Recensioni concerti

I report dei più importanti concerti in Italia: band italiane e internazionali, rock, pop, elettronica, punk, alternative e molto altro altro ancora. Photogallery e recensioni, report e scalette del concerto, immagini, video e racconti di tutta la musica live in Italia.

Valerie Trebeljahr domina il palco con semplicità, un’eleganza rara e moderata di gesti e pensieri, sorrisi sparsi e gentilezza: è una tempesta potente in un bicchiere d’acqua da bere d’un fiato per dissetarsi. Ed è esattamente questo che è la musica dei suoi Lali Puna, un qualcosa che ti colpisce, ti fa fremere, ma allo stesso tempo ti tranquillizza, ti fa sorridere. Di fronte a un Locomotiv riempito da una folla che ormai ha imparato ad amarli anno dopo anno, i tre membri della band tedesca sfoderano un live ricco, musicalmente ed emotivamente. Sono vent’anni da “Tridecoder“, un disco che ha cambiato tante cose, per noi e per loro, facendo scoprire al mondo la parola “indietronica” e facendo sì che un certo Jonny Greenwood citasse i Lali Puna in ogni intervista come una delle sue band preferite.

20 anni dopo Valerie è forse meno giovane ma non meno fresca di allora e la sua voce ha lo stesso velluto nelle corde, mentre sotto la batteria pompa e le tastiere fanno letteralmente volare e i brani si intersecano in una session avvolgente, di cui è impossibile stancarsi: chiudi gli occhi e ondeggi a tempo, tra “6-0-3” e “Scary World Theory”, passando per “Faking the books” e “For only love”,  senza dimenticare brani recenti come “Small things” o “Being water”.

Le luci sullo sfondo danno a Valerie un’aura magica, mentre lei ci sorride dolcemente e articola ringraziamenti in italiano, scusandosi di essersi scordata un brano in scaletta e proponendolo in extremis, prima proprio della conclusiva “Being water”.

E’ la semplicità, contorno ideale di una perfezione sonora invidiabile, il tratto distintivo dei Lali Puna, quello che te li fa sentire vicini. Amabili. Quello che ti fa dire: vorrei che questo live non finisse mai.

E’ esattamente così che si sentivano gli spettatori del Locomotiv quando, alla fine del live, potevi vederli sorridere, soddisfatti, incamminandosi fuori, nella fredda notte bolognese.

Una menzione speciale va fatta per la biondissima ed emozionatissima Surma, che ha aperto il live con il suo set tutto tastiere, chitarre ed effetti: elettronica “made in Portugal” estremamente godibile. Da tenere d’occhio.

 

Il “Diari Aperti Tour”  di Elisa è approdato a Padova  venerdi 12 aprile per la  seconda delle tre date previste al Gran Teatro Geox.

La cantautrice friulana ha scelto i teatri per questa sua nuova avventura live  per presentare il suo ultimo album” Diari Aperti” e privilegiare il più possibile il rapporto diretto con il suo pubblico.

L’album composto da undici tracce tutte in italiano, è stato prodotto dalla stessa Elisa con Andrea Rigonat e Taketo Gohara.  Con questo nuovo progetto ritroviamo un Elisa intima,  sincera e poetica che racconta in musica il suo vissuto come fotogrammi e pagine reali (scritte, disegnate, a volte pasticciate) di quaderni e agende che fin da bambina hanno accompagnato la sua vita e raccolto i suoi pensieri.

La serata organizzata dalla Zed live e Friends & Partners è stata un gran successo di pubblico, con il tutto esaurito gia in prevendita, per un concerto così tanto atteso che ha portato a triplicare le date.

Elisa sul palco è perfettamente a suo agio, padrona della sua voce. Da subito coinvolge i presenti, canta e interagisce con il suo pubblico, in un dialogo di musica e parole trasmettendo la sua anima e la sua passione per un live intimo e appassionante.

Più di due ore di concerto con in scaletta i brani estratti da Diari aperti, come Se Piovesse il tuo nome, Promettimi, Anche Fragile, Quelli che restano, e i più grandi successi di piu di vent’anni di carriera dell’artista come  Luce (Tramonti a nord-est), Heaven out of hell,  Eppure sentire (un senso di te), L’anima volta, Gli ostacoli del cuore e tanti altri.

ad aprire il concerto di Elisa, Naomi Terra cantautrice, musicista e youtuber statunitense, arrivata al successo nel 2007 grazie ad Internet.

Serata bellissima. Si ringrazia Zed Live e Friends & Partners

di seguito le foto della seconda serata a Padova

Sabato 6 aprile si è chiuso il sipario del bel Teatro Zancanaro di Sacile (PN) sulla tournè di Dodi Battaglia intitolata Perle – Mondi senza età. Durante questi concerti l’ex componente dei Pooh, uno fra i migliori chitarristi a livello internazionale, ha interpretato (accompagnato da una nuova band di musicisti di ottimo livello) una serie di brani meno noti dello sterminato repertorio dello storico gruppo, brani molto belli che però erano rimasti un po’ nascosti, brani un po’ “di nicchia” possiamo dire, che non sono universalmente conosciuti ma che conservano un fascino indelebile nel tempo.
Quando hai oltre 50 anni di carriera sfolgorante alle spalle, quando sei parte della storia della musica del tuo Paese e ne hai scritto e interpretato pagine indimenticabili, la gente si aspetta magari che, se continui a calcare il palcoscenico dopo lo scioglimento del gruppo, tu cavalchi l’onda di quei grandi successi che fanno parte della memoria collettiva. Invece no, la scelta di Battaglia di frugare nel baule della memoria alla ricerca di canzoni poco valorizzate finora ha entusiasmato un pubblico di estimatori veri e catturato sicuramente anche qualche nuovo fan. In scaletta quindi non c’è stato posto per Piccola Katy Tanta voglia di lei ad esempio, e nemmeno per Chi fermerà la musica o Uomini soli, insomma per i “pilastri” della discografia dei Pooh, ma le sorprese si sono susseguite una dopo l’altra rivelando la vera essenza di questo concerto: un tuffo indietro nel tempo alla ricerca di momenti davvero preziosi.
Trentotto brani per due ore e mezza precise di concerto sono una bella sfida per qualunque musicista, ma il chitarrista bolognese, che di esperienza live ne ha decisamente un bel po’, si è dimostrato ancora una volta un “animale da palco” eclettico, grintoso e vincente.
Battaglia inoltre ha rivelato un aspetto assolutamente inedito per chi lo conosce dai palchi dei Pooh, cioè un modo molto più loquace e ironico di porsi, intrattenendo il pubblico con simpatici aneddoti tra un brano e l’altro, ricordi personali e presentazioni dettagliate dei brani, rendendo lo spettacolo davvero ricco, vivace e completo.

Il concerto è iniziato praticamente solo chitarra e voce, con il primo brano in assoluto composto nel 1972 da Dodi Battaglia insieme a Valerio Negrini (amatissimo autore della maggior parte dei testi dei Pooh, che Battaglia ha ricordato con commozione raccontando anche di un premio di poesia che la città di Genova prossimamente tributerà al paroliere bolognese), quindi i musicisti hanno preso posto sul palco accompagnando il chitarrista nel suo lungo viaggio “senza età” tra le canzoni del cuore.
La band che affianca ora Battaglia in tour (da cui è stato tratto fra l’altro un doppio album con lo stesso titolo, uscito lo scorso 15 marzo) è formata da: Rocco Camerlengo alle tastiere e agli arrangiamenti, Marco Marchionni alle chitarre, Beppe Genise al basso e Carlo Porfilio alla batteria,  nonchè i giovanissimi Costanzo Del Pinto e Raffaele Ciaravella dalle voci strepitose, ai cori.
Ed è proprio riferendosi ai due ragazzi poco più che ventenni che l’hanno accompagnato in questa avventura, che Battaglia ha fatto un interessante discorso sui “Talent”, sottolineando che il vero talento non si esprime in qualche serata televisiva ma lo si vede realmente sul palco, on the road, ad esempio nel corso di un tour così impegnativo per dei ragazzi che non erano nemmeno nati quando la maggior parte dei pezzi che hanno cantato sono stati scritti.
Nel corso del concerto, dopo momenti acustici ed altri più rock, tra applausi e un filo di commozione, tra sorrisi e batticuori, Dodi ha presentato il nuovo brano che non fa parte della discografia dei Pooh ma che ha scritto di recente musicando un testo dell’amico Giorgio Faletti (tra l’altro compagno di scorribande sulle piste autmobilistiche), una canzone molto intensa intitolata Un’anima.
Non è mancato, verso la fine, il “momento karaoke” , inevitabile con un pubblico così partecipe e affettuoso, in cui molti dei presenti hanno scoperto con piacevole stupore di ricordare a memoria le parole di alcune “Perle” che non riascoltavano magari da venti o trent’anni, ma che si erano fissate nella memoria tanto quanto i grandi successi.
Infine, l’abbraccio del pubblico ha restituito agli artisti un po’ di quelle dolci emozioni che un concerto così  particolare e intenso ha saputo risvegliare in ognuno ed è stato bello, alla fine della serata, lasciare tutti il teatro col sorriso, dopo gli interminabili applausi e i saluti  che sanno già di arrivederci.

Chiuso questo capitolo (ricordiamo che quella di Sacile è stata l’ultima di 18 date nei teatri di tutta l’Italia, da fine ottobre 2018) Dodi Battaglia ha infatti annunciato di essere già sul piede di partenza per una nuova avventura musicale: il prossimo tour estivo partirà prestissimo,  il 26 aprile da Chieuti in provincia di Foggia, e durerà tutta l’estate portando nelle piazze un altro pezzo di storia dei Pooh.

Si ringraziano AMC Eventi e comunicazione, il management dell’artista e il personale del Teatro Zancanaro per la gentilezza.

 

Scaletta del concerto di Sacile, 06.04.2019

  1. Io in una storia
  2. A un minuto dall’amore
  3. Aria di mezzanotte
  4. Classe ‘58
  5. Vienna
  6. Cara bellissima
  7. Mai dire mai
  8. Orient Express
  9. Una donna normale
  10. Santa Lucia
  11. Io sto con te
  12. In altre parole
  13. Oceano
  14. Come si fa
  15. E’ bello riaverti
  16. La nostra età difficile
  17. Sei tua, sei mia
  18. Cercami
  19. Uno straniero venuto dal tempo
  20. Dietro la collina
  21. Stella
  22. Senza musica e senza parole
  23. Padre a vent’anni
  24. E vorrei
  25. Inutili memorie
  26. Col tempo, con l’età e nel vento
  27. Un’anima (con testo di Giorgio Faletti)
  28. Fantasia
  29. Air India
  30. Fantastic fly
  31. Isabel
  32. Padre del fuoco, padre del tuono, padre del nulla
  33. Scusami
  34. Quando lui ti chiederà di me
  35. Fotografie
  36. Linda
  37. Vita
  38. Buonanotte ai suonatori

Non sembrava difficile immaginarselo e infatti ieri è stato un emozionante e atteso sold out quello che ha registrato il concerto di Roberto Vecchioni al Teatro Creberg di Bergamo.

Impegnato nel suo “Infinito Tour”, per presentare al pubblico la sua ultima fatica discografica (rilasciato per scelta solo su supporto fisico e non digitale), il Professore ha fatto tappa infatti ieri, venerdì 5 aprile 2019 anche al teatro bergamasco conquistando sin dalle prime note la platea totalmente al completo.

In questo spettacolo diviso in due parti, Roberto Vecchioni ha voluto raccontare e raccontarsi, spendendo alcune parole prima di ogni brano per raccontare aneddoti o per spiegare la genesi dei brani che avrebbe di li a poco cantato.

Un silenzio ossequioso e incredibile quello che ha mantenuto la maggior parte della platea per quasi tutta la durata del concerto, interrotto solamente dai lunghi e calorosi applausi al termine di ogni brano, applausi che l’artista si è goduto a pieno.

Il pubblico presente ha sicuramente apprezzato ogni attimo di questo concerto, fatto sia di momenti emozionanti e di brani che fanno riflettere, si di quelle piccole gag che Vecchioni ha regalato con la sua nota ironia.

Un susseguirsi di brani e parole, parole e brani, ciascuno non solamente cantato ma interpretato fino a fondo, come d’altronde è suo stile da sempre. Parole che non sono solo semplici parole che rincorrendosi formano una canzone, ma che hanno un peso specifico, ciascuna importante proprio nel posto dove è stata posta e nella tonalità con cui è stata pronunciata; “barzellette” raccontate con leggerezza che se approfondite possono rivelare il vero senso della vita.

La serata si è conclusa sulle note dell’indimenticabile Samarcanda, che ha fatto cantare e tenere il tempo a suon di battiti di mani di tutti i 1500 presenti in sala, che sino ad ora si erano infatti limitati ad ascoltare in silenzio.

Sul palco con Vecchioni, ad accompagnarlo in questo viaggio nell’infinito coloro che hanno dato vita alla musica che accompagnava le parole dell’artista: Roberto Gualdi alla batteria, Antonio Petruzzelli al basso, Massimo Germini alle chitarre e Lucio Fabbri a pianoforte e violino.

Tra il pubblico presente in sala ad applaudire lo spettacolo del professore anche Toto Cotugno e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori.

A seguire insieme una breve gallery della serata:

La scaletta della serata:

Prima Parte: 
Una notte, Un Viaggiatore
Com’e Lunga la notte
Ogni canzone d’Amore
Giulio
Ti Insegnerò a Volare (Alex)
Cappuccio Rosso
L’Infinito
Formidabili Quegli Anni
Parola
Seconda parte:
La Mia Ragazza
La stazione di Zima
Stranamore (Pure questo è amore)
Le rose blu
Viola d’inverno
Le mie ragazze
El bandolero stanco
Ninni
Velasquez
Sogna ragazzo sogna
Chiamami ancora amore

Mi manchi
Luci a San Siro
Samarcanda

L’altra sera Alice è giunta al Teatro delle Celebrazioni di Bologna con il suo “Viaggio in Italia”, tour che sta portando nei teatri con grande successo dalla scorsa stagione.
Cantautrice raffinata e splendida interprete di grande canzone d’autore, in questo spettacolo omaggia i giganti della musica italiana e propone anche qualche brano proprio tratto dalla sua ampia discografia, e naturalmente alcuni dei suoi più grandi ed indimenticabili successi.

Accompagnata sul palco da Carlo Guaitoli al pianoforte a coda e sintetizzatori, e da Antonello D’Urso (che ora è anche in tour con Luca Carboni) alle chitarre acustiche ed elettriche, Alice è elegantissima come sempre, e sorridente nonostante una fastidiosa influenza che non le permetterà in alcuni brani di dare il meglio di sé, ma che non farà assolutamente mai rimpiangere l’interprete di sempre.
Il concerto si apre con un trittico di brani da lasciare a bocca aperta, ed infatti in teatro non vola una mosca, tutti ascoltano con emozione parole note ed amate, presentate in una veste totalmente diversa ma sicuramente non meno emozionante delle versioni maschili originali.
Stiamo parlando di De André, De Gregori e Fossati, tanto per cominciare.
Le luci blu si accendono su Alice seduta alla tastiera, al centro del palco, che inizia ad intonare Un blasfemo, non proprio uno dei brani più “scontati” di Fabrizio De André, poi si alza e saluta sorridendo, quindi intona una dolcissima Atlantide e una ariosa Lindbergh. L’atmosfera è rarefatta, tutto tace in sottofondo, le luci non sono invadenti, il pubblico applaude alla fine dei brani e anche le luci dei telefonini sono spente o abbassate in modo da non disturbare gli artisti e i vicini di poltrona. Si prosegue con altre perle d’autore: Non insegnate ai bambini, quello che per Alice è forse il testamento di Gaber, poi due brani di Lucio Dalla, emozionanti non solo perché qui siamo proprio a Bologna, quindi è la volta di Guccini, con la sua Austwiz, “per scongiurare che la storia si ripeta”.

Segue un set di canzoni proprie, quindi un brano scritto da Mino Di Martino sull’amore divino, una poesia di Totò musicata splendidamente da Giuni Russo e due brani di Claudio Rocchi.
E’ solo dopo oltre la metà del concerto che Alice si appresta ad interpretare Battiato, quello che è stato da sempre il suo autore più amato e lei, per lui, voce d’eccezione e musa.
L’atmosfera è in crescendo, l’affetto degli spettatori si fa via via più palpabile, tra un brano e l’altro cominciano ad arrivare grida e fischi di approvazione, il pubblico si è ormai scaldato e accoglie la fatica di Alice con grande affetto e sostegno. Lei sorride, allarga le braccia, accoglie l’abbraccio del suo pubblico che la sostiene, e ricambia con un’interpretazione di rara intensità de La cura, perla tra le perle del maestro, al quale lei stessa alla fine dedica l’applauso.
L’educazione e il rispetto del pubblico in teatro è assolutamente degno di nota. Quella che all’inizio poteva apparire una platea un po’ troppo seria e compita, è invece attenta, rispettosa, e infine calorosa. Quando la cantautrice torna sul palco per i bis, le richieste sono tutte per Il vento caldo dell’estate e, ovviamente, Per Elisa. Alice sorride, con quel suo sorriso immenso e sincero, e accontenta i fan che oramai hanno raggiunto la zona sotto al palco, pronti per cantare con lei nel finale.
Un plauso va naturalmente anche ai musicisti, sempre precisi e impeccabili, attenti a non sovrastare, a non invadere, a non stravolgere. Ma la protagonista assoluta è lei, splendida donna che ha donato tantissimo alla nostra musica italiana e che forse non è stata mai gratificata abbastanza.

Come se bastasse Per Elisa a descriverla e a far emergere le sue doti eccezionali d’interprete!
No, Alice è molto altro, molto di più, e lo si scopre dal vivo ogni volta, e ogni volta di più. Assistere a un suo spettacolo è, oltretutto, anche una grande occasione per riconciliarci con quella parte di noi che forse non dà abbastanza peso alle emozioni, alla lentezza, alla bellezza e che invece ne ha maledettamente bisogno.

E allora applausi, di cuore, e grazie.

Si ringraziano Elisa Sitta /International Music e il personale del Teatro delle Celebrazioni per la gentilezza.

 ALICE, Viaggio in Italia

Scaletta Bologna 27/03/2019

Un blasfemo
Atlantide
Lindbergh
Non insegnate ai bambini
Almeno pensami
Il cielo
Auschswitz
Il contatto
Dammi la mano Amore
Morire d’Amore
‘A cchiù bella

L’umana nostalgia
La realtà non esiste
L’era del mito
I treni di Tozeur

Prospettiva Nevski
Nomadi
‘A cchiù bella
La cura
Veleni
Il sole nella pioggia

Il vento caldo dell’estate
Per Elisa

 

Di cambi d’abito ne è bastato uno, perchè in fondo non è questo a renderla una signora della Musica Italiana e soprattutto una grande artista e ieri sera lo ha ampiamente dimostrato: sto parlando di Patty Pravo che ieri sera, con un concerto degno della sua eleganza, da Bergamo ha dato il via al suo Red Tour.

Un viaggio emozionante attraverso i suoi indimenticabili successi, da Se Perdo Te a E dimmi che non vuoi morire, intervallati da alcuni brani più recenti e soprattutto alcuni tratti direttamente del suo nuovo album: la ragazza del Piper ha conquistato i presenti al Creberg Teatro di Bergamo che l’ha ospitata per la prima tappa del suo tour che ora si snoderà per alcuni dei principali teatri italiani.

Una grande voce capace di emozionare e di portare alla mente alcuni dei ricordi più belli della vita dei presenti, ed un pubblico che ha partecipato attivamente durante tutta la durata del concerto. Molte le voci che si sono alzate scandendo infiniti complimenti e mostrando ammirazione verso la propria “Nico” nei momenti di silenzio tra un brano e l’altro: tra questi anche una signora che ha mostrato con orgoglio ed emozione (e più tardi anche fatto autografare) a Patty Pravo un 33 giri d’epoca, contenente uno dei brani sulle note del quale poi l’artista si è anche esibita. Uno spettacolo semplice ma completo, musica e luci hanno accompagnato e sottolineato ancora di più la presenza già di per se importante della Strambelli, un telo per proiettare il video del brano Un po’ come la vita che l’artista ha portato sul palco del Festival di Sanremo con Briga (con il quale ha “virtualmente duettato” anche ieri sera durante il concerto) e musicisti e coriste che hanno saputo rendere ancora più prezioso uno spettacolo in cui Patty è stata la regina indiscussa.

Non solo una bella voce, calda e piena, emozioni e ricordi, ma Patty Pravo ha saputo anche rendere magici quei momenti indispensabili per la riuscita del concerto di cambio tra un brano e l’altro, sapendo mostrarsi in tutta la sua simpatia e la sua ironia, coinvolgendo i presenti e rendendola cosi forse ancora più amata, proprio perchè vera.

Infiniti gli applausi al termine di ogni brano, le standing ovation e la riconoscenza sia da parte del pubblico che da parte di Patty “devo passare più spesso da queste parti” ha esclamato dopo uno dei tanti calorosi applausi.

Un concerto che ancora una volta è la dimostrazione che il tempo passa, le mode cambiano ed è vero che i nuovi generi e cantanti la fanno da padrone sulle grandi masse, ma i grandi artisti vengono sempre apprezzati e riconosciuti in quanto tali, e in quanto in grado di emozionarsi ed emozionare, anche dopo aver superato il mezzo secolo sempre sul palco!

A seguire una breve Photogallery dell’evento:

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L'attesissima serata al Teatro Corso è stata un appuntamento importante per i fan,  che hanno riempito il teatro in ogni ordine di posto per accogliere con entusiasmo ed affetto il cantante bolognese

Sabato  9 marzo al Teatro Corso di Mestre è approdato Luca Carboni con il suo  Sputnik Tour 2019.  Il cantante bolognese torna di nuovo live, con una serie di concerti  nei più importanti teatri italiani, dopo il grande successo dello Sputnik tour nei club.

La tournèe prende il nome dal suo ultimo lavoro discografico “Sputnik”, album di inediti pubblicato da Sony Music in giugno 2018, il tredicesimo in carriera dell’artista bolognese. Il nome dell’album è ispirato al satellite russo Sputnik lanciato nello spazio nel 1957. L’artista è sempre stato affascinato dalla forma di quel  satellite e soprattutto dall’idea della terra vista dall’alto, prospettiva che lui usa in questo nuovo lavoro, per guardare  la sua vita e al futuro verso nuovi viaggi.

Sputnik per l’artista  bolognese è ormai un compagno di viaggio, in ogni suo concerto è accompagnato da scenografie dello spazio che lo vedono rappresentato come un astronauta  tra pianeti e satelliti, circondato da luci e laser.  Lo spettacolo molto colorato  con effetti luci  e un megaschermo digitale su cui scorrono immagini e video di periodi e tempi diversi, racconta la sua musica, dalle atmosfere del nuovo disco al sound della sua lunga carriera. Un viaggio nel tempo che porta il pubblico non solo a divertirsi, ma anche a riflettere sulla quotidianità.

L’attesissima serata al Teatro Corso, organizzata da Dalvivo Eventi Venezia è stata un appuntamento importante per i fan,  che hanno riempito il teatro in ogni ordine di posto per accogliere con entusiasmo ed affetto il cantante  la cui musica ha conquistato diverse generazioni.

Luca Carboni ancora una volta è riuscito a coinvolgere e stupire i presenti, con la sua musica, con la sua voglia di trasmettere emozioni e al tempo stesso emozionandosi come quando si rivolge al suo pubblico con queste parole:  “Era da tanto tempo che non vedevamo così tanta gente, ci eravamo fermati per un pò e sono contento di quanti giovani si sono avvicinati alla mia musica.

Un live che ha spaziato tra tonalità ritmiche e atmosfere da festa a momenti acustici e intensi, impreziosito anche da  racconti e riflessioni fatte con semplicità dall’artista. Luca racconta il suo ricordo di una giornata particolare:  avevo appena concluso il mio album ero pronto con entusiasmo a presentarlo, ma improvvisamente tutto cambiò sapore, era l’ 11 settembre del 2001, la tragedia delle Torri Gemelle che sconvolse il mondo.  Spero almeno che le canzoni di quell’album abbiano scaldato il cuore a qualcuno.

Più due ore di concerto, con una scaletta che ripercorre  sonorità pop e l’elettronica di Sputnik con brani  come “Una grande festa”, “Io non voglio”, “Amore digitale”, i brani del suo precedente album “Pop-Up” come  “Bologna è una regola”, “Luca lo stesso”, “10 Minuti” e le  canzoni di maggior successo di una carriera straordinaria, come “Farfallina”, “Inno nazionale”, “Silvia lo sai”e tante altre.

Il pubblico del teatro Corso ha partecipato con trasporto e passione cantando le tantissime canzoni  in scaletta e assaporando  in silenzio i momenti acustici e intimisti.

Il finale è un crescendo di energia, con il pubblico sottopalco che balla e canta in coro i brani  Mare mare, Una grande festa, Fragole buone buone e Vieni a vivere con me, mixato da Gino Latino dj set

Sul palco con Luca Carboni, Antonello Giorgi alla batteria, Ignazio Orlando al basso, Mauro Patelli e Antonello D’urso  alle chitarre e Fulvio Ferrari Biguzzi alle tastiere.

Lo  “Sputnik tour 2019”  proseguirà  con i concerti nei teatri più importanti d’Italia, fino all’ultima tappa al Teatro Europauditorium di Bologna in programma il 9 aprile.

Di seguito le prossime date dello “Sputnik tour” 2019 nei teatri:

  • 15 marzo 2019 Trento, Auditorium Santa Chiara
  • 19 marzo 2019 Lecce, Teatro Politeama
  • 21 marzo 2019 Cosenza, Teatro Rendano
  • 22 marzo 2019 Messina, Teatro Vittorio Emanuele
  • 23 marzo 2019 Palermo, Teatro Golden
  • 26 marzo 2019 Avellino, Teatro Gesualdo
  • 2 aprile 2019 Borgosesia (VC), Teatro Pro Loco
  • 4 aprile 2019 Grosseto, Teatro Moderno
  • 6 aprile 2019 Rimini, Teatro Galli
  • 9 aprile 2019 Bologna, Teatro Europauditorium

 

si ringrazia Dalvivo Eventi Venezia, Marilisa Capuano, Friends&Partner

di seguito le foto di Mimmo Lamacchia

7 anni. Tanto è passato dall’ultima volta che Jack Tatum si era affacciato in Italia con il suo progetto Wild Nothing e, come allora, non poteva mancare la tappa al Covo Club di Bologna, perchè il Covo è uno di quei posti che, una volta che ci suoni, ti resta nel cuore, soprattutto se, come è accaduto anche ieri sera per l’ultima data del minitour italiano di Tatum e soci, è più che sold out: il Covo è uno di quei posti che straborda di vita, musica, storia, canzoni.

E Wild Nothing gli ha reso onore con un live superbo, che ha confermato la crescita della band, ormai principale esponente nel mondo di quel dream pop che ci fa sognare, ancheggiare e divertire, oltrechè cantare a squarciagola (su “Summer Holiday” non potevano certo mancare i cori).

Arrivati con “Indigo” al quarto disco i Wild Nothing hanno mostrato nuove sfaccettature del loro mondo sonoro, un mondo che sa essere umbratile e solare nello spazio di 3 minuti, grazie al sapiente uso di tastiere, sax (che ha aggiunto colori nuovi al sound della band della Virginia) e, ovviamente, delle immancabili chitarre.

Si parte subito col classico “Nocturne” e già si capisce che non sarà una serata come le altre: l’atmosfera si fa magica e quando arriva “Live in Dreams” stiamo davvero già tutti sognando.

“Partners in Motion” è un preambolo perfetto, così come “Bend”, per “Summer Holiday”, l’apice della serata: si balla, si canta, si sorride e Jack è visibilmente frastornato da tanto affetto.

“Paradise” e “Letting Go” completano il quadro coloratissimo e vivido di una band in splendida forma, adorata dal pubblico bolognese, che si disperde sulle note di un altro classico, “Shadow”, con Tatum che resta tranquillamente sul palco a smontare e a fare autografi e selfie, come un umile musicista alle prime armi, lui, che è forse l’espressione più riuscita del dream-pop versione anni 10.

E già solo per questo, merita l’amore e la stima di tutti, anche se non avesse scritto quei pezzi capolavoro.

Ah già… li ha scritti!

WILD NOTHING Setlist @ Covo Club (09/03/2019)

Nocturne

Wheel of Misfortune

Golden haze

Flawed Translation

Live in dreams

Partners in motion

Bend

Summer holiday

Whenever I

Shallow water

Canyon on Fire

Paradise 

Letting go

Chinatown

A dancing shell

Shadow

 

La scatola nera del Covo Club si colora di sfumature shoegaze e dream-pop questo weekend: un primo assaggio lo si è avuto ieri sera, quando sul consueto palco bolognese sono saliti i londinesi TOY, guidati da Tom Dougall, mentre stasera toccherà a Jack Tatum (aka Wild Nothing).

Oscurità e dinamismo al servizio della distorsione, si potrebbe definire così il live di presentazione di “Happy in the hollow”, ultima fatica dei TOY, che alle 22,45, puntualissimi, sono saliti in scena e ci hanno subito fatto capire che era il momento di chiudere gli occhi e far ondeggiare la testa.

Dougall e soci hanno privilegiato un set tirato, in cui la batteria si faceva ficcante, perentoria e le chitarre costruivano quel muro di suono tipico delle sonorità shoegaze, da perfetti figliocci degli Slowdive.

Su questo tappeto sonoro si inseriva un cantato profondo, emozionale: le voci di Dougall e Maxim “Panda” Barron si alternavano ed intersecavano alla perfezione, in una cavalcata senza posa: da “Jolt awake” a “I’m still believing”, passando per “Fall out of love” e “The Willo” la band londinese non ha fatto mancare quasi niente della sua produzione, esaltando e coinvolgendo vecchi e nuovi fan, confermando come ancora una volta i TOY godano in Italia di uno zoccolo duro di seguaci.

Se i volumi non erano perfetti e mancava qualcosa alle dinamiche basso/tastiere, il tutto era compensato dalla verve della band, apparsa veramente felice di questo minitour italiano (oltre a Bologna, tappe anche a Roma e Milano) e da un Tom Dougall sempre più simile, per movenze e sguardi a quello Ian Curtis che è certamente il suo più alto riferimento nell’attitudine “compostamente punk”. Sguardo penetrante e voce che tocca il cuore, la formula di Dougall è tanto semplice quanto efficace e quando partono le parole di “Dead & gone” non si può non rimanere basiti, stupefatti, ammaliati.

Il live si chiude con “Energy” e la sensazione è che i TOY siano ancora un gruppo in crescita e che “Happy in the hollow” li abbia confermati su altissimi livelli.

E che, a più di trent’anni dalla nascita del termine “shoegaze”, guardarsi le scarpe sia ancora bellissimo.

TOY setlist @ Covo Club (08/03/2019)

Jolt awake

I’m still believing

Sequence one

Mistake a stranger

Fall out of love

Move through the dark

You make me forget myself

Motoring

The Willo

Join the dots

Last warmth of the day

Mechanism

Dead & gone

Energy

Meravigliosa serata al Tunnel al ritmo tribale della Batucada elettronica dei Ninos du Brasil per un concerto di pura condivisione e del sano divertimento.

Ninos du Brasil ovvero il progetto a due composto da Nico Vascellari e Nicolò Fortuni  parte da un’idea originale, semmai immaginifica di miscelare il ritmo tribale della musica brasiliana con l’elettronica, i campionatori e gli effetti , trasportando l’ascoltatore in una sorta di viaggio astruso che va dalla Selva Amazzonica a Berlino.

Ogni loro apparizione si trasforma  in una danza liberatoria , scomposta e frenetica che si è ripetuta anche nella serata live al Tunnel Club a Milano che dopo una lunga attesa li ha visti salire sul palco dietro alle loro percussioni poco prima delle 2 per un’ora di adrenalina pura .

Il materiale disponibile dei Ninos du Brasil già confermato da tre dischi in studio e tante collaborazioni trasversali ci dà l’oppportunità di ascoltare tante sfaccettature di un sound originale, alternativo che fa delle percussioni l’elemento essenziale che declinato dal vivo vede i due attori scatenarsi sui loro tamburi con una base in sottofondo a declinare le singole tracce senza soluzione di continuità.

Il cinguettio della foresta le gocce di pioggia aprono le danze Muito  N.D.B.; e così tra una  Essenghelo Tropical un inno da cantare saltando, e una Novos Misterios sognante come lo scorrere di un fiume nella giungla , passiamo a  Tuppelo danza liberatoria sulla spiaggia , Miragem con Sepultura una samba indiavolata , Abacaxi Nax Coxas con un flautino senza limiti,  Algo ou Alguem dance dance dance ossessione pura , ou ou ou tutti a cantare con loro , mentre Tamborines na Selva ci porta nella tribù attorno al fuoco alla Sombra de Lua.

Ci immergiamo in questa sorta di world music che dimostra come anche in Italia si possa essere originali  non a tutti costi ma con un idea ben precisa, un fine da perseguire, una visione di qualcosa che non tutti possono vedere chiaramente ma che alla lunga in un orizzonte allargato forse si paleserà decisamente.

 

Una grintosa e magnetica Malika Ayane, al New Age Club di Roncade(TV) con un live straordinario in occasione della sua seconda data in Veneto, preceduta dal grande successo del giorno prima a Padova.

Dopo la bellissima serata live di giovedi 14 febbraio al Gran Teatro Geox di Padova, tocca al New Age Club  di Roncade(TV) ospitare la seconda tappa veneta, del  “Domino Tour” di Malika Ayane.

La tournèe prodotta da Massimo Levantini per 1 Day,  segue la pubblicazione del suo ultimo album “Domino”, elaborato e scritto tra Milano, Londra e Parigi, quinto progetto discografico della  cantante con cui festeggia i suoi dieci anni di carriera.

Dopo il successo nei teatri e nei club nel 2018, Malika Ayane, tra le più importanti voci del panorama musicale nazionale, con una splendida carriera in perenne crescita artistica, è tornata nuovamente live ad emozionare il suo pubblico.

Il “Domino Tour” è stato pensato con due distinti spettacoli interpretativi delle sue canzoni, che ben si identifica con il nome scelto per questo nuovo lavoro della Ayane.

Malika ha scelto di presentarsi in una doppia veste, dedicando la stessa scaletta con un look e uno spettacolo diverso in base alla location dove si esibisce,  elegante e raffinata nei teatri e auditorium  e grintosa e magnetica nei club.  II pubblico ha apprezzato molto questo alternare serate in teatro e serate in club.

La tappa Trevigiana, di venerdi 15 febbraio rientra nell’ampio cartellone degli spettacoli promossi dal New Age Club, ha riscosso un grande successo di pubblico.

Intorno alle 21,30 in una cornice scarna e volutamente minimale, scelta apposta per i club, inizia il concerto.

Ad anticipare l’ingresso sul palco della cantante tra gli applausi del pubblico, si intravedono in due cubi trasparenti, Jacopo Bertacco alla chitarra e Nico Lippolis alla batteria.

Sulle note di “Nodi”, Malika Ayane in total black, con bionde treccine raccolte, imbracciando una Roland Synth rossa fiammante, fa il suo ingresso tra l’ovazione e gli applausi dei presenti.

In gran forma, padrona del palco e a suo agio a stretto contatto con il pubblico, comincia a cantare.

Il concerto è un crescendo di emozioni, grazie all’esibizione coinvolgente e magnetica dell’artista con la sua voce così incredibile e originale.

Il live abbraccia i brani del suo ultimo album Domino, come Stracciabudella,  singolo rappresentativo dello stesso album, come “Questioni di Forma“,“Cose che ho capito di me“,  intrecciandosi ai suoi grandi successi, con brani come “Ricomincio da qui”, “Come foglie” ,“Tre cose”, “Tempesta” e altri meno conosciuti.

Una serata bellissima, con un live riuscitissimo e un’artista che con la sua musica raffinata e di gran classe riesce a creare atmosfere magiche con un’eleganza e una grinta che la contraddistingue da sempre. Il pubblico ne è stato a dir poco entusiasta.

si ringrazia 1Day e New Age Club

foto Mimmo Lamacchia

Si chiudeva ieri sera al Covo Club di Bologna il mini-tour italiano degli statunitensi Cloud Nothings, e non c’era forse posto migliore per far sì che tutta la forza di questa straordinaria band si sprigionasse: il piccolo, ma pulsante cuore di Bologna, il Covo, luogo da cui sono passate band quali Franz Ferdinand, piuttosto che gli Shame, si è rivelato essere casa perfetta per Dylan Baldi e soci.

Il club di viale Zagabria si è andato via via riempiendo e, dopo l’ottima apertura dei romani Big Mountain County (da tenere d’occhio), era già stracolmo quando la band dell’Ohio è salita in scena.

Ed è stato subito il delirio: in un momento storico in cui le chitarre vengono sempre messe in secondo piano, a favore di synth ed elettronica in genere, i Cloud Nothings ci fanno riassaporare il gusto del suono e ci mostrano cosa voglia dire sudare, sopra (e sotto) il palco.

Da “Leave him now” a “The Echo of the World”, tratti dall’ottimo “Last Building Burning”, fino a “Now hear in” e “Stay useless” si crea un’empatia straordinaria tra il pubblico e la band, in un crescendo di suono, un vero e proprio muro di chitarre sapientemente miscelate con l’aiuto della batteria di Jayson Gerycz, una drum-machine umana pronta a pestare su qualsiasi cosa, accelerando e rallentando a piacimento.

In tutto questo clima ovviamente l’esaltazione sotto il palco è diventata via via più palpabile, tra pogo selvaggio e perfino stage diving e crowd surfing, in un’estasi collettiva che ha raggiunto il suo apice su “I’m not part of me”.

Dylan Baldi a guidare le danze sotto il suo cappellino da baseball e ad urlarci nelle orecchie tutta la sua frustrazione, ricevendola di rimando decuplicata dai cori del pubblico.

Chiunque abbia anche solo pensato per un secondo che sia finita l’epoca delle chitarre e dell’indie rock “fatto bene”, dopo aver visto un live dei Cloud Nothings non potrà che ricredersi.