I Topi non avevano nipoti, intervista: “L’arte ci aiuta a sopravvivere agli...

I Topi non avevano nipoti, intervista: “L’arte ci aiuta a sopravvivere agli ingranaggi di una vita che spesso ci sta stretta”

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Si chiamano “I topi non avevano nipoti”, e la settimana scorsa hanno dato alle stampe il loro primo singolo intitolato “Le cavie”: da queste due notizie si può subito intuire che sono tutt’altro che omologati. Abbiamo rivolto qualche domanda a questa nuova band, formatasi nel 2012 dall’entusiasmo di artisti provenienti da altri progetti. Ecco cosa ci hanno raccontato:

Prima di tutto, una domanda che vi faranno spesso: come mai un nome così inusuale per una band?

Molti pensano che la difficoltà più grande per un gruppo sia trovare la giusta alchimia tra i componenti o il giusto connubio tra testi e musica. Per nostra esperienza non è stato così. Il nome è stata la decisione più critica che abbiamo affrontato fino ad ora. L’idea era di sfruttare i giochi di parole e, una volta proposto I Topi Non Avevano Nipoti, ci siamo trovati subito in accordo. Per la pazzia, per la simmetria e per il suo esser palindromo: tutto questo ci ha conquistati.

Il vostro singolo “Le cavie” è un “motto che racconta la vita di un personaggio non curante di ciò che lo circonda e della società con tutte le sue regole”: in che senso? Vi siete ispirati a qualcosa o qualcuno in particolare per scriverne il testo?

Il personaggio è realmente un disadattato, una persona che non riesce a ritrovarsi nei meccanismi delle regole che ci sono state imposte e vive per questo seguendo il suo ideale di libertà. Questo è il sogno di ognuno di noi, difficilmente realizzabile nella realtà, ma per questo ci sono mille valvole di sfogo: la musica, i viaggi, gli interessi, l’arte…ed è solo questo che ci aiuta a sopravvivere agli ingranaggi di una vita che a volte ci va troppo stretta.

“Io non lavoro, io non funziono”, cosa significano queste parole per voi, oggi?

Inizialmente siamo partiti dal concetto ironico che il vocabolo “work” in inglese ha sia il significato di “lavorare” che di “funzionare”. Il personaggio della nostra canzone nel ritornello urla a squarciagola proprio “Io non lavoro, io non funziono”, non per dimostrare una mancanza di voglia di lavorare, ma per destabilizzare l’ingranaggio principale del sistema che gli è stato imposto, in cui non riesce a ritrovarsi.

Da quello che abbiamo potuto ascoltare puntate molto su ironia ed originalità: quali sono secondo voi le qualità positive della vostra musica?

Vogliamo costruire le nostre canzoni caratterizzandole con un sound fresco e innovativo e con dei testi ironici che creino spunti di riflessione per gli ascoltatori. Vogliamo creare un prodotto interessante che non si limiti ad essere usa e getta.

Vi siete formati nel 2012 ma provenite da altri progetti artistici: quando e perché avete sentito l’esigenza di intraprendere questo nuovo percorso?

I nostri progetti passati non erano andati in porto, per cui abbiamo fatto tesoro delle esperienze positive e negative che abbiamo vissuto e abbiamo intrapreso questo nuovo viaggio mettendo a frutto tutto quello imparato fino ad ora, per il resto il futuro deve essere ancora scritto.

State lavorando al vostro primo disco, la cui uscita è prevista in autunno: potete anticiparci qualcosa su ciò che ascolteremo?

Il sound per cui ci state conoscendo rimarrà intatto nel disco che verrà,  siamo ancora in fase di creazione e ci piace tenervi un po’ sulle spine!

Per l’estate, oltre al disco, avete in programma concerti, vacanze, altro?

Stiamo prendendo contatti per suonare live, i primi buoni riscontri cominciano ad esserci, ma ancora nulla è definito. Comunque ogni news è istantaneamente pubblicata sul nostro profilo Facebook, quindi seguiteci per rimanere aggiornati!

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