Lisa Hannigan, musa nostalgica: report del live al Fabrique di Milano

Lisa Hannigan, musa nostalgica: report del live al Fabrique di Milano

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Il comunicato che annuncia il concerto di Lisa Hannigan promette uno show speciale e intimo.
Nella sala del Fabrique sono state messe, su richiesta della stessa cantautrice, file di poltrone, per creare un ambiente più ordinato e meno dispersivo. Chi è qui conosce chi sta per salire sul palco ed è già nel mood.
Lisa presenta il suo terzo lavoro, At Swim, prodotto da Aaron Dessner dei The National. Un disco che è l’ennesima prova riuscita del suo percorso musicale solista, iniziato dopo la fine della simbiosi di vita che per anni l’ha legata a Damien Rice, l’uomo che sembrava essere, anche artisticamente, la sua anima gemella.

A portare silenzio e raccoglimento ci pensa prima di lei Heather Woods Broderick (sorella del polistrumentista Peter) che si esibisce da sola in una manciata di suoi brani prima alla chitarra elettrica poi alla tastiera. Minimale, rigorosa e discreta, saluta dicendo che tornerà sul palco per suonare con la band.
Ed ecco arrivare la protagonista, assieme ai suoi tre compagni (batteria, contrabbaso, tastiere): l’impianto è in realtà jazzistico anche se le definizioni  vogliono la Hannigan cantautrice folk. A voler ben vedere avrebbe potuto infatti esibirsi senza problemi al Blue Note, anche e soprattutto per la qualità tecnica che lei e i suoi musicisti garantiscono in scena.
Dopo Little Bird in solo, la scaletta prevede un’alternarsi di pezzi dai tre lavori che potrebbero benissimo sembrare lo stesso, per valore e coerenza. Pistachio, O Sleep, Prayer for The Dying, in un crescendo di grazia che ipnotizza il pubblico.

Lisa è incantevole e talmente gentile che ad ogni cambio di strumento (alterna chitarra e mandolino e ukulele) ringrazia il ragazzo dello staff che glielo porta. Dopo aver cantato il nuovo singolo, spiega che per girare il video ha dovuto imparare a cantare la canzone al contrario e ne fa sentire uno spezzone al pubblico. I sorrisi sono accennati, la voce leggerissima, quando parla le mani fluttuano come fossero ali di farfalla. E i presenti di fronte a una donna capace di diventare musa si innamorano, proprio come fece Damien, ora è più chiaro il perché.
La seconda parte del set è, se possibile, ancora più intensa, da Flowers in poi, con le incursioni elettriche di Heather Broderick, perfetta anche come seconda voce (Undertow a due è una perla), e il contrabbasso che diventa un basso. C’è spazio anche per la radiofonica What’ll I do, per la gioia degli spettatori che dopo tanto silenzio possono canticchiare e battere le mani. Lisa ringrazia, dice che passare dall’Italia è sempre delizioso (anche per il cibo), la sala ricambia: deliziosa è lei.

Dopo l’uscita tornano in scena in tre per regalare il coro di Anahorish e adesso davvero non resta che voce nuda a riempire l’atmosfera. A Sail chiude un concerto impeccabile, pulito e delicato.
Da cantautrice, Lisa si era dichiarata persa dopo un periodo un po’ buio e non troppo ispirato, e invece stasera ha dato al suo pubblico la conferma di essersi perfettamente ritrovata.


 

SETLIST

Little Bird
Ora
Pistachio
O Sleep
A Prayer For The Dying
Fall
Snow
Tender
Passanger
Flowers
We The Drowned
Lille
Undertow
Knots
What’ll I Do

Anahorish
Lo
A Sail

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