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Dopo le scene internazionali, BeatleStory – nell’anno del 50esimo anniversario di Magical Mystery Tour e Sgt. Pepper’s – torna sulle scene nella cornice del Teatro delle Celebrazioni di Bologna, sabato 4 novembre 2017 con uno show ancora una volta rinnovato e con un cast stellare che vanta la presenza di Emanuele Angeletti (Paul McCartney) e Roberto Angelelli (George Harrison), reduci dalla fortuna esperienza con gli Apple Pies e dal successo mondiale dei Musical inglesi “LET IT BE” e “MACCA” in Asia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Con la partecipazione di Patrizio Angeletti (John Lennon) e in collaborazione con Menti Associate e Papik,BeatleStory“, il 4 novembre a Bologna, si presenta al grande pubblico come un’ulteriore evoluzione del progetto sui Fab4 definito dalla stampa “il più grande omaggio ai Beatles 50 anni dopo” (La Repubblica), “un ritratto fedele della band più influente della storia della musica” (Il Corriere della Sera).

In una nuova versione multimediale BeatleStory arriva per la prima volta al Teatro delle Celebrazioni con un concerto unico in cui ripercorrere la produzione dei Beatles letteralmente immergendosi negli anni che li videro cambiare la storia della musica.

“BeatleStory” è, infatti, un live show multimediale che, attraverso un magico viaggio, ripercorre l’intera storia dei Beatles dal ’62 al ’70, in un concerto con oltre 40 dei loro più grandi successi. Un concerto ricco di proiezioni, con una cura unica nei dettagli e nei costumi, negli arrangiamenti e nei trucchi, dedicato ad appassionati e non solo, che – attraverso la favola musicale più bella ed emozionante di sempre – catapulterà il pubblico indietro negli anni sessanta, quando una band di Liverpool rivoluzionò il mondo con le sue canzoni.

Partendo dalle strade di Liverpool, attraversando gli anni della Beatlemania fino ai grandi capolavori in studio, BeatleStory è un evento unico nel suo genere, con 2 ore intense di capolavori come: “She Loves You, I Want To Hold Your Hand, Twist And Shout, Yesterday, Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band, All You Need Is Love, Come Together, Let It Be, Hey Jude.

Lo show è suddiviso in 5 set: Beatlemania – Shea Stadium – Sgt Pepper – Summer of Love – Abbey Road. Ognuno di questi momenti rappresenta un diverso periodo che ha caratterizzato la storia dei Beatles.

Tutti i 5 set sono introdotti da filmati che immergono lo spettatore nel preciso momento storico, politico-sociale e ovviamente musicale che la band si accinge ad eseguire.

Con video d’epoca, costumi fedelmente riprodotti, strumenti vintage e un’incantevole scenografia, “BeatleStory” diventa così un ritratto fedele della band più influente della storia della musica, unendo la storia dei Fab Four alla storia di un’epoca.

Appuntamento al TEATRO DELLE CELEBRAZIONI di Bologna, sabato 4 novembre 2017. Ore 21:00. Biglietti: 27 – 33 euro

È partita alla grande la terza edizione del Marostica Summer Festival, una tra le manifestazioni  più  attese e apprezzate dell’estate nel triveneto.

Venerdi 7 luglio  la splendida e prestigiosa Piazza Castello di  Marostica  ha ospitato Nek con il suo “Unici tour” in supporto al suo ultimo album di inediti “Unici” il tredicesimo della sua carriera.  Prodotto dallo stesso Nek e da Luca Chiaravalli, “Unici” è uscito a quasi due anni di distanza dal precedente “Prima di Parlare”. Questo nuovo lavoro contiene 11 brani: Unici,  Differente,  Questo so di me,  Freud (featuring J-Ax),  Uno di questi giorni,  Mia,  Il giardino dell’Eden,  La mia terra,  Quando era ora,  In braccio,  Futuro 2.0.

La tappa di Marostica  organizzata da Due Punti Eventi  e F&P Group ha visto la grande partecipazione di pubblico e si e rivelata vincente  per un concerto che ha coinvolto e conquistato tutti.

Nek è stato accolto da un tripudio di ovazioni sin dalle prime note del live ed è stata subito magia. Il cantante di Sassuolo è riuscito a portare tra la gente un entusiasmo e un coinvolgimento totale,  regalando emozioni con la grande intensità interpretativa delle sue canzoni.

Ad affiancare Nek sul palco, quella che lui chiama, ” la mia famiglia on stage”, composta da  Emiliano Fantuzzi alla  chitarra e tastiere, Luciano Galloni detto “Ferrovia” alla batteria e percussioni, Chicco Gussoni alla chitarra e Lorenzo Poli  al basso e synth.

E’ stato un concerto  che ha esaltato le sfaccettature artistiche di Filippo Neviani, in arte Nek, dal suo spirito rockeggiante, alla sua anima attenta ai valori della vita. Nella canzone  “Questo so di me”  l’artista si ispira alla poesia “Valore” di Erri de Luca, in cui il poeta fa una sorta di lista delle cose importanti della vita. Valori che l’artista riporta alla luce anche nella canzone “Nella stanza 26” storia di una donna che entrata nel giro della prostituzione, trova ad un certo punto la forza di risollevarsi, guardando davanti a se con ottimismo.

La musica secondo Nek è come un viaggio su un treno, ogni esperienza, ogni brano, ogni lavoro artistico che fai, ti porta a conoscere persone nuove e soprattutto a fare un viaggio anche dentro te stesso. Puoi incontrare qualcuno e condividere sorrisi o lacrime per poco tempo, qualcuno che non lascerai più e a volte purtroppo qualcuno che durante il viaggio ti lascia e se ne va per sempre.

Proprio a  queste persone Filippo dedica il brano “ Differente”,  lo esegue al pianoforte e racconta di aver iniziato a studiare da poco questo strumento.

Nella carriera di Nek c’è una canzone che non può mai mancare in un suo concerto,  è stata la canzone che  ha segnato la svolta nella sua vita e che lui considera come una figlia: “Laura non c’è” che quest’anno compie venti anni  e che l’artista esegue fra l’entustiamo generale.

Due ore di concerto con una scaletta che  ripercorre  un viaggio attraverso la sua musica, con i brani  di ieri e di oggi.  Brani del suo ultimo album “Unici”  da cui prende il nome il tour estivo che arriva dopo la fortunata tournée a primavera nei teatri italiani. Nek esegue i maggiori successi dei suoi 25 anni di carriera che l’hanno reso uno dei cantati italiani più apprezzati della scena attuale,  grazie anche a collaborazioni riuscite, come l’ultima con J-Ax.

In questa serata a Nek non è mancato sicuramente un pubblico molto partecipe e caloroso,  come sulle canzoni  “La voglia che non vorrei” e “Sei grande” dove tutti hanno sventolato palloncini bianchi e rossi lanciandoli anche in aria. Centinai di luci dei telefonini invece hanno cullato le note dei brani più melodici,come “Se non ami” , “Differente”,  “E da qui” con Nek quasi commosso per l’effetto scenico creato dai suo fan.

A fine serata tutti in piedi a cantare, saltare e ballare sulle note di “Unici”, “Fatti avanti amore” e  “Se io non avessi te” con un pubblico che applaude e ringrazia Nek per la meravigliosa serata.

Recensione:  Kathi Fraccaro

Foto:  Mimmo Lamacchia

Si ringrazia per la disponibilità

Mabi Comunicazione  –  Due Punti Comunicazione Eventi

 

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Psichedelia, elettronica, sperimentazione: al Quirinetta il 10 dicembre arriva il duo tedesco Digitalism, “la colonna sonora ideale del nostro mondo”.

 

Passi anni a suonare nei club di tutto il mondo. Sera dopo sera, festa dopo festa, fai uscire singoli e remix, seguendo il mood delle serate che si susseguono, fino a quando non senti il bisogno di rendere organica la tua musica. Allora ti fermi e pensi un album. È come diventare adulti. Allora la tua musica prende senso, diventa qualcosa di più del singolo per i club. Questo è successo ai due produttori tedeschi che si celano dietro il nome di Digitalism, quando si sono fermati e registrare il terzo album Mirage.

 

Un album più pensato, meno urgente rispetto a quelli passati. Le influenze di Daft Punk e Cassius rimangono (quando iniziarono a farsi notare i Digitalism erano quasi considerati appartenenti alla scena francese del french touch), ma il Mirage c’è anche psichedelia, voglia di sperimentare e voglia di ricercare. Digitalism, dopo essere stati fomentatori di party con singoli potenti e pensati espressamente per la pista da ballo, si avvicinano al pop pur mantenendo il loro sound tipico che sa di Francia.

 

Digitalism suonano dal vivo da oltre dieci anni, “Jence” Moelle e Ismail “Isi” Tüfekci continuano a far ballare il mondo. Il Mirage Live Tour li ha portati in tutta Europa, in America, Australia e Giappone. Le prossime date del tour saranno dedicate a club più intimi, in cui il contatto con il pubblico è più stretto e il party più elettrico.

 

Appuntamento con Digitalism per l’unica data italiana il 10 dicembre al Quirinetta di Roma, Via Marco Minghetti 5. Ore 22.00.

 

Costo del biglietto 15 euro. Prevendite su: booking.viteculture.com

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Dopo otto anni di silenzio, i Klimt 1918, gruppo cult della scena indie italiana, tornano con il loro ultimo progetto, “Sentimentale Jugend”, in uscita il 2 dicembre in tutto il mondo e con un tour che l’8 dicembre partirà dal Quirinetta di Roma.

Con Sentimentale Jugend i Klimt tornano con un disco in pieno stile che dal vivo non smentisce il carisma della band romana con un concerto unico tra sentimenti sereni e più ruvidi ed elementi che spaziano dall’indie al new wave degli anni 80 e 90.

Sentimentale Jugend, per gli intenditori della scena underground, è un titolo già di per sé evocativo: richiamando l’omonimo progetto sperimentale di Alexander Hacke (Einstürzende Neubauten) e Christiane Flescherinow, meglio conosciuta come Christiane F. (dal libro bestseller, Noi ragazzi dello zoo di Berlino), i Klimt 1918 presentano il loro ultimo lavoro. Un album maturo, che segue, a otto anni di distanza Just In Case We’ll Never Meet Again, portando alla luce una Berlino ormai lontana, immortalandone pulsazioni, battiti e quella gloria puramente nichilistica tipica degli anni 70 e tanto cara anche al Bowie di Low, Heroes e Lodger. Non è un caso, infatti, che nell’ascoltare Sentimentale Jugend si abbia la percezione di essere trasportati in qualche scena di Le vite degli altri, film vincitore del premio Oscar e in cui le nebbiose giornate berlinesi fanno da protagoniste (Florian Henckel von Donnersmarck, 2006).

Il risultato è eccelso; un lavoro consapevole, che non dimentica la vena dream pop del gruppo, ma la reinventa sotto nuove forme e con nuove sonorità provenienti dal pop degli anni 50 e 60. Nell’approccio stumentistico, infatti, risalta l’uso di riverberi delle chitarre, del tremolo, degli strumenti a fiato, three beats drum style-Kick-Kick-Kick Snare.

L’album contiene una serie di influenze quali: The Chameleons, Glasvegas, A Place to Bury Strangers, iLikeTrains, Cocteau Twins, The Ronettes, U2, Chapterhouse, The Raveonettes, The Drifters, Cocteau Twins, Jesus and Mary Chain, The Everly Brothers, The Platters, Sigur Rós, Radio Dept, Dead Can Dance.
In formazione completa, i Klimt 1918 saranno live per la prima data del tour l’8 dicembre al Quirinetta di Roma, Via Marco Minghetti 5. Ore 22.00.

 

Costo del biglietto 10 euro. Prevendite su: booking.viteculture.com

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Hanno collezionato un sold out dopo l’altro nel recente tour europeo e adesso i Lucky Chops sono pronti a fare tappa a Roma.

L’appuntamento con la brass band di New York City è martedì 6 dicembre al Quirinetta, per un concerto che mostrerà al pubblico capitolino le incredibili capacità live del gruppo – forte di un approccio pieno di vita agli ottoni e più in generale alla musica – che dalle metropolitane della Grande Mela ha collezionato 100 milioni di views sul web, conquistando media e fan in tutto il mondo.

In tempi rapidissimi i loro concerti sono stati visualizzati da più di 100 milioni di persone, così come le loro cover pop e rock e il materiale originale che hanno registrato nelle metropolitane di New York. Ma suonare dal vivo per i fan per i Lucky Chops è altra storia: come suggerisce il trombonista Josh Holcomb, un video non può trasmettere le emozioni e le energie di uno spettacolo live come quello che il 6 dicembre li vedrà protagonisti sul palco del Quirinetta.

I Lucky Chops – Josh Holcomb (trombone), Daro Behroozi (sax tenore), Leo P. (sax baritono), Kevin Congleton (batteria), Joshua Gawel (tromba) e Raphael Buyo (sousaphone) – sono un piccolo ensemble di fiati che ha iniziato a muovere i primi passi proprio nelle metropolitane di New York. La brass band è animata dalla convinzione che la positività della musica possa cambiare il mondo e ha il preciso intento di ispirare il proprio pubblico e trasmettergli l’intensità della sua energia. L’estetica musicale dei Lucky Chops è perfettamente racchiusa nella loro ultima pubblicazione, Best Things: un singolo eccitante che mette in mostra gli assoli di tutti i musicisti, le loro abilità tecniche e la loro attenzione al pop songwriting con una canzone che parla dei semplici piaceri e ricorda come le cose migliori nella vita siano quelle libere.

Costo del biglietto 15 euro. Prevendite su: booking.viteculture.com

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Disco d’oro in 6 settimane con Il Rimpianto di te, il vincitore di XFactor 2015 Giò Sada sarà in concerto al Quirinetta il 1 dicembre con Volando al contrario (Sony Music): un progetto discografico unico nel suo genere, frutto di un accurato percorso produttivo, perfetto per rappresentare al meglio il mondo sonoro del cantautore e la verve rock che lo contraddistingue.  Un disco pieno di carisma, per un live altrettanto coinvolgente accompagnato dalla sua band di sempre BariSmoothSquad.  Musicista, cantautore, compositore, attore e perfino youtuber, la personalità artistica di Giò Sada è poliedrica e frutto di un background familiare di contaminazione tra le arti che lo porta sin da subito a espandere le proprie potenzialità artistiche in direzioni diverse. Musicalmente, si forma nel panorama dell’underground indipendente punk hardcore, viaggiando in lungo e in largo per l’Italia e per l’Europa con i Waiting For Better e con i BariSmoothSquad.   Nel 2015 partecipa a X-Factor Italia, vincendo con il suo primo singolo Il rimpianto di te (scritto dallo stesso Giosada con l’intervento di Pacifico e prodotto da Antonio Filippelli e Fabrizio Ferraguzzo), diventato disco d’oro in sei settimane. Nonostante il contesto del tutto anomalo rispetto al suo background, il Giò Sada hardcore non si ammorbidisce per costruire un personaggio più gradevole al grande pubblico, ma diventa il mezzo con cui un’intera scena underground irrompe nel mainstream, portando il pubblico idealmente con sé in sale prova umide e tour disagevoli in furgone in giro per l’Europa.

Giò Sada è un musicista curioso e propositivo, che non ha paura di mettersi in gioco e contaminarsi alla ricerca di stimoli artistici sempre nuovi; in più, ha una diversa consapevolezza di sè stesso e della propria musica, data dal contatto e dal supporto del grande pubblico. Ne è dimostrazione “Nowhere Stage”, il format lanciato da Giò e la sua band su Vevo che li vede andare alla ricerca di location inedite, urbane, posti abbandonati e dismessi o normalmente non aperti al pubblico per allestire piccoli live, anche acustici, con ospiti d’eccezione.

Costo del biglietto 13 euro. Prevendite su: booking.viteculture.com

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La stagione live del Quirinetta, guidata da Viteculture, si arricchisce di un nuovo, indimenticabile evento. Giovedì 24 novembre alle ore 21.30 si esibiranno dal vivo i Preoccupations, band canadese di spessore che porterà sul palco l’album omonimo uscito lo scorso settembre.

Preoccupations è il nuovo nome del quartetto post-punk canadese Viet Cong che, con il loro album d’esordio, hanno saputo conquistare pubblico e critica ed arrivano in Italia dopo l’uscita del singolo ‘Anxiety’ .

Quartetto post-punk canadese, i Viet Cong nascono a Calgary nel 2012, dalle ceneri della band Women. Sarà l’incontro con i chitarristi Scott Munro e Danny Christiansen a far nascere nell’ex bassista degli Women, Matt Flegel e nell’ex batterista Mike Wallace la voglia di rimettersi in gioco e a dar vita ad una nuova band. La nuova formazione inizia a calcare i palchi di Calgary proponendo quello che sarà il loro primo Ep, ‘Cassette’.

Il loro stile, definito ‘labyrinthine post-punk’ viene accolto con entusiasmo dal pubblico tanto che la band verrà chiamata ad esibirsi al SXSW del 2014. Di lì a poco il gruppo firmerà per la canadese Flemish Eye e pubblicherà su vinile, via Mexican Summer, il primo Ep. Il vero debutto arriva a Gennaio 2015. L’album, omonimo, viene pubblicato via Jagjaguwar e contiene le bellissime Continental Shelf e Silhouettes.

La stagione di concerti al Quirinetta, guidata da Viteculture continua con: Mikki Blanco venerdì 25 novembre, Giò Sada giovedì 1 dicembre, Lucky Chops martedì 6 dicembre e Digitalism sabato 10 dicembre.

Appuntamento al Quirinetta con i Preoccupations per una serata piena di energia.

Costo del biglietto 15 euro. Prevendite su: booking.viteculture.com

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L’ultima volta che si era vista su un palco italiano, Chan Marshall era diversa: capelli biondo platino, diventati cortissimi dopo la dolorosa fine dell’ennesima storia d’amore, viso gonfio e occhi spenti, una band alle sue spalle per presentare il lavoro allora in uscita, Sun. Tre anni dopo, l’artista di Atlanta torna ad esibirsi nel nostro Paese, e il contesto è diverso, visto che si presenta in modalità solo e senza album da promuovere.
Prima di lei tocca al live del folk-man di Pittsburgh William Fitzsimmons che, accompagnato dal violino e dalla voce celestiale di Abby Gundersen, regala momenti di vera intensità: suono pulito, esecuzione impeccabile, testi sentimentali ma mai banali. Il ragazzo ha talento, si sa, ed è anche capace di scherzare: “Mi chiamo William Fitzsimmons e faccio musica heavy-metal. No, scherzo, le mie canzoni sono fottutamente tristi”.

Poco dopo, il palco gigantesco è tutto di Cat Power. Cambiata ma sempre bellissima, i capelli sono di nuovo lunghi, come tanto tempo fa. La prima parte dello show vede Chan sola con la sua chitarra elettrica. Senza una scaletta precisa ha la totale libertà di pescare i brani che più le va di condividere con in pubblico che affolla il giardino adiacente la splendida Villa Arconati, resistendo al freddo e alle zanzare. Apre la bocca e inizia a cantare Old Detroit, ed è subito chiaro che qualcosa di magico sta per accadere. Chan Marshall è la sua stessa voce, e il pubblico, in un religioso silenzio, a questa voce rimane appeso. La tormentata inquietudine esistenziale che da sempre la accompagna e che spesso ha dato vita a live improbabili, nevrotici, sabotati ora dovrebbe essersi attenuata anche per via dei cambiamenti nella sua vita personale (è diventata mamma da poco più di un anno). Eppure in parte è ancora li, intrappolata in quella voce perfetta che sembra avere vita propria, fuori dal tempo e dallo spazio. A Hate segue una nervosa e allo stesso tempo delicatissima Great Expectations, ed è tempo di passare al pianoforte. Qualche colpo di tosse, un sorso di tè caldo, Chan dice che l’Italia le è mancata, qualcuno risponde che lei è mancata a noi, ed è vero. Fool, Maybe Not, 3, 6, 9 che, spogliata dalla veste elettrica con le quali era stata incisa diventa una ballata quasi difficile da riconoscere. La parte al piano prosegue, nel silenzio assoluto disturbato soltanto dai suoni della natura circostante. Il rumore dei grilli con il vento che smuove gli alberi fa pensare a Speaking For Trees, (il cd/dvd realizzato nel 2004 che la vedeva suonare da sola in una foresta della Greene County). Cat Power è sempre stata un’artista libera, anche troppo e le difficoltà nel gestire la sua stessa libertà le ha sempre manifestate in maniera estremamente sincera. Anche stasera, sul palco, è fin troppo onesta. Interrompe l’esecuzione di un brano dopo l’altro solo per tossire, quando arrivano gli applausi borbotta in continuazione “sorry” e si rivolge ai tecnici del suono più volte. Qualcosa la tormenta, eppure sembra davvero tutto perfetto. Let me go, Hit The Road Jack e la sempre attesa The Greatest concludono il set al piano. Di nuovo alla chitarra, ci si avvia verso la fine del concerto, pare. Say, Naked If I Want To, l’ipnotica Werewolf, Cat come sempre alterna i suoi stessi brani ai classici del blues e alle cover già incise (in The Covers Record, il suo quinto disco, datato 2000). Chiede di nuovo scusa, vuole l’intervento del responsabile di palco, dice di “non voler mettere nessuno nei guai”. Pare evidente che il tormento è ancora tutto dov’è sempre stato. Al pubblico ne sfugge il motivo, ma a tutti è chiaro che a questo punto ci sia bisogno di un abbraccio. E allora in piedi, le poltrone non servono, si cerca di recuperare la distanza chilometrica che separa da Chan. L’abbraccio è reciproco, un applauso infinito accompagna la sua uscita dal palco e, senza interrompersi, il rientro che la vede sedersi di nuovo al pianoforte. Altri due brani e il concerto termina, stavolta davvero, con Colors & The Kids. E soprattutto con la promessa di rincontrarsi ancora, magari con un nuovo lavoro in uscita, sperando che il tempo che ci separa passi in fretta.

Come ogni anno la bella cornice del cortile del Castello Estense ospita la rassegna del Ferrara Sotto Le Stelle, giunta ormai alla sua XXI edizione. Anche stavolta i nomi in cartellone sono tanti e tutti interessanti (passate le serate con Caribou e Glen Hansard, ancora da vedere Kurt Vile e Wilco, Last Shadow Puppets e Mogwai). Tra il palco sul quale gli artisti di stasera stanno per esibirsi e le transenne che limitano lo spazio dei fotografi e il confine per il pubblico, la distanza è notevole. Potrebbe sembrare un dettaglio inutile ma di fatto non lo è. Troppa distanza, fisica e non. Se n’è accorto Cosmo (Marco Jacopo Bianchi, già membro dei Drink To Me) che, arrivato sul palco per la sua Ultima festa, si è dovuto accontentare di un party a metà. I brani dell’ultimo lavoro hanno scaldato un bel gruppo di affezionati, troppo pochi per garantire l’atmosfera carica e scintillante che i suoi set di solito sanno regalare. Cosmo ci mette entusiasmo e bravura ma l’impressione è che al pubblico interessi più l’attesa dello show principale in sé rispetto a quello che sta succedendo sul palco. Peccato, davvero, perché è evidente in questo disco, come già lo era in Disordine (2013) che abbia sempre più cose da dire (o da fare se si preferisce) e nonostante scherzi sul fatto che in fondo si limita a schiacciare dei pulsanti, rimane una delle poche figure realmente interessanti in circolazione. Si chiude con la title track L’ultima festa, tra salti e battiti di mani, schiacciato il bottone, tutto si spegne e si è pronti per andare oltre. Inutile mentire, la gente che affolla il cortile è qui per un solo motivo: Niccolò Contessa.
E allora eccolo, puntualissimo, accompagnato dagli altri membri della band (Valerio Bulla al basso, Simone Ciarocchi alla batteria, Andrea Suriani alle tastiere) salire sul palco. Questo nostro grande amore deve ancora iniziare ma il karaoke è già partito e, sull’onda di un entusiasmo che pare incontenibile continua in un crescendo inarrestabile (anche perché la scaletta regala subito l’hype di Wes Anderson). Inaspettato, arriva l’intoppo, la tastiera non funziona, il navigato Contessa non si perde d’animo e ripiega su Hipsteria e Le coppie facendo tutti, se possibile, anche più contenti. Intoppo superato, la parte intima può arrivare: infondo l’anima di Aurora è quella e Niccolò pare sentirla particolarmente sua. Il pubblico si esalta e urla anche su pezzi come Una cosa stupida e Il posto più freddo, dimostrando di non essere completamente maturo né troppo razionale, e ci mancherebbe. In fondo quello che I Cani hanno saputo fare con i loro tre dischi è questo: coinvolgere, includere includendosi, osservare – descrivere -descriversi, ed è per questo che contenersi quando li si ha davanti risulta obbiettivamente difficile. Nel finale della bellissima Calabi-Yau la voce di Contessa si graffia leggermente ed è più che mai intensa, forse anche per via dell’introduzione al brano in cui invita tutti a partecipare all’Ancora Festival che si terrà domenica 3 luglio a Bologna, in memoria di Enrico Fontanelli, Offlaga Disco Pax e produttore del secondo lavoro della band, Glamour, scomparso nel 2014.
E proprio da Glamour arriva il brano sempre atteso, la canzone d’amore più bella e meno scontata che l’indie italiano intero ci abbia regalato finora: Vera Nabokov e qui si che il cortile estense può esplodere davvero.
Il concerto è ben lontano dalla fine e proprio da adesso in poi, l’intelligenza musicale di Contessa si esprime al meglio. Post Punk, FBYC, Non finirà: un’infilata di brani scelti con criterio e soprattutto eseguiti in modo da sembrare quasi un unico lunghissimo episodio, un monologo elettronico che è l’emblema di ciò che questa band-non-band (definizione che oramai non calza proprio più ) è in questo momento. Ed è con Finirà che tutto questo si fa tangibile: voce e tastiera, occhi chiusi, mani nelle mani ogni tanto, sullo schermo un buco nero che tutto inghiotte: il nuovo Contessa ha scelto di confrontarsi con il mistero di ciò che ci circonda per rubare quelle atmosfere spaziali che tradotte in suono, diventano la musica che gli riescono meglio.
Prima di iniziare Perdona e dimentica (brano che non si sentiva da un po’) si butta in un “fa stu tu pa come tutte le altre” ed è vero. Lui (come noi) lo sa e lo ammette a riprova del fatto che il suo progetto è sempre stato preciso e lucidissimo, nemmeno per un istante affidato al caso.
Si può concludere con il saltellare collettivo di Velleità? Volendo si potrebbe ma i duri e puri si ribellano: i concerti de I Cani vanno chiusi con Lexotan e allora che Lexotan sia. Adesso sì che sì può finire. Resta il sospetto che l’affetto oramai sia diventato davvero troppo e a tratti difficile da gestire. Contessa è un essere spietatamente analitico e di sicuro lo sa. Probabilmente avrebbe preferito avere qualche momento di respiro, in cui potersi esibire davvero magari senza essere sopraffatto dallo spirito collettivo che lui stesso ha contribuito a creare, ma tant’è. I live della band rimangono sempre momenti di autentica e preziosa partecipazione e a questi livelli, non se ne vedeva da un po’.

SETLIST COSMO:

Cazzate

Le voci

Impossibile

Dicembre

L’altro mondo

Un lunedì di festa

SETLIST I CANI:

Questo nostro grande amore

Protobodhisattva

Wes Anderson

Hipsteria

Le coppie

Non c’è niente di twee

Una cosa stupida

Calabi-Yau

Aurora

Il posto più freddo

Vera Nabokov

Post Punk

FBYC (Sfortuna)

Non finirà

Finirà

Sparire

Corso Trieste

Perdona e dimentica

Velleità

Lexotan