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Folfiri o folfox

Folfiri o Folfox: “suona come una filastrocca scema o come un titolo della Cramps Records”, invece è il nome di due trattamenti chemioterapici. Il nuovo album degli Afterhours, che esce oggi 10 giugno, parla di morte e di vita, di malattia e cura, con testi che Manuel Agnelli ha composto partendo dalla sua esperienza personale: la morte del padre a causa di un cancro. “Non è niente di nuovo, succede alla maggior parte di noi quando ci avviciniamo ai 50 anni, ma io sono più fortunato perché posso usare la musica per cercare di spiegare a me stesso come mi sento, reagire, buttare fuori le tossine, riconoscere l’energia e soprattutto non andare in panico” racconta Manuel presentando il disco.

Ma l’album, due cd con nove canzoni ciascuno, non è il frutto solo della sua esperienza, è un lavoro di squadra (una squadra rinnovata: la band ha visto l’abbandono di Giorgio Prette, batteria, e Giorgio Ciccarelli, chitarra, sostituiti rispettivamente da Fabio Rondanini – Calibro 35 – e Stefano Pilia – Massimo Volume). “Parlandone agli altri ho scoperto che nel gruppo stavamo passando tutti attraverso lo stesso sconvolgimento. Ognuno a modo suo, naturalmente, perché sono cose molto private. La volontà di fare un disco che parlasse di questo è comune, c’è stata una ricerca da parte di tutti, anche se i testi parlano di me, perché si tratta di un argomento molto personale”

Il risultato è un album rabbioso e potente, con canzoni oscillano tra la vulnerabilità di chi si è scoperto “un bambino abbandonato e allo stesso tempo definitivamente adulto” e le urla e le chitarre distorte di chi ha bisogno di gridare di dolore, tra rock sperimentale e un approccio più cantautorale, con molti brani che partono con chitarra acustica o pianoforte.  Un album che parla di malattia e di reazione alla malattia. “Non volevamo fare un album di autocompiacimento nel dolore, è un album che parla di reazione alla malattia, non solo di morte. È un album che parla anche di chiusure di cerchi, di liberarsi di quello che hai dentro per poter ripartire.”

Il disco si apre con Grande, la storia di un bambino che non crede in Dio e, in sogno, si fa promettere da suo padre che loro due non sarebbero mai morti.

Avevamo un patto io e te
ma poi ti si è spento
dentro

Allora l’ho firmato da me
da solo a sei anni
giù in fondo ad un sogno
d’oro

Tu giurami che noi
non moriremo mai
Questo puoi farlo?

Sto puntando tutto su te
e solo un vigliacco ritratta
una promessa mai fatta

L’odore della giacca di mio padre dice già molto sull’album, seguita da Non voglio ritrovare il tuo nome.

 

 
Attraverso Ti cambia il sapore si arriva a San Miguel: musica contaminata e sonorità forti, industrial, create con strumenti autocostruiti e una litania che esce dallo schema della forma canzone tradizionale. San Miguel si ispira alla preghiera dei corrieri della droga, piloti che trasportano la cocaina dal Perù alla Bolivia, bersaglio preferito dei tutori della legge, degli altri corrieri, dei loro stessi clienti. “È uno dei modi in cui nel disco si parla di superstizione. Di fronte a certe situazioni drammatiche ti confronti anche con la superstizione, sia con la sua forma più volgare, quella della sfiga, che in Italia rimane una forma di violenza sociale, che con la superstizione bianca, quella che cerca una forma di energia che vada oltre la nostra razionalità, oltre la scienza.”

Il cd2 è quello che contiene la title track, che recita “la sanità può curare i suoi grandi numeri ma non me” e “io mai affiderei la mia vita ad un genio con le mani di un fatalista”.

“In fondo è questo che resta ad un gruppo di rock n’roll. Non certo la rivoluzione, ma raccontare le cose che pochi raccontano, usando un linguaggio che gli altri non hanno il coraggio di usare. Questa è la nostra celebrazione della vita, del passaggio di energia, di quello che siamo nel bene e nel male. È un porto, un punto di arrivo da dove ricominciare tutto.” Dove distillare il dolore e liberarsene, per ricominciare ad essere felice: “Voglio essere felice e non me ne frega più un cazzo se è la cosa più banale del mondo”.

Tracklist

cd1
Grande
Il mio popolo si fa
L’odore della giacca di mio padre
Non voglio ritrovare il tuo nome
Ti cambia il sapore
San Miguel
Qualche tipo di grandezza
Cetuximab
Lasciati ingannare (una volta ancora)

cd2
Oggi
Folfiri o Folfox
Fa male solo la prima volta
Noi non faremo niente
Né pani né pesci
Ophryx
Fra i non viventi vivremo noi
Il trucco non c’è
Se io fossi il giudice

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È stato pubblicato il video del nuovo singolo degli Afterhours Non voglio ritrovare il tuo nome, secondo brano estratto dall’album Folfiri o folfox, che uscirà il 10 giugno, dopo Il mio popolo si fa, diffuso nei giorni scorsi.

Folfiri o folfox

Folfiri o Folfox arriva a 4 anni di distanza dal precedente Padania (Germi/Artist First, 2012) ed è stato annunciato dalla band come un doppio album.

Il titolo dell’album deriva dal quello di due trattamenti di chemioterapia. Il disco parte infatti da un’esperienza personale: la morte del padre del cantante, Manuel Agnelli, a causa di un tumore, per poi affrontare diversi altri temi: la chiusura di cerchi, il passaggio di energia che avviene in determinate situazioni, il diventare definitivamente adulti, senza altri appigli.

 

 

Ecco il video di Non voglio ritrovare il tuo nome

Questa, invece, è Il mio popolo si fa