DIMARTINO LIVE @CORVO TORVO | BITONTO (BA) | 1° NOVEMBRE 2013
Ultimo appuntamento pugliese con DIMARTINO prima della chiusura di un lungo tour che lo ha visto impegnato per più di un anno in giro per le principali città italiane. Torna in Puglia, dunque, e lo fa con tutta la passione e l’energia del rush finale. Sono circa le 22:30. L’atmosfera è calda (in tutti i sensi). Il pubblico freme. Ed ecco fare il loro ingresso Antonio Di Martino (voce e basso), Giusto Correnti (batteria, percussioni) e Angelo Trabace (tastiere, synth).
E subito, senza convenevoli, come fanno le stelle “si cade giù in un secondo, si cade come le stelle del cinema muto”. In un attimo le dita agili di Trabace ci introducono in cambio idea. Di Martino canta a occhi chiusi e la sua vena poetica, lucida e trasognante, ci travolge: “se non fossimo noi due, saremmo altri due”. Un estratto audio tratto da La Scuola di Daniele Lucchetti introduce il brano la lavagna è sporca: “la scuola italiana funziona solo con chi non ne ha bisogno!” e qui il buon Correnti sfodera le sue mille braccia fondendosi in un tutt’uno con la batteria. Le melodie trascinano il pubblico in un viaggio ben studiato, un piacevole saliscendi di emozioni, come una montagna russa a rallenty dove l’apice del ritmo lascia a tratti il posto alla dolcezza infinita: ormai siamo troppo giovani.
E’ un Live incalzante, sembra non esserci tempo per dire tutto e per spiegare ciò che vibra dentro, per raccontare amori e malinconie, piccoli addii quotidiani, la vita e la morte. E poi il tragico e bellissimo, maledetto autunno. E’ bello da ascoltare, è bello da vedere. Loro sono lì, a un passo da me, e io posso sentire sulla pelle l’onda d’urto della musica. E sì, ho i brividi. Lo ammetto, sono sotto il suo giogo e non posso che dire: venga il tuo regno. Che poi Di Martino lo giura che non è mica una sua frase questa qui, pare sia di uno più famoso. La calma viene rotta dal mood elettronico pulsante e (no)stalgico di no autobus: “bacerò un astronauta per avere un contatto con le stelle, con l’assenza di gravità, per sentirmi più lontano da voi dal traffico, dai letti comodi, da me”. La tonalità di cercasi anima è un po’ alta e allora respiro profondo e boom!
Come se la cantasse per la prima volta, il Nostro afferra il microfono e ci urla la sua disperata ricerca “su un bancone della carne o tra le gambe di una ragazza il giorno della festa o tra i barattoli del sale o nel cuore di un tacchino il giorno di Natale” che poi, alla fine, ha perso la sua voce, ha perso la sua anima e non ha più parole per continuare. Ma anche se così fosse, anche se non avesse davvero più parole, ci pensa il pubblico a intonare non siamo gli alberi tanto che il microfono è ormai rivolto verso di noi che, come il Piccolo Coro dell’Antoniano, rispettiamo ligi i tempi e le pause. E quasi ci dondoliamo compiaciuti mentre Di Martino culla il suo basso.
Ora non prendiamoci in giro, a tutti scappa il sorrisetto beffardo nel ricordare il videoclip musicale di questo brano (regia di Giacomo Triglia) e se per caso non lo avete visto, bè, vedetelo. Si scivola rapidi verso la penultima cena e allora sì, la fame c’è, quindi “ci mangeremo così, con tutti i vestiti e i capelli, le ossa, il terrore in bocca, vedrai bastano pochi morsi ma buoni per divorarci bene”. Ed è così, sentiamo il gusto di ogni morso dato a questa magica serata di musica, ma di quella musica bella bella che a trovarla in giro mica è così facile e che quando la si trova non si è mai sazi. A seguire una cover di Piero Ciampi, sobborghi. E poco dopo un brano dedicato a tutti quelli a cui non interessa la lezione: non ho più voglia di imparare. I tre moschettieri, bloccati su un palco senza vie d’uscita, si scambiano sguardi complici. Sono costretti, dunque, a evitare la moina del ‘Fuori! Fuori! Bis!’. Il tempo di consentire a Giusto Correnti di asciugare le sue sette camicie di sudore e si riprende con piccoli peccati e poi, difilato, non torneremo più: “questa stanza non ha più pareti”, no, infatti ci siamo solo noi e siamo tanti e… Antò, fa caldo! E così, mentre tutti dormono, parto. Ma il pubblico non sembra intenzionato a lasciarlo partire, proprio no. Allora Di Martino annuncia un ultimo brano: amore sociale. E vicino a me un ragazzo si fa largo e avanza tra la folla dicendo ‘fatemi passare, devo piangere’. E io sorrido malinconica, perché in fondo lo trovo meravigliosamente disarmante. E allora sì, hai ragione, passa e piangi. Ma alla fine, tra me e me penso, speriamo lui segua davvero il consiglio “proverò a non pensarti più”.
Dal pubblico una ragazza urla marzo ’48 e la sua richiesta viene esaudita. Sono decisi a dare anche l’anima stasera, perché poi chissà quando ci rivedremo. E così ci vengono date in dono ancora un paio di perle: l’uccisione di Babbo Natale, cover di Francesco De Gregori e l’adrenalinico macellare è lecito. Una serata speciale, di quelle che ti restano addosso a lungo. Quindi grazie ai musicisti, al pubblico, al Corvo Torvo e alla Talacchio Promotion per averci fatto questo splendido regalo. Che dire, adesso è a me che mancano le parole per continuare, così le prendo in prestito dal talentuoso Antonio Di Martino: “sarebbe bello non lasciarsi mai ma abbandonarsi ogni tanto è utile”. À la prochaine fois.
Live Report a cura di Marianna McFly Castellano
Photo di Gaetano Lo Porto