Una cura per il dolore – Micah P. Hinson live @ FAB

Una cura per il dolore – Micah P. Hinson live @ FAB

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Nella sesta data del minitour italiano il cantautore statunitense regala un live intenso.

Sembra un crooner anni ’60, Micah P. Hinson, con la brillantina che gli tiene indietro i capelli, il marcato accento texano, e quel vizio di fumare la sigaretta col bocchino anche mentre canta. Sicuramente viene da un’altra epoca, un’epoca in cui il suo corpo longilineo ed esile ha sofferto ma è uscito vincitore e gli ha regalato quella voce inconfondibile, un timbro particolare da cantastorie che, anche quando non è al meglio, riesce ad affascinare: la serata di Prato lo ha visto stanco ed in preda a qualche dolore fisico e preoccupazione di troppo, ma Micah, coadiuvato da una band straordinaria e interamente italiana, è riuscito a fare del suo dolore, delle sue idiosincrasie, delle sue preoccupazioni, un punto di forza e a riversarle nei pezzi: certo, ci saranno state serate in cui è stato più brillante, con un cantato più perfetto, ma il solo sentirlo intonare brani come “It’s been so long” o “You’re only lonely” un brivido lo regala sempre.

L’ acustica e l’impianto audio del FAB, maxi club appena aperto in quel di Prato, hanno certamente aiutato, così come molto ha inciso, per dare corposità al concerto, la splendida performance della band di Micah, interamente nostrana, che lo ha sorretto, accompagnato ed esaltato, fornendo sempre quel tocco in più per evitare che il live si appiattisse troppo.

Il resto, lo hanno fatto le canzoni, anzi i capolavori che Micah P. Hinson ha sfornato dieci anni fa in un disco clamoroso “Micah P. Hinson & the opera circuit”, di cui questo live è la degna celebrazione.

Semplicemente bastava essere lì per emozionarsi e capire quanto questo esile ragazzo texano, braccia e gambe dolenti, abbia cambiato la storia della musica con quel disco: c’è un’intera generazione di cantautori che è un po’ figlia di Hinson, ma è ancora lui che può insegnare qualche trucchetto agli altri.

 

 

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