente Annina. Gazzè, senza accompagnamento musicale, gioca un po’ col pubblico: “Se ho cambiato lo shampoo..” e il pubblico risponde “..è per te amore mio” e così via fino al liberatorio “Stai zitta!” urlato a gran voce. Nell’autunno del 1997 esce il singolo Cara Valentina. Tutt’ora un successo. “Per esempio non è vero che poi mi dilungo spesso su un solo argomento”. Gazzè seduto sul palco con le gambe a penzoloni si dilunga, invece, su un interminabile e delizioso finale che assume a tratti un sapore reggaeggiante e sbarazzino. Gazzè si diverte e diverte. Si continua con Di nascosto, un brano più lento (per riposare la gola dice lui). Una vera perla nascosta. “Se non avrò un altro amore come il nostro, io preferisco amarti ancora di nascosto”.
Poi tocca ad un altro brano tratto dall’ultimo album ‘Sotto casa’: I tuoi maledettissimi impegni. Per passare alla acclamata, desiderata, urlata, ballata Sotto casa. Pubblico in delirio. Il Demodè trema, salta, suda. Effettivamente, pur volendo, restare fermi è impossibile. Superlativa. I musicisti abbandonano il palco preannunciando la solita pantomima e suggerendo al pubblico di disperarsi urlando ‘Fuori! Fuori!’. Eccoli che tornano, riprendono le proprie posizioni, imbracciano gli strumenti e abbracciano il pubblico con la commovente Mentre dormi. Ricordo di una sorprendente esperienza cinematografica, colonna sonora del film ‘Basilicata Coast to Coast’ diretto da Rocco Papaleo, che segna il debutto di Max Gazzè come attore. “Ti respiro e ti trattengo per averti per sempre, oltre il tempo di questo momento”. Una poesia. Una preghiera. Brividi. L’uomo più furbo riaccende il pubblico. Malinconica. Suggestiva. Una eterna ricerca di Lei negli occhi di tutte le donne del mondo. “Perché Lei uccisa dal rancore gli ha negato per sempre l’amore”. Gazzè e la sua band si danno a un singolare intermezzo musicale che ci porta dal tormentone tedesco Da Da Da I Don’t Love You, You Don’t Love Me, Aha Aha Aha (più semplicemente conosciuto come ‘Da Da Da’) fino a La Bamba. Dopo qualche attimo di spaesamento, eccoci tutti a cantare “Yo no soy marinero, soy capitan, soy capitan, soy capitan!”. Ed ecco il gran finale con La favola di Adamo ed Eva e Una musica può fare. E tutti vissero sudati e contenti.
“Ora Vi saluto è tardi, vado a letto. Quello che dovevo dirVi io Ve l’ho detto”.