The Last Vinci: “La felicità è una scelta. E io ve la...

The Last Vinci: “La felicità è una scelta. E io ve la canto.”

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Il giovane cantautore Alessandro Vinci vive a Cork, in Irlanda, da più di due anni: ci siamo fatti raccontare com'è fare musica là e com'è nato il suo disco d'esordio.

Alessandro Vinci è italianissimo, ma ha fatto dell’Irlanda la sua seconda patria: vive a Cork con la sua famiglia e lì ha scritto buona parte del suo disco d’esordio, sotto il moniker The Last Vinci (che è anche il titolo di questo primo album da poco uscito). Il disco sembra proprio narrare la sua parabola e, più in generale, una parabola di vita, che ti porta a fare delle scelte con l’unico obiettivo di “essere felice”. Ne abbiamo parlato con lui.

“Yesterday is history, tomorrow is a mystery but today is a gift,
that’s why it’s called the Present.”
Questo è il proemio del tuo disco d’esordio. Non posso non chiederti
il perchè della citazione da Kung Fu Panda e cosa rappresenta per te.

Diciamo che rappresenta un po’ tutto. Vivere la vita come un dono è
una cosa un po’ assurda di questi tempi.Tutti pensano ad arrivare, a
farcela, si guarda sempre a quello che verrà. Anche io ero così, ed
ero vittima di questa attitudine. Quando ho cominciato i THE LAST VINCI
ero alla fine del mio viaggio con i No Conventional Sound dove,
dopo un’esperienza Major molto produttiva ma frustrante, mi sono
chiesto: perché io faccio musica? La musica è qualcosa di importante
per me oppure la faccio solo per un secondo fine? Mi sono promesso che
se mi fossi rimesso in ballo con un altro progetto l’avrei fatto
diversamente, godendo di quello che facevo prima di tutto e
smettendola di pensare a quello che verrà dopo. Se qualcosa verrà
dopo, sarà la conseguenza di come vivo il presente. Io vogllo essere
felice ORA, non domani.
E poi il mio nick name nei No Conventional Sound era Panda. Citare
quella frase è stato un po’ come un testamento per chiudere un
capitolo ed aprirne un altro.

Ti muovi tra Torino e Cork, che a parte tutto secondo me hanno delle
similitudini, trovo l’atmosfera irlandese molto simile a quella
Torinese, o viceversa, ma forse sono pazzo io. Com’è lavorare in
entrambe queste realtà?

A dir la verità io frequento ormai poco Torino. Diciamo che ho
lavorato nella scena torinese, e sono ancora aggiornato grazie ai miei
cari Satellite (la band che suona con lui nel disco, ndr) che fanno sponda tra Torino e Cork
ormai da 2 anni.
Le similitudini sono molte tra la grigia Torino e la grigia Irlanda. La
grossa differenza è la genuinità degli irlandesi e il fatto che se
porti avanti un progetto musicale non sei considerato un alieno. In
Irlanda praticamente tutti suonano e vivono la musica come un aspetto
importante per la comunità.

Hai scritto un brano, “Follow your Order”, in cui si invita a fuggire
dai luoghi comuni, ma non solo, in cui si può restare intrappolati, è
quello che hai cercato di fare tu? Non solo musicalmente intendo.

Confermo. Diciamo che lotto da un po’ di anni per fuggire da questa
attitudine, soprattutto nella vita e quindi, di conseguenza, questo si
trasmette in quello che faccio in musica. Ho 28 anni, sono sposato da 7
e ad aprile sarò padre di 4 figli. Non dico altro.

Il fatto di “vivere il presente come un dono” è appunto il tuo credo,
quindi ti chiedo che sensazione ti ha dato la prima volta che avete
avuto il tuo disco fisicamente tra le mani? Sei soddisfatto del tuo
lavoro?

Emozione e soddisfazione! Vedere concretizzarsi il lavoro di anni in
un disco è qualcosa di impagabile. Soprattutto avendo vissuto tutto il
percorso come un dono: è stata una sensazione che mi ha riempito il
cuore! Sono molto soddisfatto del lavoro fatto con i Satellite e con
il mio produttore Fajo Girardi – One Black Sock – che si può definire
serenamente parte integrante dei THE LAST VINCI.

Nei pezzi del disco c’è come una parabola, si passa dal racconto delle
(tue) paure alla cover di “You make me brave” di Billy Bragg. I tuoi
testi nascono dalla vita quotidiana e in quanto tempo è stato scritto
il disco?
E a cosa è dovuta la scelta di questa cover particolare, se c’è una
ragione oltre al tuo gusto personale?

Il disco è stato scritto in 4 mesi, ma la lavorazione e la
produzione (contando uno stop di un anno visto il mio trasferimento)
è durata 2 anni tra Torino e Cork. La scelta di “You Make Me Brave” è
dovuta all’intensità del significato che porta in sè, pienamente in
linea con il concept del disco: “happiness is a choice”. Ho lavorato ad
un concerto di Billy Bragg allo Spazio211 l’anno prima di partire e mi
aveva colpito il suo modo di trasmettere un messaggio prima ancora di
far arrivare la musica. Tornato a casa, mi misi ad ascoltare la sua
discografia e trovai una performance solo voce di !You make me brave” e me
ne innamorai. Ho provato a reinterpretarla e sembrava scritta per me.

Quali sono le differenze più evidenti per un musicista tra il suonare
in Italia e all’estero?

Che quando vai ai concerti non incontri solo musicisti e che la gente
va ai concerti perché la musica è una figata assurda, a prescindere
da chi la fa.

E quando ti vedremo live in Italia?

Visto i magnifici feedback penso molto presto.Febbraio? Chi lo sa…

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