Non si può averne mai abbastanza: recensione del concerto dei Depeche Mode...

Non si può averne mai abbastanza: recensione del concerto dei Depeche Mode a Bologna

Le luci si abbassano.

La forte musica di sottofondo si acquieta e parte invece quella che ha tutta l’aria di essere una “Intro” con i fiocchi.

Sono le 21.02 ed eccoli  che appaiono, uno dietro l’altro, così vicini e così maestosi, per l’ultima tappa del loro mini-tour italiano che li ha già visti esibirsi (con conseguenti sold-out) a Torino e Milano: i Depeche Mode sono tornati in città, a Bologna, di nuovo dopo qualche anno (quasi 5).

Quando Dave attacca “Welcome to my world”, stessa apertura della tranche estiva del tour (i pezzi che varieranno non saranno molti) si capisce subito che, davvero, per le prossime 2 ore saremo nel suo mondo, a farci elettrizzare e cullare dalla sua voce.

Difficile chiedere di più, soprattutto se si nota che il leader dei Depeche, pur un po’ raffreddato, è voglioso di regalare uno di quei live che non ti scordi più: eccolo lì che si toglie la giacca e si lascia andare nelle danze, sensuale e provocante su “Walking in my shoes”, quanto carismatico su “Precious”, mentre il pubblico è ormai nelle sue mani, in estasi.

Quando arriva il turno di “Black celebration” è il delirio: Dave si scatena e invita il pubblico a seguirlo, in una “celebrazione (nera)” collettiva ed esaltante, a cui ogni fan dei Depeche (ma direi della musica) avrebbe dovuto assistere.

Dave ci lascia poi entrare ancora di più nella sua intimità, con “In your room”, che lascia basiti ed emozionati, una vera chicca…e ovviamente Martin Gore non vuole essere da meno e dimostra di essere anche lui in formissima quando attacca “Slow” e “Blue Dress”, confermando una volta di più le sue abilità vocali.

Anche se, per i “devoti” di mister Gore il vero gioiello, quello che lascia sbalorditi e che non ti aspettavi di ascoltare, arriverà più avanti, con una sublime versione di “Judas”, uno degli apici della serata.

Inutile sottolineare il delirio in presenza dei classiconi, che hanno visto un Dave Gahan davvero padrone della scena, come suo solito, uno di quei frontman che fanno scuola: “Enjoy the silence” e “Personal Jesus”  hanno visto cantare tutti a squarciagola, in un magico ringraziamento a quello che i Depeche hanno rappresentato dall’inizio della loro storia musicale e che continuano a rappresentare ancora oggi.

Quanti sono i gruppi che, ben oltre i 30 anni di attività, possono dire di esibirsi ancora con questa forza, questa energia, sapendo sempre rinnovarsi e trascinare nuove generazioni di pubblico? Non molti direi.

E allora godiamoci i Depeche Mode, balliamo sorridenti su “Just can’t get enough” (e davvero…si potrebbe mai averne abbastanza? credo di no), sfoghiamoci su “I feel you” e abbandoniamoci, con le mani protese in movimento (a fare il “campo di grano” come lo chiamano i fan) su “Never let me down again” e speriamo che non ci facciano attendere troppo per il loro ritorno in Italia.

Non ci abbandonate….per troppo tempo!

Leggi anche la recensione della tappa a Milano dei Depeche Mode

Photo Credit: Roberto Finizio

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