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Biko

Serata perfetta musicalmente parlando, quella andata in scena venerdì 7 Aprile al Biko per l’esibizione di Sinkane insieme alla sua band, che arriva per la prima volta in Italia grazie anche alla fattiva promozione di Ja.La Media Activities.

Dietro al nome d’arte di Sinkane si cela Ahmed Gallab musicista e songwriter americano dalle mille sfaccettature che certamente trae linfa vitale dalle sue radici africane e che dopo aver militato in svariate band tra cui Yeasayer  e Caribou ha deciso un 5 anni orsono di intraprendere un percorso musicale in proprio.

Possiamo affermare che i risultati ottenuti sono notevoli e dopo tre dischi all’attivo e svariate collaborazioni tra cui anche un cameo sull’ultimo disco di Jovanotti, Sinkane è riuscito in un perscorso assolutamente interessante, a fondere tante anime musicali a cominciare da un soul/pop orecchiabile ma mai banale con una ritmica che a volte galleggia sulle onde del reggae ed in alcune occasioni rieccheggia invece la tribalità della sua terra di orgine.

Il palco del Biko seppur non grandissimo riesce ad ospitare tutta la band che prevede una sezione ritmica con basso e batteria, una chitarra solista, una vocalist per i cori e uno spazio per tastiere ed effetti con al centro dello stage il talentuoso Mr Sinkane, voce unica nel suo genere con un falsetto strepitoso che imbraccia la sua inseparabile chitarra elettrica

Bisogna dire che i musicisti che lo accompagnano dimostrano grande professionalità e affiatamento contribuendo in modo importante alla riuscita del concerto che per più di un’ora ha fatto ballare , cantare il pubblico accorso al Biko.

Abbiamo potuto ascoltare molte delle sue hit che hanno avuto anche dei passaggi radiofonici su emitenti di genere e che si fanno apprezzare per la loro freschezza e per la loro ricchezza di sfumature cominciando proprio dai due singoli (Telephone e U’Huh) tratti dall’ultimo lavoro uscito in Febbraio di quest’anno intitolato Life & Livin’ It. Telephone è un soul esplosivo ritmato e danzereccio dove tutta la band produce un suono strepitoso facendo dimenticare l’assenza dei fiati che invece sono presenti nella versione su disco. U’Huh è un afro beat da  ballare al tramonto sulla spiaggia con  i cori prodotti da tutti i componenti e la chitarra di Sinkane che più Funky non si può .

 

Il battito di mani ritmato accompagna l’incedere di How We Be, e sempre tratta dal penultimo lavoro,  Hold Tight con un giro di basso killer riempie di vibrazioni positive l’aria.

Proprio da Mean Love uscito nel 2014 grande disco contenente tutte tracce ad alto potenziale , abbiamo ascoltato inoltre anche le stupende Galley Boys, New Name e anche il Raggae Soul di Young Trouble.

Vanno menzionate anche stupende versioni di brani tratti dal nuovo lavoro quali Deadweight e la caraibica Favorite Song dove si apprezza il gusto retrò di una musica da ballo suonata dal vivo dalla band .

Sinkane è una promessa mantenuta , un artista completo che addirittura in uno dei brani lascia il microfono al suo batterista che a sua volta gli cede bacchette e sgabello dietro le percussioni per trascinare la band in un vorticoso ritmo reggae portandoci la dove il ritmo incontra la melodia.

 

 

 

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Dopo aver militato con Yeasayer, Caribou, Of Montreal, Eleanor Friedberger e Born Ruffians, membro e music director della super band The Atomic Bomb Band, ha conquistato l’intero globo con il suo progetto solista soul-funky-jazz ; Venerdì 07.04 sarà sul palco del Biko Milano, Mr Sinkane.

Voce straordinaria e unica nel suo genere si preannuncia un grande concerto dove potremo ascoltare il nuovo disco uscito a Febbraio di quest’anno  Life & Livin’ It e molti dei suoi successi internazionali.

Ecco il link su FB dell’evento:

https://www.facebook.com/events/924978994306353/

 

 

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In arrivo per una serie di 5 imperdibili concerti in Italia la band Jazz Rock capitanata dal frontman dei dEUS Tom Barman che si cimenta in qualcosa di più di un side project perchè la musica jazz declinata in tutte le sue possibilità dai TaxiWars è qualcosa di unico e assolutamente da ascoltare anche per i non adepti del genere .

La band è composta da tre straordinari musicisti che assecondano la grande voce di Barman in un susseguirsi di improvvisazioni e variazioni musicali che travalicano i limiti del genere puro, aprendosi ad un pubblico poternzialmente più vasto. Già due dischi nel loro carniere che saranno protagosnisti nella serata del primo di Marzo al Biko di Milano. Altre date in varie città sono in programma per i TaxiWars già dal 28 Febbraio  che vi consigliamo di verificare sul sito del Promoter Ponderosa Music&Art al seguente link:

http://ponderosa.it/artists/107/taxiwars

 

 

Per quanto possa sembrare una via bizzarra, può capitare che per riappacificarsi con la purezza naïf del rock si possa anche passare dalle strade tortuose dell’elettronica. Quella in questione che compie il miracolo appartiene ai Suuns, band di Montreal che con il recente Hold/Still giunge al suo terzo album in studio (da considerare a parte c’è il disco in collaborazione con i Jerusalem in My Heart dell’anno scorso). I Suuns sono una band ibrida e la loro elettronica è ben lontana dall’essere fredda e impersonale proprio perché suonata con tutti gli strumenti del rock.
In un groviglio di cavi e pedaliere, i quattro prendono posto sul palchetto del Biko che a malapena li contiene. Si alzano le luci, a illuminare il loro nome scritto a caratteri gonfiabili sullo sfondo, e si parte.
Ben Shemie è il leader carismatico che riesce a catalizzare gli sguardi dei presenti, dal primo all’ultimo. Liam O’Neill alla batteria, Max Henry al basso e synth e Joseph Yarmush alla seconda chitarra fanno altrettanto.
Il loro è un approccio pienamente fisico che non può non chiamare il totale coinvolgimento del pubblico (compreso il bambino in prima fila che non smette di far ondeggiare la testa). Non serve setlist, non si parla di canzoni ma di un flusso unico e ininterrotto: suono che prima sfiora poi assorbe fino a fagocitare totalmente.
La voce di Shemie è il filo rosso che lega i vari cambi d’atmosfera sonora: aliena e in uno stato di tensione perenne, grazie alla ripetizione di poche e precise parole diventa essa stessa uno strumento, parte integrante del rumore. Persino la chitarra a un certo viene cambiata e diventa trasparente come se vedere gli strumenti non servisse.
Eppure nel buio, si riesce a scorgere tutti: Il corpo di Shemie, si muove sinuoso, il batterista picchia forte e senza sosta, il tastierista guarda il muro e gira su se stesso, Yarmush ha il volto completamente coperto dai lunghi capelli. Belli anche da vedere, insomma e, cosa più importante, tutti musicisti non improvvisati.
E’ come se, prendendo in prestito i passaggi di stato, durante il live dei Suuns si riesca a evitare lo stato liquido preferendo la sublimazione immediata, nonostante il genere che fanno lo richiederebbe.
Uno degli apici si ha durante l’esecuzione di Resistence, uno dei brani più emblematici dell’ultimo lavoro che condensa a pieno l’essenza della band: minimale, categorica, futuristica.
Il continuo avvicinare le chitarre agli amplificatori non è un vezzo ma un gesto necessario per creare quei suoni distorti per loro fondamentali. Instument, Translate e 2020 (dal secondo lavoro Images Du Futur) sono solo alcune delle tappe che il percorso di tenebre pulsanti che la band canadese regala sul palco.
Escono e poi rientrano per il bis, salutano e ringraziano tra i fischi (di approvazione). Alla prossima.

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Se leggendo il suo nome pensate a Malcom X non sbagliate. Se ascoltando i suoi album precedenti (“The Revolution…And The Day After” -2015- e “Sounds of Yesteryear” – 2016) pensate a Isaac Hayes, Jay Dee o A Tribe Called Quest, nemmeno.

Charles X è losangelino di nascita, vive in Francia, ma nelle sue vene scorre contaminazione di soul, hip hop, funk e jazz, dall’era d’oro della Motown alle ribellioni attiviste anni Sessata, fino ad arrivare al grande rap anni ’90. Non a caso il suo suo terzo album è intitolato Peace, in uscita a gennaio 2017 e anticipato dal singolo “Wind” ft. Georgia Anne Muldrow, che è solo una delle tante collaborazioni.
Curiosi di sentire di che sound sono fatte le nuove 12 tracce?

Domani sera, 4 novembre, Charles X sarà al Biko di Milano per presentarle.

Prima e dopo il concerto, ci sarà il dj set di Steve Dub ft. Luca Dimoon.

Teoricamente si tratta del tour per la presentazione del nuovo disco, Aladdin, colonna sonora del suo visionario film tutto cartapesta e magia, ma con Adam Green non si può mai sapere.
E infatti le canzoni a tema sono poche e del film (proiettato prima dell’inizio del concerto) ci sono lo sfondo del palco, i costumi dei musicisti, il capellino sulla sua testa.
La scelta del piccolo Biko come location è perfetta e sembra di essere nel salotto di casa in cui ti senti libero di bere, dire stronzate e rotolarti sul tappeto.
L’intro Fix My Blues è effettivamente la canzone che apre anche il film, poi subito roba vecchia come Bluebirds, Bunny Ranch e We’re Not Supposed To Be Lovers. Ciao milanesi (e non ciao Milano per una volta) che poi diventa ciao paesanos, tormentone della serata assieme alla riproposizione n volte di Kokomo.
Adam Green è Adam Green, cercare di spiegare cosa questo significhi con altre parole non rende meglio l’idea. Sul palco si agita come il pesciolino disegnato di un cartone animato e batte il cinque al suo pubblico almeno tre volte a canzone. Dopo neanche tre brani si è già buttato per uno stage diving, fa alzare le mani ed esegue canzoni su richiesta. Sorride, e se fosse per lui lo show durerebbe anche sei ore. C’è chi dice che vorrebbe adottarlo, chi essere nella sua testa. Poi a spiegarlo meglio arriva sul palco l’amico del cuore Francesco Mandelli che suona la chitarra in Party Line: una persona meravigliosa, dice, e grandi abbracci sinceri.
Il talento innato dell’enfant prodige un po’ scoppiato, il bambino strano che tutti fissano di cui ha ancora l’espressione, le droghe con cui si è divertito, le esperienze di ogni tipo che da più di quindici anni ormai continuano a nutrirne esistenza, canzoni, quadri e film. I wanna be a hippie / But I forgot how to love, canta da solo con la sua chitarra un attimo prima che torni la band alle sue spalle (Who’s Got The Crack, brano dei Moldy Peaches, primo indimenticabile progetto assieme a Kimya Dawson).
La natura è quella del clown con tutto il bello che il ruolo porta con sé: Adam Green vomita immagini, senza sosta, sputa colori, fa nascere mondi che non esistono partendo dall’unico che abbiamo. Per farlo usa la sua persona come filtro, senza filtri. Tu lo guardi e hai un po’ l’impressione di aver sbagliato tutto nella vita.
Quando su richiesta esegue I Wanna Die e il pubblico all’unisono pronuncia sicuro le parole I want to chose to die / And be buried with a rubik’s cube, sembra perplesso e anche un po’ spaventato da tanta convinzione; non sia mai che qualcuno lo pensi per davvero. Di certo non lui che da tutta e per tutta la vita ha deciso di giocare, con la musica e non solo.
Si prosegue con hit come Friends of Mine, Drugs e la sempre amata Jessica, fino ad arrivare al finale della festa, con il brano che chiude il film, con tanto di balletto (Interested in Music) che sfuma in Dance With Me.
Adam Green è il cazzone che sembra fare tutto a caso e invece no (i concerti possono sembrare una lunga improvvisazione ma la scaletta è seguita alla perfezione). Lo scappato di casa che avrebbe potuto fare una brutta fine e invece no. È il fratellone che ti presta l’appartamento e ti regala la festa un giorno e poi volendo quello dopo e il giorno dopo ancora.
E infatti l’Aladdin tour continua, con la data di questa sera al Covo Club.

Da segnalare l’ottima band che lo accompagna che non un semplice supporto ma un gruppo con vita propria: i Coming Soon. Francesi, in attività da una decina d’anni, talmente bravi che si prendono lo spazio per due loro brani a metà concerto. Psichedelici quanto basta anche loro quindi perfettamente à l’aise nell’accompagnare Green. Dopo il concerto ci hanno promesso che torneranno in Italia, e non sarebbe male.

SETLIST:
Fix My Blues
Bluebirds
Bunny Ranch
Novotel
We’re Not Supposed To Be Lovers
Me From Far Away
Buddy Bradley
Gemstones
Tropical Island
Nature of The Clown
Emily
No Legs
I Wanna Die
Never Lift a Finger
Cigarette Burn Forever
Carolina
Drugs
Morning After Midnight
Jessica
Here I am
Interested In Music
Dance With Me


[Report – Laura Antonioli    Photo – Francesca Di Vaio]

Magnifica serata al Biko per il concerto dei Parquet Courts che come da pronostico hanno confermato la loro verve e capacità di coinvolgimento del nutrito pubblico accorso in loro onore.

Il giovane quartetto di NY ha dimostrato se ancora ce ne fosse bisogno di essere una delle realtà più fresche della nuova ondata Indie Rock Newyorkese, che affonda le radici negli anni ottanta e novanta, traendo linfa vitale ed ispirazione da gloriosi campioni come Talking Heads , Devo e Cake.

Il garage rock energico dei PQ è declinato in una forma apparentemente semplice fatta di 2 chitarre (Andrew Savage e Austin Brown ) che si dividono equamente anche il compito di vocalist, e la classica sezione ritmica composta dal basso di Sean Yeaton e dalla batteria di Max Savage.

I Parquet Courts hanno alle spalle una giovane carriera che li ha già portati agli onori della critica con una prolifica produzione di  cinque dischi in studio, circa uno all’anno, e una lunghissima serie di acclamati live .

Una ventina i brani eseguiti ieri sera in una sequenza senza soluzione soluzione di continuità che ha pescato equamente da tutti i loro dischi privilegiando ovviamente l’ultimo lavoro Human Performance datato Aprile 2016 . 3d7f0f9d

L’inizio è travolgente con Ducking and Dodging e i due singoli Dust e Human Performance dove si ha la netta sensazione di una grande coesione tra gli elementi della band con i due vocalist  Andrew e Austin che si alternano e a volte si sovrappongono mostrando rispettivamente un lato ruvido e uno più morbido dell’interpretazione.

I vocalizzi dei 2 a volte ricordano quelli del grande David Byrne dei mitici Talking Heads e volutamente possono arrivare al limite del fuori scala al servizio di una melodia che può passare dalla rabbia del garage punk per arrivare alle soglie del country rock.

E così tra i brani tratti da Human Performance ascoltiamo in sequenza il country style di Outside e la bizzarre  I was just here e Paraphrased che mostrano il lato Devo  dei Parquet Courts o la sognante Steady on My mind.

Il ritmo di Max alla batteria accellera con le tracce prese dal primo disco  Light Up Gold  come Stoned and Starving o Master of My craft.  Bellissima la “Prison Style di Sunbathing Animal con una spruzzata di Folsom Prison Blues del mitico Jonny Cash .

Nella parte finale del live una bellissima western style Berling Got Blurry 

e la cavalcata arrembante di  Content Nausea dove Andrew Savage non finisce di stupire con il suo impossessarsi del microfono e la sua chitarra tagliente in un travolgente delirio rock.

Mancano all’appello alcune hit che ci saremmo aspettati di ascoltare almeno negli encore ma che in ogni caso non tolgono nulla alla grande serata dei Parquet Courts.

 

 

 

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Da sempre fuori dagli schemi, geniale e incredibilmente prolifico, Adam Green torna con il nono lavoro solista della sua carriera. L’artista è finalmente pronto a presentare dal vivo in Italia il suo progetto più complesso e affascinante Aladdin, ovvero la sua personale visione del classico de Le Mille e Una Notte.

Una versione moderna, poetica e colorata in cui è lui stesso il protagonista del racconto. Qui la lampada non è una lampada ma una stampante 3D, il pianeta subisce un cambio di sesso e la sua popolazione ristampa internet in versione analogica.
I 13 brani contenuti nella colonna sonora di Aladdin rimandano alle sonorità psichedeliche datate anni sessanta, mischiando folk funk e psichedelia, come sempre caratterizzati da quel tocco originale e anticonvenzionale che Green dona con naturalezza e maestria.

Aladdin non è il primo film realizzato dall’artista statunitense, da sempre appassionato all’arte visuale (diverse le personali con i suoi dipinti) e al filmmaking. In precedenza c’era stato The Wrong Ferarri, commeddia assurda interamente filmata con un iphone che vedeva protagonisti tra gli altri sempre Macaulay Culkin, Devendra Banhart, Sky Ferreira e l’amico fraterno Francesco mandelli.

In attività da quando aveva soli 17 anni, Adam Green assieme all’altra metà del duo Moldy Peaches (Kimya Dawson), è uno dei membri di spicco della scena newyokese anti folk fine anni ’90. Enyone Else But You, hit colonna sonora del film premio oscar Juno, vale al duo il numero uno della billboard. Da li in poi Green frequenta le classifiche europee a ripetizione, grazie a singoli quali Jessica, Emily e Morning After Midnight.

Aladdin arriva dopo tre anni di gestazione ed è il seguito del penultimo lavoro, datato 2013, realizzato a due mani con l’artista californiana Binki Shapiro.

 


Info: DNA concerti  /  Prevendite Mailticket

27 ottobre 2016 MILANO – BIKO
28 ottobre 2016 BOLOGNA – COVO

 

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La rock band londinese presenterà il suo ultimo album "Alarms in the Heart".

In concomitanza con l’annuncio del nuovo singolo Rollerskate, in uscita il 9 marzo ed estratto dall’ultimo album Alarms In The Heart, la band indie rock londinese Dry The River, composta da Peter Liddle (voce / chitarra), Matt Taylor (chitarra), Scott Miller (basso) e Jon Warren (batteria) annuncia un’unica imperdibile data italiana ad aprile a Milano.

Tratto dal loro ultimo lavoro Alarms in the heart, pubblicato a fine agosto da Transgressive Records, e prodotto da Peter Miles, il nuovo singolo Rollerskate sarà disponibile in digitale a marzo.
Il video che accompagna l’uscita del singolo, diretto dall’acclamato The Blind Club, è stato girato durante il loro concerto sold out al Forum di Londra nel mese di ottobre 2014. Lo scorso anno ha visto la band intraprendere un tour tutto esaurito nel Regno Unito, che li ha portati ad esibirsi anche sui palchi dei più importanti festival inglesi tra cui Glastonbury, Reading e Leeds, oltre che alla Bowery Ballroom di New York e al Troubadour di Los Angeles, conclusosi con il glorioso show al Forum di ottobre. I Dry the River torneranno in tour in Europa e negli Stati Uniti da febbraio e toccheranno anche l’Italia per un unico imperdibile show ad aprile.

Qui i dettagli della data italiana:

14 APRILE 2015 – MILANO – Biko Club
Ingresso 12 euro + d.p. con tessera ARCI

Prevendite già disponibili.

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Dopo i meravigliosi concerti del maggio dell’anno scorso, anche in questo 2015 Micah P. Hinson, certamente uno dei cantautori più ispirati della sua generazione, torna in Italia per ben 5 date, facenti parte del tour celebrativo del decennale del suo magnifico album “The Gospel of Progress”, probabilmente uno dei dischi folk-rock più belli dell’ultima decade.

Qui i dettagli delle date italiane:

20.05  BRONSON – MADONNA DELL’ALBERO – RAVENNA
21.05  BIKO – MILANO
22.05  UNPLUGGED IN MONTI – CHIESA EVANGELICA – ROMA
23.05  TEATRO PUCCINI – FIRENZE
24.05  SAN SALVARIO EMPORIUM – TORINO

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Scott Matthew arriverà di nuovo a Milano a primavera: per la precisione il cantautore newyorkese, dopo essere passato dalle nostre parti piuttosto recentemente, è atteso il prossimo 26 aprile sul palco del Biko per l’unico unico concerto che lo vedrà protagonista nel nostro paese. Il live meneghino sarà l’occasione di presentare dal vivo al pubblico italiano i brani tratti dall’album “This here Defeat, in uscita il 20 marzo 2015. Si tratta del quinto lavoro di studio di questo artista, conosciuto ed apprezzato soprattutto per le sue performance empatiche ed intense: Matthew condividerà la scena con i colleghi Sam Taylor (pianoforte e violoncello) e Juergen Stark (chitarra). I tagliandi per l’unica tappa italiana del “This Here Defeat tour 2015” sono disponibili in prevendita a partire da oggi, 22 dicembre. Scott Matthew – Unica data italiana 2015

26 APRILE 2015 – MILANO – ­ BIKO
Via Ettore Ponti, 40, 20143 Milano
Ingresso: 13 euro – Inizio concerti: 21,00

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Dopo l’esordio avvenuto con l’album “Qualcosa è cambiato”, Ghemon lo scorso maggio ha dato alle stampe un secondo lavoro di studio intitolato “ORCHIdee”. Nel nuovo disco sono presenti alcuni singoli fortissimi che negli ultimi mesi abbiamo anche sentito in rotazione radiofonica – “Adesso sono qui” e “Quando imparerò” – prove tangibili della capacità dell’artista di coniugare alla perfezione linguaggio rap e cantato pop. A partire dai prossimi giorni il rapper, dopo una fase live estiva dedicata ad appuntamenti instore e festival, tra novembre e gennaio porterà avanti il suo #ORCHIdee Tour: sono previste sue esibizioni a Modena, Milano (il Biko ospiterà due concerti consecutivi), Catania, Messina, Torino, Bologna e in molte altre città. Ecco il calendario in fase di aggiornamento:

7 novembre, Modena – OFF (Dr. Muzik OFF)
8 novembre, Ravenna – Bronson
21 novembre, Milano – Biko
22 novembre, Milano – Biko
5 dicembre, Conegliano (TV) – Appartamento Hoffman
19 dicembre, Catania – Barbara Disco Lab
20 dicembre, Messina – Retronouveau
22 dicembre, Rende (CS) – Bside
27 dicembre, Mariano (CO) – il Circolo
10 gennaio, Torino – Hiroshima Mon Amour
30 gennaio, Bologna – Locomotiv