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Live at Tunnel

ROX343EE’ arrivato in Italia per due concerti Lloyd Cole, il cantautore british che nei mitici anni 80 spopolò con il suo gruppo allora chiamato The Commotions. A Milano, organizzato dal Promoter DNA Concerti, il Tunnel mitico Club dove sono passati svariati artisti, si presenta con un palco scarno,  privo di strumenti con un semplice leggio, qualche faretto basic, ed un microfono cosa che ci fa pensare ad un live unplugged del nostro Lloyd.

Ed infatti poco dopo si materializzano solo due chitarre elettrificate che confermano che Cole sarà solo on stage in compagnia della sua ancor straordinaria voce e della sua fidata chitarra . Forse per qualcuno è una delusione non trovarsi di fronte un gruppo di supporto ma sin da subito la delusione si trasformerà prima in stupore in applausi poi, ed in ovazione nel finale con due stupendi encore .

Lloyd Cole sta percorrendo l’Europa per presentare il nuovissimo album, Standards, uscito a giugno e accolto con stupore ed entusiasmo dai media e definito da lui stesso più bello del mitico album d’esordio “Rattlesnakes” che portò ad uno sfolgorante successo il nostro eroe nel lontano 1984.

Certo vederlo in questa versione “limited” e ricordarlo di fronte a platee di dimensioni decisamente maggiori fa venire un po’ di nostalgia ma Lloyd Cole ci fa capire che la musica e l’entusiasmo degli albori è ancora vivo e il fuoco della passione brucia come nel suo primo singolo di successo “Forest Fire”

Cole sale sul palco ed inizia con alcuni dei suoi pezzi più famosi come Perfect Skin  o Charlotte Street tratti da Rattlesnakes e subito il pubblico capisce che la voce di Lloyd è immutata e che la sua chitarra arpeggia armoniosamente versioni unplugged delle sue stupende canzoni.

Brividi percorrono il nostro corpo nell’ascoltare Are you Ready To Be Heartbroken e cantando insieme a lui Four Flights Up, Cut Me down, Brand New Friend,  una domanda mi si fissa nella mente :  Come mai tutto lo sfolgorante successo iniziale sia rapidamente svanito nonostante che Lloyd sia tutt’ora uno straordinario compositore ed interprete ?

La risposta non ce l’ho ma so che il mondo del Music Business è voluttuosamente vorace  e divora velocemente le carriere di molti artisti, che in alcuni casi, magari dopo svariati anni ritornano, per fortuna dico io.

E così succede che Standards preceduto un paio d’anni fà da un’altra preziosa gemma come Broken Records, sia realmente un piccolo capolavoro e le stesse versioni eseguite dal vivo unplugged sono belle quanto quelle incise su cd da Lloyd Cole insieme ad un pugno di musicisti di grande spessore incluso suo figlio Will.

Fra tutte Myrtle and Rose , California Earthquake e Period Piece già le canticchiamo mentre Lloyd le esegue sul palco e questo è un segno che la sua capacità compositiva è rimasta inalterata nel tempo.

Lo aspetto alla fine del concerto e gli stringo la mano, chiedo la sua firma sul nuovo CD e gli dico “bentornato Lloyd” continua a regalarci Emotions and Commotions.

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john legend in concerto in Italia a luglioL’Enfant prodige del soul moderno John Legend si rituffa  in una serie di Live nella calda estate DI and GI e lo spazio estivo City Sound fa da cornice ideale a questo artista dalle straordinarie doti.

John, ha sin da piccolo, costruito il suo talento cantando e suonando il pianoforte nei concerti gospel prima, e poi via via in club sempre più gremiti ed importanti arrivando poco più che  ventenne a pubblicare un primo disco di grande impatto dove soul jazz ed R&B si fondono in modo perfetto. Solo Session Vol.1

Fu però sul finire del 2004 che con Ordinary People, Legend sbaragliò le classifiche di mezzo mondo conquistando il pubblico con  la sua incredibile voce.

Non solo ma Legend è in grado si suonare il pianoforte con una naturalezza incredibile e i suoi assolo sanno incantare il pubblico trascinandolo in un vortice di emozioni; prova  tangibile una versione unplugged da brividi di Dancing in the Dark del mitico Boss

John, supportato da una ottima band e da due vocalist silhouette, sublima la sua voce con quell’ inconfondibile timbro soul, caldo e avvolgente performando le sue hit più famose come Save Room, Used To Love U, P.D.A alternandole con alcuni nuovi brani del disco in uscita a Settembre .

Legend regala al suo pubblico un’ora e mezza di passione Soul , R&B  e funk e dimostra la grande credibilità che solo i talenti hanno nel loro DNA musicale .

“I’m John Legend and this is my music for you , Grazie Milano” .

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Si ringrazia D’Alessandro e Galli per l’invito.

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The Nationale fotoRiportare The National dopo due anni dall’ultima apparizione nel Bel Paese è stata una gran bella operazione garantita da DNA Concerti, considerando inoltre che le due date di Roma e Milano sono capitate proprio un mesetto dopo l’uscita del nuovo lavoro “Trouble Will Find Me”

Il quintettov Alternative a stelle e strisce proveniente da quella lontana terra targata USA Ohio ma “resident” ormai nella Grande Mela,  si sta guadagnando un nutrito seguito anche da noi e tra una canzone e l’altra del concerto Matt Berninger ricorda con un pizzico di nostalgia i tempi non lontani nei quali calcavano piccoli stage di  città di provincia.

Ma tant’è, i tempi sono cambiati per The National, e il loro palco si è ormai decisamente ingrandito per contenere sia i 5 componenti della band oltre a due ottimi polistrumentisti, che schermi giganti ai lati e un impianto audio decisamente potente e ben calibrato.

Credo che i The National sprigionino live tanta energia, quasi inaspettata considerando il mood introspettivo della band, ed in ogni caso  molta di più di altre rock band alternative considerate più effervescenti.

Il marchio di fabbrica di The National è rendere alternative e moderna la tradizione rock d’autore  e country tipicamente americana grazie a due elementi caratterizzanti inconfondibili all’ascolto;  il primo,  l’emozionante voce baritonale di Matt e il secondo la macchina ritmica di Bryan Devendorf che alla batteria scandisce i tempi come uno sferragliante treno a velocità variabile.

Il suono chitarristico garantito dei gemelli Dessner  più Scott al basso, unita alla preziosa sezione fiati/tastiere, forniscono il tappeto sonoro sui cui distendere la magnifica voce di Berninger che anche nel live conferma le  sue straordinarie sfumature timbriche vocali dai toni medio bassi alternati a rabbiosi acuti adrenalinici.

L’accuratezza della performance di quasi 2 ore è impreziosita non solo dalle gemme estratte dai 7 Album del gruppo ma anche da versioni di canzoni meno conosciute ma altrettanto emozionanti che The National hanno saputo comporre in poco più di 10 anni di carriera.

Naturalmente gli ultimi due album sono i più gettonati e brani come Blodbuzz Ohio, Terrible Love e Sorrow tratti da High Violet vengono inframezzati dagli ultimi capolavori quali Don’t Swallow the Cap , Demons e I need My Girl. Non mancano i back in the days come la rabbiosa Squalor Victoria la struggente Fake Empire, e  la poetica Secret Meeting.

La parte finale del concerto riserva tante sorprese per il pubblico appassionato dei fan dei The National, Matt tolta la sua aurea da serio professore universitario si getta cantando tra il pubblico festante e stupefatto di poter vedere toccare, baciare il proprio idolo.

Concludono degnamente tre magnifici encore e la perla finale da brividi con tutto il gruppo riunito insieme al pubblico a cantare una versione acustica di Vanderlyle Crybaby Geeks .

La musica sa dare grandi emozioni e i The National hanno uno speciale talento nell’esprimerli in musica.

Qui la Photogallery del live.

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GD3  Il grande freddo di una stravagante giornata di fine Maggio non ferma la calata del popolo Punk a gremire la grande area concerti di Rho e l’evento, grazie a LiveNation, è davvero imperdibile “Green Day in Concerto”.

Crestati variopinti tinteggiano già nel pomeriggio la zona sotto il palco , jeans stracciati e snikers vissute si mescolano tra loro in un tripudio di allegria e voglia di musica , musica che unisce musica che rapisce, rock suonato, cantato e ballato.

Back in the days;  Green Day il trio USA di Berkeley composto da Billie Joe Armstrong  chitarra e voce, Mike Dirnt basso e seconda voce e Tre Cool batteria che sostituì Al Sobrante nel 1990, nasce sul finire degli eighties, un decennio dopo la grande rivoluzione Punk 77 dalla quale ha tratto linfa vitale per il proprio percorso musicale, oltre due lustri di musica rock che come un onda ha avuto le sue creste e le sue fragorose ricadute . E non sarebbe una vera storia rock scandita da 3 apici folgoranti, straordinari momenti di energia e creatività inframezzati da momenti di pausa più o meno lunghi :GD10

¡UNO!  Siamo nel 1994 esce un disco straordinario intitolato Dookie , che vince il premio come miglior Alternative Album , contenente pezzi capolavoro come Basket Case, Welcome to Paradise e She.

¡DOS!  Il  grande ritorno nel 2004 è “American Idiot , la prima rock opera della band, un disco che mette tutti d’accordo pubblico e critica e che come Dookie influenzerà il decennio successivo della musica Rock . Alcuni pezzi capolavoro come Boulevard of Broken Dreams, Wake me Up When September Ends sono epici ed indimenticabili.

¡TRÉ!  Dopo lo straordinario Grammy conquistato nel 2009 con 21st Century Breakdown è’ il 2012 l’anno magico,  psicocosmico momento creativo della trilogia ¡UNO! – ¡DOS! – ¡TRÉ!, con pezzi che entrano di diritto nel top ten Green Day di sempre  come  Oh Love e Stray Heart.

Torniamo alla cronaca Il ritorno ai concerti vera prova del fuoco, con la lunga tournè Mondiale che li porta anche in Italia con 4 date le due già consumate a Milano e Trieste e le altre due la prima settimana di Giugno a Roma e Bologna.

Testimone per Concertionline assisto al Come Back  del Punk Rock e l’intro puntuale alle ore 21 è Blizkrieg Bop  l’omaggio ai Ramones la Punk Band  che ha sempre ispirato i Green Day; poi una spruzzata di Morricone con relativo tricolore a materializzarsi sul palco e via alle danze con il trio in gran forma supportato da un secondo chitarrista e tastiere.

Il pubblico in visibilio, la condivisione della passione , Billie Joe è scatenato interagisce con il suo pubblico con momenti suggestivi dove una fan sale sul palco a ballare, un chitarrista improvvisato imbraccia la chitarra e suona il riff insieme alla band e con lo stupore di tutti la chitarra alla fine diventa sua, sì avete capito bene regalata ! E ancora una singer presa dal pubblico sale on stage e duetta con Billie e Mike come nei sogni più belli di tutti i fan del rock.

I nostri eroi sono animali da palcoscenico e per ben due ore inclusi una manciata di encore snocciolano tutto il loro repertorio inclusi brani a richiesta tipo juke box o medley incredibili di icone rock come AC/DC, Rolling e Beatles.

Basta schiacciare il bottone e i Green Day sprigionano musica , calore umano e voglia di vivere , adrenalina rock  e se qualcuno pensava che il Punk fosse morto si dovrà ricredere suo malgrado.

Punk is not dead , Punk is alive and kicking.

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brmc2Tre anni di attesa sia per il nuovo disco che per il loro ritorno sui palchi italiani, hanno creato un’atmosfera di grande pathos per la Rock Band di San Francisco California e certamente sullo stage dei Magazzini Generali Milano lo si percepiva nell’aria , tra il grande pubblico che gremiva il Club.

Dunque l’occasione è davvero irripetibile per ascoltare le nuove tracce di “Specter At The Feast”  incluso il travolgente singolo “Let The Day Begin”  oltre alle grandi hit targate BRMC che hanno certamente segnato questo ultimo decennio nel variegato mondo del nuovo rock XXI Century.

Robert Levon Been dichiara di aver profuso il massimo sforzo, insieme agli altri 2 membri, nella produzione del disco e che senza l’aiuto e il supporto dei tanti fans della band probabilmente  non avrebbe visto neanche la luce.

I Black Rebel Motorcycle Club hanno percorso sin dal 2000 le strade polverose del rock’n roll  Blues, Indie psichedelico e Alternative, sulle quali hanno certamente lasciato le tracce indelebili del loro passaggio, ritagliandosi uno spazio di seguito e di rispetto nell’affollatissima arena rock.

Preceduti da una breve gig dei supporter “Transfer”,  il terzetto dei BRMC entra in scena con i 2 membri fondatori Robert Turner e Peter Hayes insieme alla batterista Leah Shapiro che si unì a loro già nel penultimo disco.

Massimo rispetto per questa “machine gun” ritmica che indubbiamente introduce nuova linfa al gruppo sostenendo con grande maestria le performance chitarristiche del duo Robert/Peter i quali si dividono equamente i compiti di frontman alternandosi alla lead vocal .

Lo sanno tutti ; tre è il numero perfetto del rock’n’roll perché non c’è niente di meglio che ascoltare basso chitarra e batteria suonati come si deve !  Robert arpeggia il basso in tutti i modi possibili , producendosi in un guazzabuglio di accordi e bass line sorprendenti , Peter suona la chitarra elettrica lasciando ai distorsori il compito di tracciare imprevedibili armonie e assoli e Leah scandisce il tempo come un metronomo perfetto.

La scaletta è assemblata con molte tracce del nuovo disco;  subito  4 brani, l’ipnotica “Fire Walker” , “Let The day begin” , Rival e Hate the Taste proseguendo con l’indimenticabile acid Blues di “Beat The Devil’s Tattoo” virando energeticamente alla Punk Song Whatever happened to My Rock’n’Roll e non può mancare un classico come “Stop” e poi ancora Love Burns e una versione acustica di Lullaby  con Robert solo sul palco.

Interazioni minimaliste e show act di quasi due ore dove i BRMC hanno riversato e concentrato realmente  tutte le loro energie e talenti  sugli strumenti, sul rock’n’roll quello suonato con passione ed energia, lasciando solo alla musica il compito di comunicare e parlare alla propria gente.

http://www.youtube.com/watch?v=IaNkRBV3dUM

Whatever happened to My Rock’n’Roll

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Nella frizzante serata di inizio Marzo si respira aria di grande evento nell’avvicinamento all’Alcatraz . Decine di ambulanti con tee-shirt , parcheggi introvabili ed infine il cartello di “Sold Out”,  confermano che la fama di Sir Bob Cornelius Rifo si sta propagando oltre il mondo dei Club.

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Entrando scorgo un grande allestimento sul “Big Stage”  e già un nugolo di fan danzanti si sta scaldando con la musica del dj set pre- live in attesa dell’arrivo di The Bloody Beetroots.

Intanto diciamo che il progetto di Sir Bob poliedrico produttore Italiano di nascita, ma artista internazionale a tutto tondo,  spicca per originalità sia per la parte artistica che nella parper quella musicale.  Oltre 2 milioni di copie vendute con il disco di debutto “Romborama” oltre a svariati singoli, video  e remix  stanno a testimoniare che qui si fa sul serio e che forse il motto “Italians do it better” è assolutamente valido anche in campo musicale !

Il concerto si compone di una sorta di Set mysterion  capitanato da Sir Bob più 2 performer della Death Crew 77 mascherati a celarne l’identità per creare visivamente uno stage dal grande impatto.

Il Sound di Sir Bob Cornelius Rifo è energia pura , magma che fuoriesce da  un vulcano in piena eruzione creativa ; immaginate l’energia e l’immediatezza del punk  quello vero degli albori (anno 1977)  unita alla musica Dance Elettronica, spruzzate classicheggianti miscelate a dubstep groove , dissonanze eclettiche ,  Sir Bob può urlare dietro un microfono imbracciando una chitarra in distorsione e passare agilmente a suonare il suo pianoforte .

Tutta l’adrenalina che cercate  nella musica contemporanea è qui dentro magnifica Rocksteady , conturbante Domino,  metronomica  Warp 1.9 ….. I love The Bloody Beetroots  , Sir Bob you are outstanding !; se vi siete persi il concerto aspettate il nuovo disco in arrivo, magari riascoltando un centinaio di volte Romborama !

http://www.youtube.com/watch?v=UQJJCcp-2jU

Official Video Cornelius The Bloody Beetroots

 

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Tutto esaurito ai Magazzini Generali per il ritorno in concerto dei Two Door Cinema Club, trio Nord Irish composto dai tre baldi  Alex, Sam e Kevin.TDCC2

Sound chitarristico estremamente accattivante, unito ad un grande vocalist, fanno dei TDCC un astro nascente nel panorama assai affollato dell’ Alternative Pop e devo constatare che proprio nel live i tre ragazzi hanno una resa decisamente superiore alle tracce da studio.

Sul palco i TDCC sprigionano tutta la loro fresca energia come una sferzata di vento sulle scogliere Irlandesi e il pubblico apprezza , intonando ritornelli, ondeggiando a ritmo e pogando come un’onda che si infrange sotto lo stage.

Due dischi all’attivo “Tourist History” del 2010 e il più recente “Beacon” del 2012 compongono la scaletta del concerto che è ben costruito sia musicalmente che artisticamente.

Sullo stage si scorge un rack con  ben 6 chitarre e 3 bassi elettrici che vengono imbracciati a turno dai nostri tre, facendoci capire quanta cura venga riservata alla giusta sfumatura cromatica dei suoni, siano essi prodotti a 6  o 4 corde. Drumming potente e preciso che ci accompagna in modo costante in tutta la performance, trascina il pubblico sulle note di “Sleep Alone” o di “What You Know”  fino alla superfast “Undercover Martyn” . Momento molto intenso funkydream con  “World is Watching”  o il sincopato electro “This is the Life”  che ci porta in ambiti più intimisti e di atmosfera per arrivare alla chiusura della performance in poco meno di 90 intessissimi minuti .

I Two Door Cinema club hanno le idee chiare , sanno dove vogliono arrivare , sentono che la strada intrappresa è quella giusta perchè hanno deciso che questo è il loro futuro, abbandonando la concreta e cadenzata vita universitaria, per percorrere quella più imprevedibile, forse effimera  ma ricca di fascinazione rappresentata dalla carriera artistica.

Stay Tune sulle onde della TDCC Radio e grazie a Vivo Concerti per averceli proposti !

http://www.youtube.com/watch?v=VTuJuok5QK4

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P_BANKS1 “The Base” Paul Banks Official Video

Sentire il frontman degli Interpol in veste “solista” mi incuriosiva a priori e forse è  soprattutto in un live dove si riesce ad apprezzare se,  quanto prodotto in studio funziona veramente al di là delle vendite che forniscono solo freddi dati statistici .

Banks è un artista di indubbia capacità , vocalist molto potente che negli album di interpoliana memoria (5) mi ha fatto sempre pensare a  paragoni con il mito di Ian Curtis.

A tratti baritonale a volte più acuta la voce di Paul ha saputo  suscitare profonde emozioni nella sua  originale veste di leader degli Interpol  e forse la simbiosi compositiva  che insieme ai  suoi compagni ha saputo generare , ho avuto la netta sensazione che non sempre  riesca ad estrinsecarsi nel suo progetto unilaterale .

Ma tant’è; dunque,  la domanda che sorge spontanea è:  perché sentire la necessità di produrre dischi da solo quando Interpol inteso come gruppo ha sempre funzionato e rappresenta un fulgido esempio di rock alternativo ?

La risposta alquanto ovvia che tutti gli artisti darebbero è che al di fuori del proprio gruppo si possono percorrere strade diverse, realizzare nuove idee, cavalcare  sonorità alternative e via discorrendo in un elenco praticamente infinito di motivazioni validissime senza contare tutti gli aspetti caratteriali e di leadership delle singole componenti musicali.

La sensazione di incompiuta  percepita dalle tracce ascoltate nei due dischi di Paul (Il primo con lo pseudonimo Julian Plenti) si è confermata anche dal vivo in una fredda serata di Febbraio al mitico Tunnel di Milano.

Accompagnato da 3 discreti sessionman  al basso/tastiere, batteria e una buona chitarra solista, Paul snocciola la sua ventina di composizioni in modo impeccabile tecnicamente ma prive secondo me della verve compositiva che gli riconosciamo negli Interpol . Le sonorità poi sono di fatto molto simili a quelle prodotte nella sua compagnia abituale con suoni solo leggermente più smussati  che fluiscono in ballad elettriche che non sprigionano mai la scintilla che in un live tutti si aspettano .

Il tono si alza solo un po’ quando “The Base” e “Young Again “ risuonano i loro refrain  e anche le ottime “Skyscraper” e “Games for Days” tratte dal primo lavoro si lasciano ascoltare piacevolmente.

Si termina con un paio di encore che il pubblico timidamente chiede al nostro Paul ed è in quel momento che ripenso all’ultimo stupendo concerto degli Interpol  e ritorno alla mia domanda inziale; perché fare da solo ciò che puoi condividere con altri e la Musica per definirsi tale deve avere un corpo e un’anima.

La prima è Interpol e la seconda è Paul , inscindibili per definizione.

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La “mezcla” di generi è ciò che ti aspetti da un concerto della band di Tuscon Arizona; Burns e Convertino costituiscono l’anima dei Calexico e sono abili nel contornarsi da straordinari polistrumentisti, che li supportano nella “Sarabande” di suoni e ritmi .

L’Alcatraz di Milano li ospita ancora una volta e fa centro perché il pubblico è numeroso e soprattutto caliente al punto giusto. La band sfodera subito un grande affiatamento, sostenuta dalla precisa base ritmica di Convertino e dalla classica voce “Country feel” di Joy Burns; fiati, vibrafono, Slide Guitar, contrabbasso , fisarmonica si alternano in un susseguirsi di brani davvero trascinante. L’ultimo disco Algiers fa da leit motif al concerto ma sono frequenti le riproposizioni di brani che hanno segnato una carriera che si sta avvicinando agli onorati 20 anni.

Il country si fonde con il latin rock, echi Morriconiani si tingono di “Alternative” in un Caleidoscopio Calexichiano di grande impatto e allora tutti a ballare e cantare “Guero Canelo”,  “Sonic Wind”, “Inspiracion”,Puerto” e “No te Vajas” per 2 ore di grande musica .

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