Peter Hook and The Light: la new wave non muore mai. Il...

Peter Hook and The Light: la new wave non muore mai. Il live di Fiesole

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Peter Hook, anni 61, professione: icona. Già, perchè quando sei stato il bassista prima dei Joy Division e poi dei New Order il tuo posto nella hall of fame del rock è già bello che garantito, e allora potresti riposarti e vivere di rendita. Beh, non se sei Peter Hook: se sei Hookie porti in giro da anni quei brani che sono diventati dei veri e propri pezzi di storia e ancora oggi regali live di tre ore suonando con la precisione, la carica e la passione di un tempo.

Questo è quello che è successo a Fiesole, nella cornice come sempre incredibile dell’Anfiteatro Romano: Peter Hook, coadiuvato dai The Light, ha portato sul palco i successi prima dei New Order, tra cui “Ceremony” (recuperata con sonorità più elettroniche dall’esperienza Joy Division) , “Blue Monday”, “Bizarre love triangle” e “Shellshock” e poi la poesia dei Joy Division: da “She’s lost control” a “Transmission” chiudendo ovviamente con “Love will tear us apart”.

Il basso che copre tutto, la testa che dondola avanti e indietro, gli occhi chiusi a farsi coinvolgere dalle note, questo è l’effetto che fanno certi brani, che non si può non definire immortali. Peter Hook si muove sul palco con la consueta magnificenza, caricando ogni gesto, sa che il suo ruolo è quello dell’icona e come tale si comporta, ma, in fondo, chi può dargli torto?

Lui è Hookie, lui è quel basso che tante volte vi ha fatto ancheggiare in camera pompato a volume improponibile dallo stereo e sì, la sua voce non è il massimo, non è certamente Ian Curtis, e non vuole esserlo. Quel basso copre tutto, anche i pensieri.

Non è questa la sua bellezza?

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