Vi racconto Cristiano De Andre’ – Intervista all’artista genovese

Vi racconto Cristiano De Andre’ – Intervista all’artista genovese

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Alla vigilia dei due concerti piemontesi (Asti 23 luglio e Torino 24) abbiamo intervistato Cristiano De André. Una bella chiacchierata in cui abbiamo affrontato i vari temi della sua esistenza: dalla sua infanzia vissuta nel salotto buono della musica genovese, al suo legame con il Festival di Sanremo, fino a passare a quel cognome tanto pesante, quanto stimolante per la carriera di un giovane artista, che oggi è diventato uomo maturo ed affermato.

Cristiano, con il tour “Via dell’amore vicendevole” stai andando in giro per l’Italia. Cosa proponi in questo live?
«In questo concerto porto sui palchi italiani la mia maturità artistica che a 52 anni posso dire di aver raggiunto. Canterò il mio repertorio, sia quello attuale che quello del passato, magari rivisitando quei brani che la gente ha imparato ad amare. Ovviamente non dimentico mio padre, cui dedico alcuni pezzi a mio padre, per il quale nutro un grande affetto e altrettanta stima. In poche parole parlo di me stesso e di ciò che mi è intorno».

A proposito di tuo padre: il cognome che porti è stato per te uno stimolo o un fardello da portare
«La cosa più difficile è stata quella di far passare il concetto che io sono Cristiano De Andrè, un artista con una sua carriera, un suo repertorio, una sua identità. Oggi credo che questo messaggio sia stato assimilato dal pubblico, che mi ascolta per ciò che suono. Certo non posso cancellare di essere figlio di Fabrizio e nemmeno lo voglio fare. La prova è che mi piace cantare i suoi brani e ricordarlo con tanta nostalgia».

Quando è stato il momento in cui il figlio di De André e diventato Cristiano De André?
«Credo quando ho portato in giro le sue canzoni. E’ stato quello il momento in cui ho superato questa inibizione. La svolta è arrivata nel suo ultimo tour, quando anche lui mi ha finalmente trattato come un collega, come un musicista da rispettare. Purtroppo poi se n’è andato».

Tu sei cresciuto in un salotto in cui sin da bambino mangiavi pane e musica. Il fatto che tu abbia seguito le orme di tuo padre è stata una conseguenza ineluttabile? Avevi altri sogni?
«Credo di non aver mai sognato di fare altro. La musica ce l’ho nel sangue sin da bambino ed è la cosa che mi piace di più al mondo. Non è stata assolutamente una forzatura, anzi, se devo essere sincero mio padre ha cercato più volte di mettermi in guardia, per cercare di farmi cambiare idea. L’unico rammarico è che non sia qui con me, perché probabilmente sarebbe il mio migliore collaboratore musicale».

Parliamo del tuo rapporto con il festival di Sanremo. Non hai mai vinto, ma in compenso ha sempre portato a casa i premi della critica, fin dalla tua prima apparizione. Non ti sei mai chiesto se quello sia il palco giusto per te?
«Credo che il festival sia un luogo stimolante ed un posto ideale per esporre le proprie idee. Credo di non aver mai voluto portare brani facili e ideali per quella rassegna, ma allo stesso tempo penso di aver raccolto sempre l’apprezzamento del pubblico e della critica. Anche quest’anno ho presentato Invisibili che sicuramente offriva un testo difficile e controverso. Prova ne è stata che il televoto lo ha bocciato, ma alla fine la critica ha deciso di premiarlo».

Dove sta andando Cristiano De Andrè, quali sono i suoi orizzonti musicali futuri?
«Sicuramente io credo più in me e l’obiettivo è quello di dire quello che penso. Io credo che il mio processo di crescita sia costante, la gente mi segue sempre più numerosa ed io sono felice di poter continuare con rinnovato entusiasmo».

Intervista a cura di Vincenzo Nicolello

Qui la photogallery dello scorso tour a Torino (Ph Marco Cometto) e a Roma (Ph Marco Cicolò)

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