Immanuel Casto e Romina Falconi: un viaggio a Cracovia sognando Sanremo

Immanuel Casto e Romina Falconi: un viaggio a Cracovia sognando Sanremo

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Momento impegnativo per Immanuel Casto e Romina Falconi alle prese con il tour Sognando Cracovia e con la promozione a Lucca del gioco di carte Squillo e del primo numero del fumetto Squillo The Comics. Li abbiamo intervistati in una chiacchierata a sei mani ed ecco cosa ci hanno raccontato.

Partiamo dal live. Immanuel all’Alcatraz di Milano è arrivato un “tutto esaurito” ti aspettavi un successo del genere?
IC «E’ stato stupendo. Debbo dire che non mi sarei mai aspettato un pubblico così numeroso. Temevamo questa sfida e invece c’è stata una risposta pazzesca e ne siamo entusiasti».

Dopo Milano è arrivato lo spettacolo al Teatro del Giglio di Lucca, dove invece c’è stata qualche polemica, con tanto di minaccia di interrompere lo spettacolo a causa del linguaggio poco consono al posto…
IC: «E’ stata una data difficile, ma comunque riuscita. Il pubblico c’era ed era caldo. Anche la cornice era meravigliosa. Tra gli organizzatori c’era molta paura, al punto che nel cartellone del festival non appariva il nostro nome, ma solo il titolo del tour ‘Sognando Cracovia’, a fianco di Fiorella Mannoia e Marianne Faithfull. C’era una sorta di ritrosia, che poi è rientrata al termine del concerto. Lo stesso direttore ci ha fatto i complimenti, dicendo che pur trovando il linguaggio un po’ eccessivo per i suoi crismi, chiaramente conservatori, ha apprezzato moltissimo l’esecuzione, lo stile e l’ironia, auspicando future collaborazioni. Quindi nel complesso è stata un’esperienza positiva».
Romina: «Abbiamo deflorato quello che è l’unico e importante teatro di Lucca. Qui di solito ci sono Puccini e i grandi classici, mentre noi cantavamo ‘che bella è la cappella’. Il terrore del direttore era evidente, ma poi si è tranquillizzato, vedendo quanta gente c’era. E’ stato incredibile».

Sei sul palco con Romina Falconi. Come è nata questa coppia?
IC «Era un progetto che accarezzavo da tempo, fin dal 2011 quando abbiamo avuto le prime collaborazioni in ‘Trash’. Romina è stata ospitata alcune volte nei miei live e il pubblico era entusiasta della sua presenza. Così abbiamo progettato questo tour congiunto ed il risultato è ottimo. Il fautore è stato il nostro manager in comune, Jacopo Levantaci. E’ uno spettacolo a due, in cui ognuno propone il rispettivo repertorio alternato a duetti. Tutto è molto fluido e ricco».

Romina dopo XFactor ed Eros Rammazzoti sei al fianco di Immanuel. Dove ti senti più a tuo agio?
R «Tra Immanuel e Eros, mi trovo molto meglio con il primo. Pur avendo un background molto diverso dal mio ha una voglia di sperimentare e di osare, un po’ come avveniva negli anni ’80. C’è voglia di teatralità e di rischiare. Stiamo cercando di abbattere un muro, senza sapere quello che si nasconde dietro. Mi piacevano le sue ali e sono contenta di volare con lui. Non c’è differenza tra il Casto nella vita e quello sul palco. Abbiamo testi molto diversi, ma questo fatto mi spinge ad abbandonare quell’immagine di cantante un po’ impomatata. Mi piace far vedere la parte marcia e isterica di noi donne. Non mi vergogno di mostrare i pensieri cattivi. A Immanuel sono molto grata, perché grazie a lui ho deciso di autoprodurmi. Ora non mi sembra vero di essere su un palco, come quello dell’Alcatraz, davanti a mille persone scatenate».

Chi ha dovuto concedere di più all’alto, vista la grande diversità?
R «Nessuno dei due. Sembriamo due mondi avulsi, ma nella realtà ci piace integrarci, diventando unici nel nostro genere. Cerchiamo di non seguire le regole per raggiungere quella teatralità che ha fatto grandi il primo Renato Zero o Donatella Rettore. Abbiamo una bella faccia tosta e questo in fondo è il collante che ci accomuna. Basti pensare che sono arrivata a trasformarmi in trans e anche in prostituta. E’ un bel cammino e non ci importa di quello che ci riserverà il futuro».

Come ti ha accolto il pubblico di Immanuel?
R «Benissimo. Anche se mi esibisco in un contesto differente dal mio. Vedo che la gente sa a memoria anche i miei brani e di questo non me ne capacito. E’ la prima volta che mi succede una cosa del genere».

Immanuel parlaci dello spettacolo. Cosa si devono aspettare i fan?
IC «E’ uno spettacolo ricco di coreografie, di visual graphics. A livello musicale l’elettronica è l’elemento principale, con due musicisti che suonano un sacco di strumenti dal vivo. Però ci sono incursioni pop, dance, dubstep, rock, acustiche. Un’ora e 45 di spettacolo che volano in un attimo. Io stesso sul palco non mi rendo conto di quanto finisca in fretta».

Sognando Cracovia, il brano che dà il titolo al tour, ha un testo che devia un po’ da quello che è il tuo ‘porno groove’, perché parla di badanti…
IC «In realtà le badanti sono raccontate in chiave sexy, visto che ‘la speranza che si infila
tra le cosce di Ludmilla’. C’è l’erotismo affrontato con estrema ironia e quindi anche questo pezzo rientra perfettamente nel mio genere. L’abbiamo scelto come titolo del tour, perché l’abbiamo fatto insieme io e Romina e quindi rappresenta l’unione. Poi è estremamente autoironico e nato con l’obiettivo di far divertire».

A fianco della musica è nata questa nuova iniziativa editoriale denominata ‘Squillo’, un gioco di carte dedicato allo sfruttamento della prostituzione, recentemente aggiornato con l’uscita di ‘Marchettari sprovveduti’. Come spieghi questo successo?
IC «Tutto è nato per divertimento. Così come tutte le cose che faccio. Io volevo giocare con i miei amici, poi il mio manager ha sentenziato che sarebbe potuto diventare un prodotto di culto da mettere in commercio. Sono partito con un’autoproduzione indipendente, per la quale ero io stesso a preparare i mazzi di carte. Poi è arrivata la produzione seria, che è sfociata nell’apertura di una società che si occupa proprio dei giochi. Il successo è enorme tra i fan, ma anche tra gli amanti del genere».
Nelle carte sono ritratti personaggi famosi, qualcuno si è arrabbiato?
IC «Assolutamente no. Gli unici che hanno protestato sono stati gli esclusi, ma forse perché avrebbero voluto essere coinvolte».

Un’altra iniziativa riguarda il primo numero di un fumetto dedicato alla vera storia della prostituta Debora…
IC «E’ una storia comica, con risvolti noir. Si tratta di un revival di quei fumetti porno degli anni ’70, riproposto in chiave moderna. Parla di questa Debora, che stufa di lavorare in un call center si trasforma in Analia, una escort dalle sorprendenti capacità. Viene introdotta in un ordine occulto di prostitute, il Penny Club e da lì partono le porno avventure, rigorosamente vietate ai minori».

Questa grande creatività arriva dopo un esilio dorato in Australia. Come mai questa fuga dall’Italia?
IC «Dopo anni dedicati anima e corpo ai miei progetti, avevo bisogno di cambiare un po’. Così finito il vecchio tour sono scappato per sei mesi e la cosa mi ha fatto benissimo. E’ una terra splendida dove vivrei se non avessi i miei progetti qui. Il richiamo per l’Italia è arrivato forte. Sono tornato volentieri e debbo dire che ho vissuto il rientro in modo positivo, nonostante per il nostro Paese sia un momento difficile. Io sono felice anche qui».

Che cosa bolle nella pentola di Immanuel Casto?
IC «Stiamo pensando a nuovi prodotti ludici, stanno scrivendo un libro su di me, anche se penso che sia un po’ presto per una biografia artistica. E’ possibile che venga accompagnato da una raccolta di video e brani. In più stiamo pensando a Sanremo. Abbiamo proposto una canzone alla commissione artistica e vedremo se sarà accettata. Si tratta di una vera sfida, perché il brano è molto diverso da quelli nel mio repertorio».
Conclusa questa parentesi live, cosa farà Romina Falconi?
R «Sto preparando il terzo Ep, mentre nel 2015 spero di fonderli in un unico Cd. Poi c’è questa pazzia di Sanremo, ma come si dice: we have a dream. Non abbiamo rinnegato noi stessi per amore dell’Ariston. Semplicemente affronteremo un argomento un po’ più serio: la violenza. Un testo teatrale, sulla scia di Signor Tenente di Giorgio Faletti. Niente pop, dunque, ma recitazione; e su questo fronte abbiamo le nostre carte da giocare».

Intervista a cura di Vincenzo Nicolello

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