Indochine: l’invasione francese al Fabrique di Milano (foto)

Indochine: l’invasione francese al Fabrique di Milano (foto)

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Dopo 34 anni di onorata carriera, il gruppo francese Indochine è sbarcato in Italia, per un concerto evento al Fabrique di Milano. Non sappiamo, francamente, se questo appuntamento, andato  in scena nel giorno della Pasquetta, voleva essere il modo per far conoscere al pubblico italiano la band fondata da Nicola Sirkis, ma sta di fatto che tra i circa 1.300 spettatori assiepati nel locale meneghino, almeno il 90% arrivava dalla Francia, mentre erano pochissimi quelli che parlavano italiano.

Il “Black City Tour”, almeno per ciò che concerne la data italiana, non aveva nulla a che vedere con l’omonima serie di concerti che ha portato il gruppo in giro per i paesi francofoni, registrando una lunga serie di sold out.

L’allestimento era decisamente minimale. Anche la scaletta era più che altro una sorta di greatest hits, lasciando l’ultimo doppio album (Black City Parade) ad un ruolo poco più che marginale.

Chi era abituato a vedere gli Indochine esibirsi nel loro “substrato” ideale, probabilmente è stato un po’ deluso di questo show, in cui il frontman Nicola appariva un po’ sottotono e forse anche un po’ imbarazzato di trovarsi al cospetto di tanti connazionali, nonostante si fosse preparati qualche breve intermezzo in italiano e addirittura accennando qualche verso dei brani nella nostra lingua.

Per chi invece vedeva la band per la prima volta ha potuto scoprire come, al di là del logo fiammeggiante e hard rock, il repertorio sia una carrellata rock-pop. Niente di duro o di trascendentale. Assistere ad un concerto degli Indò significa divertirsi, ballare e sognare, quando vengono proposte romantiche ballate. Anche i fan sono da vedere. Belli, colorati, adoranti e truccati, per entrare a far parte di uno spettacolo nello spettacolo.

Resta un mistero di come l’Italia non li abbia mai “sdoganati”, visto che basta fare un chilometro oltre Ventimiglia per trovarsi al cospetto di una band in grado di riempire con fragorosi sold out lo Stade de France di Parigi, con un anno di anticipo rispetto alla data dei concerti. Sarà l’immaginario collettivo sbagliato? Sarà perché cantano in francese e non inglese? Ai posteri l’ardua sentenza.

A proposito di sold out: c’è da segnalare anche il “caso” dei biglietti per la data italiana. Mentre sui vari siti promozionali (ed anche sulle magliette ufficiali) era stato indicato il tutto esaurito, al botteghino erano ancora molti i tagliandi disponibili, ma questa pare una stranezza tutta italo-francese.

Altro giallo riguarda il batterista: assente lo storico Matu (François Matuszenski), sul palco è salito Ludwig Dahlberg degli The (International) Noise Conspiracy.

 

L’organizzazione è stata curata da Live Nation Italia.

Ecco la scaletta del Fabrique: Dancetaria, Marilyn, Alice & June, Kissing My Song, Traffic Girl, Miss Paramount, J’ai demandé à la lune, The Lovers, College Boy, Punishment Park, Medley Black City Club(Canary Bay, Des fleurs pour Salinger, Paradize, Satellite, Play Boy, 3ème sexe, Black City Parade). Seconda parte: Le Manoir, Kao Bang, Trois nuits par semaine, L’Aventurier, Europane ou le Dernier Bal. Bis: Salome, Kill Nico.

 

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