Heretic’s Dream, intervista: “Walk the Time è un album le cui emozioni...

Heretic’s Dream, intervista: “Walk the Time è un album le cui emozioni si riflettono su arrangiamenti e scelte stilistiche”

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Abbiamo rivolto alcune domande alla band Heretic’s Dream, attiva artisticamente dal 2010: il gruppo, che lo scorso 15 ottobre ha dato alle stampe il nuovo lavoro intitolato “Walk the Time”, ci ha raccontato come è nato il disco, e come è stato realizzato. Ecco l’intervista a Francesca Di Ventura, carismatica vocalist della formazione romana.

In poche parole: chi sono gli Heretic’s Dream? Potresti descrivere il tuo gruppo ai nostri lettori?

A giugno 2010 avrei risposto, una coppia di eretici innamorati con il sogno di trovare musicisti desiderosi in dare forma alle proprie visioni musicali. Oggi rispondo: cinque visionari ereticamente desiderosi di dare vita al proprio amore per la musica, in tutte le sue forme.

Lo scorso 15 ottobre è uscito il vostro disco “Walk The Time“: ti andrebbe di introdurre il vostro lavoro a chi ancora non l’ha ascoltato?

Walk the time” è il prodotto di un anno di rivoluzioni, professionali e umane degli Heretic’s Dream: cambi di line up, difficoltà personali, ansie lavorative ma anche soddisfazioni musicali, nuove amicizie. È una “camminata” introspettiva nel tempo di un’esistenza che ha nome e cognome ma in fondo rappresenta l’umanità nell’intreccio romantico e complesso dei sentimenti umani.

In che senso questo album segna la vostra evoluzione artistica?

Poiché il termine evoluzione implica un’accezione positiva, certamente la produzione lo è. Il lavoro svolto dal Kick Recording Studio di Roma rende giustizia ai suoni che riteniamo rappresentativi della band. Il primo disco, “The unexpected move”, aveva belle idee ma forse la produzione, eseguita in UK, dove certo non è il metal a farla da padrone, non lo ha valorizzato. Malgrado ciò ha registrato un discreto successo di critica e pubblico. Quest’anno abbiamo potuto anche contare sulla presenza di sei guest stars e, per due brani, anche sulla produzione artistica del maestro Gabriele Bellini, che da “semplice” guest sul brano “Chains of blood” è divenuto poi produttore artistico in “Outcasted” e “The broken silence” (produzione presso La Fucina Studio, Firenze), che fanno parte oltre che del nostro disco anche della sua Underworld Collection II. A livello di contenuti, lascio al pubblico il giudizio in merito all’evoluzione. È certamente un album che sentiamo molto perché è il nostro vissuto e gli intrecci delle emozioni si riflettono sugli arrangiamenti e sulle scelte stilistiche.

Qual è la parte più importante o intensa del vostro lavoro secondo te?

Non riesco a delineare qualcosa di più significativo nell’attività della band: comporre, provare, girare un video, rispondere alle domande di un’intervista, fa tutto parte della realtà dei musicisti. Ho volutamente lasciato fuori dalla lista ciò che forse ci dà più soddisfazione e ad oggi è stata la fase più intensa: suonare live. Il rapporto con il pubblico, questo è la nostra energia vitale.

A tal proposito, che impegni avete per le prossime settimane? Concerti in vista?  

A Dicembre abbiamo 3 concerti: venerdi 13 al Brancaleone di Roma in diretta Radio Popolare Roma, martedi 17 al Locanda Blues e venerdi 20 al Circus di Firenze, per la presentazione della Undeworld Collection II del maestro Bellini.
A Gennaio abbiamo 3 date già fissate tra cui una cui teniamo particolarmente: un evento di beneficenza, acustico, al Teatro Ordigno di Rosignano a supporto degli Eldritch, il cui fantastico leader, Terence Holler, è uno degli special guests del disco (ha duettato con me nella ballad Fighting Time), così come il tastierista, Gabriele Caselli, guest su The broken silence.

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