Alternative

Tutte le notizie sui concerti, la musica e le nuove uscite alternative italiane e internazionali. Report dei concerti più importanti, video, foto delle band.

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Dopo un lunghissimo periodo di inattività che aveva fatto temere il peggio sulla sorte di questa straordinaria cult band di alternative rock gli  A Perfect Circle di Maynard James Keenan ritornano prepotentemente in attività con un nuovo album Eat the Elephant” e soprattutto con una nuova tournee che toccherà anche l’Italia.

Fra una settimana e precisamente domenica 1° Luglio nell’ambito del Festival “Rock the Castle” in quel del magnifico Castello Scaligero di Villafranca di Verona e successivamente in autunno per 2 nuove date a Milano il 18 Dicembre al Forum e a Roma il 19 al Palalottomatica tutte sotto l’egida del promoter Vertigo .

Dunque l’occasione è da non perdere per poter ascoltare le nuove tracce lungamente attese dai moltissimi fan e non solo, considerando anche nella stessa serata la presenza come special guest degli adrenalici Frank Turner and the Rattlesnakes –

 

Questa è una band che si fa notare, perchè non capita frequentemente nella scena rock  di avere una formazione fatta esclusivamente da una mastodontica base ritmica composta da 4 bassisti, una tastiera e un batterista cantante, senza chitarre e  senza frontman, ma maledettamente accattivante ed assolutamente originale nella sua presenza  scenica mascherata, che stravolge la visione classica della rock band tradizionale.  Gli Evil Blizzard  sono così schierati in questa bizzarra truppa:

Side: Batteria e Voci
Filthy Dirty : Basso & Cori
Prowler: Basso

Stomper: Basso
Kav: Basso
Blizzpig: Tastiere & Machete

Sì è tutto vero gli Evil Blizzard di Preston (UK) sono un grand guignol musicale , che mette inseme in un schaker impazzito , il rock classico con il metal , la musica indie e quella dark gotica, manifestando una capacità unica di produrre sonorità particolari ed innovative utilizzando principalmente lo strumento del basso elettrico filtrandone il suono attraverso tutta una serie di pedaliere ed effetti.

Per chi avesse sentito parlare di Killing Joke e dei PIL di John Lydon  (tanto per citarne un paio) potremmo affermare che gli Evil Blizzard sono un’ibridazione stravagante  di alcune di queste influenti band della scena post punk anni 80, con un metal rock alternativo che negli anni 90 e 2000 ha espresso diverse varianti e modalità espressive.

Ed è proprio sulla recensione del  nuovo disco “The Worst Show on Earth”, 3° della loro produzione uscito giusto una settimana fa, che vorremmo concentrare la nostra attenzione, ritenendolo già dal primo ascolto una assoluta chicca e che gli alternative rocker dal palato fino non dovrebbero lasciarsi sfuggire.

Il disco contiene 8 tracce tutte notevoli e ben equilibrate, ognuna delle quali segue una trama musicale specifica e che danno un’idea ben precisa della proposta musicale degli Evil Blizzard

Alla traccia 1 “Hello” uno dei 2 singoli già estratti dal disco,  ci accoglie con una intro di tastiere che poi ritroveremo anche nell’ultima traccia in una sorta di cerchio magico , e subito il sound rock  Evil Blizzard si sprigiona con forza, batteria 4/quarti  basso killer(quale dei 4?) con la  voce cantilenante di Side che ripete  You are You and We are We .

 

Alla 2 ci scateniamo con l’altro favoloso singolo Fast Forward Rewind  per chi ricordasse il retro player delle cassette raffigurato dal simbolo FFR una sorta di ponte tra le 2 epoche e dal 2018 ci catapultiamo indietro negli eighties con una base maledettamente danzereccia e i bassi elletrici distorcono arrivando alle tonalità delle chitarre. Apprezziamo anche il notevole video che ci fa solo immaginare le loro spericolate serate live.

Dopo una doppietta simile che ci ha introdotto pienamente nel variegato mondo musicale degli Evil Blizzard Unleash the Misery ci riporta un pò più sul classico rock ma in cuffia riusciamo ad apprezzare tutte le sfumature che  questi ragazzi sanno dare al loro sound , tanta tecnica e sovrapposizioni stratificate.

Credo che la traccia 4 “Those We Left Behind” sia una delle migliori a mio parere perchè iniziando con un ritmo più sincopato di dipana sempre più potente in un vortice senza fine con la tutta l’adrenalina di un classic rock . Tell Me alla 6 è metallo pesante breve ma intensa  e fa da contraltare alle ultime due perle nere del disco . Pull God from the Sky è una ballad oscura che in un crescendo di forza arriva oltre i 10 minuti di energia pura .

La titletrack che conclude il disco è una degna chiusura di questo viaggio, che inizia con una voce filtrata in lingua tedesca che per oltre 4 minuti esegue un’inquietante litania per poi lasciare spazio ad una sorta di prog rock carico di pathos e di energia.

Non vediamo l’ora e la speranza di vederli arrivare in Italia per una possibile tournee perchè abbiamo intuito dai vari video che girano in rete che i loro show son tutt’altro che banali e che sono un esperienza musicale  che non lascerebbe certo indifferente il pubblico Italiano sicuramente pronto ad apprezzare questa novità musicale.

Evil Blizzard see you soon !

Ieri sera è andato in scena a Ferrara uno dei migliori live visti in Italia negli ultimi 5 anni. Un concerto assolutamente fuori dal comune degli LCD Soundsystem nella loro unica data italiana dell' "American Dream Tour"

James Murphy è un pazzo. James Murphy è un genio. Si gioca tutto su questa dicotomia, su questo filo sottilissimo la grandezza degli LCD Soundsystem: come un equilibrista del rock James ci cammina sopra leggero come una piuma nonostante la sua mole e riesce a creare un sound unico al mondo, un sound che è stato di ispirazione per una generazione intera di musicisti. Quello che si è visto ieri sera in una piazza Castello stracolma è stato la summa, l’apoteosi, la transustanziazione di quel suono in corpi e anime di chi era sopra e sotto il palco: gli LCD Soundsystem sono stati letteralmente epici in questa serata ferrarese che, a dispetto del meteo che annunciava pioggia, si è rivelata invece calda e umida.

Trasformare la piazza in una gigantesca dancehall raccontando l’unicità e la grandezza del sogno americano, un sogno americano in cui spesso si finisce per specchiarsi troppo e rimanere soli, vittime di un consumismo esasperato: questo hanno fatto James Murphy e compagni per 2 ore di show senza soluzione di continuità, in un crescendo ritmico impressionante, facendo sfoggio di tecnica applicata al buon gusto.

I bassi che pompano fino a far tremare le scatole craniche, la batteria pulsante, la voce di James che si eleva, sciamano di un rito moderno e pagano, ballo tribale degli anni ’10. Gioia. Festa. Il live è stato tutto questo, compresso e liberato istantaneamente come se fossimo tutti dentro a un gigantesco carillon con sorpresa che doveva solo arrivare al punto giusto di carica per aprirsi.

Da “You wanted a hit” fino a “Call the police”, da “Oh, baby” alla sempre attesissima “Dance yrself clean” non una sola hit manca alla setlist di questa serata che resterà nella mente di tutti i presenti per tanto tanto tempo: ci sono concerti di cui se ne percepisce immediatamente la magia, dalla prima nota e ieri sera era uno di questi, a cominciare dall’allestimento delle luci, con la gigantesca palla stroboscopica alle spalle di Murphy che era la coprotagonista della serata e ha regalato ancora più straordinarietà al set, soprattutto quando il teone sullo sfondo si illuminava in versione cielo stellato.

Sembrava davvero di stare dentro un sogno, quel sogno americano che James ci fa vivere ogni volta da oltre 10 anni.  E che, sinceramente, dopo essere stato bruscamente interrotto una volta, speriamo non finisca più.

LCD Soundsystem Setlist @ Ferrara sotto le stelle (13/06/18)

You wanted a hit

Tribulations

I can change

Call the police

Get Innocuous!

Yr city’s a sucker

Movement

Someone great

Tonite

Home 

How do you sleep?

 

Oh, baby

Emotional haircut

Dance yrself clean

All my friends

Dal 25 giugno sarà di nuovo in Italia per 5 imperdibili appuntamenti una delle band seminali per la storia del rock "made in USA", i Dream Syndicate, guidati da Steve Wynn, con cui abbiamo parlato della reunion della band e dei loro progetti futuri.

Fin dal 1981, anno in cui si sono originariamente formati, i Dream Syndicate sono stati gli alfieri principali del cosiddetto “Paisley Underground”, la scena rock statunitense losangelina che faceva della psichedelia, una psichedelia che ammiccava al punk, il suo marchio di fabbrica: sono così diventati, grazie a dischi come “The days of wine and roses” o “Medicine show”, un gruppo seminale per il rock mondiale.
Scioltisi nel 1988, fino a 10 anni fa ipotizzare una reunion sembrava impossibile, ma poi, nel 2012, Steve Wynn, mente e anima della band, sorprende tutti e, dopo una comunque fruttuosa carriera solista, decide che è il momento di riportare in scena i Dream Syndicate.
Tornata sulle scene, nel 2017 la band californiana ha addirittura inciso un nuovo disco, “How did I find myself here?”, che ha portato in giro in un fortunatissimo tour anche italiano lo scorso novembre (costellato di sold out).
A fine mese torneranno di nuovo nel nostro Paese per cinque imperdibili date. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Steve Wynn per farci raccontare il ritorno in scena dei Dream Syndicate e cosa prevede il loro futuro.

Ciao Steve, innanzitutto grazie del tuo tempo: dunque, nel 2012, dopo ben 24 anni, decidi che è il momento di riportare in scena i Dream Syndicate, cosa ti ha spinto a farlo?

“Ciao, ma guarda per quei 24 anni siamo comunque sempre rimasti amici e in contatto con Dennis, Mark, Karl e Paul, anche se non suonavamo più insieme, poi nel 2012 ci siamo detti, con Dennis e Mark (Duck e Walton, batteria e basso, ndr) perchè non provarci? Ho contattato anche Karl e Paul (Precoda e Cutler, chitarristi della band, ndr) ma mi hanno detto che per loro non era più il momento per tornare con la band, così ho coinvolto Joe Victor, che già suonava con me nei miei tour solisti ed eccoci qua”.

Hai dichiarato più volte che “How did I find myself here?” è direttamente influenzato dal vostro primo album, “The days of wine and roses”, quali sono i maggiori punti di contatto?

“Il suono, credo che sia rimasta intatta quell’urgenza di fare psichedelia in un certo modo, siamo un gruppo rock e quello è rimasto intatto, anzi adesso sappiamo bene chi siamo, siamo più convinti e più sicuri di noi stessi e di ciò che ci piace”

Credi che la tua carriera solista abbia in qualche modo influenzato il nuovo lavoro dei Dream Syndicate?

“Sicuramente sì, tutto ciò che facciamo ci spinge a migliorarci, ad essere musicisti migliori e a fare tutto per il meglio, evolvendoci, quindi certamente l’esperienza che mi ha portato anche la carriera solista si riflette su questo disco, così come per gli altri le esperienze musicali che hanno fatto in questi quasi 30 anni.”

Qual è il legame, se c’è, che lega i brani di “How did I find myself here?”

“Bella domanda, credo che anche qui si tratti del suono, sono brani che sentiamo nostri, fatti in un certo modo: siamo una band che fa rock psichedelico e ci piace farlo così, dopo più di 30 anni e questi brani sono solidi, sono esattamente ciò che sono i Dream Syndicate, si deve solo chiudere gli occhi e sognare.”

Tra circa un paio di settimane sarete di nuovo in Italia dopo i sold out di novembre scorso: vi aspettavate una simile accoglienza dopo il vostro ritorno?

“Ci speravamo, ma tutto questo va oltre le nostre più rosee aspettative. La cosa che mi ha colpito è che forse non ci sono tutti i nostri vecchi fan a vederci adesso, ma si sono aggiunte nuove generazioni, gente che ha conosciuto i Dream Syndicate con questo disco e magari ignora i precedenti.
Quello che vogliamo fare noi, è farli sognare con la nostra musica, come abbiamo sempre cercato di fare.”

Quali sono i progetti nel futuro dei Dream Syndicate?

“Sicuramente la band va avanti, siamo già proiettati nel futuro: a luglio entreremo in studio per registrare le nuove canzoni per un nuovo album, non so come saranno, ma la nostra idea è di portare avanti il nostro suono, di cui siamo sempre più consapevoli.”

Queste le cinque date italiane dei Dream Syndicate nel dettaglio:

25 giugno – Bologna – BOtanique
26 giugno – Sestri Levante (GE) – Mojotic Festival
27 giugno – Gardone Riviera (BS) – Anfiteatro del Vittoriale
28 giugno – Roma – Monk
29 giugno – Avellino – Auditorium Conservatorio Cimarosa

La band di Kim Deal nella sua prima data italiana di sempre infiamma il folto pubblico presente nel Cortile del Castello Estense con uno show al fulmicotone.

Era la prima volta in Italia, nonostante siano una band di culto fin dagli anni ’90, quando, nel 1993, fecero uscire quel capolavoro che è “Last Splash”, un secondo disco che spazzò via e ridefinì certi confini musicali: loro sono The Breeders, capitanati dalla geniale e carismatica Kim Deal, già mente dei Pixies, e dalla sorella Kelley.

Kim è ancora straordinariamente bella e affascinante, nonostante i 50 siano ormai passati da un po’ e si sia dovuta sottoporre a qualche rehab di troppo: quando imbraccia la chitarra non puoi assolutamente fare a meno di guardarla, osservarne ogni movimento, ogni sguardo e poi ha quella rara capacità di mettere tutti a proprio agio con una battuta, quella vena di follia che condivide con la sorella Kelley, con cui per tutta la sera si punzecchiano bonariamente, mentre la serafica Josephine Wiggs si dimostra una bassista tanto ermetica quanto precisa, il perfetto collante tra le schitarrate della “Deal family” e la batteria possente di Jim MacPherson.

24 pezzi in scaletta per dimostrare a tutta Ferrara cosa voglia dire essere punk nel 2018, averne l’attitudine, e saperla coniugare con una vena cantautorale che rivela la cifra stilistica di Kim Deal: da “New year” fino a “Saints” è un viaggio senza pause, che passa da brani intensissimi come “Fortunately gone” all’attesissima “Cannonball” per regalare anche un paio di chicche: la beatlesiana “Happiness is a warm gun”, stravolta e resa ancora più rock e quella “Gigantic” che resta uno dei punti più alti della storia dei Pixies.

Il pubblico è letteralmente rapito dalla band, tanto quanto la band è affascinata dall’Italia e dalla splendida location in cui si trova a suonare (location graziata dalla pioggia, vera minaccia di serata): si crea un’empatia straordinaria che spinge Kim a fine show a scendere a stringere le mani di tutta la prima fila e la band a regalare le proprie setlist ad alcuni fortunati.

Uno show “fisico”, da vivere corpo e anima, come Kim (ma anche Kelley) Deal hanno vissuto tutta la propria vita. Sempre sul filo tra genio e follia. Quella follia che le ha rese immortali.

THE BREEDERS Setlist @ Ferrara sotto le stelle (05/06/2018)

New Year
Wait in the car
All Nerve
No Aloha
Divine Hammer
Huffer
Glorious
Howl at the Summit
Safari
Spacewoman
Drivin’ on 9 (Ed’s Redeeming Qualities cover)
Walking With a Killer
Fortunately Gone
S.O.S.
Off You
I Just Wanna Get Along
Cannonball
Happiness Is a Warm Gun (The Beatles cover)
Skinhead #2
MetaGoth
Gigantic (Pixies cover)

Encore:
Do You Love Me Now?
Nervous Mary
Saints

Sono loro, un duo esplosivo di alternative rock con venature punk blues i Bud Spencer Blues Explosion che sono tornati con un nuovo disco di inediti e che sono in procinto di farvelo ascoltare live nella imminente tournee estiva.

Da Roma capitale, Adriano Viterbini alla Chitarra, Voce, Basso, Piano etc e Cesare Petulicchio alla  Batteria e Percussioni hanno percorso le impervie e tortuose  strade del rock alternativo nostrano sgomitando per trovare un loro spazio, un loro perchè, una loro dimensione che in poco più di 10 anni, 4 dischi ed innumerevoli partecipazioni a Festival e Live li ha portati fino alla produzione di  Vivi Muori Blues Ripeti titolo enigmatico del nuovo lavoro di 12 tracce uscito a Marzo per la Tempesta Dischi.

Nati sull’onda di quel format a 2 dell’ alternative punk blues che cominciando da The White Stripes di Jack White, passando per Black Keys e arrivando ai più recenti The Kills e Royal Blood i nostri Bud Spencer Blues Explosion hanno nel loro DNA l’energia e la carica ma anche una grande tecnica esecutiva.

Il risultato si vede e il nuovo disco prosegue nel solco tracciato dalla precedente produzione ma raggiunge nuovi vertici in termini qualitativi cominciando dal titolo che di fatto è una traduzione rivisitata della frase “Eat Sleep Blues Repeat” che videro su una valigia di un musicista in Australia.

I BSBE dicono del loro discoQuesto album parla di vita, di morte e di amore ed è un disco sexy, perbacco, noi siamo pronti a questo viaggioe io aggiungerei e Voi?

 

 

Vivi Muori Blues Ripeti inizia a rispondere a questa domanda con una cadenzata e riffata E Tu ? che imperativamente comanda “Tu adesso mi stai a Sentire” perchè il viaggio nel punk blues abbia inizio.

La Donna è Blu è la giusta prosecuzione della prima traccia con un bel refrain con un tocco di tastiere , scratch ed effetti di riverbero che dimostrano l’attenzione nella produzione dei nostri 2.

Il lato Pop Rock dei BSBE si esprime a pieno nella traccia 4 Di Fronte a Te Di fronte a Me con una bella collaborazione con Umberto Maria Giardini (ex Moltheni) sia nel testo che nella voce, proseguendo con una indiavolata Allacci e Sleghi che raggiunge i 120bpm .

Alla 7 Coca ma ancor di più alla traccia 8 Enduro mostra come in 2 si possa fare più casino di 10 e dice “Siamo come 2 animali” il lato selvaggio del blues , rock in fondo, tanta energia, con le chitarre di Adriano che ruggiscono e la batteria che Cesare che sembra sfondarsi sotto i colpi delle sue bacchette.

Bellissima chicca alla traccia 9 Io e il Diavolo  in una rivisitazione stupenda del classico Mississipi Blues di Me and the Devil Blues di quel Robert Johnson padre fondatore del genere lo “Spirito cattivo del Blues  che viene da un buco della terra” con la partecipazione fattiva e straordinaria di Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

Una degna conclusione è Calipso la traccia più lunga ed emblematica  del disco che si dipana nella prima metà in un classic rock mentre nella seconda parte ci riporta a quel prog rock sperimentale anni 70 che dimostra ancor di più anche una certa originalità e ricerca che i Bud Spencer Blues Explosion hanno messo in campo in questo disco.

E allora non ci resta che ascoltarli dal vivo nel prossimo tour estivo Vivi Suona Ripeti Tour che dopo le molte date primaverili  li vedrà girovagare in lungo e in largo nella nostra penisola anche in estate a cominciare da Cagliari il 5 Giugno con date nei tre mesi estivi passando per Cuneo a Luglio e finendo in Calabria a Lamezia Terme ad Agosto.

 

Il punk non è (ancora) morto: lo hanno riportato in vita cinque ragazzi di South London che si fanno chiamare semplicemente “Vergogna”, che però in inglese suona meglio: il grido “Shame, Shame, Shame!” è assolutamente uno stilema punk e loro sono punk fino al midollo.

Rispondono ai nomi di Eddie Green, Charlie Forbes, Josh Finerty, Sean Coyle-Smith e Charlie Steen e quello che hanno portato in scena al Covo Club di Bologna (stracolmo per l’occasione) nella loro unica data italiana è un concentrato di energia assolutamente fuori controllo: si tratta di cinque animali da palcoscenico, con Eddie Green perfettamente a suo agio nel ruolo di agitatore di folle, tra stage diving, provocazioni e una voglia smisurata di cercare il contatto con il pubblico, il che lo porta ad essere mezzo nudo e sudato già dopo pochi brani.

Gli Shame portano in scena praticamente per intero il loro disco d’esordio “Songs of Praise”, uscito a gennaio per Dead Oceans e che già si prospetta come uno degli esordi dell’anno e lo arricchiscono addirittura con un inedito: quello che colpisce del live è che si tratta di una gigantesca e scalmanata festa, in cui i cinque sul palco si divertono da matti e non fanno altro che divertire il pubblico, con cui l’empatia è istantanea.

Il Covo Club, luogo estremamente raccolto, aiuta a dare ancora più epicità alla cosa: Eddie è spesso in balia del pubblico che lo trasporta da una parte all’altra della sala fino a riportarlo sul palco.

Si suda, si canta, non si riesce a star fermi un secondo: insomma, gli Shame si rivelano, già all’esordio, una grandissima live band.

E chissà che il fatto di aver suonato la prima data italiana al Covo non gli porti fortuna, come già fu per un’altra band, quella volta scozzese, nel 2004: rispondevano al nome di Franz Ferdinand.

I presupposti ed il talento ci sono tutti.

P.S. Menzione d’obbligo per gli ottimi R.V.G. (Romy Vager Group, dal nome della cantante), sonorità shoegaze e un cantato rabbioso e spesso urlato direttamente dall’Australia. Da scoprire.

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Dagli Young Fathers ai Superorganism, da Sampha a Yung Lean, il meglio delle nuove proposte sulla scena musicale mondiale si dà appuntamento l'8 e 9 giugno a Milano

Spesso si accusano i promoter italiani di non scommettere più di tanto su ciò che accade di nuovo sulla scena musicale mondiale: basta guardare le line-up dei maggiori festival italiani e ci si accorge facilmente che gli headliner sono spesso over 50, nomi straordinari e dal sicuro successo ma niente che sia nato artisticamente non solo negli anni ’10, ma a volte nemmeno negli anni zero.

Da oggi, qualcosa è cambiato, perchè RADAR Concerti decide di staccarsi dalla massa e crea un festival, che si svolgerà al Parco dell’Idroscalo di Milano il prossimo 8 e 9 giugno, che punta tutto su nomi effettivamente nuovi sulla scena musicale mondiale, su sonorità non banali ma estremamente attuali:

Spazio dunque all’elettronica di Sampha, al rap degli Young Fathers, alla classe di Charlotte Gainsbourg e all’unicità dei Superorganism,  capaci di creare un sound straordinario già con il disco d’esordio.

E questi sono solo una piccola parte dei gruppi che saranno presenti a Milano: la location dell’Idroscalo non potrà poi che rendere ancora più unico ed affascinante il tutto.

Questa la line up divisa sulla due giorni del festival:

8 GIUGNO
Sampha • YUNG LEAN • The Black Madonna • ABRA • Pale Waves •  Cakes Da Killa• Akabadgyal • Populous & Friends • Sequoyah Tiger • L I M • Venerus
+ more acts tba

Uno dei pilastri della no wave newyorkese si è esibito nell'ex cinema pisano portando in scena un formidabile mix tra il Brasile (dove vive) e quella New York che lo ha reso leggenda

Può un concerto musicale essere bellissimo senza che venga suonata neppure una nota come si deve? Di fronte a questo paradosso, sappiate che la risposta può essere affermativa solo se vi chiamate Arto Lindsay e se avete fatto della vostra incapacità di suonare la chitarra in modo minimamente pulito o aggraziato, un’arte.

Lindsay è una vera e propria leggenda, uno dei pilastri della no-wave, uno capace di collaborare con Brian Eno e poi di produrre almeno tre dischi capolavoro di Caetano Veloso: è riuscito negli anni a coniugare il sound primitivo, viscerale dei DNA (sua prima band) che fecero impazzire Lester Bangs con il suo amore per il Brasile (dove risiede) e quelle dinamiche musicali (dalla bossa-nova ai classici di Jobim) estremamente melodiose e avvolgenti.

L’effetto che se ne ottiene è a dir poco straniante, ma ti dà l’idea di star assistendo a un rito, una performance poetica in cui ogni cosa è improvvisata eppure controllata, studiata. Arto Lindsay riesce ad essere fedele a se stesso pur continuando a mutare, a 65 anni, confermando di essere quello che già Brian Eno aveva intravisto in lui: un non-musicista geniale, padrone del proprio strumento e totalmente fuori da schemi pre-confezionati.

Unica pecca di una serata magica il pubblico del Lumiere, troppo spesso perso in disturbanti chiacchiericci e poco attento a quella che era a tutti gli effetti una performance artistica, più che un semplice concerto.

Peccato, non hanno forse capito la magnificenza di ciò che si trovavano ad ascoltare.

Kevin Shields e compagni saranno al Parco Sempione di Torino il prossimo 25 agosto

Dopo aver annunciato l’unica data italiana dei The War on Drugs per venerdì 24 agosto (in cui saranno aperti dai fenomenali King Gizzard & the Lizard Wizard), il TOdays festival regala un altro annuncio che farà felici tutti i fan dello shoegaze: in data unica italiana si esibiranno infatti al Parco Sempione di Torino i My Bloody Valentine, storica band anglo-irlandese che ha dato vita a dischi fondamentali della storia del rock quali il celeberrimo “Loveless”, dato alle stampe nel 1991.

Dopo lo scioglimento i My Bloody Valentine sono tornati insieme nel 2013, dando alle stampe un nuovo album, MBV, che ha riportato in auge le chitarre e i synth ad altissimo volume.

Lo scorso mese di dicembre Kevin Shields a parlato del nuovo album al quale la band irlandese sarebbe al lavoro, dopo l’ultimo “m b v” di quattro anni fa e che potrebbe uscire proprio nel 2018
Shields dichiara che “paragonato a m b v, quest’album sarà come se qualcuno lo prendesse e calasse dell’acido su di esso o creasse uno scontro dimensionale o qualcosa del genere. È dappertutto”. Il chitarrista ha detto a Rolling Stone che il gruppo ha intenzione di suonare live prima dell’uscita del nuovo disco: “Aiuta a fare l’album; aiuta a realizzarlo”, perciò TODAYS sarà l’unica occasione italiana per assistere a questo evento storico.

Partendo dal dark-punk e dal noise-pop, gli irlandesi My Bloody Valentine sono approdati a una singolare commistione tra acid-rock psichedelico e atmosfere eteree, che passerà alla storia sotto il nome “shoegazing”. Un macigno di suoni caotici, stratificati e sovrapposti, che non concede pause, che trascina in un viaggio che è insieme infernale e celestiale.

Questi i dettagli dell’unica data italiana:

SABATO 25 AGOSTO 2018

MY BLOODY VALENTINE + more t.b.a. 

INGRESSO: EURO 25 + d.p.
UNICA DATA ITALIANA

Prevendite attive: www.ticketone.it

TODAYS. Il festival

sPAZIO211 open air
Parco Sempione, Via Cigna 211 – Torino (It)

apertura porte: ore 18:00 / inizio concerti: ore 19

biglietto singola giornata (con accesso a sPAZIO211): 25 eu + d.p.

abbonamento 3 giorni (24, 25 e 26 agosto con accesso a tutti i concerti): 80 eu + d.p.

Informazioni e prevendite biglietti singoli ed abbonamenti:

Ticketone – www.ticketone.it – ph: 892 101

e presso tutti i punti vendita autorizzati

 

VENERDI 24 AGOSTO:
THE WAR ON DRUGS – KING GIZZARD AND THE LIZARD WIZARD – more t.b.a.

SABATO 25 AGOSTO:
MY BLOODY VALENTINE – more t.b.a.

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Dietro il moniker Generic Animal si nasconde Luca Galizia, che sfodera un gran disco d'esordio con un'attitudine lo-fi che nell'indie italiano si è un po' persa. Lui ce lo racconta così.

Luca Galizia, classe 1995, già chitarrista dei Leute, ha deciso, in questo inizio di 2018, di cimentarsi per la prima volta con un disco solista, nascosto sotto il moniker Generic Animal: con l’aiuto di Jacopo Lietti (Fine Before You Came) ai testi e la produzione di Adele Nigro e Marco Giudici (Any Other) quello che ne è venuto fuori è un prodotto “sghembo”, come si sarebbe detto una volta, uno di quei dischi da cameretta che inquadrano però perfettamente un modo di vivere la provincia in cui tanti riescono a riconoscersi.

Ne abbiamo parlato con lui per farci raccontare come è nato questo lavoro, che sta già conquistando pubblico e critica in quel circuito indie che si dimostra sempre più ricco di talenti.

Prima domanda obbligatoria: cosa ti ha detto Jacopo Lietti per convincerti a fare questo disco e se avevi mai pensato a un disco solista.

Ci siamo convinti a vicenda. Per quanto riguarda il disco solista, direi che è stata una scelta presa con impulsività ma comunque voluta. Cercavo da tempo qualcosa per me stesso. Ne avevo bisogno e mi ha fatto bene, mi sta facendo del bene. La convinzione è partita da entrambi. Settimana dopo settimana ci siamo fomentati uno con l’altro ed è uscito fuori questo disco.

C’è stato un tempo in cui per dischi tipo il tuo si usava la parola “sghembo”, “storto”, ti ci ritrovi?

 Si dai mi ci ritrovo. Più che altro mi rappresenta anche un po’ fisicamente ahha.

E lo sai che i dischi storti non li fa più nessuno perchè non vanno più di moda (e per questo il tuo sembra un piccolo miracolo dal mio punto di vista)?

Dipende da quanta musica ascolti e con che fine ascolti o fai la musica. Per quanto riguarda l’Italia potrei darti ragione. Comunque grazie mille, sono contento ti piaccia il disco.

La produzione di Marco e Adele ha arricchito il tuo lavoro?

Assolutamente si, sono stati essenziali nella fase di arrangiamento e registrazione. Anche a livello emotivo e di motivazione.

I testi di Jacopo Lietti: sono venuti fuori da cose che gli hai raccontato, li aveva già pronti in un cassetto e te li ha “donati”, insomma come nascono?

I testi di Jacopo sono nati settimana dopo settimana. Li ha scritti tutti lui e io magari ho tagliato minimamente alcune cose che trovavo poco comode nello stendere la linea vocale. Un paio di questi sono più legati ad un pensiero comune, tipo “hinterland” e “interludio” ma comunque in maniera sentita e sincera.

Questa attitudine lo-fi da cameretta come la renderai dal vivo?

La sto rendendo nel modo più comodo ma, personalmente, più divertente possibile. Suono la chitarra classica, Andrea, mio amico e già batterista nell’altra band in cui suono (Leute), suona i pad con le ritmiche e bassi, il computer lancia le basi con i synth e i cori, infine Zollo ci aiuta con i suoni.

Come ti senti ad essere un artista lo-fi in un mondo in cui tutto è mega prodotto e anche la parola “indie” ha perso di significato? L’appoggio de La Tempesta quanto è contato per te?

Mi dispiaccio solo del fatto che il metro di paragone sia davvero così ristretto e che le persone non riescano ad ascoltare la musica senza dover far riferimento ad un nome di un altro artista. Ma probabilmente sarà sempre così quindi fa niente. Continuo a fare le mie cose. L’aiuto di Enrico (Molteni – La Tempesta Dischi) è stato tutto e lo è tutt’ora. Oltre che ad essere un amico dal cuore d’oro e ad aver creduto dal primo secondo al progetto, è anche un discografico indipendente super organizzato che sa trattare con chiunque nella migliore maniera. Anche con un tamarretto come me.

Infine, tu hai definito il tuo disco “pop senza ritornelli”, ci spieghi meglio?

 E’ una definizione convenzionale per non dover spiegare a tutti che la canzone è a struttura aperta, il ritornello c’è solo una volta e devi capire tu qual è.

Queste le date in cui potrete vedere Generic Animal live, mentre sotto un assaggio del disco, con il video di “Tsunami”:

02-03-2018 MARGHERA – (VE)- Argo 16
03-03-2018 ROSA’ (VI) – Vinile – (w/Galeffi)
09-03-2018 BOLOGNA – Covo Club
10-03-2018 PIACENZA – MusiciPerCaso
17-03-2018 SEREGNO (MB) – Tambourine
21-03-2018 FORLI’ – Diagonal Loft Club
23-03-2018 MONTECCHIO (RE) – Concerteeno @ Bainait
24-03-2018 PRATO – Capanno 17
11-05-2018 AVELLINO – TILT
12-05-2018 SCAFATI – (SA) –FERRO 3

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Data milanese il 7 luglio per il rapper con il suo "Revival Tour"

Per la prima volta arriva in Italia “The real slim shady”, alias Eminem: il suo “Revival tour” toccherà infatti anche il nostro Paese, con una data esclusiva nell’Area Expo – Experience di Milano il prossimo 7 luglio, dove ci farà sentire i brani del suo ultimo album che ha spaccato letteralmente a metà pubblico e critica, tra chi lo ha esaltato e chi lo ha definito un’enorme delusione.

Un’intera generazione di fan lo attende in Italia da 20 anni e finalmente Marshall Mathers ci farà ascoltare  i suoi inni che hanno segnato il mondo della musica portandolo a vendere centinaia di milioni di copie.

Questi i dettagli della data milanese:

EMINEM – 7 Luglio – Area Expo-Experience

Prezzo biglietti:

POSTO UNICO: € 65,00 + diritti di prevendita

PIT: € 80,00 + diritti di prevendita

VIP Upgrade: € 192,00

Biglietti disponibili da mercoledì 31 gennaio alle ore 10.00 per 48 ore, fino alle ore 10.00 di venerdì 2 febbraio, su MyLiveNation – registrandosi gratuitamente o accedendo al proprio account su www.livenation.it

La vendita generale di biglietti sarà disponibile da venerdì 2 febbraio alle ore 10.00 su www.ticketmaster.it e www.ticketone.it