Bluvertigo: un palco per tornare alle origini – Intervista a Sergio Carnevale

Bluvertigo: un palco per tornare alle origini – Intervista a Sergio Carnevale

In fondo è la notizia dell’anno. Morgan, Andy, Sergio e Livio (ed anche Marco) hanno imboccato di nuovo la stessa strada e viaggiano parallelamente. Sapere che i Bluvertigo, dopo le vicissitudini del passato, sono pronti ad animare l’estate con alcuni concerti è un motivo di soddisfazione, per chi li ha amati o per chi li ha scoperti in questi ultimi anni.
Ma come si è arrivati a questa situazione? Perché i ragazzi hanno deciso di riunirsi, anche se solo temporaneamente? Abbiamo intervistato Sergio Carnevale, poco prima di iniziare le prove del tour e guardate cosa ci ha raccontato.

Bluvertigo: dopo tanto tempo di nuovo tutti insieme sul palco. Qual è stata la molla che ha determinato questa scelta?
«Tutto è partito la scorsa primavera. Il Velvet di Rimini ci chiese di ricordare Thomas Balsamini, scomparso circa un anno fa. Per chi non lo sa, Thomas è stato il fondatore del locale, ma anche l’ideatore dello Slego, teatro di tanti show alternativi. Noi siamo cresciuti in quell’area, passando dalla situazione dello Slego che era un club piccolino, fino ad arrivare al Velvet dove gli spazi erano più ampi. Diciamo che siamo diventati, tra virgolette, famosi. Nonostante fosse da molto tempo che non suonavamo insieme abbiamo accettato. Siamo saliti su quel palco senza fare alcuna prova. Alla fine, quella del 4 aprile, è stata una gran bella serata ed è scattata la molla. Ci siamo detti: perché non fare altre date? Così è stato. Ci stiamo divertendo e la gente ha reagito benissimo. Basti pensare che per la data di Carroponte (17 luglio ndr) abbiamo già 1.300 biglietti staccati in prevendita. Insomma c’è fermento nei nostri confronti».

Che importanza ha avuto la Mescal in questo progetto live?
«Noi ci siamo messi sul mercato e alla fine abbiamo concluso con loro. Essendo tutti liberi come gruppo, ma impegnati come attività solista, abbiamo scelto di tornare un po’ all’ovile. La Mescal è sempre stata l’etichetta con cui abbiamo avuto maggiori rapporti e non a caso, alla fine, hanno vinto loro»

Quali sono state le maggiori difficoltà in questa reunion?
«Il problema vero è far combaciare gli impegni e tutti ne abbiamo tantissimi. Morgan è blindato da contratti televisivi e ogni cosa diventa davvero difficile. Non dovevamo fare due date a luglio e le altre in settembre, ma trovare la quadratura è stata impresa ardua. Anche perché oltre alla band devi costruire una squadra per mettere insieme un live».

Come vi state preparando?
«La nostra è un’avventura rock ’n roll. Non proveremo molto, giusto un paio di giorni, per costruire la situazione tecnica e mettere insieme la baracca».

Sul palco ci sarete voi e gli strumenti o avete intenzione di preparare qualcosa di stupefacente?
«Non credo ci saranno scenografie particolari o cose stratosferiche. La cosa interessante è che abbiamo cercato di portare insieme a noi i tecnici che lavoravano con noi in passato. Così avremo lo stesso “lucifero”, non cambierà il fonico. Faremo una cosa in famiglia, per cercare di passare dei momenti piacevoli. La cosa che posso anticipare è che sul palco ci sarà Marco Pancaldi, che è stato il nostro primo chitarrista, ma anche Megahertz come membro aggiunto».

Gli errori e le incomprensioni del passato, vi hanno aiutato a modificare la vostra convivenza oppure tra di voi era comunque presente un po’ di diffidenza?
«Come in tutti rapporti di coppia, ci sono questi momenti, che di solito vengono superati. Le esperienze, anche quelle negative, servono per gettare nuove basi e superare gli ostacoli. Le persone cambiano nel tempo. E’ un po’ come un fidanzamento. Non puoi pretendere che la persona che hai conosciuto 15 anni fa, sia sempre la stessa. Detto questo siamo tutti abbastanza grandi per fare del nostro meglio e guardare avanti».

La maggiore mediaticità di Morgan, sta regalando una platea più vasta ai Bluvertigo?
«Ti dico questo: io con Morgan ho suonato fino al 2009, seguendolo anche nell’attività solista. Quello che è facilmente notabile che il pubblico di Marco è diverso da quello dei Bluvertigo. La credibilità da solista è incredibilmente forte e credo che questa situazione derivi dal fatto che facendo televisione sta raccogliendo molti consensi ed un più che discreto successo. Questo fa sì che raccolga un pubblico un po’ più giovane e influenzabile dalle mode. Poi c’è chi ama ascoltare la musica, che ricerca e che va alla scoperta dei valori. Questa platea si è accorta che il valore dei Bluvertigo è importante. La nicchia occupata dal nostro gruppo non è stata più rilevata da nessun altro. Infine ci sono i nostri fan del passato, che continuano a seguirci con grande affetto e passione. Al Velvet abbiamo trovato queste tre diverse fazioni e la cosa mi ha un po’ stupito. Soprattutto quando mi sono accorto che ci sono tanti ragazzini che non guardano X Factor, ma ci conoscono benissimo»

Voi siete stati una “banda” all’avanguardia, risultando talvolta così avanti da essere di nicchia. Ora che certi suoni sono stati sdoganati, avete intenzione di proporre qualcosa di nuovo?
«Mi piace che tu ci abbia chiamato banda, direi che la cosa rispecchia la nostra filosofia. Tutto questo è verissimo. Non siamo mai stati mainstream, ma nemmeno da centro sociale. I Subsonica, che sono nati insieme a noi sono stati molto più scaltri in questo senso, facevano l’occhiolino ai giovani dei centri sociali, ma avevano già le idee chiare sulla strada da percorrere. Noi siamo sempre stati borderline. Le cose che abbiamo fatto sono state davvero all’avanguardia. Portare un pezzo come L’assenzio a Sanremo è stato un po’ da alieni. A distanza di tanti anni, quando ci rivediamo siamo molto contenti, convinti di aver fatto un’ottima figura. Questa nuova situazione live, spero sia l’occasione per smuovere ulteriormente le acque. Del resto noi siamo molto imprevedibili chissà che dalle prove non esca qualcosa di interessante?».

Conclusa questa nuova esperienza live, prevedete un eventuale “upgrade”?
«Non abbiamo una progettualità, non abbiamo in cantiere un disco. Può essere che questi siano gli unici concerti che faremo, così come è possibile che ci sia spazio per altre nuove avventure. Se mai dovesse succedere, sarebbe bello poter testare nuove situazioni sonore. I tempi sono cambiati e ci sono tante interessanti opportunità».

Date del tour:
17 luglio Sesto San Giovanni (Mi), Carroponte >> Photogallery e recensione del concerto milanese <<
5 settembre Ravenna, Pala De Andre’
4 Settembre Treviso, Home Festival
9 Settembre Roma, Eutropia – L’altra città Festival

Intervista a cura di Vincenzo Nicolello

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