Intervista ad Enrico Bicchi: “Nel mio album aleggia un grottesco sarcasmo smithsiano,...

Intervista ad Enrico Bicchi: “Nel mio album aleggia un grottesco sarcasmo smithsiano, e ci sono omaggi e Bowie, Ian Brown e Verve”

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Abbiamo rivolto alcune domande al cantautore Enrico Bicchi, che ha dato alle stampe il suo primo album intitolato “Fino all’ultimo respiro”, collaborando niente meno che con i Faithless: un insieme di influenze artistiche che vanno dalla new-wave italiana anni ’80, passando per Smiths, Cure, Bowie e tanti altri, ecco cosa ci ha raccontato l’artista.

“Fino all’ultimo respiro”, il tuo primo album, è “un disco visionario improntato sul presente e sul futuro, su un linguaggio inedito”: mi spieghi meglio cosa significa?
Per capirlo è necessario ascoltarlo, in realtà  significa che è  una cosa completamente nuova che mi rappresenta ad un livello esponenziale. Anche la frase più semplice ha dei significati reconditi che si diramano in altri e altri ancora. Ho preso ispirazione da Orwell a Bowie, mischiando il tutto con alcuni concetti futuristi.

In questo tuo lavoro d’esordio hai collaborato con più componenti dei Faithless”: in che modo hanno apportato il loro contributo? Com’è nata questa collaborazione?
2. Avevo scritto di getto “La Rivoluzione Addormentata”, mi serviva un’esplosione di avanguardia sonora che avevo in testa e abbozzato nel provino. L’ho girata a Jamie Catto e da lì è nato tutto…insieme anche ad Alex Forster e Dave Randall.

Hai ripreso persino la new wave italiana degli anni ’80, come  sei arrivato a rielaborarla in chiave attuale? Puoi farci qualche nome tra gli artisti ai quali ti sei ispirato?
Credo che la new wave italiana sia la cosa più avanti musicalmente parlando. Garbo ad esempio me lo ascolto spesso, mi piace molto. Quella situazione spettrale, lunare quasi dei primi anni ’80 mi sembra molto attuale con i tempi odierni, quel muro sembra non essere mai crollato…dopo un apparente fotogramma.

Oltre all’Italia ci sono omaggi anche a Bowie, Smiths, Cure e altri grandi gruppi, è così?
Sì. Bowie e Ian Brown in primis…ma “London Translation Sky” è un omaggio ai Verve…e poi aleggia quel sarcasmo grottesco smithsiano.

L’album è composto in totale da nove pezzi, dei quali due strumentali: a quali sei maggiormente legato e per quale ragione?
“Fino All’Ultimo Respiro” è talmente legato e pazzesco che non ti saprei dire un pezzo che preferisco. Credimi, non ascoltavo mai le mie cose preferivo sempre ascoltare i “grandi” come Bowie, Stone Roses, Oasis,  Smiths…ecc. ecc. Invece ora mi ritrovo una volta al giorno a mettere questo disco che più lo sento e più mi piace, nella sua ricercatezza. Ti dico “A Kiss In The Future” perché forse rappresenta davvero qualcosa di mai sentito in Italia.

Quest’estate ti vedremo esibirti dal vivo o hai altri programmi?
Il mio programma estivo è di promuovere al meglio “Non Ti Diverti” catturando l’attenzione dei principali network.

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