Zen Circus: la recensione del concerto all’Alcatraz di Milano (13 marzo 2014)

Zen Circus: la recensione del concerto all’Alcatraz di Milano (13 marzo 2014)

Un Alcatraz sold-out ha accolto ieri gli Zen Circus in occasione della terza tappa del trio pisano, tornato sulle scene dopo oltre un anno di pausa: Andrea Appino, Karim Qqru e Massimiliano “Ufo” Schiavelli infatti, dopo aver dato alle stampe lo scorso 21 gennaio il lavoro inedito “Canzoni contro la natura” – il terzo completamente in lingua italiana – all’inizio di marzo hanno intrapreso un tour che li vedrà protagonisti di numerosi concerti in giro per l’Italia da qui a fine aprile.  Dopo una carichissima data zero a Bologna ed un secondo appuntamento a Livorno che hanno rotto il silenzio, ieri sera è arrivato il momento di un nuovo concerto a Milano, città che ricambia sempre il gruppo con enorme affetto.

In apertura si sono esibiti Giovanni Truppi e Progetto Panico, mentre gli head-liner hanno fatto la loro comparsa on stage intorno alle 22.00. La folla, nella quale si aggiravano anche alcuni colleghi illustri quali Dente e Ministri, li ha salutati con un boato e lo show ha subito preso il via. Il nuovo brano “Viva”, tra i più riusciti del recente disco, ed è stato accolto in maniera corale e sostenuta dal pubblico, scatenato in danze e canti fin dalle prime note. Insieme a “Postumia” e “Vai vai vai” è tra i più rappresentativi di quel tipo di scrittura che ha fatto degli Zen una delle realtà più interessanti del panorama alternative italiano degli ultimi dieci anni, oltre che un’efficace e lucidamente ironica fotografia in musica di una realtà italiana al tracollo. La scaletta però è stata caratterizzata da continui salti temporali, e le chicche estratte da “Nati per subire” e “Andate tutti affanculo” non sono mancate: abbiamo infatti potuto ascoltare i pezzi che danno il titolo ad entrambi gli album ma anche, solo per citarne alcuni, “L’amorale”, “I qualunquisti”, “We Just Wanna Live”, “L’egoista” e infine “La canzone di Natale”, che Appino e soci sanno rendere adatta al momento in ogni mese dell’anno. Le sorprese sono proseguite con balzi indietro addirittura a “Villa Inferno” (“Vent’anni” e “Figlio di puttana”); inoltre  il batterista Karim, sempre rigorosamente a dorso nudo, come di consueto ha sfoderato la sua washboard scatenandosi davanti ai ragazzi delle prime file. Un divertente siparietto con le notizie del tg di Lercio ha separato la prima parte del live dall’encore, e dopo un’ora e mezza di passione, musica e risate, abbiamo dovuto arrenderci all’evidenza e avviarci all’uscita.

Con una vocazione particolare nel dare voci a paure, sensazioni e percezioni comuni a tutti (ma che pochi sanno esternare in maniera così nitida) gli Zen Circus potrebbero essere definiti un po’ poeti del nostro tempo e un po’ veggenti nel precorrere la storia in maniera azzeccata. Ad ogni modo dopo questa lunga assenza dal palco, ieri all’Alcatraz di Milano hanno saputo farsi perdonare alla grande.

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