Recensioni concerti

I report dei più importanti concerti in Italia: band italiane e internazionali, rock, pop, elettronica, punk, alternative e molto altro altro ancora. Photogallery e recensioni, report e scalette del concerto, immagini, video e racconti di tutta la musica live in Italia.

Il mitico palco del Bloom di Mezzago ospita Frankie Chavez  per una nuova serata organizzata da Italian Blues River, dove un impetuoso fiume rock blues travolgerà un nutrito numero di spettatori .

Per inquadrare l’artista bisogna sapere che il giovane Frankie è portoghese e che la sua terra influenza la sua musica in modo viscerale; il risultato finale è un’originale  miscela tra tradizione blues del mississipi, Rock e sonorità folk provenienti dalla musica popolare portoghese per antonomasia ; il Fado.

Chavez è un vero virtuoso della chitarra ed infatti sul palco campeggiano almeno 5 modelli dello strumento: Un paio di elettriche Gretsch , una Guild folk  oltre ad una stravagante Chitarra Portoghese a 12 corde Weissenborn che si suona orizzontale, elettrificata a dovere dalla quale provengono sonorità  davvero sorprendenti e originali.FC2

Basta il solo fido e ottimo batterista  Joao Correia per scatenare la tempesta rock blues di Frankie Chavez , musica essenziale che scorre sulle 12 battute , ma che sa prendersi il pubblico fino a farlo saltare su dalle sedie.

3 dischi all’attivo dal 2010 per Chavez , e l’ultimo lavoro Heart and Spine del 2014 è senza dubbio il più interessante per le sue sonorità ammiccanti, orecchiabili e rockeggianti alla Black Keys per intenderci dove il blues diventa rock e viceversa in un onda alta da surfare a tutto spiano.

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Il concerto per Frankie è un vero e proprio tour de force perché oltre alle furoreggianti scorribande chitarristiche, il nostro eroe si diletta anche con armonica e grancassa in un paio di tracce, mentre  la batteria di Joao Correia fornisce un supporto organico di ritmica alla sua notevole voce da vero rocker.

 

Oltre un’ora di grande musica a Mezzago con stupende rock hit tratte dall’ultimo lavoro su tutte Long Gone, Fight, Psychotic Lover o Truth can break a bone ma anche una manciata di brani tratti dai primi due dischi; Frankie sa suonare il blues, e il blues sa che la sua voce e la sua chitarra lo seguiranno !

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Mark Lanegan torna in italia grazie all’organizzazione  Vivo Concerti  ad un anno di distanza per un’unica tappa  milanese del  “tour de force” europeo che lo vede impegnato praticamente tutti i giorni senza soluzione di continuità in tutte le principali piazze del vecchio continente.

E’ un occasione importante per ascoltare live molti dei nuovi brani del Disco “Phantom Radio” uscito nel finale del 2014 del quale tra l’altro né è appena stata pubblicata una versione con tutti i brani remixati da importanti dj e producer.

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Cosa dire, Mark è un artista che grazie alla sua straordinaria ed inconfondibile voce ha saputo costruirsi una carriera importante non solo per i suoi dischi, prima insieme alla band degli Screaming Trees  e poi da solista già dai primi anni 90 , ma anche e soprattutto per le grandi collaborazioni e featuring  che lo hanno visto protagonista con Queens of The Sone Age, UNKLE e Soulsavers giusto per citarne alcuni.

Vox gutturale , profonda , rauca , baritonale dalle sfumature oscure che sembra nata per interpretare tutte le note  del blues e del rock che insieme ad una slide guitar di sottofondo è in grado di dare i brividi e creare una atmosfera unica.

Ed è proprio così che inizia  il concerto di Mark Lanegan i :  la sua Voce  e la chitarra due brani stupendi a fare da ouverture ;“when yo’re number isn’t up e Judgment time tratto dal nuovo disco.

Gli altri tre elementi della band (basso , batteria e tastiere) oltre al chitarrista si materializzano al terzo brano Gravedigger Song  che  ci riporta al penultimo disco di Mark Blues Funeral uscito nel  2012 dove si era già vista una svolta compositiva ricca di  contaminazioni elettroniche che ci mostrano una Mark Lanegan in grande forma e che ha saputo far tesoro delle tante esperienze e collaborazioni con altri musicisti

Il palco con un lighting minimliasta ed in penombra crea un atmosfera  conturbante e Mark  si limita a poche interazioni col pubblico come nel suo stile ma questo nulla toglie alla grande performance che ci ha regalato anche questa volta.

Si snocciolano molti dei brani di Phantom Radio come le grandi blues ballad di Floor of the Ocean e Death Trip to Pulsa ma si pesca anche nei dischi più datati e rockeggianti con brani quali Quiver Syundrome e Gray goes Black. LA grande cavalcata danzereccia di Ode to  Sad  Disco fa da contrappunto alla più riflessiva Harbourview Hospital .

Dopo un’intensa  ora di blues, rock e psichedelia il concerto di Mark “the voice” si conclude con tre encore tra cui la stupenda Methampthetamine Blues e Killing Season per la piena soddisfazione del pubblico dell’Alcatraz che aspetterà con impazienza il suo beniamino  allo stand  per ricevere  il sospirato autografo sul merchandising di Phantom Radio .

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Ormai i loro volti di adolescenti hanno lasciato il posto a personaggi maturi e pronti ad un salto di qualità. Così Violetta Live Tour, potrebbe essere il capitolo conclusivo della fortunato show itinerante firmato Walt Disney.

Nel primo appuntamento torinese, andato in scena lo scorso 28 gennaio, il Pala Alpitour di Torino ha visto la presenza di oltre 10 mila fan, accorsi nel moderno impianto olimpico per vedere all’opera Violetta (Martina Stoessel), Ludmilla (Mercedes Lambre), Diego (Diego Dominguez), Leon (Jorge Blanco) e Federico (l’attore italiano Ruggero Pasquarelli).

Uno show in pieno stile holliwoodiano, con tante luci, balletti, canzoni, che ha ripercorso il vasto repertorio del cast, protagonista della fortunata serie televisiva.

Uno spettacolo nello spettacolo, visto che la platea era brulicante di bambini di tutte le età. Infanti e adolescenti sono stati ipnotizzati da uno spettacolo cantato in spagnolo e dialogato in un “faticoso” italiano, visto che buona parte dei protagonisti sono di origine sudamericana.

150 minuti intensi, con qualche tempo morto ed un finale a sorpresa: Violetta, di bianco vestita, ha cantato All’alba sorgerò, tratto dal film Frozen.

Il tour, promosso da D’Alessandro e Galli proseguirà con questi appuntamenti:

30 e 31 gennaio Milano Mediolanum Forum alle 16 e alle 20.30;

1 febbraio Bologna Unipol Arena 16 e alle 20.30;

3 febbraio Firenze Mandela Forum 16 e alle 20.30,

4 febbraio Firenze Mandela Forum alle 17;

6-7 e 8 febbraio Roma Palalottomatica alle 16 e alle 20.30;

11 settembre Verona L’Arena alle 21.

 

I biglietti sono disponibili nelle rivendite autorizzate e su su www.dalessandroegalli.com e nelle prevendite abituali, con prezzi a partire da 39 euro.

Volge al termine il tour di esordio dei Dear Jack, che sabato scorso sono arrivati al Pala Alpitour di Torino per una delle ultime date in programma. L’impianto contava almeno 3.000 spettatori giunti all’ombra della Mole per vedere da vicino l’ennesima creatura di Maria De Filippi e del suo talent Amici.
Il loro show è stato certamente piacevole. Certo non ci si poteva aspettare cose stratosferiche da una band che ha all’attivo un solo album (Domani è un altro film), ma il compitino l’hanno svolto in modo egregio, alternando le loro Hit, che hanno già venduto 100 mila copie e alcune cover.
Musicalmente e vocalmente sono apprezzabili. Certo un palco con una simile importanza può far venire i brividi e così possiamo capire anche il motivo della ripetitività dei loro movimenti sulla passerella, quasi ci fosse una regia che muoveva con estrema cura i musicisti.
La serata parte alle 21 in punto e il boato delle tante ragazzine, ci lascia capire come anche in Italia ci sia tanta fame di “boyband”, quelle che trascinano le fan sognanti ed anche i loro genitori.
Si parte subito con la Pioggia è uno stato d’animo e poi Wendy. Poi si passa a Michael Jackson, ai Pooh, a Baglioni. Ancora una capatina con il loro ultimo singolo Breezin’ Out The Door che è stato scelto come la sigla di Che Dio Ci Aiuti 3.
Lo show prosegue con confronti anche impegnativi con Umberto Bindi, Oasis, Coldplay ed anche U2, ma tutto fila liscio, come in un grande piano bar od un karaoke.
C’è spazio per tante parole, per un medley unplugged e poi ancora per i loro brani.
Quando lo show volge al termine, i ragazzi regalano ancora un mix con tutti i loro singoli e danno l’appuntamento alle loro fan, per il “firmacopie” dell’album, in programma alla fine del concerto.
Quando si spengono i riflettori, nessuno conosce ancora la “notizie” che sarà diffusa poche ore dopo all’Arena di Domenica In. Tra i 20 “big” del Festival di Sanremo ci saranno anche loro, con l’inedito Il mondo esplode. Auguri!
Nel ricordare che lo show è stato organizzato da F&P Group con il supporto locale di Setup Live ecco la scaletta della serata:
La pioggia è uno stato d’animo
Wendy
Beat It (Michael Jackson)
Pensiero (Pooh)
Esisti solo tu
Solo (Claudio Baglioni)
Breezin’ Out The Door (sigla di Che Dio Ci Aiuti 3)
Wonderwall (Oasis)
Anima gemella
Arrivederci (Umberto Bindi)
She Will Be Loved (unplugged, Maroon 5 / The Man Who Can’t Be Moved (unplugged, The Script / Fix You (unplugged, Coldplay)
L’anima vola (Elisa)
Una lacrima
Demons (Imagine Dragons)
Insieme a te sto bene (Lucio Battisti)
I Still Haven’t Found What I’m Looking For (U2)
Ricomincio da me
Irresistibile
Domani è un altro film

A cura di Vincenzo Nicolello

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Poco prima di suonare le note di “Hope there’s someone” di Anthony And The Jonhsons, Virginia Racca ha dato quella notizia, che solo alcuni in sala già sapevano: «Questo è l’ultimo concerto braidese delle Yavanna. E’ da tempo, molto tempo, che tutte noi tre sentiamo la forte spinta a prendere una decisione scomoda e difficile: quella di concludere la nostra esperienza come Yavanna. Ora finalmente siamo abbastanza coraggiose e mature per farlo. Siamo qui, quindi per comunicarvi che con la fine di questo 2014 anche Yavanna finirà».
Dunque dopo 7 anni arriva l’addio e la location scelta per l’annuncio è stata emblematica: la casa del commiato del Gruppo Verrua, un’importante impresa funebre della città.
«In realtà – come ha spiegato Letizia Racca – lo spettacolo era stato organizzato prima della decisione di separarci, ma abbiamo ritenuto che il tema della serata (la morte ndr) e il luogo (una sala per riti funebri ndr), fossero un buon motivo per comunicare la nostra scelta».
Il concerto acustico ha ripercorso un po’ tutto il repertorio del trio, salito agli onori delle cronache grazie all’edizione n.3 di X Factor, andata in onda nel 2009. La loro è sempre stata una proposta complessa, forse un po’ rivoluzionaria per entrare nel mainstream. Il carattere forte delle tre sorelle, tutte egualmente determinate ad imporsi, ha comunque consentito di proseguire in una collaborazione artistica interessante, sfociata nella pubblicazione dell’album “Intuito alchemico” che, a questo punto, rimarrà il primo e ultimo lavoro realizzato insieme. Lo stesso carattere che le ha unite, alla fine le ha separate. Il confronto acceso tra di loro le ha portate a dire basta, scegliendo di percorrere strade parallele, ma diverse.
Quanto al concerto, dobbiamo sottolineare come l’organizzazione sia stata curata dal Gruppo Verrua, che vuole in qualche modo “smitizzare” un luogo di dolore come la “casa del commiato”, trasformandola in una sala di incontro, dove potranno essere celebrati riti funebri, ma anche proposte serate musicali e culturali.

A cura di Vincenzo Nicolello

“Tonight it’s our first show in Italy ever!”, esordisce così Sharon Van Etten salendo sul palco del Locomotiv di Bologna, un Locomotiv stracolmo, con la cantante americana che, glielo si legge negli occhi, è contentissima e quasi imbarazzata, incredula, per la presenza di così tante persone al suo concerto.
Beh, non dovrebbe, perchè appena iniziano le prime note di “Afraid of nothing” si capisce il perchè siamo tutti qui, in attesa solo della sua voce: i suoi brani sono così pieni di pathos, così intensi e la sua voce così calda ed espressiva che non si può non voler essere qui, non si può non rimanere abbagliati da tanta bellezza.
Ogni canzone è un mondo a parte, eppure è un pezzettino del puzzle che è il mondo di Sharon: da “Taking chances” letteralmente da brividi, a “Save yourself”, in una versione quanto mai onirica, per finire con “Break me” che davvero ci spezza qualcosa dentro, tanta è la forza delle parole cantate da Sharon, con quella voce che sa insinuarsi nei cuori ed esploderci dentro: una vera e propria bomba emotiva.

In tutto questo Sharon sorride, incredula, non si capacita che le persone le richiedano dei pezzi specifici: “Come fate a sapere le mie canzoni! E’ la prima volta che vengo in Italia!” dice ridendo e, quando dal pubblico le gridano “Sei famosa!” lei si schermisce “Per favore! Macchè famosa, non sono famosa!” e anzi, per tutta risposta, prende il suo cellulare e chiede al pubblico di gridare “Hi Mom!” per mandare un video a sua madre a casa, che non crederebbe a questo successo.

Insomma, nell’alternanza tra momenti in cui non si può non sorridere e Sharon appare come una raggiante ragazza del Midwest e momenti in cui viene fuori la cantautrice di razza (sfido chiunque a non essersi commosso all’attacco di “Perfect day”, cover di Lou Reed che Sharon rende con una grazia irreale), la serata scorre via come un inno alla bellezza, una bellezza semplice eppure di straordinaria intensità, che si esprime tutta nel bis finale, dove la carica rock di “Give out” si mescola con la potenza “sporca” di “Serpents”, ricordando il suono di una band come i Low, a cui Sharon dimostra già di non aver nulla da invidiare.

Pubblico in delirio, applausi, giù il sipario: sarà difficile per Sharon Van Etten scordare questo suo primo show italiano. Per noi del pubblico sarà, invece, proprio impossibile.

Non c’era il pubblico delle grandi occasioni e di questo ce ne rammarichiamo. Già perché la possibilità di rivedere, dopo tanto tempo e dal vivo, Lene Lovich era di quelle ghiotte, da non lasciarsi scappare. Ed invece all’Audiodrome di Moncalieri c’erano davvero pochi intimi.
Un peccato perché lo spettacolo è stato bellissimo. Lene, che continua a regalare le sue perle musicali che spaziano dall’elettronica al punk, dal rock progressivo alla psichedelia, ha dato tutta se stessa, premiando chi era lì ai suoi piedi.
Quasi un’ora e mezza di show, per spaziare nel suo repertorio, proveniente dagli anni ‘80. La sua presenza sul palco è sempre coinvolgente e non temiamo smentita nel definirla un personaggio carismatico. In molti l’hanno imitata, ma lei è sempre stata la prima, fiera delle sue idee (e magari dei suoi eccessi). Non ha mai ceduto a compromessi, anche a costo di perdere soldi e fama.
La sua vita “underground” è proseguita e proprio ieri, nel corso dell’intervista, che presto pubblicheremo su Concertionline, ci ha confidato che, prima di tutto c’è stata la famiglia. Oggi che i figli sono grandi e la sua vita è tranquilla, può ritornare a girare il mondo, per regalare ai fan i suoi concerti, ricchi di colore e di sognante passato.
Ad aprire la serata ci ha pensato Sabrina Napoleone e la sua band: una piacevole sorpresa, che siamo sicuri, presto farà parlare di se.

A cura di Vincenzo Nicolello

Cesare Cremonini è il classico artista in grado di regalarti serenità e spensieratezza. Basta andare ad un suo concerto per vedere sul volto degli spettatori il sorriso dei giorni.
Sarà il suo accendo smaccatamente emiliani, sarà la sua bravura a raccontare storie (anche tristi) con il suo fare scanzonato o il suo modo di stare sul palco, sempre composto, senza eccessi.
Così è stato anche al Pala Alpitour di Torino, dove sabato scorso c’era il pubblico delle grandi occasioni. Il dietro le quinte annunciava un Cesare nervoso ed irrequieto, ma appena si sono accesi i riflettori, nessuno si è accorto di nulla. Lo show è stato perfetto: musica, luci e colori, hanno esaltato il pubblico, che ha cantato senza soluzione di continuità tutti i pezzi.
Dai Luna Pop fino a Logico, ogni brano è stata una hit, da imparare a memoria. Tanti piccoli classici della musica leggera che dimostrano come l’artista sia stato bravissimo a rinnovarsi nel tempo.
Si parte subito forte con Logico, poi è un rimbalzare tra il vecchio e il nuovo. Non c’è soluzione di continuità, non ci sono passaggi a vuoto. Cremonini corre sul palco, seguito dal suo fido Bailo e non si risparmia. Unico momento di relax è quello “unplugged”, in cui l’artista si siede al pianoforte, trasformando il Palazzetto in un teatro silenzioso e pieno di luci e di atmosfera. Poi si ricomincia a ballare: ci vogliono 50 special e Mondo, per scatenare tutti quanti. Tanto il pubblico del parterre, quanto quello in tribuna salta e balla all’unisono: a questo movimento popolare non si sottrare nemmeno Victoria Cabello, seminascosta tra gli spettatori del primo anello.
Due ore di spettacolo sono volate via in un attimo: la ciliegina sulla torta è Un giorno migliore, che chiude il bis e la serata. La gente torna a casa contenta: difficilmente ci potrà essere un’altra serata così, almeno dal punto di vista musicale.
L’organizzazione della serata è stata curata da Live Nation e Setup Live.
Ecco la scaletta del concerto:

Cercando Camilla (intro)
Logico # 1
Dicono di me
PadreMadre
Fare e disfare
Stupido a chi?
Il Comico
Amami (Quando è il momento)
Non ti amo più
La nuova stella di Broadway
Latin Lover
Vent’anni per sempre
50 Special
Io e Anna
Il primo bacio sulla luna
Figlio di un re
Una come te
Vieni a vedere perché
Vorrei
Mondo
John Wayne
Le sei e ventisei
Marmellata #25
Grey Goose
I Love You
Un giorno migliore

Il Casto Divo e la Divina Romina conquistano anche Torino, con il loro Sognando Cracovia Tour. All’Hiroshima Mon Amour c’è tantissima gente per scoprire l’ultima creazione live di Immanuel Casto. Sul palco, al suo fianco, c’è l’avvenente Romina Falconi, fisico esile, voce potente ma anche «grandi tette» come Casto si affretta a dire.
Ma l’ex concorrente di XFactor sembra nata per cantare con il “re del porno groove”, perché non ha paura degli apprezzamenti coloriti, non si vergogna di giocare con i doppi sensi e non si nega al pubblico che le chiede di «fargliela vedere o toccare».
Tanta goliardia non deve far dimenticare che lo show è anche un prodotto musicale di assoluto valore. Gli amanti della musica elettronica e della dance trovano tutti gli ingredienti per vivere una serata di qualità, con grandi strumentisti, tra i quali anche Stefano “Keen” Maggiore, co autore della produzione di Casto. Anche la vista è stata appagata con le due bellissime ballerine e con le visualizzazioni digitali.
Da Analbeat a Tropicanal, ogni brano ammicca alla sessualità: non ci sono espressioni scurrili, anche la gestualità, sebbene eloquente, non eccede mai. Ironia, erotismo e musica si fondono in un mix godibile e mai vietato ai minori.
Insomma una serata diversa, questo è sicuro, ma divertente e appagante. Il fenomeno Immanuel Casto sta crescendo sempre di più, raccogliendo un vasto numero di adepti. Ci chiediamo cosa succederà se la commissione del Festival di Sanremo deciderà di ammettere il suo brano alla rassegna canora del prossimo febbraio. Quello che è stato fino ad ora un fenomeno di nicchia diventerà una fantastica esplosione mediatica?

Chiamarlo “progetto revival” potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma come possiamo definire lo show di un artista che vive sull’onda di un passato glorioso?
Eppure lo spettacolo di Billy Idol ha fatto centro, al Fabrique di Milano c’era il sold out: una testimonianza inequivocabile che la gente, specialmente quella che ha vissuto in prima linea i favolosi anni ’80, ha bisogno di positività e di respirare quell’aria.
E’ stato un concerto divertente, che sebbene non sia stato eccezionale dal punto di vista tecnico, ha coinvolto appieno i 3.000 spettatori del nuovo locale milanese.
Il 59enne Idol ha stentato a carburare, la voce un po’ altalenante ha fatto emergere più di qualche incertezza. La sua immancabile smorfia con la bocca, il suo strip-tease a scoprire un fisico che è ancora tonico ed asciutto, hanno sopperito alle manchevolezze musicali. A nascondere i tentennamenti iniziali ci ha pensato soprattutto Steve Steven. Il chitarrista ha regalato saggio della sua bravura con virtuosismi e anche una teatralità, che oggi si stenta a trovare tra le giovani leve.
Uno show vecchia maniera che ha fatto ballare, urlare in un’atmosfera un po’ punk e molto rock ’n roll. E’ stato un crescendo continuo che è arrivato all’apice quando l’artista ha intonato Eyes without a face, King rocker e Rebel Yell, facendo sognare una generazione di 50 enni, che non aspettava altro per scatenare i propri sentimenti ribelli, sopiti dal tempo.
Lo show è stato organizzato da D’Alessandro e Galli.

Photogallery a cura di Marco Cometto
Recensione a cura di Vincenzo Nicolello

Ecco la scaletta con i 17 brani presentati.

Postcards from the Past;
Cradle of Love;
Can’t Break Me Down;
Dancing With Myself;
Flesh for Fantasy;
Save Me Now;
Ready Steady Go;
Sweet Sixteen;
Eyes Without a Face;
L.A. Woman.
Guitar Solo by Steve Stevens;
King Rocker;
Whiskey and Pills;
Blue Highway;
Rebel Yell.

Bis: White Wedding; Mony Mony.

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C’era il pubblico delle grandi occasioni al Pala Alpitour di Torino, una delle due tappe italiane del “Back to Front Tour” di Peter Gabriel, organizzato in concomitanza con il 25° anniversario del suo album forse più celebre, So. Un disco che ha consacrato definitivamente l’artista e considerato dalla rivista specialistica Rolling Stones uno dei 500 lavori migliori di tutti i tempi, inserendolo al 187° posto nella graduatoria.
Dunque un concerto evento, che in molto hanno avuto modo di apprezzare, visionando al cinema il “docu-film” registrato alla London O2 nel 2013.

Alle 21 in punto Gabriel è salito sul palco e in perfetto italiano ha introdotto lo spettacolo, anticipando la suddivisione del set in tre parti. La prima, in acustico, la seconda con la band al completo e, infine, la terza, dedicata a So. La serata parte subito forte con l’artista al pianoforte, accompagnato dal battito di mano dei fan, ordinato e attento. La sala illuminata a giorno. Fa specie sentire un brano come Shock the Monkey in versione unplugged, ma dobbiamo dire che il risultato è estremamente piacevole e convincente. Tre brani di riscaldamento e poi l’atmosfera cambia. I ritmi ovattati e sincopati, lasciano spazio al rock più puro. Le luci si spengono e si accendono i riflettori sul palco. Ed inizia lo show. Con Gabriel suonano David Rhodes alla chitarra, Tony Levin al basso, David Sancious alle tastiere, Manu Katchè alla batteria. Coriste Jennie Abrahamson e Linnea Olsson. Sullo stage una pattuglia di tecnici pronti a muovere enormi occhi di bue, simili a draghi pronti a divorare i musicisti in azione.

La scenografia è scarna, il lungo palco è sormontato da un grande display dove sono proiettate immagini oniriche e psichedeliche, poi solo giochi di luce ed ombra. Bianco accecante e flash stroboscopici che inondano gli sguardi di chi è in sala. Una scelta obbligata, per far capire che la vera protagonista della serata è la musica, quella che ha fatto sognare chi ha i capelli bianchi e che stuzzica la fantasia di chi per la prima volta può vedere dal vivo l’ex Genesis.

Con la terza parte, le prospettive cambiano ancora: i colori dominano la scena. La psichedelia, lascia spazio alle geometrie e ai suoni più freddi. E’ il momento di So. Il pubblico sogna ad occhi aperti. Si fa un tuffo all’indietro: cinque lustri sembrano non essere mai passati. I brani sono snocciolati nello stesso ordine della tracklist. Unica eccezione è In Your Eyes, che va a chiudere questa acclamatissima parte del set, in cui emerge il bellissimo duetto con Jennie Abrahamson, per la ballata Don’t give up. La voce graffiata di Peter e l’armonia suadente di Jennie si fondono per regalare un momento davvero commuovente.

Poi si riprende con il rock. La dolcezza lascia il posto al ritmo. Basta chiudere gli occhi per respirare gli anni ’80, quelli che ormai sono considerati l’eldorado della musica moderna. La serata si chiude in trionfo con due bis: The tower that ate people e Biko. L’organizzazione della serata è stata curata da Live Nation, con il supporto di Setup Live di Torino.

Questa la scaletta della serata:

Acoustic session:Daddy long legs
Come Talk To Me
Shock The Monkey
Family Snapshot

Full band:Digging In The Dirt
Secret World
The Family And The Fishing Net
No Self Control
Solsbury Hill
Why Don’t You Show Yourself?

So live:Red Rain
Sledgehammer
Don’t Give Up
That Voice Again
Mercy Street
Big Time
We Do What We’re Told (Milgram’s 37)
This Is The Picture (Excellent Birds)
In Your Eyes

Encore:
The Tower That Ate People
Biko

A cura di Vincenzo Nicolello

Il Teatro Colosseo ha alzato il cartello sold out, per la prima delle due date torinesi di Francesco Renga e del Tempo Reale Tour.
Un bel colpo d’occhio, dunque, con una sala pulsante di emozioni e di felicità. D’altra parte la bellezza e il carisma dell’ex frontman dei Timoria è indiscutibile; così come la sua voce melodiosa e i testi intrisi di parole d’amore sembrano fatti apposta per far sognare intere generazioni, quasi tutte al femminile.
Lo show, organizzato da F&P Group e Setup Live, ha ripercorso un po’ tutto il repertorio solista di Renga. Bella l’interazione con il pubblico, che aveva preparato per l’occasione una piccola coreaografia a base di cuori, da sollevare durante l’interpretazione di Almeno un po’, brano scritto da Kekko Silvestre.
Nel finale è bastato un piccolo gesto di Francesco, per far alzare tutti quanti dalle proprie poltrone: l’occasione di “toccare” il proprio beniamino era troppo ghiotta. Così tutto il bis è stato un continuo di contatti, carezze ed anche autografi, per ritornare a casa e continuare a sognare.
Intanto prosegue serrata la prevendita per la seconda data al Colosseo, quella fissata per mercoledì 17 dicembre. Ancora un mese per accaparrarsi gli ultimi biglietti e regalarsi ancora una grande emozione.

Live report e photogallery a cura di Vincenzo Nicolello

Ecco la scaletta della serata.
1. Vivendo adesso
2. Dove il mondo non c’è più
3. L’impossibile
4. Come te
5. Cambio direzione
6. A un isolato da te
7. Un lungo inverno
8. Ora vieni a vedere
9. Almeno un po’
10. Dimenticarmi di te
11. Era una vita che ti stavo aspettando
12. Ci sarai
13. Sì be ma non so
14. Il mio giorno più bello nel mondo
15. L’amore altrove
16. Mai
17. Ferro e cartone
18. Tracce
19. Splendido
20. Raccontami
21. Un’ora in più
22. Dimmi
23. Sto già bene
24. Meravigliosa
25. Angelo
26. La tua bellezza
27. Dovrebbe essere così