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concerti a Bologna

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La band di Doug Martsch arriverà nel nostro Paese per celebrare il ventesimo anniversario di "Keep it like a secret"

Quando uscì, nel 1999, “Keep It Like A Secret” arrivò come un pugno in faccia a una generazione di adolescenti e post adolescenti americani: era un disco vivido, colorato, ricco di sfumature e subito divenne uno dei capisaldi di quello che poi sarebbe diventato l’indie rock. Un instant classic in pratica.

Sono passati esattamente 20 anni da quel 1999 e Doug Martsch e soci, ovvero i Built to Spill, sono pronti a celebrare questo incredibile anniversario con un tour, il “Keep It Like A Secret 20th Anniversary Tour”, dove risuoneranno per intero e in ordine di setlist quel disco storico, aggiungendoci ovviamente altri classici della loro carriera.

La buona notizia per i fan italiani è che anche il nostro Paese sarà toccato dal tour con tre imperdibili tappe:

24 maggio 2019 – Locomotiv Club – Bologna 

25 maggio 2019 – Largo Venue – Roma

26 maggio 2019 – Circolo ARCI Ohibò – Milano

Prevendite aperte da venerdì 28 settembre qui: http://bit.ly/BTS_KeepItLikeaSecret20

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Jack Tatum riporta il suo progetto nel nostro Paese per tre live imperdibili a Milano, Roma e Bologna.

Sono appena tornati in scena con il nuovo album “Indigo” i Wild Nothing e subito ecco che sono state anche annunciate le date italiane che riporteranno Jack Tatum e soci nel nostro Paese a marzo 2019.

“Indigo” ha segnato il ritorno dei Wild Nothing a distanza di due anni dall’ultimo lavoro del gruppo, “Life in pause” e segna l’approdo dei Wild Nothing a sonorità che ammiccano ai Fleetwood Mac e ai Roxy Music.

Questi i dettagli per le date italiane, con i biglietti che sono già disponibili dal 12 settembre scorso:

7 marzo 2019 – Circolo Santeria – Milano

8 marzo 2019 – Monk Club – Roma

9 marzo 2019 – Covo Club – Bologna

Il primo singolo estratto da “Indigo” è stato “Letting go”, che potete ascoltare di seguito:

 

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Il Raise Vibration Tour di Lenny Kravitz farà tappa anche in Italia nel 2019 per due concerti: sono stati annunciati gli appuntamenti di Milano (Mediolanum Forum, 11 maggio) e Bologna (Unipol Arena, 12 maggio). La pre-sale dei biglietti è già aperta e lo rimarrà fino a domani, mercoledì 19 settembre, data in cui aprirà anche la vendita tramite il circuito ufficiale Ticketone, sia online che nei punti vendita convenzionati, a prezzi variabili compresi tra i 46 e i 90 euro a seconda della location e del posto prescelti.

‘Raise Vibration’ è l’undicesimo album del rocker, ed è stato rilasciato lo scorso 7 settembre a quattro anni di distanza dal precedente, ‘Strut‘. Al momento Lenny Kravitz è impegnato a suonare negli Stati Uniti, mentre la tranche europea del tour promozionale connesso alla sua uscita discografica partirà il prossimo 27 aprile, e si protrarrà per circa un mese e mezzo tra Svizzera, Francia, Belgio e molti altri paesi.

Lenny Kravitz – Le date del tour europeo – Raise Vibration Tour 2019

27 aprile – Lubiana, Stozice Arena
3 maggio – Skopje, VIP Arena Sports Center Boris Trajkovski
4 maggio – Sofia, Arena Armeec
6 maggio – Cluj-Napoca, Sala Polivalenta
8 maggio – Lodz, Atlas Arena
11 maggio – Milano, Mediolanum Forum
12 maggio – Casalecchio di Reno, Unipol Arena
14 maggio – Ginevra, Arena De Geneve
16 maggio – Lione, Halle Tony Garnier
17 maggio – Nizza, Palais Nikaia
19 maggio – Tolosa, Toulouse Zenith Metropole
20 maggio – Nantes, Zenith Nantes Metropole
22 maggio – Mannheim, SAP Arena
24 maggio – Hannover, Radio NDR2 Festival
5 giugno – Parigi, AccorHotel Arena
6 giugno – Bruxelles, Palais 12

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Dopo il recente sold-out registrato a Torino sul palco del ToDays Festival, gli Editors si preparano a tornare in Italia in autunno e sono attesi per il 29 novembre 2018 a Bologna sul palco del Paladozza.
Tom Smith e soci, durante il loro prossimo live nel nostro paese, proporranno tutti i brani di maggiori successo che hanno rilasciato dagli inizi ad oggi, compresi quelli estratti dall’ultimo lavoro di studio che porta la loro firma, ovvero ‘Violence‘, uscito lo scorso marzo.

Gli Editors hanno iniziato a suonare insieme nel 2003 e nel corso degli ultimi 15 anni hanno saputo imporsi sulla scena internazionale grazie al carisma del loro leader e alla pubblicazione di una serie di brani apprezzati da pubblico e critica. Il loro primo album, ‘The Black Room‘, ha visto la luce nel 2005, mentre negli anni successivi, oltre ad un parziale cambio di formazione, sono arrivati ‘An End Has A Start’, ‘In This Light And On This Evening‘ e ‘The Weight of Your Love‘. Attualmente i membri degli Editors sono Tom Smith, Russell Leetch ed Ed Lay, affiancati da Justin Lockey ed Elliott Williams.

Le prevendite dei biglietti per l’evento bolognese sono già disponibili presso i circuiti di prevendita autorizzati.

Editors – Unica data autunnale 2018

29 novembre, Bologna – Paladozza
Prezzo biglietti 25/30/35 euro + d.p.
Apertura porte ore 18.30 – Inizio concerti ore 20.00

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L’icona rock Ozzy Osbourne si appresta a festeggiare 50 anni di attività con uno storico tour, che sarà l’ultimo della sua longeva carriera. L’artista, infatti, ha annunciato una serie di date europee che lo vedranno esibirsi sui palchi di numerose città nei prossimi mesi, compresa una tappa italiana fissata per il 1° marzo 2019 sul palco dell’Unipol Arena di Bologna.

Il ‘No more tours 2‘ (il cui nome è stato ripreso dal No More Tours del 1992) vedrà anche i Judas Priest nelle vesti di special guest e partirà dall’Irlanda a gennaio 2019, passando poi per Gran Bretagna, Germania, Svezia, Svizzera e Spagna. Il live si preannuncia un evento memorabile con protagonista colui il quale – dopo aver conquistato un posto nella ambita Rock & Roll Hall of Fame, venduto oltre 100 milioni di dischi e vinto numerosi Grammy Awards – sarà accompagnato dai suoi collaboratori più stretti, ovvero Zakk Wylde (chitarra), Blasko (basso), Tommy Clufetos (batteria) e Adam Wakeman (tastiere).

Recentemente passato dall’Italia per l’edizione 2018 del Firenze Rocks, Ozzy Osbourne ha dichiarato di considerare questo suo ultimo tour come una grande celebrazione per i suoi fan e per tutti coloro che hanno amato la sua musica nel corso di queste ultime cinque decadi (sia come solista che come frontman dei Black Sabbath).
I biglietti per l’unica tappa italiana di mr Ozzy Osbourne saranno in vendita a partire dal prossimo 7 settembre presso i circuiti di prevendita autorizzati (e in anteprima dal 5 settembre in esclusiva per gli iscritti al circuito My Live Nation).

Ozzy Osbourne – No more tours 2 – Unica data italiana
1 marzo 2019, Bologna @Unipol Arena

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Nel 2019 anche il pubblico italiano avrà modo di vedere lo show dei Twenty One Pilots dal vivo: la band, infatti, dopo essere stata protagonista di tantissimi concerti sparsi per il mondo, ha annunciato un’unica tappa nel nostro paese che si terrà il 21 febbraio 2019 sul palco della Unipol Arena di Bologna.

La data è stata annunciata nell’ambito del fortunato THE BANDITØ TØUR, portato avanti in concomitanza con l’uscita dei nuovi singoli ‘Jumpsuit‘ e ‘Nico and the Niners‘. I due brani anticipano il lavoro che verrà rilasciato il prossimo 5 ottobre, intitolato ‘Trench’, seguito dell’acclamato ‘Blurryface‘, datato 2015.
Il duo ha commentato così l’intensa attività live che sta portando avanti: “..ancora oggi i live sono fondamentali per noi, vorremmo che ogni data del tour fosse migliore della precedente. La nostra musica mescola tante cose diverse che ci piacciono, frullate e rimasticate a modo nostro: è un insieme di ignoranza, istinto, e intenzione, ricerca”.
I biglietti per l’evento sono già disponibili in prevendita presso i circuiti autorizzati. Di seguito i dettagli sui prezzi:

Twenty One Pilots – Unica data italiana 2019

21 febbraio – Bologna, Unipol Arena

Biglietti

Parterre 50,00 € + d.p.
Tribuna Ovest numerata 55,00 € + d.p.
Tribuna Est numerata 55,00 € + d.p.
Tribuna Sud numerata 45,00 € + d.p.

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Florence and The Machine

Florence Welch tornerà in Italia con i suoi Florence + The Machine per due date consecutive nel 2019: i due live sono stati fissati per il 17 marzo all’Unipol Arena di Bologna e per il 18 al Pala Alpitour di Torino.
Apprezzata da molti non solo per le sue doti canore ma anche per la sua presenza scenica e per le sue capacità di scrittura, Florence proporrà al pubblico i vecchi successi e i brani tratti dalla sua quarta fatica discografica pubblicata ieri, 29 giugno 2018: High As Hope.

Il disco – il primo coprodotto dalla stessa Florence con Emile Haynie e realizzato tra Londra, Los Angeles e New York – è stato anticipato dal singolo radiofonico ‘Hunger‘, che l’artista ha spiegato così:
Questa canzone racconta come cerchiamo l’amore in posti dove probabilmente non dovremmo farlo e di come per sentirci meno soli a volte finiamo ancora più isolati. Credo di essermi messa più a nudo ed essermi resa più vulnerabile in questa canzone per incoraggiare i rapporti, perché forse ci sono molte più persone che si sentono in questo modo anche se lo ammettono con difficoltà“.

Entrambi i concerti italiani vedranno come opening act gli Young Fathers. Di seguito riportiamo le informazioni sui tagliandi per accedere ai live. Nel prezzo dei biglietti di entrambi gli show – disponibili in prevendita da martedì 3 luglio – è incluso 1€ di charity: la somma verrà devoluta in beneficienza a Medici senza frontiere.

Florence + The Machine, nuovo tour: date italiane 2019

17 marzo, Bologna – Unipol Arena
Prezzo biglietti:

PIT 55,00€ + d.p.
PARTERRE 43,00€ + d.p.
TRIBUNA OVEST NUMERATA: 52,00€ + d.p.
TRIBUNA EST NUMERATA: 52,00 € + d.p.
TRIBUNA SUD NUMERATA: 43,00€ + d.p.

18 marzo, Torino – Pala Alpitour
Prezzo biglietti:

PARTERRE: 45,00€ + d.p.
PRIMO ANELLO NUMERATO: 52,00€ + d.p.
SECONDO ANELLO LATERALE NUMERATO: 43,00€ + d.p.
SECONDO ANELLO FRONTALE NUMERATO: 37,00€ + d.p.

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Il BOtanique è diventato ormai uno degli appuntamenti cult dell’estate bolognese, capace di offrire live di altissimo livello nell’incantevole cornice dei giardini di Via Filippo Re: quest’anno, uno degli appuntamenti di punta era certamente la data dei The Dream Syndicate, band cult della scena rock psichedelica statunitense, riunitasi nel 2012 dopo lo scioglimento del 1988.

Guidati dal sempre carismatico Steve Wynn alle 21,15 sono saliti sul palco di fronte al folto pubblico bolognese (che già aveva dimostrato il suo amore per la band a novembre scorso mandando sold out il Locomotiv Club) e hanno iniziato a spettinare letteralmente i presenti: da “The side I’ll never show” fino a “Like Mary”, passando per “Filter me through you” e “Burn” la band californiana non ha fatto mancare i suoi successi di ieri e dell’ultimo lavoro datato 2017 (“How did I find myself here?”), dimostrando una forma invidiabile e una qualità sonora altissima: le lunghe suite strumentali che caratterizzano il sound dei Dream Syndicate sono ancora capaci di far sognare tutti, dai vecchi fan a chi invece ha scoperto la band solo con l’ultimo disco.

Vecchie e nuove generazioni si sono ritrovate sottopalco a chiudere gli occhi e continuare il bellissimo sogno a cui Steve Wynn e soci (Dennis Duck – batteria; Mark Walton – basso; Jason Victor – chitarra e voce) hanno nuovamente dato vita dal 2012, un sogno che non deve più interrompersi: la classe e la vitalità di questi signori sul palco ha pochi eguali nel mondo del rock, lo dimostrano nel bis “Still holding on to you” e “Boston”, brani assolutamente senza tempo.

Quello che ci trasmettono è la gioia di suonare, senza finte pose, sempre col sorriso e cercando anzi il contatto col pubblico, anche al termine dello show, ringraziando loro per essere venuti a sentirli: anche questo significa essere delle leggende.

THE DREAM SYNDICATE – Setlist@BOtanique (25/06/2018)

The side I’ll never show

The circle

80 West

Armed with an empty gun

Like Mary

Out of my head

Filter me through you

Burn

Forest of the trees

How did I find myself here?

That’s what you always say

The days of wine and roses

Glide

Tell me when it’s over

 

Now I ride alone

Still holding on to you

Boston

Dal 25 giugno sarà di nuovo in Italia per 5 imperdibili appuntamenti una delle band seminali per la storia del rock "made in USA", i Dream Syndicate, guidati da Steve Wynn, con cui abbiamo parlato della reunion della band e dei loro progetti futuri.

Fin dal 1981, anno in cui si sono originariamente formati, i Dream Syndicate sono stati gli alfieri principali del cosiddetto “Paisley Underground”, la scena rock statunitense losangelina che faceva della psichedelia, una psichedelia che ammiccava al punk, il suo marchio di fabbrica: sono così diventati, grazie a dischi come “The days of wine and roses” o “Medicine show”, un gruppo seminale per il rock mondiale.
Scioltisi nel 1988, fino a 10 anni fa ipotizzare una reunion sembrava impossibile, ma poi, nel 2012, Steve Wynn, mente e anima della band, sorprende tutti e, dopo una comunque fruttuosa carriera solista, decide che è il momento di riportare in scena i Dream Syndicate.
Tornata sulle scene, nel 2017 la band californiana ha addirittura inciso un nuovo disco, “How did I find myself here?”, che ha portato in giro in un fortunatissimo tour anche italiano lo scorso novembre (costellato di sold out).
A fine mese torneranno di nuovo nel nostro Paese per cinque imperdibili date. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Steve Wynn per farci raccontare il ritorno in scena dei Dream Syndicate e cosa prevede il loro futuro.

Ciao Steve, innanzitutto grazie del tuo tempo: dunque, nel 2012, dopo ben 24 anni, decidi che è il momento di riportare in scena i Dream Syndicate, cosa ti ha spinto a farlo?

“Ciao, ma guarda per quei 24 anni siamo comunque sempre rimasti amici e in contatto con Dennis, Mark, Karl e Paul, anche se non suonavamo più insieme, poi nel 2012 ci siamo detti, con Dennis e Mark (Duck e Walton, batteria e basso, ndr) perchè non provarci? Ho contattato anche Karl e Paul (Precoda e Cutler, chitarristi della band, ndr) ma mi hanno detto che per loro non era più il momento per tornare con la band, così ho coinvolto Joe Victor, che già suonava con me nei miei tour solisti ed eccoci qua”.

Hai dichiarato più volte che “How did I find myself here?” è direttamente influenzato dal vostro primo album, “The days of wine and roses”, quali sono i maggiori punti di contatto?

“Il suono, credo che sia rimasta intatta quell’urgenza di fare psichedelia in un certo modo, siamo un gruppo rock e quello è rimasto intatto, anzi adesso sappiamo bene chi siamo, siamo più convinti e più sicuri di noi stessi e di ciò che ci piace”

Credi che la tua carriera solista abbia in qualche modo influenzato il nuovo lavoro dei Dream Syndicate?

“Sicuramente sì, tutto ciò che facciamo ci spinge a migliorarci, ad essere musicisti migliori e a fare tutto per il meglio, evolvendoci, quindi certamente l’esperienza che mi ha portato anche la carriera solista si riflette su questo disco, così come per gli altri le esperienze musicali che hanno fatto in questi quasi 30 anni.”

Qual è il legame, se c’è, che lega i brani di “How did I find myself here?”

“Bella domanda, credo che anche qui si tratti del suono, sono brani che sentiamo nostri, fatti in un certo modo: siamo una band che fa rock psichedelico e ci piace farlo così, dopo più di 30 anni e questi brani sono solidi, sono esattamente ciò che sono i Dream Syndicate, si deve solo chiudere gli occhi e sognare.”

Tra circa un paio di settimane sarete di nuovo in Italia dopo i sold out di novembre scorso: vi aspettavate una simile accoglienza dopo il vostro ritorno?

“Ci speravamo, ma tutto questo va oltre le nostre più rosee aspettative. La cosa che mi ha colpito è che forse non ci sono tutti i nostri vecchi fan a vederci adesso, ma si sono aggiunte nuove generazioni, gente che ha conosciuto i Dream Syndicate con questo disco e magari ignora i precedenti.
Quello che vogliamo fare noi, è farli sognare con la nostra musica, come abbiamo sempre cercato di fare.”

Quali sono i progetti nel futuro dei Dream Syndicate?

“Sicuramente la band va avanti, siamo già proiettati nel futuro: a luglio entreremo in studio per registrare le nuove canzoni per un nuovo album, non so come saranno, ma la nostra idea è di portare avanti il nostro suono, di cui siamo sempre più consapevoli.”

Queste le cinque date italiane dei Dream Syndicate nel dettaglio:

25 giugno – Bologna – BOtanique
26 giugno – Sestri Levante (GE) – Mojotic Festival
27 giugno – Gardone Riviera (BS) – Anfiteatro del Vittoriale
28 giugno – Roma – Monk
29 giugno – Avellino – Auditorium Conservatorio Cimarosa

Il punk non è (ancora) morto: lo hanno riportato in vita cinque ragazzi di South London che si fanno chiamare semplicemente “Vergogna”, che però in inglese suona meglio: il grido “Shame, Shame, Shame!” è assolutamente uno stilema punk e loro sono punk fino al midollo.

Rispondono ai nomi di Eddie Green, Charlie Forbes, Josh Finerty, Sean Coyle-Smith e Charlie Steen e quello che hanno portato in scena al Covo Club di Bologna (stracolmo per l’occasione) nella loro unica data italiana è un concentrato di energia assolutamente fuori controllo: si tratta di cinque animali da palcoscenico, con Eddie Green perfettamente a suo agio nel ruolo di agitatore di folle, tra stage diving, provocazioni e una voglia smisurata di cercare il contatto con il pubblico, il che lo porta ad essere mezzo nudo e sudato già dopo pochi brani.

Gli Shame portano in scena praticamente per intero il loro disco d’esordio “Songs of Praise”, uscito a gennaio per Dead Oceans e che già si prospetta come uno degli esordi dell’anno e lo arricchiscono addirittura con un inedito: quello che colpisce del live è che si tratta di una gigantesca e scalmanata festa, in cui i cinque sul palco si divertono da matti e non fanno altro che divertire il pubblico, con cui l’empatia è istantanea.

Il Covo Club, luogo estremamente raccolto, aiuta a dare ancora più epicità alla cosa: Eddie è spesso in balia del pubblico che lo trasporta da una parte all’altra della sala fino a riportarlo sul palco.

Si suda, si canta, non si riesce a star fermi un secondo: insomma, gli Shame si rivelano, già all’esordio, una grandissima live band.

E chissà che il fatto di aver suonato la prima data italiana al Covo non gli porti fortuna, come già fu per un’altra band, quella volta scozzese, nel 2004: rispondevano al nome di Franz Ferdinand.

I presupposti ed il talento ci sono tutti.

P.S. Menzione d’obbligo per gli ottimi R.V.G. (Romy Vager Group, dal nome della cantante), sonorità shoegaze e un cantato rabbioso e spesso urlato direttamente dall’Australia. Da scoprire.

Data unica ieri sera al Locomotiv Club di Bologna per Meg Remy, alias U.S. Girls, che porta in tour il suo ultimo album "A Poem Unlimited"

U.S. Girls photogrphed in New York City

Meg Remy sembra una creatura aliena, la osservi sul palco e la trovi algida, austera eppure bellissima, rabbiosa eppure stranamente in cerca di dolcezza: il live di U.S. Girls, moniker dietro cui Meg si nasconde, si può perfettamente riassumere proprio nell’aggettivo “magnetico”.

E’ un live in cui non si riesce mai a staccare gli occhi dal suo viso, dal suo modo di muoversi, dagli accenti della sua voce: coadiuvata dagli straordinari The Cosmic Range, Meg è completamente padrona della scena, si muove con classe, eleganza e, più che cantare, sembra quasi declamare i brani, dandogli di volta in volta sfumature nuove, facendo passare senza filtro messaggi importanti.

Da “Velvet 4 sale” a “The Island song”, da “Sororal Feelings” a “Pearly days” quelli di Meg sono piccoli gioielli, inni che incitano e fanno riflettere: in lei si ritrova quello spirito combattivo e straniante che faceva parte anche di Amy Winehouse, in una versione meno maledetta ma più “jazzy”.

Sembra di assistere a un live di un’orchestra, ma non un’orchestra qualsiasi, un’orchestra popolare, sporca eppure perfetta, che sa mescolarsi col popolo e farlo ballare.

E poi, oltre alla musica, c’è l’immagine inquieta di Meg, i suoi occhi di ghiaccio che penetrano ogni singolo spettatore e fanno sì che le sue parole risuonino ancora di più.

Quello di U.S. Girls è un concerto da film, mi sono chiesto mentre ero lì cosa ne avrebbero detto registi come David Lynch o Ken Loach, diversissimi per immaginario eppure accomunati nell’anima della Remy, che si conferma con questo ultimo disco, “A poem unlimited” e questo successivo straordinario tour, un’artista a 360 gradi.

Noi che eravamo al Locomotiv di Bologna per la sua unica data italiana ne siamo rimasti catturati, affascinati, totalmente avvolti. E la sua stella è destinata a diventare ancora più luminosa. Garantito.

Roger Waters, semplicemente leggendario, regala ad un'Unipol Arena stracolma, tantissimi grandi classici dei Pink Floyd in un live che non è un semplice concerto, ma un trattato filosofico-politico sulla vita e il mondo che ci circonda.

INDIO, CA - OCTOBER 09: Musician Roger Waters performs during Desert Trip at The Empire Polo Club on October 9, 2016 in Indio, California. (Photo by Kevin Mazur/Getty Images for Desert Trip)

Ieri era il 25 aprile 2018, una data che per noi italiani ha sempre un’importanza del tutto a sè stante e mi viene in mente adesso che ho ascoltato la più lucida ricostruzione artistica e politica degli ultimi 30 anni, forse di più, portata in scena da uno dei pochi (forse l’unico) rimasti che si possa definire artista a tutto tondo: un signore di 75 anni che ha ancora la capacità di creare e dare vita ad un immaginario non solo sonoro, ma anche visivo, che non ha eguali al mondo, sfruttando sì un repertorio unico, ma sapendolo anche contestualizzare come non mai.

Quel signore risponde al nome di Roger Waters ed è probabilmente, ancor oggi, il compositore rock più influente al mondo.

Fisicamente in formissima, maglietta e pantalone neri, Roger accarezza e graffia il suo basso (e successivamente la chitarra) come una bella donna, in una simbiosi che è sia fisica che spirituale, un rapporto completo: coadiuvato da una band straordinaria, in cui spicca Jonathan Wilson (cui tocca il compito ingrato di eseguire le parti vocali di Gilmour sui brani dei Pink Floyd) ci fa immergere, fin dalle prime note di “Breathe”, in un mondo che è il suo, ma che è anche il nostro, in cui la guerra è perennemente alle porte (i rumori di droni ed elicotteri sono una costante per tutto il live) e l’unica speranza per non permettere ai potenti (e la spettrale e minacciosa figura del “maiale” Trump è ben presente nello show) di fare ciò che vogliono di questo pianeta è ribellarsi.

Waters è un capo-popolo, un aedo che canta le sue stesse gesta, capace di risvegliare le coscienze con la sola forza di quattro accordi (“One of these days”, “Us and Them“); viene spesso da domandarsi se noi, il pubblico, la gente, sia alla sua altezza, sia in grado di rispondere a questa chiamata così pressante ed essenziale. Saremo in grado di fare breccia nel muro, non solo metaforico (di nuovo Trump è un pensiero fisso), che ci fa credere di essere ciascuno perfetto e ci ha fatto perdere la capacità di dialogare con gli altri? Waters fa ballare sul palco i bambini bolognesi su “Another brick in the wall“, con delle magliette con su scritto “Resist“.

Questa semplice parola, in un giorno come il 25 aprile, assume ancora maggiore valenza: Resistere. Bisogna resistere, resistere alla violenza, resistere alla manipolazione, resistere alla voglia di chiudersi in se stessi, resistere alla distruzione, morale e fisica, delle nostre città, dei paesaggi e di noi stessi. Resistere all’omologazione. E restare umani, frase che Waters ripete più volte dal palco, prendendola ben più che in prestito da Vittorio Arrigoni, attivista italiano che fu ucciso a Gaza nel 2011 mentre lottava contro quella che definiva “la pulizia etnica effettuata dallo stato di Israele contro i palestinesi”.

Basta un attimo di distrazione e si fa presto a diventare “Pigs“, come quelli da cui dobbiamo guardarci (inquietante la scena di Waters con la maschera da maiale che beve champagne, oscuro e ancora una volta capace di farsi largo nell’immaginario del pubblico), si fa presto a farsi conquistare dai soldi (inevitabile e monolitica “Money” arriva a sferzarci).

Quella di Waters è una corsa a perdifiato, una lezione di vita, un trattato filosofico e politico sottoforma di concerto, che si conclude con l’oscuro manifesto di “Eclipse”:

“Non c’è un lato scuro nella luna, in realtà. Di fatto è tutto oscuro”

Da quella oscurità spunta però l’arcobaleno, che illumina l’Unipol Arena. C’è ancora speranza. Waters ce la dà dopo aver minato le nostre certezze: è lui a mettersi in testa al nostro plotone e a guidare la riscossa, lui a mostrarci che con l’amore, la dolcezza, la comprensione e una buona dose di intelligenza, possiamo uscire da quest’epoca di oscurantismo. Parte “Mother“, siamo noi i suoi bambini, i “bambini” di questo signore, questa leggenda di 75 anni che dedica il brano alla madre scomparsa da tempo e che, novello Diogene di Sinope (non a caso detto il Cinico…e non si negherà a Waters una certa dose di cinismo) canta per due ore una cosa semplicissima, “Cerco l’uomo”. Waters cerca gli uomini, vuole noi, vuole che prendiamo in mano il nostro destino…saremo in grado di farlo o resteremo per sempre “piacevolmente insensibili”?

Lui scende dal palco, viene a stringerci le mani: in fondo, pur essendo un mito, è un uomo, è uno di noi. E’ quello che si è messo davanti alla folla e che ci ha scosso, che ha parato i colpi e anzi li ha restituiti: con poesia, amore, forza.

Roger Waters è l’Arte. Quello che salverà il mondo.

“Breathe, breathe in the air
don’t be afraid to care
leave but don’t leave me
look around, choose your own ground
For long you live and high you fly
and smiles you’ll give and tears you’ll cry
and all your touch and all you see
is all your life will ever be.” (Breathe – Pink Floyd)

ROGER WATERS Setlist @ Unipol Arena (25/04/2018)

Speak to Me / Breathe
One of These Days
Time
Breathe (Reprise)
The Great Gig in the Sky
Welcome to the Machine
Deja Vù
The Last Refugee
Picture That
Wish You Were Here
The Happiest Days of Our Lives
Another Brick in the Wall Part 2
Another Brick in the Wall Part 3

Set 2:

Dogs
Pigs (Three Different Ones)
Money
Us and Them
Smell the Roses
Brain Damage
Eclipse

Encore:

Mother
Comfortably Numb