The Lumineers live at Pistoia Blues – Il folk che piace alla...

The Lumineers live at Pistoia Blues – Il folk che piace alla gente che piace.

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Arrivo al concerto dei Lumineers in Piazza Duomo a Pistoia e mi guardo intorno: se non sono il più vecchio poco ci manca! Questi ragazzi newyorkesi sono riusciti, in breve tempo, a conquistarsi uno stuolo di fan giovani e giovanissimi con la loro miscela folk semplice ed efficace, che sa far ballare ma anche emozionare: folta la rappresentanza americana anche tra il pubblico, gli yankees fiorentini per una volta sono in trasferta a Pistoia e si fanno subito sentire quando i loro idoli salgono sul palco, poco dopo le 21.45, intonando “Submarines”, subito seguita da “Ain’t nobody’s problem”, cover del cantautore americano Sawmill Joe durante la quale il frontman dei Lumineers, Wesley Schultz, invita il pubblico a mettere giù fotocamere e telefonini e stare “veramente con noi, battendo le mani”.

E’ un attimo e si passa a “Flowers in your hair”, manifesto della nuova cultura folk degli anni ’10, subito seguita dalla travolgente “Ho hey!”, brano attesissimo e intonato da tutti (gli spot pubblicitari sono una manna per far conoscere un pezzo in tutto il mondo!).

A spezzare i brani dei The Lumineers arriva una cover di un artista a cui ogni gruppo folk deve in qualche modo rendere grazie, ovvero sua maestà Bob Dylan e i 3 ragazzi americani (accompagnati da eccellenti musicisti di supporto) decidono di rivisitare nel loro stile “Subterranean Homesick Blues”, quanto mai azzeccata visto il festival dove stanno suonando (e dove anni addietro l’ha proposta lo stesso Dylan).

I brani scorrono via lisci, ma Schultz e compagni dimostrano di essere una vera folk band quando decidono di suonare “Darlene” non amplificati e, non contenti, si fanno poi un vero e proprio bagno di folla, suonando in mezzo al pubblico “Elouise”, tra lo stupore e la meraviglia generali: un applauso a questi ragazzi, il folk si fa, chitarra alla mano, in mezzo alla gente! E’ questo lo spirito.

I Lumineers danno fondo a tutti i brani del loro album d’esordio, regalando un’ora e mezza di live a buon ritmo, in cui i primi ad essere felici di suonare in un posto così, all’ombra del maestoso duomo pistoiese, sembrano essere proprio loro.

Da segnalare una splendida versione minimale della ballad “Morning song”, seguita dall’inaspettata “This must the place (naive melody)”, in omaggio ai Talking Heads, per poi chiudere con quello che è il loro altro tormentone, ovvero “Big parade”, in cui la piazza si esibisce ancora in un efficace controcanto.

Il folk è tornato a deliziare le masse, il folk è vivo signori. E molto merito va ai The Lumineers!

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