Recensioni concerti

I report dei più importanti concerti in Italia: band italiane e internazionali, rock, pop, elettronica, punk, alternative e molto altro altro ancora. Photogallery e recensioni, report e scalette del concerto, immagini, video e racconti di tutta la musica live in Italia.

Una grande serata al Tunnel di Milano per la performance dei Bob Moses all’interno della lunghissima tourneè mondiale per la promozione del loro nuovo disco Battle Lines .(che abbiamo recensito qualche mese fa) e che Vi consigliamo di rileggere per approfondire la conoscenza di questa nuova realtà musicale di grande qualità.

Dobbiamo dire che a differenza di venue più grandi dove i due giovani canadesi si sono esibiti con il supporto di altri musicisti alla sezione ritmica, nella serata di Milano come in altri Club Europei hanno scelto un’esibizione in versione “light”  dietro il bancone del mixer.

Detto ciò nulla toglie al loro concerto perchè di questo si è trattato proprio in considerazione del fatto che il duo di electronic dance trova la sua giusta dimensione nei Club Set proprio là dove hanno iniziato il loro percorso di crescita musicale.

E allora preceduti da un lungo DJ set scalda pista i Bob Moses arrivano sul palco del Tunnel poco dopo l’una del mattino con Tom Howie inconfondibile con il suo cappellino e la sua chitarra e Jimmy Vallance dietro il mixer e i campionatori ; da questo momento in poi per oltre un’ora il ritmo cadenzato della deep house sarà la colonna sonora per la gremita audience danzereccia.

Il flusso musicale “continuos mix ” gestito da Jimmy ci propone  i tre singoli del nuovo disco  inframezzati da molti pezzi tratti dai loro precedenti album, tutti in versione decisamente shakerata con un taglio meno pop rispetto alle versioni su disco.

Partendo da Heaven Only Knows  apripista del concerto passando attraverso Back Down ed Enough To Believe ascoltiamo un’ottima vocalità di Tom che a seconda dei brani arricchisce il suono dei loop con arpeggi e mini assoli della sua sei corde, lasciando a Jimmy il compito di smanettare sui cursori, potenziometri ed effetti. Vediamo che i due si divertono realmente nella loro dimensione naturale di DJ, saltando dietro il bancone e sbracciando con le mani a ritmo cadenzato.

Far From the Tree e All I want sono perfettamente inserite nella sequenza della serata e ci mostrano il lato House della musica di Bob Moses mentre il versante Pop dei due canadesi lo riascoltiamo nelle stupende Tearing me Up , Talk e Like It or not

In conclusione possiamo affermare che i Bob Moses hanno dimostrato di avere un’innata classe sul palco e una grande potenzialità per raggiungere più ampie fasce di pubblico e proprio grazie alle performance live questo scopo potrà essere raggiunto più facilmente. Scrutando nella lunga lista di date che li attenderanno nei prossimi mesi fino alla piena estate e oltre abbiamo visto che non sono previste ulteriori discese nella nostra penisola anche se confidiamo nella lungimiranza di qualche promoter per riportarli sui nostri palchi al più presto.

 

 

 

Interessante scelta quella fatta da Dodi Battaglia nel live andato in scena all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Nel suo tour che sta girando l’Italia, il chitarrista bolognese sta riportando alla luce canzoni che per vari motivi sono state relegate un po’ nelle retrovie del repertorio sconfinato dei Pooh, sovrastate dagli innumerevoli successi che per forza di cose entravano di diritto nelle scalette dei concerti dello storico gruppo italiano.

Quelle canzoni però rimanevano nel cuore dei fans, tanto è vero che venivano richieste alla fine dei quasi duecento concerti da solista fatti in questi due anni che hanno raccontato più di cinquanta anni di carriera del gruppo italiano di maggior successo nella storia del pop italiano.

Per far fronte ai desideri dei fans di Dodi e dei Pooh è nato questo tour che avrà luogo nei teatri di tutta Italia e che non poteva che chiamarsi “PERLE” formato da quasi 40 brani che il chitarrista suonerà insieme alla sua nuova band formata da sei elementi: Rocco Camerlengo alle tastiere, Marco Marchionni alle chitarre, Beppe Genise al basso, Carlo Porfilio alla batteria, Costanzo Del Pinto e Raffaele Ciaravella cori.

Un vero e proprio dono per chi ha amato questo gruppo storico, per i suoi fans storici e per chi vuole conoscere pezzi meno noti ma sicuramente di grande qualità.

Da questa data è stato registrato un CD/DVD che uscirà a marzo. Un ulteriore regalo per chi vuole avere in casa un pezzo importante di musica italiana.

Scaletta del concerto

  1. Io in una storia
  2. A un minuto dall’amore
  3. Aria di mezzanotte
  4. Classe ‘58
  5. Vienna
  6. Cara bellissima
  7. Mai dire mai
  8. Orient Express
  9. Una donna normale
  10. Santa Lucia
  11. Io sto con te
  12. In altre parole
  13. Oceano
  14. Come si fa
  15. E’ bello riaverti
  16. La nostra età difficile
  17. Sei tua, sei mia
  18. Cercami
  19. Uno straniero venuto dal tempo
  20. Dietro la collina
  21. Stella
  22. Senza musica e senza parole
  23. Padre a vent’anni
  24. E vorrei
  25. Inutili memorie
  26. Col tempo, con l’età e nel vento
  27. Fantasia
  28. Air India
  29. Fantastic fly
  30. Isabel
  31. Padre del fuoco, padre del tuono, padre del nulla
  32. Scusami
  33. Quando lui ti chiederà di me
  34. Fotografie
  35. Linda
  36. Vita
  37. Buonanotte ai suonatori

Grande successo al Teatro Toniolo di Mestre per il concerto di Ron che omaggia l'amico Lucio Dalla attraverso le sue indimenticabili canzoni.

Venerdi 23 gennaio al Teatro Toniolo di Mestre(VE) si è esibito Ron con “Lucio a Teatro” un concerto omaggio all’amico Lucio Dalla, a cui è stato legato da un lungo sodalizio artistico, sin dai tempi di Banana Repubblic, tour memorabile suonato dai due musicisti insieme a Francesco De Gregori.

La serata organizzata da Veneto Jazz e Teatro Toniolo, ha regalato al pubblico presente, uno spettacolo suggestivo, di immenso spessore artistico, tra sonorità armoniose e interpretazioni di grande intensità, che ha celebrato, a poco più di sei anni dalla scomparsa, il talento di Lucio Dalla indimenticabile interprete della musica italiana capace con il suo stile, di farsi ricordare per sempre dai fan e dal panorama musicale e artistico del nostro paese, conquistando e trascinando intere generazioni.

Un concerto di pura poesia, con Ron che ha eseguito oltre il brano “Almeno pensami” presentato a Sanremo 2018, molti successi intramontabili di Dalla, tra cui “Tu non mi basti mai”, “Canzone”, “Attenti al lupo”, “Anima”, “Anna e Marco”, “Futura”, “Henna” e tanti altri celebri brani del cantautore  bolognese, rivisitati e riarrangiati  su sonorità vicine a Ron,  senza per questo snaturarne l’originale bellezza.senza per questo snaturarne l’originale bellezza.

Durante il live, Rosalino Cellamare, ha inoltre,  ripercorso la carriera artistica e musicale di Lucio, con contributi video e fotografici, svelando aneddoti e storie inconsuete legate alla vita dell’intramontabile artista bolognese, che lo fa rivivere anche attraverso duetti virtuali che hanno emozionato i presenti, avvolgendoli in un atmosfera surreale, da brividi.

Sul palco ad accompagnare Ron,  Giuseppe Barbera al piano, Marco Di Pietrantonio al basso e Roberto Di Virgilio alle chitarre.

si ringrazia Veneto Jazz, Ma Bi comunicazione e Teatro Toniolo

 

di seguito le foto della serata

 

La favola di Adamo ed Eva, secondo album di Max Gazzè, è considerato un album “cult” per il pop italiano. Uscito nel 1998 e in una edizione successiva nel 1999 ( Sanremo edition contenente il brano presentato al festival di quell’anno nella sezione “giovani”, Una musica può fare, che da allora vive di una felice vita propria ) festeggia quindi il ventesimo compleanno dapprima con un tour europeo (conclusosi a fine 2018) e ora con un giro di concerti in quei club italiani in cui lo stesso Gazzè si esibì già vent’anni or sono.
Una manciata di piccoli locali e tre date previste per ognuno, che finora sono state tutte sold out, costituiscono un tour insolito, anche perchè annunciato a sorpresa dopo la fine di quello europeo, per un cantautore da sempre molto amato e oggi così popolare.

Il 17 – 18 – 19 gennaio La favola di Adamo ed Eva Anniversary Tour fa quindi tappa al New Age di Roncade (Treviso), storico Club veneto in cui il tutto esaurito per questo evento si registra già da settimane.
Una scaletta che ripropone esattamente la tracklist del famoso album (rimasterizzato lo scorso anno e uscito in edizione celebrativa per il ventennale), che comprende alcuni dei successi immortali di Gazzè tra cui la celeberrima Cara Valentina, e ancora Una musica può fare, Vento d’estate (in origine registrata in duetto con Niccolò Fabi e con lui più volte riproposta in seguito)  e la stessa La Favola di Adamo ed Eva, immancabili nei concerti del cantautore romano fino ai giorni nostri.

Ma, cosa ancor più interessante, questa è l’occasione per riscoprire alcuni brani meno noti al grande pubblico, ma molto amati dagli estimatori di Gazzè, come ad esempio Etereo, L’origine del mondo ( già riportati alla luce nel recente grande spettacolo con l’orchestra Alchemaya, ma con una veste sinfonica molto distante dall’originale riproposta invece qui ), Raduni ovali e Comunque vada. Vi sono poi delle vere e proprie “chicche” in scaletta, brani quasi dimenticati, come Nel verde (cantata con il pesarese Francesco Riversi che sale sul palco del New Age in queste serate), Colloquium vitae e Casi ciclici, o addirittura mai suonati dal vivo, come la surreale Due apparecchi cosmici per la trasformazine del cibo che, come spiega Gazzè in un divertentissimo intermezzo, è la storia di un coltello che fugge dalla cucina per andare a salvare un granello di zucchero dalla macchina – e qui vengono improvvisate consultazioni tra il pubblico per l’elezione del suo nome – per lo zucchero filato.
Max appare in grande forma: si muove continuamente in lungo e in largo nonostante le ristrette dimensioni del palco sacrifichino un po’ la sua danza sinuosa con l’inseparabile strumento, che scandisce possente il ritmo dei brani e la fa da padrone sulla scena.  E’ evidentemente divertito, rilassato, perfettamente a suo agio e loquace quanto basta per introdurre i brani meno noti, e coinvolgere il pubblico (anche in francesce, ad un certo punto) nei cori di quelli più noti.
Impossibile non stargli al passo, non ballare al ritmo incalzante dei brani più trascinanti, non seguirlo con battiti delle mani e dei piedi, e l’ondeggiare dei capelli e dei bicchieri di birra. Una bellissima “festa di compleanno” come quest’album molto amato merita: un’esibizione, quella di Gazzè e della sua band, caratterizzata da grande energia, vero entusiasmo e passione palpabile per il proprio lavoro, grande professionalità e piacere nel condividere con il pubblico un mestiere che negli anni si è fatto sempre più raffinato, elegante, denso di sperimentazioni e ricerca, ma che non rinnega, anzi rivaluta con gioia, le proprie origini legate ai piccoli spazi dove suonare, e ritornare a suonare, in modo molto vero, puro e pulito.

Sul palco con Max Gazzè al basso, i musicisti storici che lo accompagnano da anni e che hanno con lui una evidente empatia e grande affiatamento tra loro: Cristiano Micalizzi alla batteria, Clemente Ferrari alle tastiere e sintetizzatori, e Giorgio Baldi alle chitarre.

Il tour proseguirà il 24/1 – 25/1 – 26/1 a Livorno (anche queste date però sono sold out) e a Teramo il 31/1 – 1/2 – 2/2 (biglietti ancora disponibili)

Si ringrazia OTRlive e New Age Club per la disponibilità

 

Scaletta 17-18-19 gennaio 2019

  1. Vento d’estate
  2. Come si conviene (Bom pà)
  3. Raduni ovali
  4. L’origine del mondo
  5. L’amore pensato
  6. Nel verde
  7. Comunque vada
  8. Due apparecchi cosmici per la trasformazione del cibo
  9. Casi ciclici
  10. Colloquium vitae
  11. Cara Valentina
  12. La favola di Adamo ed Eva
  13. Etereo
  14. Una musica può fare

Un trio ricco di nuove sonorità, musicalità, unione in musica..

Si intitola Lungoviaggio, l’album che è stato pubblicato il 21 settembre di questo 2018, e che è nato dalla collaborazione tra Irene Grandi e Pastis (il duo composto dai fratelli Marco e Saverio Lanza).

Una coesione in musica, la loro, nata gia alcuni anni fa e che quest’anno riprende la sua corsa con un piccolo tour in giro per l’Italia.

Otto appuntamenti, atti a promuovere la loro sinergia, le loro idee, le musicalità.

Un visual album (cd più dvd), accompagnato dalla partecipazione di un rocker come Vasco Rossi e che si avvale anche della partecipazione dell’astronauta e ingegnere Samantha Cristoforetti, della cantautrice Cristina Donà, di Tiziano Terzani giornalista e filosofo.

Noi di Concertionline abbiamo avuto il piacere di prendere parte alla tappa finale, la chiusura a Roma all’auditorium Parco Della Musica, questo 15 dicembre.

La serata ha riscosso il giusto successo, tra immagini, fotografie, interazioni con il pubblico, musica e parole..

Irene, splendida presenza che si presta a portavoce del trio, e nel cantato e nell’interagire per l’appunto con i presenti in sala, mostra tutta la sua energia. Quella grinta che l’ha sempre contraddistinta su qualsiasi palco fosse di scena.

Per Irene, si avvicina anche un momento molto importante, l’avvicendarsi dei suoi primi venticinque anni di carriera.

Tema di questo trio, di questo album, è il viaggio, di per sè una costante nella struttura della carriera musicale della Grandi. Basti ripensare al singolo “Prima di partire per un lungo viaggio”, “Lasciala andare”. Questi solo alcuni titoli tra i più noti.

I tre, si incontrarono per la prima volta nel 2012. Noi di Concertionline siamo certi che di strada insieme ne avranno ancora molta da fare, e di certo saremo lieti di tornare a presenziare ad un prossimo impegno che li vedrà protagonisti.

Al cospetto della buona musica, si è sempre pronti a dare il massimo, a farci strada per poter applaudire tutto ciò che di nuovo ci viene presentato.

 

Si ringraziano OTRLive, Auditorium Parco della Musica

 

 

 

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La band di Andrew VanWyngarden ha fatto ballare un Estragon stracolmo nella sua unica data italiana

Era la loro unica data italiana e certo Andrew VanWyngarden e Benjamin “Ben” Goldwasser (coadiuvati sul palco da James Richardson e Will Berman), alias gli MGMT, non si sono risparmiati, sapendo di poter contare su uno zoccolo duro di fan molto fedeli.

L’Estragon di Bologna era infatti sold out già in prevendita per l’approdo della band newyorkese e fin dalle prime note di “Little dark age”, con cui si è aperta la serata, si è capito che sarebbe stato uno di quei live da ricordare o, quantomeno, da ballare: già, perchè non c’è stato un attimo di tregua, fra giochi di luce (favoriti dai video alle spalle del palco) e perfino una sfera specchiata a regalare un po’ di magia dal soffitto.

Da “Time to pretend” a “Electric Feel” fino a “Me & Michael” gli MGMT non hanno fatto mancare hit vecchie e nuove, in un’atmosfera sempre più calda non solo per ragioni atmosferiche, trasformando l’Estragon in una dancehall affollatissima.

Tra accenni quasi boweiani ed altri simil-beatlesiani, i nostri mescolano la loro elettronica di scuola americana (figli illegittimi di James Murphy) con una matrice psichedelica che ha le sue radici a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, attualizzandola ad uso e consumo dei venti/trentenni di oggi e inserendoci qualche ritornello accattivante che non guasta mai, unito ad una verve importante sul palco (Andrew si mette perfino a pronunciare correttamente “tagliatelle”, affermando di adorare la cucina bolognese, per non parlare dell’accenno di “Neverending story” sul finale di “Kids”).

In sostanza si arriva sudati, accaldati e sorridenti alla meta, con l’encore che diventa ancora più speciale quando sul palco fa capolino un gonfiabile a forma di papera e un mini-piano che Ben suona con la consueta maestria (la sua abilità alle tastiere è il perno del suono degli MGMT) per poi tornare a farci saltare come matti, in un vero e proprio “Flash delirium”, come recita uno dei loro pezzi.

Sperando di vederli nuovamente presto all’interno dei nostri confini, gli MGMT hanno confermato di essere una delle realtà più interessanti del rock psichedelico mondiale.

MGMT Setlist @ Estragon (27/11/2018)

James Intro

Little dark age

When you die

Time to pretend

She works out too much

Alien days

Flash delirium

James

Weekend wars

Siberian breaks

Electric feel

Me & Michael

Kids (Neverending story)

 

When you’re small

Handshake

TSLAMP

The youth

 

Questo è l’anno della celebrazione di molte band della felice epoca del Post Punk a cavallo tra i 70 e gli 80, quella che propose la grande novità della New Wave declinata nei vari sottogeneri , madre della musica Alternative Rock delle decadi successive e che ha lasciato un grandissimo capitale al panorama internazionale.

E una di queste band seminali dell’epoca  ovvero i grandi Bauhaus di Peter Murphy, ci hanno mostrato che il talento musicale non è assolutamente scalfito da tanti anni di militanza sulla scena e proprio dal loro concerto di Milano al Fabrique ritorniamo con un carico di pathos e di magia.

Prima degli headliner segnaliamo gli ottimi Desert Mountain Tribe che riescono bene nell’intento di scaldare l’atmosfera per l’arrivo di Peter Murphy , affiancato da David J storico bassista e co autore di molti brani firmati Bauhaus , dal chitarrista Mark Gemini Thwaite e da Marc NYC Slutsky alla batteria.

Murphy si pone al centro della scena con il suo carisma indiscusso con tutta la sua teatralità gestuale con una mise darkeggiante in volto ma soprattutto con la sua voce unica , cavernosa e graffiante allo stesso tempo, potente e sicura in tutti i brani della scaletta; Il palco è tutto suo ad officiare il rituale dark che i Bauhaus hanno incarnato nella loro seppur breve carriera.

Molti brani a cominciare dall’ouverture lasciata a Double Dare sono tratti da In The Flat Field il primo album della band che nel 1980 risuonò con tutta la sua straordinaria dissonanza creativa; Peter Murphy si muove furioso sul palco, si autoincorona  e punta l’occhio di bue su David e Marc che scandiscono un tempo musicale sincopato e tribale con Gemini a riffare graffiando le corde della sua elettrica .

La velocità aumenta con  Dive e in The Flat Field per poi tornare ad abbassarsi con la stupenda A God in an Alcove e la gemma dark di Nerves che per oltre sei minuti ci regala un Peter Murphy maestro della sue ardite melodie stralunate, alternate a cantilene oscure.

Riascoltare Bela Lugosi’s Dead  è tornare alla danza magica della musica dark è come tuffarsi in una mare profondo e oscuro nell’incubo delle ombre che ti inseguono di notte per poi uscire violentemente e risvegliarsi con She’s in Parties con lo stesso Peter  a destreggiarsi con la clavietta o con la drum machine

Bellissime anche Burning form the Inside e The Silent Hedges  e anche una meno consosciuta e potente Adrenalin tratta dal magnifico album di reunion del 2008 Go Away White.

Lo spazio per un paio di encore ci viene concesso con The Three Shadows Part 2 con solo Peter e Gemini alla chitarra e una bella cover di Severance dei Dead Can Dance senza però a malincuore trovare traccia della ben più famosa cover di  Ziggy Stardust degna celebrazione del del Duca Bianco da sempre fonte di ispirazione per molti artisti della scena gothic rock.

 

 

In cinquemila abbracciano il cantautore bolognese. Una serata straordinaria ricca di musica e passione, per energia, per emozioni, per il coinvolgimento e l'empatia tra il cantante e il suo pubblico-

Cremonini Live 2018 Conegliano 13 novembre 2018

La Zoppas Arena  di Conegliano, martedi 13 novembre  ha ospitato la tappa sold out del Cremonini live 2018,  di Cesare Cremonini, primo appuntamento della ricca stagione di concerti nella cittadina veneta, promossi dalla Zed Live.

Il Cremonini live 2018  + una tournèe invernale che segue il grande successo dei quattro concerti estivi di Cesare Cremonini  negli stadi.

L’artista Bolognese sarà impegnato fino al prossimo 16 dicembre nei palasport italiani con numerose tappe già  sold out in prevendita.

L’evento di Conegliano organizzato dalla Zed Live e Live Nation  ha confermato il grande successo del Cremonini Live 2018, i numeri parlano da soli :  sono stati venduti più di 160 mila biglietti per questa tournèe invernale, bissando cosi  il successo del tour negli stadi della scorsa estate con oltre 150 mila paganti.

La Zoppas Arena è un colpo d’occhio eccezionale, circa cinquemila fan in trepida attesa, hanno accolto con entusiasmo e affetto Cesare Cremonini e i suoi musicisti.

Il Live comincia sulle note di Possibili Scenari, brano che da il titolo al suo ultimo album, e prosegue con Kashmir-KashmirPadremadreLa nuova stella di Broadway e Latin Lover. 

Cesare ha dichiarato la sua gioia di’ essere qui in Veneto, terra che gli è sempre piaciuta . Adora questi luoghi dove ai concerti incontra visi belli e sorridenti ed è rimasto particolarmente affascinato dalle Dolomiti dove si è preparato e allenato per esser pronto per la tournèe.

Il live è uno spettacolo  straordinario, pieno di energia e tanta musica, Cremonini si conferma ancora una volta un grande artista e uomo da palcoscenico che canta, corre, salta, suona  per ore quasi senza mai fermarsi se non per i cambi veloci d’abito, firmati Missoni e Yves Saint Laurent.

La set list del concerto è un viaggio live straordinario che ha ripercorso la carriera di Cesare Cremonini attraverso la sua musica, dai brani storici fino al lavoro maturo e visionario dell’ultimo disco ”Possibili Scenari”.

Più di due ore e mezza di concerto con ventiquattro brani in scaletta, in cui il cantautore si trasforma in musicista e showman su un palco molto articolato con schermi giganti, luci, pedane movibili e perfino fontane di luci, coriandoli e stelle filanti, dove ogni brano ha avuto la sua veste ideale. Un concerto che ha conquistato ed  entusiasmato tutti  mettendo in risalto tutte le sfaccettature artistiche di Cesare Cremonini, interpretando le sue canzoni come una dedica a tutti quelli che lo hanno sempre seguito in questi anni

Momento dolce e romantico, quando Cesare si è seduto al pianoforte suonando “Momento silenzioso”  dall’album Maggese. Un brano che come ha spiegato, ha segnato per lui un momento importante in cui le cose non giravano così bene, brano che  ha dedicato a tutti coloro che c’erano quando la sua vita non era così come quella di oggi, esprimendo quello che ha nel cuore e nella mente,  quello che lo aveva ispirato a scrivere quella canzone. Un applauso fortissimo ha fatto seguito a queste sue parole, commuovendo il cantautore.

Con il brano “Vieni a vedere perché”  Cesare ha voluto ricordare le persone colpite dall’eccezionale ondata di maltempo in provincia di Belluno, dedicando loro la canzone.

Una serata straordinaria ricca di musica e passione, per energia, per emozioni, per il coinvolgimento e l’empatia tra il cantante  e  il suo pubblico che ha partecipato con entusiasmo, cantando tutte le canzoni in scaletta e lasciandosi conquistare e avvolgere dalla musica, trasmettendo al cantautore bolognese e alla sua band  tutto l’affetto e l’amore che li lega a loro.

Cesare Cremonini e’ stato un vulcano di emozioni, che ha fatto cantare e saltare ogni singola persona fino alla fine del concerto trascinando tutti in un mondo logico e senza Robin.

Ad accompagnare Cesare Cremoni, Nicola Balestri – basso e banjo, Andrea Morelli – chitarre elettriche e acustiche, Alessandro de Crescenzo – chitarre elettriche e acustiche, Michele Guidi – tastiere, Bruno Zucchetti – tastiere, Andrea Fontana – batteria, Andrea Giuffredi – tromba, Massimo Zanotti – Trombone, Gabriele Bolognesi – Sax e flauto traverso, Annastella Camporeale – cori e
Gianluigi Fazio – cori, chitarra acustica

Il “Cremonini Live 2018” è una produzione  “Live Nation”

 

 

si ringrazia Zed Kive e Live Nation

 

recensione e foto Mimmo Lamacchia

Quella dei Tribalistas è una storia musicale con una traiettoria molto particolare considerando che il trio composto da  Arnaldo Antunes, Carlinhos Brown e Marisa Monte di fatto è una collaborazione che nasce quasi da una casualità tra le carriere soliste dei tre artisti.

Già negli anni 90 i tre avevano condiviso spesso gli studi di registrazione quasi sempre a due tra collaborazioni varie, produzioni e sodalizi e un bel giorno precisamente ad Aprile del  2002 quasi inaspettatamente nelle loro movimentate vite da artisti si trovarono insieme per una sessione in studio, per una volta tutti e tre uniti dando vita così al loro album d’esordio Tribalistas.

Il disco ottenne il successo internazionale nell’anno successivo incluso un riconoscimento importante quale il Latin Grammy ma la storia dei Tribalistas di fatto fini lì con alcune sporadiche esibizioni live che li portarono anche in Italia con la magnifica hit Jà Sei Namorar nell’allora Festivalbar .

La bella sorpresa però è arrivata l’anno scorso quando dopo ben tre lustri i tre si sono ritrovati per riprovare la magia del primo disco dando alle stampe un seguito, che neanche a dirlo si intitola nuovamente Tribalistas .

Questa volta però i tre ci hanno regalato anche la loro prima Tournee Internazionale che sta toccando vari paesi europei con le due date italiane di Roma e Milano della quale possiamo darvi il nostro racconto .

Intanto la scelta dei Teatri conferma che i Tribalistas hanno voluto dare una performance di qualità con un palco magnifico e con una vera e propria regia audio visiva curata nei minimi particolari.

I tre sono schierati sul fronte del grande palco degli Arcimboldi con Marisa Monte al centro che imbraccia la sua sei corde elettrificata, Arnaldo Antunes alla sua destra  e Carlinhos Brown circondato da un mondo di percussioni alla sua sinistra. In secondo piano altri splendidi musicisti completano la band  con Dadi Carvalho  al basso, , Pedro Baby alle chitarre , Pretinho da Serrinha al cavaquinho e Marcelo Costa alla batteria.

La scaletta basata quasi completamente sui due unici dischi prodotti dal trio per un totale di poco più di una ventina di brani, ha previsto anche alcuni interessanti intermezzi perlopiù con canzoni soliste di Marisa Monte, lasciando anche un paio di pezzi di Arnaldo Antunes.

Non c’è dubbio che il nutrito pubblico costituito anche da moltissimi conterranei dei Tribalistas abbia apprezzato la loro performance  questo a dimostrare il grande seguito che il trio ha costruito nella seppur discontinua e particolare carriera e considerando anche la loro limitata produzione su disco.

Ma tant’è, a brani favolosi come l’ouverture lasciata proprio al brano Tribalistas non si può restare indifferenti apprezzando sin da subito tutta la classe e la musicalità latina con la stupenda voce di Marisa Monte e il sottofondo di Arnaldo e Carlinhos che ci traghettano immediatamente sull’altra sponda dell’Atlantico.

Dietro la band fa il suo dovere con una base ritmica che vede le percussioni tradizionalmente a primeggiare sulla batteria e il basso a dare volume e corpo al tutto , chitarre classiche arpeggiate e una serie di strumenti tradizionali completano il sottofondo sonoro tipico del sound brasileno; lo schermo gigante alterna messaggi ad immagini della vita quotidiana del paese carioca perfettamente armonizzate con il fluire della musica.

L’atmosfera è piacevole e dopo Carnavalia riconosciamo uno dei singoli tratti dal nuovo disco Um So dove percepiamo chiaramente l’unione di intenti dei tre artisti con le loro voci che a tratti si sovrappongono mentre in altri si alternano in una splendida assonanza.

Visivamente i tre sono agghindati con indubbio stile:  Carlinhos Brown con il suo enorme ed inconfondibile cappello e occhiali scuri si cimenta con le sue percussioni, Arnaldo Antunes di rosso vestito con tunica e cappuccio calati si cela misteriosamente dietro occhiali neri mentre Marisa Monte indossa uno splendido vestito in lungo con stelle e lustrini rosso sgargiante, occhialoni vintage e la sua folta chioma assoluta protagonista.

Villarejo di Marisa Monte fa da interludio alla successiva serie di canzoni dove spicca la struggente Fora da Memoria seguita da uno dei primi successi dei Tribalistas come Velha Infancia e poi da Alianca.

Un lungo medley di brani prodotti dai singoli componenti come la bella  Sem Você di Antunes oppure Não é fácil della stessa Monte fanno da preludio all’ultima parte del concerto, il gran finale che tutti aspettano con un tris di brani azzeccati in successione con Passe em Casa, Tribalivre e la superhit Jà Se Namorar in un tripudio finale di luci e colori.

 

C’è anche il tempo per un paio di encore una sorta di reprise di 2 brani già eseguiti nella parte centrale del live con tutta la band in perfetta sintonia e a giudicare dalla risposta del pubblico credo che i tre possano considerarsi pienamente soddisfatti e forse pensare che il loro sodalizio artistico non debba fermarsi o rallentare ma certamente incrementare per poter regalare ancora serate magiche come queste.

Musica ed emozioni al Palasele di Eboli.

E’ approdato ad Eboli, questo sabato 3 di novembre, il Fatti Sentire World Tour di Laura Pausini.

Noi di Concertionline abbiamo preso parte alla prima delle due date conclusive.

Pubblico gremitissimo, e da sold out, pronto ad osannare la propria beniamina.

E Laura non si è fatta attendere molto.

E’ salita puntualissima sul palco, esordendo con Non è detto, primo singolo estrapolato da questo suo nuovo lavoro, Fatti Sentire, per l’appunto.

Applausi, cartelloni, incitamenti.. Tutti lì per lei, per poter seguire quell’emozione che da venticinque anni li accompagna nei loro momenti belli, ma anche in quelli più tormentati e bui.

Laura è una compagna fedele, sento dire dal pubblico, che riesce a trasmettere una carezza con un semplice verso, che riesce ad arrivare con le sue note sempre al momento giusto. Abile a placare momenti a cui difficilmente, senza la sua musica, si potrebbe dare risposta.

Felicità mista a pianto, e la serata prosegue così, abbracciando il suo pubblico.

Regalando sorrisi, energia, voglia di crederci.

Al prossimo Tour, Laura.

Felici di averti potuto applaudire, ascoltare, entrando almeno per una sera nel tuo bellissimo mondo.

 

 

 

Si ringrazia, Goigest e Warner Music

Sono passati già due giorni dal concerto di Parma dei Killing Joke ma ancora sono vive le belle sensazioni che abbiamo lasciato volutamente stratificare in un’area che rimarrà indelebile della nostra memoria uditiva.

Il 40 esimo Anniversario di una carriera è un traguardo ambito da molti artisti e poterlo celebrare con tutta l’energia e la gioia degli albori non è da tutti; e in questo caso siamo di fronte ad una band che ha mantenuto intatta tutta la sua potenza e la sua creatività in un arco così lungo di tempo.

Un immensa produzione musicale fatta di almeno 15 album di inediti oltre a svariate compilations di Remix attualmente reperibili in un mega cofanetto celebrativo, la formazione si presenta sul palco del Campus Industry di Parma al gran completo come in origine nel lontano 1978 per il Laugh at your Peril Tour con il leader e carismatico Jaz Coleman affiancato dal suo fido scudiero alla chitarra Geordie Walker oltre allo storico bassista Martin Glover aka Youth e Paul Ferguson alla batteria con  l’aggiunta  ai Sintetizzatori e Programming di Reza Uhdin.

L’ouverture spetta ad un dei capolavori della band primi anni 80 quella Love Like Blood che la lanciò in un area limitrofa al mainstream un vero riempipista da club alternativi, seguita da un brano dell’ultimo decennio di produzione la straordinaria European Super State ;

dai primi due brani possiamo già capire che la band suona all’unisono ben calibrata, con gli strumenti in perfetta sintonia dove troviamo la base ritmica di Youth e Ferguson con il  suo tipico incedere ferocemente tribale, Geordie che arpeggia i suoi riff privi di assoli ma taglienti quanto una lama e Jaz che dopo un avvio leggermente incerto, scalda la sua voce inconfondibile fatta di due tonalità ben distinte una più armonica e soave e l’altra cupa e ruggente .

 

Insomma tutto ciò è il suono Killing Joke una sorta di ibridazione unica nel suo genere tra la New Wave e l’ heavy metal che ha influenzato molte delle band apparse tra gli anni 90 dall’ Industrial al Grunge all’alternative rock .

La potente cavalcata è Autonomous Zone tratta dall’ultimo disco del 2015 Pylon suona fresca e unica e spiega come sia immutata la carica e l’energia dei Killing Joke a 40 anni dal suo esordio e poi l’inconfondibile Eighthies con il famoso riff ricampionato dai Nirvana .  Molto saccheggiato per la scaletta è il primo ed indimenticabile disco del 1980 “Killing Joke” pietra miliare della musica rock alternative , con brani mitici quali Requiem , The Wait , Wardance o la marcia di Bloodsport . In Cythera apre una seconda parte con brani più recenti tipo la maestosa Corporate Elect  o la travolgenti Asteroid e Loose Cannon .

La musica dei Killing Joke è una sorta di viaggio nella forza primordiale, nella potenza degli elementi dove raggiungiamo i più remoti territori sonori e siamo ammaliati dal riff continuo di Geordie , in una danza tribale ferina e violenta che esprime il suo massimo proprio nel live con Jaz il maestro supremo di cerimonia che gesticola , strabuzza la sguardo ci guida nel suo mondo al lume di candela.

Una chiusura da brividi un “Pandemonium” che contiene uno dei riff più riconosciuti dei Killing Joke per un concerto che vista l’occasione celebrativa ci saremmo aspettati un pò più corposo e forse non c’era proprio la necessità di avere due band di supporto prima degli headliner ma tantè dovremo farcene una ragione.

Lunga vita la rock , lunga vita a questi Killing Joke e ai loro primi quarant’anni di carriera confidando, ne siamo certi, che la loro voglia di fare musica continui sia in studio ma soprattutto Live.

 

 

C’era molta curiosità tra i fan accorsi al Legend Club ad assistere alla prima in Italia del nuovo progetto Electronic Wave di Greg Puciato e soci The Black Queen, non foss’altro perchè l’ensemble costituito dall’ex cantante dei The Dillinger Escaper Plan è assolutamente intrigante per la presenza di Joshua Eustis (NIN e Telefon Tel Aviv) e da Steven Alexander ex tecnico del suono dei Dillinger.

L’interesse per la musica elettronica di Greg era già emerso qua e là nella storia dei Dillinger ad esempio con la cover di Angel dei Massive Attack oppure di Behind the Wheel dei Depeche Mode e l’incontro nel 2015 con Joshua fa scoccare la scintilla per dare vita a The Black Queen.

Sin dal primo album prodotto nel 2016 “Fever Daydream” il suono dei The Black Queen evidenzia un tratto distintivo interessante perchè siamo di fronte ad una elettronica con un tocco soft di rock alternativo una intensa ricerca estetica del suono , dove lo stesso Greg si trova  perfettamente a suo agio pur con un evidente cambio di registro tonale.

La seconda prova discografica  Infinite Games uscita da poche settimane ci consente così di assistere ad un live di circa un’ora fatto di una scaletta di una dozzina di pezzi  con la formazione a tre, dove al centro della scena si pone Greg Puciato affiancato da Eustis alle tastiere e Programming e Alexander alla chitarra.

Bisogna dire che già dalle prime note di Thrown into the dark tratta dal nuovo lavoro, la band dimostra un suo stile, un suo carattere e così ascoltiamo con piacere la voce di Greg dipanarsi soavemente sulle algide tastiere di Joshua mentre il capelluto Alexander arpeggia sulla sua sei corde, creando un’atmosfera dance floor darkeggiante.

Questo è il suono che ci piace dove l’elettronica ha un anima e l’emblema di tutto ciò è The End Where we start una stupenda ballad ricca di pathos dove ci impressiona particolarmente  l’interpretazione di Puciato con un timbro ruvidamente dolce che dimostra il talento di questo singer.

Le pulsazioni di Distanced fanno vibrare le casse del Legend, mentre Ice to Never uno dei primi singoli della band ci riporta al drumming potente degli anni 80 con una doppia interpretazione della vocalità.

Una long version della bellissima Secret Scream scuote il pubblico che intona il coro insieme a Greg come se avessimo smussato tutte le ruvidità dei Nine Inch Nails passandole nel Sound Editor. Sulla falsariga della precedente ascoltiamo con piacere Spatial Boundaries tratta dal nuovo lavoro per passare ad un’onirica Your Move minimalista alla Burial che fa il paio con Even Still I Want .

Il Live act dei The Black Queen arriva alla giusta conclusione con il finale di Taman Shud dove Greg Puciato va ad imbracciare la seconda chitarra duettando con Steven Alexander  terminando  con il saluto finale, a suggellare l’unità di intenti che i tre hanno pienamente dimostrato .