“I Laissez Fairs hanno completato il mio suono” – Intervista a Herself

“I Laissez Fairs hanno completato il mio suono” – Intervista a Herself

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Gioele Valenti si racconta e parla del suo ultimo album con i Laissez Faire

E’ da poco uscito l’ultimo lavoro di Gioele Valenti (aka Herself), stavolta accompagnato dalla band The Laissez Faire: il disco si chiama Gleaming e abbiamo fatto quattro chiacchiere con Gioele per farci raccontare come è nata questa splendida collaborazione.

Come è nata la collaborazione con i Laissez Fairs?
Gioele: Sono un gran fan dei The Steppes, band di John Fallon, sin da adolescente. Sono praticamente cresciuto, e umanamente e artisticamente, con la loro musica, assieme a quella di tante altre band coeve. Nel corso dell’anno scorso, amici comuni ci hanno presentati, e ho così avuto modo di tributargli il mio rispetto. John Fallon, dal canto suo, ha da subito avuto belle parole su Herself, e su un modo – il mio – di approcciare la materia pop, evidentemente a lui affine. Mi ha così presentato Joe Lawless, col quale condivide i The Laissez Fairs. Si è subito capito che la cosa poteva funzionare. Questo, il detonatore.
Che cosa hanno portato alla tua musica?
Gioele: Credo un completamento. Quella controparte che evidentemente attendeva, latente, nella mia psiche. Quell’esperienza d’ascolto, e che datava al tempo degli Steppes, e che aspettava, come il genio nella bottiglia, di esser liberata. Io ho messo il songwriting di origine folk, loro la lisergia sixties, di cui sono maestri, a mio avviso, incomparabili.

5 brani ma uno spettro musicale coperto molto ampio, dal blues al folk…sono pezzi che avevi nel cassetto, composti in un lungo arco di tempo? Che significato ha per te questo quinto disco solista?
Gioele: Sono tornato alla scrittura folk, e più precipuamente ad Herself, dopo l’esperienza fatta col marchio Lay Llamas, portata a maturazione nel corso di una tournee nordeuropea. Avevo una gran voglia di tornare a scrivere canzoni, per il semplice gusto di farlo, senza grandi aspettative, a dirla tutta… due dei cinque brani mi giravano in testa da anni, gli altri tre sono recenti… ho approfittato del momento giusto per proporli a John. Questo disco rappresenta il tornare a scrivere per pura gioia, è un disco fine a se stesso, l’art pour l’art. Se consideri che sono tornato a scrivere avvalendomi della collaborazione di uno dei miei idoli di sempre, bé, puoi ben capire cosa esso possa rappresentare, senza che debba aggiungere altro. I The Steppes hanno prodotto autentici capolavori della storia del rock psichedelico, annoverabili secondo il mio modesto avviso tra i grandi del genere, da Pink Floyd in giù, e molto prima che la neo-psichedelia fosse un trend con cui fare soldi…
Ci racconti i 5 brani uno per uno in qualche parola?
Torches 1 and 2: i due movimenti di un unico film, eminentemente autunnale, una di quelle pellicole anni ‘70; viali di un parco, sterrati, ricoperti di foglie, ocra, giallo, arancio.
I Don’t Mind: ribellione, riluttanza a crescere, chiarezza, onestà e indipendenza: alla fine, ognuno è costretto a fronteggiarsi e, in ultima istanza, ad accettarsi così com’è.
The River: folk irlandese.
Nihil: il punto di vista esistenziale è un organismo, non è fisso, è un qualcosa di vivo, di organico appunto, che cambia col trascorrere del tempo… e il tempo fatalmente corre verso il nulla, la nostra ultima e più vera natura.
Stai per partire in tour, che tipo di set deve aspettarsi chi verrà a sentirti?
Canzoni acustiche, voce, stompbox, campanelli, nudi e crudi.
Infine, il disco a mio avviso ha una forte impronta cinematografica, riusciresti ad associare 5 film, uno per canzone e a spiegarci il perché di queste associazioni?
Non saprei per le altre, ma almeno per Torches 1 e 2, direi Il Campione, di Franco Zeffirelli, pellicola oscura ma a suo modo pregna di cupa nostalgia, sacrificio e amore… I Don’t Mind, direi Kramer contro Kramer… per i motivi che ho esposto sopra, per una forma di ritrosia a crescere, per un’integrità bambinesca che, pur essendo la parte più ferina di noi, è anche la più vera.

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