Tags Posts tagged with "indipendente concerti"

indipendente concerti

Alla lotta per l’emancipazione sessuale e al rifiuto degli schemi eteronormativi si unisce la voce di una cantante e musicista che fa della sua musica uno strumento per la ricerca della propria libertà.

Come seconda tappa dell’esclusivo tour di Plunge, Karin Dreijer Andersson, oggi in arte Fever Ray, porta sul palco del Fabrique di Milano la sua queerness, con tanto di eroiche compagne di viaggio: Gutarra, muscolosissima ed energica cantante, Maryam, la musa danzatrice e corista, Miko, tastierista dark fetish, Diva, batterista bomba sexy e Lili, la floreale alchimista delle percussioni.

Band assembled. Fever Ray Tour starts tonight.

A post shared by Fever Ray (@feverray) on

L’eterogenea band femminile ammalia ed inquieta al primo sguardo, con un’energia primordiale trascina pian piano il proprio pubblico alla scoperta di frontiere prive di generi e di sessi, di etichette e di sguardi predicatori: la scaletta dei brani perfetta per l’escalation della libido.  “An itch that started to follow me“, poi “Babies pushing boundaries, I really need a beast to feed, my curiosity found a cavity and something to stick in“, fino alle iconiche “This country makes it hard to fuck” e “I want to run my fingers up your pussy“, esplicitamente provocatorie. L’elettronica pop e tribale riempie ogni buco di silenzio e le voci delle tre donne si intrecciano alle loro sfrenate danze e ai gesti che mimano posizioni e atti sessuali.

Anche la scelta dei brani dal precedente album Fever Ray, del 2009, non risulta casuale se si pensa che allora la nostra performer era appena all’inizio di questa ricerca. I’m Not Done può essere la canzone di questo primo album, pervaso da un clima di evasione e depressione, che fa da ponte tra il nuovo e il vecchio: prima impelleva il bisogno di disconnettersi dal mondo (“Can I come over, I need to rest, lay down for a while, disconnect” – Triangle Walks) e l’unica speranza era la consapevolezza dell’artista che c’è ancora molto da scoprire e da creare. Oggi Fever Ray ha trovato altri mezzi per connettersi con realtà diverse da quella da cui desidera fuggire, racconta dell’uso di app per incontri e di reti universali che permettono di raggiungere quel che si cerca e anche di più. Ha scoperto luoghi sicuri dove coltivare una rinata libertà, un nuovo modo di considerare la propria femminilità e il proprio ruolo di donna nella società contemporanea (“Happy drunk, happy in a safe space, so proud to be a part of us, a chosen family to love, to trust” – A Part Of Us).

Da qui si spiega anche il riarrangiamento di alcune canzoni dell’album Fever Ray in uno stile diverso dall’originale, più tribale e ricco di percussioni, insomma più leggero e fresco. Fanno eccezione la tenebrosa Keep the Streets Empty For Me e l’intramontabile If I Had A Heart che sono rimaste, giustamente aggiungerei, intatte nel loro vesti oscure determinando il momento più introspettivo di tutta la serata.

A sintetizzare questa notte di istinti e di pulsioni risuona sul palco la madre di tutte le canzoni: la significativa Mama’s Hand che racchiude tutto l’amore che Fever Ray intende porre al centro delle sue azioni, in campo artistico e personale, nella sfera sessuale e familiare, perché in fondo di amore si parla.

SETLIST:

An Itch
A Part of Us
When I Grow Up
Mustn’t Hurry
This Country
Falling
Wanna Sip
I’m Not Done
Red Trials
Concrete Walls
To the Moon and Back
Triangle Walks
IDK About You
Keep the Streets Empty For Me

ENCORE:
If I Had A Heart
Mama’s Hand

0 500

Quando sul palco del Fabrique di Milano i tecnici iniziano ad allestire la fila di aste per microfoni in prima linea, così imponente rispetto alla scenografia semplice e neutra, affiora la sensazione che qualcosa di solenne sta per avvenire: i tanto attesi sul palco questa sera, 10 novembre 2017, sono gli statunitensi Fleet Foxes, tornati a sorpresa quest’anno sulle scene musicali, dopo 6 anni di pausa, con l’album Crack-Up, pubblicato a giugno.

I fan hanno temuto a lungo il loro scioglimento dopo l’allontanamento dal gruppo del batterista Joshua Tillman (oggi in arte Father John Misty) e dopo il trasferimento del leader Robin Pecknold da Seattle, città d’origine della band, a New York City. Ma Pecknold è tornato più in forma che mai e frutto di tanta riflessione e lavoro è questo nuovo ambizioso e sfaccettato album.

Il concerto inizia proprio con i primi brani di Crack-Up, tra cui la splendida Cassius, ispirata dalle manifestazioni di protesta cittadine ed intitolata in onore del pugile Cassius Clay. Ma il pubblico comincia a scaldarsi in maniera particolare con il primo brano tratto dall’amatissimo album d’esordio Fleet Foxes del 2008 cantando il ritornello di Ragged Wood insieme ai numerosi cori maschili della band. Da questo momento sono molti i tuffi nel passato della carriera della band, come il folk più tenebroso di Your Protector o quello dal sapore medioevale di The Cascades.
Il ricco muro di suoni e di voci che accompagna ogni brano in setlist è interrotto solo per Tiger Mountains cantata in assolo dal frontman accompagnandosi con la chitarra classica. Questo romantico momento di raccoglimento viene subito spezzato con la doppietta delle famosissime Mykonos e White Winter Himnal, che fanno impazzire il pubblico in sala.

La complicità tra il pubblico e la band è sempre più palpabile canzone dopo canzone e non si può non riconoscere la bravura, l’umiltà e l’entusiasmo di questi giovani affiorare durante un live. Pecknold sa raccontare un’immagine, una storia, un personaggio in modo sempre personale ed autentico, lasciando l’ascoltatore viaggiare tra i paesaggi come tra le note. E’ per questo che dal vivo anche le canzoni più “pensate” del nuovo album si rivestono di un nuovo carattere, più esperenziale.
La lunga e magica serata si conclude con un nostalgico encore e la band saluta il suo cospicuo ma speciale pubblico con smaglianti sorrisi.

SETLIST:

Arroyo Seco
Cassius
Naiads
Grown Ocean
Ragged Wood
Your Protector
The Cascades
Mearcstapa
On Another Ocean
Fool’s Errand
He Doesn’t Know Why
Battery Kinzie
Tiger Mountain
Mykonos
White Winter Hymnal
Third Of May
The Shrine/An Argument
Crack-Up
Helplessness Blues

ENCORE:
Oliver James
Blue Ridge Mountains

4 novembre 2017. La magica notte dei Queens of the Stone Age è finalmente arrivata e deve essere perfetta, così come tutti se la immaginano: con il suo rituale rock celebrato intorno al palco della Unipol Arena dal sommo sacerdote Joshua Homme.

La storia di questa band affonda le radici nel profondo “desert rock” dei Kyuss e trae linfa vitale dalla pioggia di Seattle creando un suono carico di energia, mai banale, e guidata sapientemente dal suo leader attraverso un percorso che ormai sfiora il ventennio e che album dopo album e concerto dopo concerto ci sta traghettando in percorsi musicali sempre nuovi.

E non a caso dopo un lungo periodo di silenzio, dove a dire il vero il nostro Josh Homme è stato impegnato in mille fronti tra collaborazioni, featuring, e non solo musicali, finalmente i Queens of the Stone Age hanno dato alle stampe  il nuovo disco uscito “Villains” con la conseguente omonima nuova Tournee mondiale.

Abbiamo già parlato di questo nuovo lavoro nell’apposita area dedicata alle recensioni (Villains Queens of the Stone Age) e la curiosità di sentirlo suonare live era grandissima anche perchè conosciamo quanto sia potente il suono dei QOTSA e che le loro perfomance live sono un evento al quale non si può rinunciare.

l’ampio palco dell’ Arena di Casalecchio si  anima poco dopo le 21 con l’entrata al gran completo di Josh e soci e la scelta dell’overture con If I Had a Tail tratta da Like a Clockwork … non poteva essere più azzeccata.

Intanto la potente sezione ritmica con Jon Theodore straripante alla batteria e Michael Shuman col suo basso killer che fa vibrare le nostre membrane auricolari, è la base su cui le due chitarre di Troy Van Leeuwen e ovviamente dello stesso Josh Homme duettano magistralmente .  Le tastiere di Dean Fertita seppur posizionate in secondo piano sul palco, hanno un ruolo fondamentale durante il concerto soprattutto nelle canzoni del nuovo disco, e lo stesso Dean di tanto in tanto abbandona lo scranno per scendere a fianco degli altri tre imbracciando la chitarra a rinforzare la tempesta elettrica della band .

Facciamo un salto “back in the past” con Monsters in the Parasol, ma il filo rosso del concerto sarà incentrato sugli ultimi due lavori che hanno sancito la piena consacrazione dei Queens of the Age a livello di classifiche e così in la folla comincia ad entrare in sintonia con i 5 sula placo con una sequenza di tre killer tunes quali My God Is the Sun, Feet Don’t Fail Me e la super hit The Way You Used to Do.

Josh inframezza simpatici siparietti tra una canzone e l’altra da vero istrione del palco con la sigaretta penzolante tra le labbra ma sempre sul pezzo della sua sei corde elettrica, e la sua voce che passa dal falsetto a toni più bassi con estrema eleganza e che anche dal vivo rieccheggia potente.

Non si è fatta attendere una No One Knows debordante e deflagrante che ha riportato ai fasti stoner rock dei primi QOTSA. The Evil Has Landed e Domesticated Animals tra i migliori episodi del nuovo disco,  sono adrenalina pura per il pubblico che non smette di ondeggiare sotto il palco ma anche sulle tribune e dopo altre due perle come I Sat by the Ocean e Smooth Sailing arriva una vera chicca per intenditori; Make It Wit Chu che fu originalmente scritta da Josh Homme nelle sue Desert Sessions è una danza cadenzata dal piano di Dean e dal falsetto alternato di Josh e di Michael un vero tripudio.

Passata l’ora e trenta di concerto arriva  in conclusione un classico dei primi Queens of the Stone Age , Go with the flow che trascina il pubblico in un delirio cosmico . I due encore arrivano dopo pochi minuti dalla richiesta pressante della folla che richiama a gran voce i musicisti per ascoltare una A Song for the Dead e Head like a Haunted House con le tre chitarre in piena distorsione in un turbine finale di emozioni rock’n’roll che non si dimenticherà tanto facilmente.

 

0 247

Manca pochissimo all’arrivo in Italia del gruppo folk rock statunitense: il lungo tour europeo dei Fleet Foxes li porterà il 10 novembre 2017 al Fabrique di Milano per l’unica imperdibile data italiana.

La band di Seattle, esordita nel 2008 con l’album Fleet Foxes, arriva presto al successo e alla pubblicazione del secondo album nel 2011 Helplessness Blue e con il loro gusto raffinato e sognante sono giunti quest’anno alla pubblicazione del terzo capitolo della loro carriera con l’album Crack-Up, uscito il 16 giugno per la Nonesuch Records.

Ad aprire il concerto è il giovane Nick Hakim, nuova promessa del panorama soul e psichedelic rock statunitense, il cui album di esordio, Green Twins, è stato già largamente acclamato dalla critica.

I biglietti sono ancora disponibili presso i rivenditori ufficiali.

0 461

I Queens of The Stone Age, band capitanata dal grande  Joshua Homme, sono  nuovamente  in Italia  per la gioia di tutti i rockers per uno straordinario live che fa parte del Villains Tour, nel giorno di SABATO 4 NOVEMBRE  all’ Unipol Arena di Bologna.

I QOTSA sono da sempre una delle band US Band più amate grazie e non solo alla genailità di Josh Homme e che dal vivo sanno esprimere tutta la loro forza e  straordinaria capacità . Non a caso hanno appena terminato un anno di Tour insieme all’icona Iggy Pop che li ha voluti con forza nel suo ultimo album e che dopo aver pubblicato un capolavoro come “…LIKE CLOCKWORK„  nel 2103  che raggiunse il #1 in USA  e il  #2 in UK hanno pubblicato da un paio di mesi il nuovo album Villains.

Villains Queens of the Stone Age – Recensione Disco

Prodotto da Mark Ronson,  in Villains appare inconfondibile, come sempre, il sound rock’n’roll che la band porterà in giro per il mondo e che possiamo scommeterci sarà un grande successo .

I Broncho si esibiranno in apertura dei Queens of the Stone Age  intorno alle 21 e consigliamo di non perdere l’opportunità di assistere ad uno dei Live più belli del 2017 in Italia cercando i biglietti ancora disponibili sui canali ufficiali di vendita .

 

0 532

Mancano ormai una manciata di giorni per il live di una delle band più seguite nel panorama internazionale e che ha venduto milioni di dischi in un decennio di carriera . Stiamo parlando dei Kasabian  di Serge Pizzorno e Tom Meighan che si esibiranno in una imperdibile data venerdì 3 Novembre al Forum di Assago (Mi) con l’organizzazione Indipendente Concerti.

L’occasione sarà incredibile perchè potremo ascoltare dal vivo molte track tratte dall’ultimo lavoro ‘For Crying Out Loud’, sesto album della band uscito in  Aprile con alcune delle loro migliori hit  come ‘You’re In Love With A Psycho’ .

Interessantissima anche la band di supporto i giovanissimi Slaves che accenderanno il sacro fuoco del rock intorno alle 21. Pochi biglietti ancora disponibili da non lasciarsi scappare sui tradizionali canali di vendita online.

 

 

Una straordinaria serata a Milano per l’ultima tappa Italiana dei Simple Minds in una inusuale versione “acustica”,  promossa egregiamente da Indipendente Concerti, ha regalato forti emozioni al pubblico accorso al Teatro Arcimboldi.

La band di Jim Kerr e Charles Burchill ha attraversato 4 decadi di successi e di popolarità e l’idea del progetto “Simple Minds Acoustic” nacque già 20 anni fa ma per varie vicissitudini non fu mai realizzata; nel 2016 però quell’idea ha trovato finalmente la piena realizzazione portando a compimento uno straordinario percorso  musicale che comprende un disco “raccolta” di grandi hit dei Simple Minds rivisitate e remixate in chiave acustica e una tournee a supporto dell’intera operazione.

simple-minds-acoustic-2-1024x379

Il progetto in toto è davvero encomiabile perchè il risultato finale sia sul disco ma soprattutto nei live è davvero di alta qualità, facendo percepire un grande lavoro di produzione e di preparazione, che coinvolge sia la session dei musicisti coinvolti ma anche le venue scelte per le performance .

La serata inizia con l’esibizione acustica di KT Tunstall grande artista e conterranea dei Simple Minds, già ospite sul loro disco, alla quale viene lasciata l’apertura della serata con presentazione da parte dello stesso Jim Kerr . A KT viene dato uno spazio di circa trenta minuti sufficienti a scaldare il pubblico con alcuni dei suoi grandi successi trai i quali Black Horse and the Cherry Tree , Suddenly I see  e Other Side of the World.

L’arrivo dei Simple Minds sulle note di una New Gold Dream v 2.0 è già un tripudio di gioia e quando Jim Kerr scende in platea tra i propri fan il tutto si trasforma in un’apoteosi. Una band sul palco di grande impatto con al centro il drumming set di Cherisse Osei,  affiancato dal basso acustico di Ged Grimes e la chitarra accompagnamento di Gordy Goudie,  a fare da contraltare alla chitarra solista di Charles Burchill e alla straordinaria vocalist black Sarah Brown. Il fronte del palco è tutto per Jim Kerr che dimostra ancora una volta di avere una straordinaria verve deliziando il pubblico sia con la sua voce ma anche con siparietti in italo/english davvero esilaranti.

La scaletta del concerto è completa , perchè racchiude i singoli che hanno reso famosi i Simple Minds già dalla metà degli anni ottanta il periodo forse più prolifico e creativo della band. Come non cantare insieme a Jim Don’t You forget about me o Someone Somewhere in Summertime o ancora Chelsea Girl aprrezzandone tutte quelle sfumature che i nuovi arrangiamenti hanno sublimato non facendo rimpiangere la carica delle versioni orginali.

E non solo abbiamo ascoltato le 11 tracce incluse nel disco Acoustic ma ci siamo deliziati con perle come Big Sleep o Speed you love to me inframezzate da due grandi tributi ad artisti recentemente scomparsi che hanno influenzato la carriera dei Simple Minds ovvero Prince e David Bowie.

Per il primo  i Simple Minds eseguono una versione incredibile di The  Cross  e per il secondo Gordy Godie prende il microfono per cantare “Andy Wharol” . Jim Kerr si defila anche per lasciare spazio a Sarah Btrown di interpretare una Patti Smith d’annata in Dancing Barefoot .

Gli encore sono di dovere e il pubblico non vuole sentire ragioni richiamando immediatamente i Simple Minds sul palco con il gradito ritorno per lo strepitoso duetto con KT Tunstall sulle note di Promised You a Miracle; da brividi. Devo dire che alla fine è mancata solo all’appello The American una chicca per intenditori di lunga data dei Simple Minds ma che potranno consolarsi riascoltandola sulla prima traccia del favoloso “Acoustic“.

 

0 325

Nell’ultima decade del mese di Aprile i SIMPLE MINDS di Jim Kerr e Charlie Burchill saranno per la prima volta impegnati in un tour acustico in Italia per celebrare la pubblicazione del bellisimo album SIMPLE MINDS ACOUSTIC uscito lo scorso Novembre .

Un’occasione unica ed irripetibile dove esguiranno i brani più celebri della loro carriera in chiave acustica in 6 dei più importanti teatri italiani: il 21 Aprile 2017  al Teatro Colosseo di Torino, il 22 Aprile 2017 al Teatro delle Muse di Ancona, il 23 Aprile 2017 all’Auditorium Conciliazione di Roma, il 25 Aprile 2017 al Teatro Manzoni di Bologna, il 26 Aprile 2017 al Teatro Verdi di Firenze e il 27 Aprile 2017 al Teatro degli Arcimboldi di Milano. Special guest di tutte le date italiane: KT Tunstall.

Per tutte le info sui biglietti e costi vi rimandiamo al sito di Indipendente Concerti al seguente link:

http://www.indipendente.com/C23/1815/Content.aspx/Eventi/Concerti/SIMPLE_MINDS#.WN_Sb-RMTDc