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Il 9 Settembre  il nuovo album di Gianluca Grignani sarà disponibile in tutti gli store ed online ma proprio un giorno prima dell’uscita abbiamo l’opportunità di assistere alla presentazione stampa nella “Domus Aurea” di Sony Music.

Mentre le note del nuovo lavoro “A volte Esagero” scorrono in sottofondo si materializza un Grignani in gran forma , frizzante come se fosse all’inizio della sua quasi ventennale carriera , e pronto ad affrontare le nostre domande con la sua verve e il suo stile di sempre.

Gianluca Grignani è arrivato al decimo disco un grande traguardo nella propria carriera artistica ma anche una nuova linea di partenza dalla quale l’artista milanese si rimette in gioco ed inizia una nuova gara, una nuova sfida come succede sempre quando viene dato alle stampe un nuovo lavoro.

10 tracce nuove tra le quali il primo singolo “Non Voglio essere un fenomeno” che abbiamo già iniziato ad apprezzare da qualche mese, compongono un disco che ha avuto una gestazione abbastanza lunga nella ricerca della perfezione , dove lo stesso Grignani ci ha confermato di aver profuso tantissima energia  nella creazione prima e nella produzione poi coadiuvato da Adriano Pennino e con la presenza di importanti Session tra le quali le chitarre di Michael Thompson e Alberto Radius.

Un artista deve poter esprimere la propria creatività senza limitazioni e Gianluca Grignani riscopre la libertà di scrivere, di raccontare storie , storie vere che non sono solo le sue ma sono quelle che accadono anche a noi , tutti i giorni nella vita vera.   Grignani ci racconta come le fasi creative possono variare e come una canzone possa essere composta di getto in un caso e come invece ci possano volere anni a costruirne un’altra.

Raccontare gli altri e il raccontarsi si sovrappongono , canzoni con testi che declinano l’amore in tutte le sue sfaccettature, episodi e frammenti di sentimenti di passioni  di paure.

Parlando del lato più tecnico del disco e della produzione, Grignani spiega la ricerca di sonorità più moderne ed internazionali miscelata  con la mediterraneità della sua composizione , la volontà di raggiungere ove possibile la perfezione traccia dopo traccia e dal primo ascolto devo dire che Gianluca ha f
atto centro.

La sua voce è più matura con un timbro rock melodico di grande effetto sia nei brani più low-fi  che in quelli più tirati e ci aspettiamo da lui una grande Tournee nel prossimo anno per presentare live questo disco. Anche qui Grignani sta lavorando metodicamente per preparare una grande scenografia del palco e un paio di grandi eventi che non ha voluto ancora svelare .

Abbiamo conosciuto un grande artista che ama parlare di musica ma anche di se stesso e della sua vita con sincerità e trasparenza , un Gianluca Grignani che apprezza il grande rock degli Stones dei Pink Floyd e che si toglie il cappello di fronte ad artisti come Michael Jackson e che se dovesse fare un featuring lo farebbe con un rapper magari con Marracash perché è nel mondo rap che vede la grinta, la voglia di raccontare canzoni, il fuoco sacro della creatività , la linfa vitale dell’artista.

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E così i Placebo ritornano in Italia forti della loro popolarità, comprovata da oltre una decina di milioni di dischi venduti in una ventina di anni di carriera. Live Nation ci regala dunque un bel concerto perché Brian Molko e soci sanno esprimersi dal vivo sfruttando una  straordinaria energia comunicativa oltre che la grande padronanza tecnica sugli strumenti.

Il loro repertorio vario e affascinante sa raggiungere trasversalmente svariate tipologie di fans che si riconoscono nella band sia nei momenti più potenti sia in quelli più meditativi. Il rock alternativo dei Placebo è difficilmente classificabile in un genere preciso proprio perché anche le loro influenze sono molteplici spaziando dal post punk al glam rock alla Bowie fino ad atmosfere elettroniche.

I tre sono accompagnati live da un terzetto di session tra cui spicca Fiona Brice che suona il violino elettrico oltre che cimentarsi alle tastiere e ai cori, Brian Molko in forma smagliante con quella sua voce unica che riconosceresti tra mille , Stefan Olsdal che non solo al basso ma anche chitarra e tastiere si destreggia in potenti assoli e poi la macchina ritmica di Steve Forrest impressionante nel suo incedere.

Un gran bel palco allestito con una quantità impressionante di pannelli e poi una  scaletta che ripercorre varie tappe del percorso musicale dei Placebo iniziando con una strabordante B3  e continuando con  i 2 singoli targati 2013 estratti da Loud Like Love. La titletrack   viene eseguita tra i primi pezzi e a seguire la magnifica perla Too Many Friends con una piccola introduzione di Brian sul significato stesso della canzone .

Grandi pulsazioni con  Song To Say Goodbye e per non farsi mancare nulla Every You Every Me e MedsSpecial K e Bitter End ci riportano una diecina di anni indietro arrivando a circa un ora di esibizione letteralmente volata via forse troppo breve per i fans che chiedono one more o some more.

Gli encore non mancano ma non sono più di tre tra cui la stupenda cover di KAte Bush Running Up that Hill e per concludere una versione allungata di Infra Red che anticipa i saluti dei Placebo e lascia sul palco i soli sessions per un giusto tributo alla grande performance live.

Ho percepito come un rinnovato ardore nei Placebo, il fuoco creativo arde ancora e  la voglia di stupire resta immutata nei tre !

Lunga vita al Rock !

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EDITORS2 Il City Sound Milano continua a mantenere alto il suo livello artistico ed è per questo che molti artisti scelgono questo palcoscenico per le proprie performance live estive . Gli Editors che stanno scalando il livello di popolarità anche nel nostro paese dopo la tournee invernale che già li aveva visti trionfare in alcuni palazzetti, ritornano a grande richiesta per due date presentando il disco del 2013 The Weight of Your Love.

Tom Smith e compagnia assurgono ormai a paladini di quella nuova ondata British alternative che ha saputo riprendere le sonorità  post punk Wave anni 80 riportandole e trasformandole in nuovo rock che sa proporsi a fasce di pubblico sempre più ampie senza mai cedere alle lusinghe del main stream .

E’ pur vero che l’ultimo ed ambizioso lavoro (4° della band), ha strizzato l’occhio a sonorità più accattivanti ma nulla toglie a quello che gli Editors hanno saputo creare con le 11 tracce del disco che si può considerare quasi un “The Best” vista la quantità di singoli estratti.

L’apertura del live spetta infatti all’ultimo singolo Sugar che magnificamente ci introduce nel mondo Editors. Si presentano nella formazione  classica a 5 con un base ritmica storica della band con Leetch al basso pulsante e Lay alla batteria sincopata tipicamente waver  uniti ai 2 nuovi membri del gruppo alle chitarre e tastiere capitanati da quel superlativo frontman e compositore che risponde al nome di Tom Smith.

EDITORS3E’ proprio Tom anima e cuore della band che oltre alla sua potente ed inconfondiibile voce baritonale si prodiga in session al piano e tastiere oltre che alle chitarre dimostrando di essere sempre più leader e trascinatore del progetto Editors. Indimenticabile la versione unplugged di Weight che ci ha regalato con sola chitarra acustica.

Honesty magicamente introduce il lato introspettivo degli Editors ma repentinamente ci catapultiamo con Munich e  Ton of Love in quello rockeggiante che strizza l’occhio ai grandi del passato come Echo & The Bunnymen oppure con All Sparks o Lights  ad atmosfere ancora più darkeggianti alla Joy Division per intenderci.

La “fase” elettronica che li aveva visti produrre il lavoro In This Light and On This Evening” nel 2009 viene ripercorsa con brani come la titletrack oppure Bricks and Mortar Eat Raw Meat per lasciare al gran finale una versione di oltre 7 minuti  della superhit Papillon con tutta la band al massimo del furore e il pubblico che si scatena.

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Cornice di colli di Langa a Barolo per i mitici Deep Purple chi si materializzano per il Collisioni Festival in una rovente serata di Luglio. Il Collisioni è un Festival cultural musicale di grande spessore che da qualche anno sa scegliere ed ospitare grandi artisti di qualità e che forte di un territorio unico in Italia si merita un plauso anche per la sua organizzazione logistica non facile in luoghi così particolari.

Ma tant’è, la serata si preannuncia molto corposa come i grandi vini che caratterizzano il luogo e il giusto apripista scelto dai Deep Purple per scaldare il pubblico strabordante sono i The Cyborgs travolgente duo Electric Blues italianissimo che mi ha lasciato veramente stupefatto . Una miscela originale di rock blues ed electro che promette molto bene non solo per l’originalità del look ma per il caratteristico suono prodotto con soli due interpreti cyborg 0 e cyborg1.

Ma veniamo al main event  Deep Purple la leggenda dell’Hard Rock un’ istituzione musicale che non  ha bisogno di preamboli o presentazioni roboanti perché la band in questione è quella che insieme a Led Zeppeline e Black SAbbath e pochi altri,  ha creato il Movimento Rock per eccellenza che poi è sfociato in decine di sottogeneri tra cui il metal. La band  passata quasi indenne attraverso 5 decadi ha avuto svariati passaggi epocali, numerosi cambi di line up e anche se vogliamo rocamboleschi variazioni di genere, ma quello che importa, è che davanti a noi questa sera nella Pizza Rossa di Barolo questi splendidi giovanotti ancora in grandissima forma si presentano in formazione classica a 5 con Gillan voce , Glover al basso, Airey alle tastiere, Paice alla batteria e Morse alle chitarre.

5 Pezzi da 90 del rock duro, rock magmatico in continua trasformazione che sa passare da atmosfere blues a quelle progressive  da passaggi metal a riff più dark e doom alla Black SAbbath. Si inzia con alcuni brani dell’ultimo sorprendente lavoro del 2013 Now What ma tutti  aspettano i pezzoni che li hanno resi unici come la travolgente Strange Kind of Woman cantata a squarciagola non solo da Ian ma da tutto il pubblico.  I brani vengono intervallati da grandi assoli che non devono mai mancare in un concerto Hard Rock che si rispetti. Ian Paice sembra quasi distruggere l’enorme batteria , Airey alle tastiere esegue pezzi classici e con il suo hammond regalandoci brividi che corrono lungo la schiena. Morse ha il suo assolo che va a  sovrapporsi al classico imitare della voce di Gillan che sembra essere rimasta quella che ricordiamo nel suo massimo splendore dei ruggenti anni 70 .

Già alle prime note di Hush o Lazy il pubblico impazzisce di gioia ma anche brani se vogliamo meno noti come Vincent Price , All the time in the world o Perfect Strangers fanno il loro dovere . Ian e soci però sanno che l’esplosione avverrà con Smoke on The Water che per tutti è il classico indiscusso dell hard rock con quel riff semplice ma potente che almeno una volta abbiamo tutti tentato di eseguire sulle nostre chitarre . Smoke on the Water and Fire in the Sky il palco si accende la folla si infiamma ma sarà Black Night a fare da grande chiusura; la notte scura, la notte nera la notte profondo porpora è  Deep Purple .

Grandi rockers , grandi istrioni vi vogliamo sempre così . State Rock !!!
Guarda la photogallery del concerto, a cura di Marco Cometto

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Sopra le nostre teste scorgiamo  gli aerei planare lentamente  ma davanti a noi vediamo chiaramente il palco del Castello di Villafranca dove tutto è pronto per ospitare gli Arctic Monkeys . Questo è un grande evento marchiato Vivo Concerti  perché il ritorno per due date degli Arctic Monkeys  in Italia è imperdibile in un estate affollata di  musica, considerando che la scaletta  del concerto è costituita per il 60% di brani tratti da  “AM” uno dei migliori dischi alternative rock del decennio e vincitore di numerosi premi. Li ricordo qualche anno fa a Milano sul palco del Palasharp e la band di Turner e soci mi sembrò allora un grande promessa che stava sbocciando ancora nella sua giovanile fase di maturazione. Ora posso dire con certezza che gli Arctic Monkeys sono ormai una conferma di qualità sia dal punto di vista compositivo ma soprattutto da quello interpretativo dei live dove la band sa muoversi con scioltezza e la sicurezza di chi sa cosa vuole e sa come scatenare il proprio pubblico. I cinque album della loro carriera dal 2006 ad oggi sono una incredibile cavalcata di successi e passo dopo passo non mi stupirei di vederli riempire venues di sempre maggiori dimensioni per poter abbracciare un pubblico ancora più grande. L’apertura delle danze viene giustamente lasciata a Do I Wanna Know stupenda ballad alternativa e grande singolo di AM con la voce di Turner che si libra piena e potente sulla base ritmica precisa di Nick O’Malley al basso e Matt Heleders alla batteria . Il palco si illumina con l’onda sinusoidale di AM che si colora di tinte sfavillanti e gli spot si muovono a tempo rischiarando alternativamente lo stage e la folla di mani alzate nel tentativo di immortalare almeno un attimo del grande spettacolo Ma è la musica la vera protagonista con le due chitarre di Alex  e Jamie Cook che si alternano e si inseguono negli assoli mentre in background una sezione tastiere impreziosisce le sonorità della band. AM album del 2013 fornisce dunque altre hit favolose per il live come la danzereccia Snap Out of It  o la psichedelica Arabella . Si può considerare un The Best perché di singoli potenziali ce ne sono eccome e allora ci scateniamo con Knee Socks, One For the Road, Fireside. Un paio di momenti slow non potevano mancare per fermare la frenesia; I wanna Be Yours e N.1 Party Anthem con Alex in grande spolvero con la sua voce da crooner  e tutta la band che lo asseconda con le chitare slide al massimo dello splendore. E poi le grandi hit che hanno fatto conoscere gli A.M. al grande pubblico come Dancing Shoes, I bet You look on the dancefloor, 505, Crying Lightning, My Propeller, R U Mine. 90 minuti intensi da ricordare e mettere nella propria memoria musicale dei live , 90 minuti di musica di rock quella che ci fa venire i brividi e che ci fa staccare dalla routine quotidiana fERDIDAS CONCERTIONLINE.COM

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Grande serata all’Ippodromo nell’ambito del Festival Milano City Sound 2014 perché dopo alcuni anni di assenza si ripresentano sui palchi italiani i paladini del Trip Hop della Bristol Scene ovvero Massive Attack grazie anche ad un promoter come Live Nation che propone sempre musica di  spessore  e qualità.

Il progetto di Robert Del Naja e Grant Marshall ha ormai superato il ventennio di attività ma risulta sempre fresco ed innovativo come fosse il primo giorno; negli anni 90 , non dimentichiamoci, militavano nel gruppo anche altri musicisti in una sorta di collettivo tra i quali un altro  grande della musica alternativa cioè Tricky che proseguì poi la sua carriera in forma di solista.

Ma veniamo a noi cercando di descrivere  l’evento che, per chi ama la musica elettronica alternativa non può essere mai perso anche in assenza di nuovi materiali considerando che l’ultimo lavoro della band risale a circa 4 anni fa ; Heligoland.

A dire il vero un paio di tracce inedite sono state proposte all’inizio del live ma per il resto la scaletta del concerto ha sapientemente spaziato dai primi hit anni 90 della band fino alle proposte più alternative degli anni 2000.

La formazione sul palco si avvale di una nutrita presenza di session man con addirittura 2 sezioni ritmiche oltre a chitarra e basso il tutto orchestrato al centro  della scena da Robert “3D” e Grant “Daddy G“che si alternano ai vocals ai synth e agli effetti.

I Massive Attack si sono sempre avvalsi di grandi collaborazioni  sia agli strumenti che alla produzione ma soprattutto i “featuring” ai vocals sono  il loro marchio di fabbrica. E allora non poteva mancare con loro sul palco il mitico Horace Andy che con la sua voce riconoscibile tra mille e  tipicamente reggae  ha saputo dare a molti brani dei Massive un impronta e un feeling unico sia sui dischi che soprattutto dal vivo vedi le stupende  Girl I love You e  Splitting the Atom . Altra presenza carismatica molto rilevante è quella di Martina Topley Bird che ha partecipato ad alcune tracce dell’ultimo disco  e  che si prende tutta la scena anche alle tastiere per la splendida Psyche.

Melodia allo stato puro nelle 2  versioni da brividi di Safe From Arm e Teardrop fanno da contraltare al lato più dark della band che ci catapulta in un mondo da incubo nei quasi 10 minuti di Atlas Air o nelle allucinazioni di Future Proof

Lo schermo alle spalle del palco proietta sequenze di numeri , sigle  e loghi il mondo musicale senza confini di Massive Attack è capace di trasportarci su impervi sentieri musicali, la dove  sequencer e synth apocalittici si appropriano dell’etere e dove il ritmo della drum machine è un fluido continuo.

Questa è musica per palati fini  e novanta minuti di concerto non ci bastano, lasciandoci appesi ad un filo, in attesa di altre preziose gemme musicali, in attesa di altre news restiamo sintonizzati sulle frequenze Radio di Bristol .

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Arcade Fire finalmente L’approdo in Italia per un paio di date del loro Reflektor Tour 2014 che li vede girovagare instancabilmente  in lungo e in largo per l’Europa e non solo.

La suggestiva cornice del Castello Scaligero di Villafranca  è stata scelta da Vivo Concerti  per promuovere  le qualità live di  questa band canadese che ormai da anni si sta affermando come una delle più interessanti nell’ arena del Rock Alternativo.

Per la cronaca la venue è praticamente gremita il che dimostra che gli Arcade Fire dispongono già di una nutrita schiera di fans anche in Italia e  come la loro musica sia un concentrato di sensazioni e sonorità molto interessante nel panorama indie.

La scaletta del concerto si compone di una ventina di brani tutti mixati tra loro in modo molto originale come a seguire una storia e una trama ben definita supportata da un  grande schermo che proietta immagini oniriche , luoghi reali, volti e colori,  simbolismo e astrazione

Il palco è gremito perché oltre ai 6 componenti del gruppo si alternano sessions di fiati, archi, percussioni ad arricchire l’arcobaleno musicale creato dagli Arcade Fire.

L’ultimo disco Reflektor è ovviamente il più gettonato in termini di scaletta con la Titletrack che fa da apripista seguite da  versioni stupende di  Flashbulb eyes , Joan of Arc e il singolo Afterlife. Ma ovviamente non potevano mancare i pezzi forti del disco precedente ovvero Suburbs già numero 1 sia in UK che negli States che portò alla ribalta gli Arcade Fire  con brani quali The Suburbs, We Used to Wait,  Ready To Start, e The Sprawl

Regine e Richard si alternano o duettano con le loro voci a tratti malinconiche e a volte rabbiose sopra tutta la  potente macchina da guerra che gli Arcade Fire sanno mettere in campo, composta da una poderosa sezione ritmica e percussiva , da tastiere e chitarre sfolgoranti e da tutta una serie di gemme strumentali  ad impreziosire il tutto.

Grande performance degli Arcade Fire che dimostrano tutto il loro giovane talento anche dal vivo regalandoci una serie di sensazioni e di brividi musicali che solo i grandi artisti ci sanno dare.

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parov stelar full bandSerata sfavillante all’Alcatraz per l’arrivo di Parov Stelar con la sua band al gran completo, portato in Italia per un unico show da un grande promoter come Barley Arts  che sicuramente ha visto lungo nell’organizzazione di questo evento.

Sold out previsto e confermato e palco grande allestito di tutto punto con un luccicante visual fatto di schermi e piani sfalsati  sicuramente di grande impatto visivo a supporto della performance musicale di questa  grande Band di 5 elementi che Parov dirige sapientemente dall’alto della sua postazione programming.

Dare una sola definizione di  Parov Stelar  è riduttivo perché l’artista austriaco ha spaziato nella sua carriera musicale sin dal 2000, dai mixer della produzione alle consolle DJ fino alle tastiere e al programming in genere. Insomma un personaggio che ha composto e prodotto decine di Hit utilizzate in moltissime compilation di musica Club culture ma anche in alcuni  spot pubblicitari  di automotive.

Electro Swing è bello , è una musica che fa ballare che tiene il tempo del jazz e allo stesso tempo del breakbeat dove una sezione ritmica favolosa apre la strada a dei superbi solisti alla sezione fiati Tromba e Sax che si alternano in straordinari solo; la voce femminile è perfetta per questo genere e Cleo Panther interpreta la sua parte di frontwoman con disinvoltura e classe  .

In un perfetto ensemble la Full Band di Parov Stelar è capace di scatenare il pubblico in swing continuo che a tratti velocizza e diventa Ska oppure rallenta fino al downtempo . Questa è house music di classe che prende lo swing e lo reinterpreta con modernità e tecnologia senza perdere quellla nuance senza tempo che questo genere porta con se.

I suo più grandi successi vengono snocciolati da Shine a Coco da Love a Catgroove , e poi Keep on Dancing, la stupenda Jimmy’s gang, Night in Torino, Chambermaid Swing e in esclusiva per la serata alcuni brani del nuovo Ep Clap Your Hand previsto per Maggio .

Una serata perfetta dove la musica swing si incorona regina incontrastata del ritmo dove la club culture vive una straordinaria performance  con una band vera che suona che canta che balla che regala  il Groove perfetto l’electro swing assoluto di Parov Stelar !!!

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Si ringrazia la Barley Arts per l’invito.

WMW1 WMW2Inizio dicendo che è senza ombra di dubbio uno dei  migliori concerti ai quali abbia assistito negli ultimi 5 anni e credo di poter condividere questo feeling confortato anche dalla calorosa accoglienza che il pubblico ha riservato a questo stravagante trio danese .

Il termine stravagante veste stretto agli WhoMadeWho perché la loro musica come  i loro concerti sono un melting pot di esperienze musicali dove potrai ritrovarti ad un party dance punk e contemporaneamente  ascoltare una sofisticata armonia indie rock  il tutto inzuppato da una indefinibile vena di synth pop sofisticato.

Per chi non li conoscesse  i WMW sono attivi dal 2003 con  5 album alle spalle; band composta  da tre “elementi” che definire bizzarri e originali è molto limitativo. Jeppe Kjellberg alle voci chitarre e programming, Tomas  Barford alla batteria e produzione e Tomas Hoffding al basso e alle vocals.

La loro presenza scenica è senza dubbio accattivante al di là degli improbabili costumi di scena e seppur limitati da un palco riescono a muoversi nelle tre dimensioni sino a scendere varie volte dallo stage ,  attivando una linea di comunicazione privilegiata con il pubblico .

La band ha due frontman eccezionali Jeppe e Tomas ; due voci straordinarie che passano da toni tenebrosi a falsetti strepitosi ; due attori protagonisti che si muovono sulla scena come veterani di tante battaglie. In secondo piano un travolgente drummer che scandisce ritmi che passano dai 4/4 di radio cassa dritta a sincopate trame industriali.

Originali sì ma senza forzature, 90 minuti volati ascoltando e ballando alcune tra le migliore tracce tra le quali The Sun, Inside World , Every Minute Alone fino al travolgente  finale di Satisfaction .

Lasciatemi concludere affermando che gli WhoMadeWho, e gli stessi promoter di GodzillaMarket. considerata la rovente  accoglienza del pubblico milanese non possano non considerare di promuovere ulteriori date anche in altre città e che una band così speciale possa ritagliarsi uno spazio ben preciso in un mercato musicale  superaffollato di proposte  modeste e ripetitive.

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ROXD664 ROX2648Pop Alternativi per definizione e attitudine i Maxïmo Park approdano al nostro caro vecchio Tunnel come unica esibizione italiana del Too Much Informaion Tour,  che li vede girovagare instancabilmente con il loro Pullmann in lungo e in largo per l’Europa.

Un grazie a Vivo Concerti per averceli portati “in time” proprio dopo l’uscita del quinto disco in studio che arriva a soli due anni dall’acclamato “The National Health“.

I Maxïmo Park rappresentano una realtà molto interessante della scena Brit perché  sin dal primo disco A Certain Trigger anno 2005, hanno dimostrato di saper miscelare con sapienza molte sonorità e soprattutto di mantenere una vena “Alternative” mai pomposa e presupponente con una leggerezza pop che forse solo loro sanno interpretare.

Bisogna dire che molto del successo ottenuto soprattutto nella terra di albione è dovuto al carismatico leader e cantante Paul Smith che interpreta a perfezione la sua parte di frontman trascinando il resto della band nei live e nelle apparizioni pubbliche. Paul con la sua teatralità istrionica “interpreta” le canzoni come delle  autentiche scene,  fa uscire il feeling e il mood dei Maxïmo Park e anche le hit meno famose si illuminano di luce propria.

E così il concerto degli MPR preceduti dai nostri ottimi His Clancyness inizia verso le 22 con Paul che si presenta in un completino grigio, cappello nero  sulle 23 e calzini rosso sgargiante con i 4 componenti del gruppo nella classica formazione con sezione ritmica composta da  Archis  al basso e Tom alla batteria più Lukas alle tastiere e Duncan alla chitarra.

E’ lui che si agita sul palco è lui che stringe le mani e carica il suo pubblico è lui che segue il copione artistico della band è lui nel bene e nel male l’immagine dei Maxïmo Park.  I 4 devo dire che sanno fare il loro mestiere ma certamente è Paul che fa fare il salto di qualità alla band catalizzatore di tutta la scena e la scaletta del concerto intelligentemente spizzica qua e là in tutti e 5 i dischi della band .

Risentire il rock energico di Apply Some Pressure  o l’ipnotica Hips and Lips è decisamente intrigante con Paul che sfrutta il piccolo spazio sul palco del Tunnel come se fosse una platea di 20 metri. Leave this Island presa dall’ultimo lavoro è una perla luminescente con un cuore pulsante a 80 bpm che il pubblico conosce e canta “I Stand Up for You”  e poi cambia ritmo aumentando la velocità e le pulsazioni fino all’epico finale .Brain Cells con il synth e la drum machine protagonisti e poi  con Drinking Martinis dimostrano il lato più melodico ed imprevedibile  degli MPR,  entrambe   due potenziali hit singles del nuovo lavoro.

Excursus geniali come Books from Boxes e Our Velocity fanno capire che i nostri sanno fare Rock in tutte le sfaccettature The Kids are Sick Again e Cloud of Mistery ci riportano a quel Quicken the Earth del 2009 che segnò un importante punto di arrivo per la band.

90 minuti di ottima musica regalati dai Maxïmo Park valgono tanto oro quanto pesano, una bella serata che si deve concludere  indossando la T shirt ufficiale del tour . Stay Alt Rock !!

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Erano almeno tre anni che i Primal Scream non calcavano i palcoscenici Italiani e per questo comeback il mitico binomio Vivo Concerti- Alcatraz doveva essere la giusta cornice per la performance della band scozzese capitanata da Bobby Gillespie .

Oltre tre decenni di musica che li hanno visti passare con grande agilità da sonorità rock e rock blues a quelle  elettroniche , dub e tecno giusto per non farsi mancare nulla, in un repertorio sconfinato fatto anche di molte hit di successo.
Insomma i Primal hanno dimostrato di saper cambiare, (non solo formazione) , di essere imprevedibili come una giornata di Marzo e di aver voglia ancora oggi di stupire i propri fans ogni qualvolta tornano in studio a comporre musica e live a suonarla .
Il concerto è forse il modo migliore per immergersi nello sfaccettato mondo Primal Scream e il lato più Rock e “Alternative Blues” è quello che emerge prepotente ed inconfondibilmente unico al calar delle luci della ribalta.

Bobby è l’anima storica del gruppo sempre in forma con la voce unica riconoscibile tra mille, con le sue movenze leggiadre e suadenti  trascinante presenza capace di portare il pubblico sulla sua lunghezza d’onda supportato dalla band composta da 2 guitarmen, un’ amazzone bassista, tastiere e ritmica.
Il disco nuovo More Light dato alle stampe quest’estate è protagonista per almeno un terzo della scaletta dei Primal ed è proprio “2013” a far da apripista della serata. E poi ancora Hit Void, splendida Goodbye Johnnie,  Invisible City, Culturecide fino al grande singolo estivo It’s alright It’s Ok arricchito da una piccola cover medley di “Oh Happy Days”.

Il lato oscuro Primal viene evocato dalle sirene e luci strobo che aprono una straordinaria versione di Swastika Eyes che per 5 minuti fanno sobbalzare l’audience seguita da Shoot Speed/Kill Light   anche lei tratta da quel disco capolovoro uscito nel 2000 intitolato Xtrmntr che ha forse marcato indelebilmente il periodo più creativo dei Primal Scream.
Si pesca anche dal passato perché il pubblico ha fame di sano rock’n roll e Rocks e Country Girl sono perfette per far ballare e saltare.
Una piccola perla opalescente arriva sulle note di “Walking with the beast” con Bob assolutamente ispirato capace di trascinarci in un viaggio musicale che non ha confini, originale e unico.
Richiamati sul palco dopo 90 minuti tirati di grande musica  i Primal ci sorprendono ancora con una versione allucinogena di “Higher than the sun”; più in alto del sole, psichedelia pura, luce incandescente, fluido musicale che entra in circolo.

A cura di fERDIDAS

Photogallery del concerto (Ph Marco Cometto)

E se vie siete gustati il concerto non c’è modo migliore per continuare ad assaporare i Primal Scream con questa ricetta ideata e dedicata a loro da RicetteRock.com

Insalata di Quinoa, Carote e Fagiolini alla Primal Scream

 

 

 

Nella notte del ritorno all’ora “illegale” le lancette non tornano indietro di una sola ora ma vorticosamente scorrono in un flashback pluridecennale rievocando voci tenebrose, ritmi ipnotici e atmosfere dark electro che ci trascinano in una vorticosa spirale di tenebra e rock. Riecheggiano echi di dark wave nel piccolo Club Arci Tambourine a Seregno con una serata in Concert + Dj set finale dove la musica oscura che viene da lontano sa trasformarsi in un sound moderno, mai banale, alternative, out of the pop .
Eh allora sul palco si materializzano prima gli Starcontrol tre giovani di grande impatto visivo con ciuffi wave e una grande voglia di suonare e farci sentire cosa sanno fare, senza esagerare, senza “tirarsela” e senza voler strafare.

Davide alla voce, Laura al basso e Moreno alla chitarra e programming con un pugno di canzoni fanno intravvedere una grande forza e una vena compositiva che spazia dal sound primi New Order fino ad echi di Sisters of Mercy . E’ bello sentire pezzi come “ A Dream” o “Persian Carpet” e vedere che tutta l’inconsapevolezza giovanile degli Starcontrol produca un sound così bello e nuovo con le radici che affondano nel passato.
E veniamo al main event della serata la Reginetta Dark Electro Tying Tiffany , presenza scenica carismatica, oscura ed inquietante con una voce dai toni altissimi supportata dal fido chitarrista-programming e dal nuovo selvaggio percussionista.

Tying Tiffany ha percorso nella sua giovane carriera tutte le strade della musica dark electro con echi punk e new wave che hanno sicuramente maggior appeal in altri territori europei (Germania ad esempio) dove questa musica ha notevole seguito e una schiera di produzioni di alto livello.
Ma noi fidi paladini di questo alternative sound sin dai suoi albori siamo pronti ad applaudire T-Tiffany ad acclamarla, ad urlare insieme a lei le sue canzoni e a complimentarci con lei al termine della intensa performance.

In attesa di un nuovo lavoro in studio riascoltiamo con piacere molti brani degli ultimi due dischi Dark Days , White Nights e Peoples temple e ritmicamente passiamo da 3 Circle, a Miracle, Show me What You Got fino a Drownin e She Never Dies in un apoteosi ritmica affascinante.
La serata termina in bellezza con il Dj Set tematico con Numa Echos e 3 Immaginary Boys a rievocare la tenebrosa notte dark che tutto avvolge e tutto travolge.

Live report a cura di fERDIDAS