Dante, intervista: “Un corpo lo imprigioni ma la fantasia no, questo mi...

Dante, intervista: “Un corpo lo imprigioni ma la fantasia no, questo mi aiutava a volare oltre quelle maledette sbarre”

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L’album “Via Gleno” e il libro autobiografico “Storia straordinaria di uomo ordinario” raccontano la storia di  Dante Brancatisano e il caso di malagiustizia di cui è stato protagonista. La musica e l’arte lo hanno aiutato a superare il lungo periodo di prigionia: gli abbiamo rivolto qualche domanda per approfondire la questione, ecco l’intervista.

Hai dato alle stampe il tuo nuovo disco rock “Via Gleno” e il libro autobiografico “Storia straordinaria di un uomo ordinario”,  nei quali parli di un caso di malagiustizia di cui sei stato protagonista: puoi parlarcene?

È iniziato tutto l’8 aprile 2003 quando sono stato arrestato dalla polizia su mandato del P.M. Laura Barbaini della Procura di Milano, con l’accusa pesantissima di essere un nuovo capobastone della “ndrangheta, nonostante io non mettessi piede a Milano da circa 10 anni e nonostante avessi chiesto più volte incontri con il P.M. per sapere il motivo di tale assurdità. Non sono stato ascoltato quando ho chiesto risposte su ciò che avevano scritto su di me in quel fascicolo. Ho più volte sottolineato tutte le falsità scritte ma sono stato solo rimandato a giudizio, e quando il mio legale Avv. Antonio Managò ha chiesto la competenza territoriale, quindi di spostare il processo in Calabria, dove io vivevo, è stato rifiutato anche questo. Sono stato cosi condannato in primo e secondo grado dalla procura Milanese. La corte di Cassazione, in data 17 Gennaio 2006, ha annullato le sentenze di coloro a cui sarei dovuto essere associato e mi ha dato ragione su due punti: la competenza territoriale che, come chiesto dal mio legale, non spettava a loro ma alla Calabria, e sulla mancanza di prove. Quindi si è trattato di un processo falso, ma io sono rimasto in galera a Bergamo per 3 anni e 25 giorni.

In che modo l’arte ti ha aiutato a superare questo brutto periodo?

In tutti i modi. Un corpo lo imprigioni ma la fantasia no, questo mi aiutava a volare oltre quelle maledette sbarre.

La musica comunque ha sempre fatto parte della tua vita: ti andrebbe di spiegare ai nostri lettore il percorso artistico che ti ha portato ad essere ciò che sei oggi?

Oggi sono solo un modesto musicista e compongo musiche e testi che spero piacciano alla gente. Il mio percorso parte sin da giovanissimo con I Pitagorici prima, e da solista poi. Ho inciso dischi e fatto concerti, ho dato il mio piccolo contributo anche a Telethon, esibendomi nei loro spettacoli fino al momento dell’arresto. Il nuovo disco vanta collaborazioni eccellenti con artisti come Alfredo Golino, Andrea Braido, Andrea Innesto, gente che non ha bisogno di presentazione e che ha fatto la storia della musica, motivo per me di soddisfazione.

Hai anche creato una tua etichetta, Eden Music, con la quale produce i tuoi lavori e quelli degli altri: come è nata questa idea?

È nata per creare appunto buona musica, almeno lo spero, e per dare voce ad altri artisti nel campo della discografia.

Cosa significa 2014 per te?

Un anno almeno diverso, che venga posta la parola fine a questa assurda storia che dura da 11 anni, speriamo che sia l’anno in cui potrò ricominciare a vivere senza rimanere in sospeso. L’ultimo desiderio, il più grande, come dico nel libro, è che quel Magistrato che ha firmato il mio mandato di cattura trovi il coraggio di incontrarmi. Io non l’ho mai visto, nonostante le mie ripetute richieste dal carcere. Vorrei che finalmente mi guardasse negli occhi e mi spiegasse il perché di questo calvario senza fine.

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