Intervista a Alberto Fortis: valori da raccontare con le mie canzoni

Intervista a Alberto Fortis: valori da raccontare con le mie canzoni

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Sentimento, valori e amore da raccontare con le mie canzoni

A 35 anni dal suo esordio folgorante, Alberto Fortis continua a macinare chilometri di musica e torna a sorprendere. Do l’anima, il nuovo cd che racchiude quattro anni di lavoro, è stato realizzato in modo atipico e suggestivo: l’Artista insieme al co-Produttore (Lucio Fabbri) chiusi due mesi in studio a suonare di tutto, senza aiuti esterni a scremare tra le 40 canzoni scritte negli ultimi quattro anni, a scegliere la via insomma; gli altri musicisti arriveranno solo in seguito. Il debutto discografico è nel ’79 con l’album “Alberto Fortis” dove viene accompagnato dalla Premiata Forneria Marconi e con il quale ottiene subito un grande successo.
Alberto conquista rapidamente l’affetto del pubblico con canzoni come “La sedia di lillà”, “Il Duomo di notte”, “Milano e Vincenzo”, “Settembre” e “La neña del Salvador” che lo consacrano tra i grandi protagonisti della musica italiana.
Sedici album realizzati tra Italia, Stati Uniti e Inghilterra, un disco di platino, due d’oro e oltre un milione e mezzo di dischi venduti.
In occasione dell’uscita dell’album Do l’Anima, gli abbiamo rivolto qualche domanda. Ecco cosa ci ha risposto.

Alberto Fortis ritorna a far parlare di sé con un nuovo disco. Ci racconti la filosofia musicale e testuale su cui si basa questo lavoro?
«La filosofia musicale parte da un autentico desiderio di comunicare con il linguaggio melodico della scrittura. In una rosa di 40 canzoni, ho scelto, insieme al maestro Lucio violino Fabbri, coproduttore insieme a me dell’album, le composizioni che parlano,a nostro avviso, il codice più intenso, emotivo e fluido. Scelta che confluisce nella filosofia testuale che vorrei così riassumere: parlare con forza e sincerità dei più importanti valori sentimentali, emotivi e sociali, partendo dal proprio amore per confrontarlo e metterlo al servizio di quanto compone il quadro della vita che ci avvolge. Specialmente pensando alla notte sociale che stiamo attraversando e al desiderio premente di ognuno di noi di un più veritiero e decente senso quotidiano, libero e immune dalle obsolete e ingannevoli trappole,ancora erroneamente e stupidamente credute efficaci».

Do l’Anima vede la presenza di nomi illustri della musica italiana da Antonacci a Vecchioni, senza dimenticare quel genio musicale di Lucio Fabbri. Come è nata l’idea delle collaborazioni?
«Le collaborazioni eccellenti di Do l’Anima nascono con lo stessa identica natura dell’album : in primis il mio grazie e la mia riconoscenza al maestro Lucio Violino Fabbri, per l’avvincente e sorprendente lavoro che ci ha visto costruire a quattro mani le fondamenta del progetto. Conoscenza e stima personalità e professionalità dagli inizi delle nostre carriere sono alla base di altre partecipazioni. Dagli albori della carriera di Biagio, ai miei, quando batterista della band I Raccomandati, suonavo e cantavo canzoni scritte da un giovane e stimatissimo autore :Roberto Vecchioni. Non vorrei dimenticare, inoltre, la presenza di Carlos Alomar, un chitarrista di fama internazionale che suona nel brano Principe».

Da qualche giorno è iniziata la promozione dell’album: quanto è diventato difficile parlare del proprio lavoro, specie se è musicale?
«Tempi e modalità sono profondamente cambiati, ma per questo la scommessa di comunicare con coraggio valori etici,artistici e più semplicemente quotidiani, diventa ,sì, impegnativa, ma affascinante e guerriera. Do l’Anima mi sta regalando grandi gioie a questo proposito, perché mi sta riportando indietro nel tempo, quando era forte il legame con il pubblico. Avverto la vigilia di un combattuto risveglio, contro le logiche moderne della discografia».

Nella tua carriera hai venduto oltre un milione e mezzo di dischi: secondo te ci sarà ancora la possibilità di vendere musica e fare numeri importanti, o internet ormai ha cancellato ogni speranza?
«Numeri grandi si possono concepire per un successo internazionale. Per il nostro Paese è ragionevole parlare, nei casi migliori, di buoni numeri con un indotto importante sull’attività dal vivo. Sono proprio i live il mezzo importante e fondamentale per ben far comprendere la sostanza dell’artista. Il web è un presente/futuro ineluttabile: una sorta di libero arbitrio che discriminerà sempre di più l’umanità dignitosa e intelligente da quella volgare e di basso intendimento,tanto nel ricevere quanto nel dare».

Sono passati 35 anni da quando hai debuttato sulla scena. Quali sono i punti di contatto con quel passato artistico e quali invece le soluzioni di continuità tra i due Alberto Fortis?
«Sono sostanzialmente la stessa persona, nelle sue passioni, lotte e desideri. Aggiungerei fortunatamente. C’è molto cammino in più, certo,a fronte di 16 album realizzati tra Italia, Usa, Regno Unito. Ci sono anche tanti percorsi di ricerca che mi hanno portato a scrivere 3 libri di poesie e una bografia per condividere momenti fondamentali della mia vita: territori, incontri, concerti e sorprese del destino».

Nella tua biografia si legge che Paul McCartney, Yoko Ono e Wim Wenders ti hanno aiutato a “sfondare” oltre oceano. Come li hai conosciuti?
«Sono persone sorprendentemente umane,semplici e profonde. Ho conosciuto Paul durante la registrazioni del mio album Fragole Infinite agli Abbey Road Studios di Londra, che sono la casa musicale di The Beatles.Il tramite è stato George Martin,storico produttore dei Fab Four, ma anche supervisor e convocatore dei maestri della London Philarmonic Orchestra che hanno suonato nel mio album. Yoko Ono, invece, l’ho conosciuta alla sua mostra fotografica a Manhattan,quando stavo registrando l’album Assolutamente tuo, prodotto da Carlos Alomar, sopra citato chitarrista, storico collaboratore di David Bowie,che con Lennon&Bowie ha scritto Fame. Il maestro Wim Wenders, infine, l’ ho conosciuto a Milano alla prima del suo film Don’t Come Knocking».

Completato il lancio del disco hai intenzione di partire con un Tour? Nel caso ci fai qualche anticipazione?
«L’attività live è uno dei momenti fondamentali nella comunicazione dell’arte di un musicista. Il battesimo dal vivo di Do l’Anima è avvenuto lo scorso 6 ottobre al Teatro Studio Melato Piccolo Strehler. Quel concerto ha rappresentato una delle gioie più profonde della mia carriera. Ricevere durante e dopo lo spettacolo una vera compartecipazione sentimentale e ideologica, mi ha dimostrato che il pubblico ha recepito il messaggio del mio album. In fondo è questa la più forte soddisfazione per un artista come me, che ha sempre vissuto i concerti come la testimonianza più naturale e immediata del suo credo artistico, da condividere con il pubblico. Ora stiamo lavorando per allestire un Tour, che sarà contrassegnato dallo stesso amore e dalla medesima attenzione che hanno accompagnato il processo di produzione del disco. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno collaborato al progetto».

Intervista a cura di Vincenzo Nicolello

ALBERTO FORTIS A ROMA doc (2)

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