Authors Posts by Valeria Bissacco

Valeria Bissacco

Valeria Bissacco
28 POSTS 0 COMMENTS
Nata sotto il segno dei Pesci, diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, mi occupo di fotografia, di pittura e di arti marziali. Appassionata di musica italiana, armata delle mie Canon seguo da sempre i concerti dei miei amati cantautori e dei gruppi storici. Cerco, con il mio lavoro, di cogliere l’emozione della musica dal vivo attraverso le espressioni dei protagonisti, la gestualità degli artisti sul palco, le luci e i colori dello spettacolo musicale, le reazioni e lo stupore del pubblico.

0 1656

Grande successo di pubblico ed infinite emozioni ieri 4 agosto sera al “Suoni di Marca festival 2018” per lo spettacolo (perchè chiamarlo concerto sarebbe riduttivo) di Red Canzian “Testimone del tempo”.
Canzian, trevigiano, ha portato tutta la sua energia ed entusiasmo, nonchè il suo grande bagaglio professionale di oltre cinquant’anni di carriera, esibendosi con la sua band nell’ambito della manifestazione che da 28 anni regala alla città di Treviso splendide serate di musica e concerti gratuiti.

Red Canzian, che dopo lo scioglimento dei Pooh sta conducendo con passione e grande creatività nuovi progetti autonomi, in questo spettacolo è affiancato sul palco da ottimi musicisti:
Ivan Geronazzo e Alberto Milani alle chitarre, Daniel Bestonzo alle tastiere, Phil Mer alla batteria e Chiara Canzian ai cori (e voce solista in alcuni bellissimi brani).

Nella fotogallery alcuni dei momenti migliori della serata.

Quando due artisti tanto raffinati e sensibili si incontrano, non possono che nascere “fiori” di particolare bellezza. Nel 2012 Marina Rei e Paolo Benvegnù hanno iniziato a collaborare e hanno composto insieme il brano Nei fiori infranti contenuto nell’album di lei La conseguenza naturale dell’errore, e in questa estate 2018 si sono ritrovati mettendo in piedi un tour chiamato “Canzoni contro la disattenzione”, da loro stessi definito come una sorta di “educazione al sentire”, con il quale stanno girando l’italia e che lo scorso 29 luglio ha fatto tappa nella splendida cornice dei bastioni delle mura di Treviso nell’ambito di Suoni di Marca festival 2018.

Un concerto ricco, basato sul repertorio di entrambi i cantautori interpretato in duo, con le voci che si incontrano, si abbracciano e si sovrappongono in maniera molto interessante. La scaletta del concerto, per l’occasione leggermente ridotta rispetto al solito per questini di tempo (nella stessa serata si sono esibiti prima di loro il Carlo Colombo Quintet e Sergio Caputo nell’ambito della serata chiamata ironicamente “Un sabato italiano…di domenica!”), ha proposto inoltre la rivisitazione molto intensa di alcune perle della musica d’autore italiana, brani interpretati con grande trasporto emotivo.

L’ energica cantautrice romana in alcuni brani ha suonato la batteria, ma ha saputo anche regalare momenti di grande intensità ed emozione in apertura, con La canzone dell’amore perduto, e nella riproposta dei brani di impronta cantautorale di Benvegnù, dal testo introspettivo e riflessivo, come Cerchi nell’acqua.
Altri episodi da ricordare della serata, la grintosa Donna che parla in fretta della Rei, “recitata” seduta alla batteria, la poetica Elegia di Paolo Conte e il duetto meravigliosamente intenso su Che cosa son le nuvole dell’indimenticabile e indimenticato Domenico Modugno.
L’incontro di due figure caratterialmente molto differenti, vulcanica ma elegante lei, più timido e schivo lui, funziona, e il pubblico gradisce in modo evidente questa particolare e insolita alchimia.
Sul palco, i due cantautori sono affiancati dalla band dei musicisti di Benvegnù.

Il tour dei due cantautori proseguirà e chissà che da questa esperienza possa nascere qualcosa di particolare, ci auguriamo, come un album live, un disco insieme, o chissà quali altre sorprese.

Prossime date:

4/08 Bordighera (IM) – Aspettando Godot

24/08 Rionero in Vulture (PZ) – Vulvanica Festival

Marina Rei e Paolo Benvegnù

Scaletta del 29.07.2018, Treviso Suoni di Marca 2018

 Canzoni contro la disattenzione

  1. La Canzone dell’amore perduto (de André)
  2. Il mare verticale (Benvegnù)
  3. Pensiero stupendo (Patty Pravo)
  4. Cerchi nell’acqua (Benvegnù)
  5. I miei complimenti (Rei)
  6. Up patriots to arms (Battiato)
  7. Donna che parla in fretta (Rei)
  8. Io e il mio amore (Benvegnù)
  9. È solo un sogno (Benvegnù)
  10. Cosa sono le nuvole (Modugno)
  11. Al di là di questi anni (Rei)
  12. Noi (Rei)
  13. Un inverno da baciare (Rei)
  14. Elegia (Conte)
  15. Il mare è bellissimo (Benvegnù)
  16. Nei fiori infranti (Rei + Benvegnù)

 

Sergio Caputo approda a Suoni di Marca festival 2018, la manifestazione di musica dal vivo gratuita che da ben 28 anni si svolge sulle mura della città di Treviso ogni estate. La serata del 29 luglio, denominata “Un sabato italiano…di domenica!”, è aperta dal jazz del trevigiano Carlo Colombo Quintet, e prosegue con ben due eventi di grande interesse: il live set di Sergio Caputo e il concerto di Marina Rei insieme a Paolo Benvegnù.
Sergio Caputo presenta in questa occasione il suo più recente album “Oggetti smarriti”, che contiene la rivisitazione di alcuni suoi successi molto noti al grande pubblico, come “Garibaldi innamorato” e “Un sabato Italiano” e altri brani del suo repertorio meritevoli di attenzione che sono passati un po’ in secondo piano rispetto a quelli più famosi per i quali, un po’ superficialmente egli viene normalmente ricordato.
E durante la serata, il pubblico avrà la piacevole sorpresa di riscoprire un artista di notevole simpatia e un musicista di grande talento, sicuramente ed inguistamente troppo “dimenticato” dalla critica e dai media.
Sergio Caputo sul palco dei Bastioni San Marco presenta un live di circa un’ora affiancato da due ottimi musicisti: Fabiola Torresi (basso, cori e voce solista) e Alessandro Marzi (batteria).
Davvero interessante e piacevole riscoprire un artista così eclettico (a questo progetto Caputo ha affiancato infatti, in quest’ultimo anno, un disco e un tour con Francesco Baccini) e sempre molto coinvolgente.

Si ringrazia Suoni di Marca Festival e in particolare l’entusiasmo e l’iniziativa del suo Direttore Artistico Paolo Gatto.

Scaletta del 29.07.2018,
Treviso, Suoni di Marca Festival

Oggetti smarriti

  1. Rifarsi una vita
  2. Metamorfosi
  3. Spicchio di luna
  4. I love the sky in Septeember
  5. Street of my heart
  6. Un sabato italiano
  7. Bimba se sapessi
  8. (un brano interpretato da Fabiola Torresi, basso e voce)
  9. L’astronave che arriva
  10. Il Garibaldi innamorato

 

 

 

É un De Gregori “in grazia di Dio”, elegante e sereno, quello che porta in giro per le città italiane questo su nuovo tour 2018, e che abbiamo visto salire sul palco dell’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro lo scorso 19 luglio. Quando già le prime note della sua musica si levano nell’aria, il Principe dei cantautori italiani sale sul palco dove una inedita formazione di musicisti ha già iniziato a suonare. La band è ridotta rispetto alla scorsa estate, ora è più scarna ed essenziale: mancano la batteria, i fiati e il violino, e questo fa già pensare a un concerto più acustico, meno “carico” di suono ma sicuramente più intenso nell’atmosfera.
La vera novità per il pubblico italiano è infatti la scelta di Francesco De Gregori di circondarsi solo di strumenti a corda, con l’unica eccezione della sua cara armonica a bocca. Tale scelta ha quindi determinato un totale riarrangiamento della maggior parte dei brani in scaletta ed ha orientato la scelta sulla presenza di più canzoni lente, alcune delle quali mancavano da molto tempo. Scelta che appare subito apprezzata dal pubblico, in particolare per certi brani tornati in scaletta dopo anni, come ad esempio la cadenzata “Buenos Aires”, la ballata lenta “Raggio di sole” con il preziosissimo solo di chitarra di Paolo Giovenchi, la nostalgica “Gambadilegno a Parigi” accompagnata nella sua languida lentezza dal mandolino di Alessandro Valle, la bellezza quasi cinematografica de “Il cuoco di Salò”, le cui parole sono scandite e accompagnate da ampia gestualità da parte dei De Gregori, al centro della scena.
E poi “Bambini venite parvoulos”, tra i brani più inaspettati, forte della sua tragica attualità e la ritmata “Numeri da scaricare” che si regge ora esclusivamente sul basso di Guido Guglielminetti che introduce e conduce, abbraccia e scalda atmosfere inusuali.
E la scenografia, semplice e scarna anch’essa, riproduce un cantiere: bidoni di latta, cartelli di lavori in corso, una scala e quelle lampadine in fila che penzolano semplicemente dal soffitto e i riflettori da cinema anni 50 alle spalle a illuminare la scena. E il pubblico, inondato di luce e di musica, si fa più partecipe, coinvolto e incoraggiato dai gesti del padrone di casa, che invita a cantare, applaudire, alzarsi in piedi.

L’idea che arriva è quella di uno spettacolo in continua evoluzione data dopo data, dove niente è definito e nel quale la scaletta può ancora cambiare, evolversi, costruirsi quasi al momento. Ma dove niente è veramente improvvisato, complice il talento dei musicisti, l’esperienza del Capobanda Guglielminetti (artefice dei nuovi arrangiamenti) e quasi mezzo secolo di navigazione alle spalle del Capitano della nave, De Gregori appunto.
Cambiano veste anche i classici, naturalmente, e si adeguano ai tempi, dimostrando di essere brani sempre vivi, sempre attuali e sempre molto amati, sotto qualsiasi aspetto siano presentati sul palco: il basso scandisce una marcia lenta che accompagna “Generale”, l’armonica prolunga il finale della “Leva calcistica del 68” lasciando spazio alla fantasia del Principe, la pedal steel guitar di Valle lacera il buio e i cuori alla fine di “Santa Lucia”, tanto amata da Lucio Dalla, con il reef di “Come è profondo il mare” mentre De Gregori incoraggia una standing ovation dedicata all’amico, per proseguire poi con il suo personale omaggio, quella “4 marzo 1943” che è presente anche nell’album live del 2017 “Sotto al vulcano”.
E ancora, sono senz’altro da ricordare, l’allegria caraibica di “Titanic”, il valzer romantico ritrovato di “Buonanotte fiorellino”,  mentre nei bis, la bella “Alice” che riscopre il suo splendore attonito adolescenziale (nonostante i suoi 45 anni di età sulla carta) e la “Donna cannone” che si fa ancora più sublime in una interpretazione quasi teatrale di gesti lenti con le mani e il nuovo vestito al pianoforte da parte dell’ottimo Carlo Gaudiello, nella band dallo scorso inverno.
Sul finale, un De Gregori visibilmente emozionato e compiaciuto, presenta la sua “sposa”, Alessandra Gobbi, che lui chiama affettuosamente Chicca e che sale sul palco a cantare in duetto “Anema e core”, la celebre canzone napoletana che fu interpretata anche da Roberto Murolo, mentre la chiusura è affidata a una versione quasi country dell’intramontabile “Rimmel” (quarto e ultimo bis, richiesto a gran voce), che coinvolge tutto il pubblico presente (l’arena è praticamente piena) accorso sotto al palco e che non ha alcuna voglia di smettere di cantare e di andarsene.
Come del resto sembra proprio da questo tour che lo stesso Principe non abbia alcuna intenzione di fare altrettanto, quantomeno a breve. “E menomale” viene da pensare prendendo a prestito un suo verso “che c’è sempre uno che canta e la tristezza ce la fa passare” perchè davvero, questo è un concerto che lascia un bel sorriso e una grande voglia di applaudire ancora e ancora a lungo Francesco De Gregori e i suoi impareggiabili musicisti.

 

Scaletta del 19 luglio 2018
Lignano Sabbiadoro, Arena Alpe Adria

Numeri da scaricare
Caterina
Il cuoco di Salò
Buenos Aires
Non è buio ancora (Not dark yet, di Bob Dylan)
Vai in Africa, Celestino
Sempre e per sempre
Cose
La leva calcistica della classe 68
Generale
Raggio di sole
Gambadilegno a Parigi
Bambini venite parvoulos
Santa Lucia
4 marzo 1943 (omaggio a Luico Dalla)
La donna cannone
Buonanotte fiorellino
Titanic

Falso movimento
Alice
Anema e core ( di Roberto Murolo, con Alessandra Gobbi)
Rimmel

 

 

 

 

 

 

0 1436
Suoni di Marca 2018

Apre il 19 luglio il Festival Suoni di Marca che quest’anno giunge alla ventottesima edizione sotto la direzione artistica di Paolo Gatto. La manifestazione propone come di consueto un ricchissimo programma di intrattenimento, con concerti di qualità e la presenza di grandi artisti italiani ed internazionali, per soddisfare i palati più esigenti e i gusti più differenti del pubblico di ogni età.
Vi sarà spazio anche per i giovani emergenti, le band locali e le orchestre, che si alterneranno su ben tre palchi allestiti sui bastioni delle mura di Treviso.
E non mancheranno nemmeno le proposte enogastronmiche più varie, nei numerosi stand di ristoranti locali ed etnici.

Ecco il programma completo per quest’edizione di Suoni di Marca Festival 2018.
Trovate i nomi di tutti gli artisti di quest’anno, dai palchi minori al main stage.
Si inizia alle 18.30 e l’ingresso è gratuito tutte le sere!

Un appuntamento assolutamente da non perdere.

 

0 521
DE GREGORI live

DE GREGORI live

Sta per prendere il via il nuovo tour di FRANCESCO DE GREGORI che si chiamerà semplicemente “TOUR 2018” e partirà il 6 luglio dalla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Per tutta l’estate, il cantautore sarà impegnato sui palcoscenici delle più belle e prestigiose località italiane, fino al 3 settembre.

La scaletta dei concerti prevede i grandi classici di De Gregori ma anche gioielli nascosti, canzoni “mai passate alla radio”, brani raramente eseguiti dal vivo negli ultimi anni.

«Mi fa piacere quando il pubblico riconosce un pezzo dalle prime note – dichiara De Gregori – ma mi piace anche quel silenzio un po’ stupito che accoglie le canzoni meno conosciute. La bellezza del live è anche questa, la scaletta non deve essere scontata, bisogna mischiare le carte».

Ad accompagnare De Gregori sul palco saranno:

il “Capobanda” Guido Guglielminetti al contrabbasso, Paolo Giovenchi alla chitarra, Alessandro Valle alla pedal steel guitar e Carlo Gaudiello al pianoforte, una formazione già sperimentata in autunno nel suo tour in Europa e negli Stati Uniti ma che rappresenta un’assoluta novità per il pubblico italiano, che darà una veste nuova e nuovi arrangiamenti ai brani del cantautore romano.

DE GREGORI live

Le date del Tour:
6 luglio, ROMA (Cavea – Auditorium Parco della Musica)

7 luglio, Spoleto – PG (Festival dei Due Mondi)

9 luglio, Saluzzo – CN (Occit’Amo Festival)

11 luglio, Peccioli – PI (Anfiteatro Fonte Mazzola)

13 luglio, Gardone Riviera – BS (Vittoriale)

14 luglio, Vigevano – PV (Castello Sforzesco)

15 luglio, COMO (Arena Teatro Sociale)

17 luglio, Grugliasco – TO (Le Gru)

19 luglio, Lignano Sabbiadoro – UD (Arena Alpe Adria)

21 luglio, MILANO (Carroponte)

25 luglio, Firenze (Piazza Santissima Annunziata)

26 luglio, Visciano – NA (Piazza Lancillotti)

28 luglio, Montella – AV (Festival Verteglia)

7 agosto, San Mauro Pascoli – FC (Villa Torlonia)

9 agosto, Montecassiano – MC

11 agosto, Forte dei Marmi – LU (Villa Bertelli)

12 agosto, Castiglioncello – LI (Castello Pasquini)

14 agosto, Asiago – VI (Piazza Carli)

16 agosto, Orbetello – GR (Festival Le Crociere – Lungolago Marinai d’Italia)

19 agosto, Presicce – LE (Piazza delle Regioni)

20 agosto, Trani – BT (Piazza della Cattedrale)

22 agosto, Soverato – CZ (Summer Arena)

24 agosto, Zafferana Etnea – CT (Anfiteatro Falcone e Borsellino)

25 agosto, Noto (Scalinata della Cattedrale)

3 settembre, Scario – SA (Piazzale del Porto).

 

Tutte le news sul tour su:
www.francescodegregori.net
www.facebook.com/fdegregori
twitter.com/fdegregori
www.youtube.com/user/degregori
instagram.com/degregoriofficial

 

PFM a Vascon

È con questo tour 2018 che porta il nome dell’ultima fatica discografica firmata PFM che Franz Di Cioccio e Patrick Djivas, i due fondatori della Premiata Forneria Marconi ancora nel gruppo, presentano al mondo, con l’insostituibile Lucio Fabbri e una nuova formazione, ‘Emotional Tattoos’, l’album uscito nell’ottobre 2017 a 14 anni dal precedente lavoro in studio, nato dopo l’uscita di Franco Mussida dallo storico gruppo.

La PFM, dopo il tour mondiale, ha iniziato in questi giorni una serie di concerti in Italia che proseguirà fino alla fine dell’estate; stasera sul palco della Festa D’Estate di Vascon (TV) vede, oltre ai già citati Franz Di Cioccio alla batteria e percussioni, Patrick Djivas al basso e l’altro storico collaboratore Lucio Fabbri con l’inseparabile violino, alla batteria Roberto Gualdi, alla chitarra Marco Sfogli (subentrato a Franco Mussida), ed infine Alessandro Scaglione e Alberto Bravin alle tastiere.

Al microfono, invece, si alternano Di Cioccio, Scaglione e Bravin per un concerto che, dopo aver preso il via dal nuovo lavoro con il brano Il Regno, ripercorre l’intera storia del gruppo che ha rappresentato negli anni probabilmente la massima espressione del genere progressive rock in Italia.

Il concerto di questa sera è il pezzo forte della tradizionale manifestazione “Festa d’estate” di Vascon (anche quest’anno molto ben organizzata da GR86 che ringraziamo per la gentile disponibilità) che per cinque serate offre concerti di qualità gratuiti e momenti di svago e di ritrovo per un pubblico di tutte le età.

La setlist proposta dalla PFM in questo tour è ricca e ben costruita: vi sono quattro pezzi tratti dal nuovo album (di cui uno strumentale, Freedom square), un omaggio a Prokofiev con Romeo e Giulietta: La danza dei cavalieri, uno a Rossini con l’Ouverture del Guglielmo Tell, Il Pescatore di De André con l’arrangiamento inconfondibile del famoso tour e le canzoni storiche del gruppo, “i fondamentali” come li chiama Di Cioccio, da “ripassare” tutti insieme: da La carrozza di Hans all’immancabile Impressioni di Settembre , da Harlequin  fino a Celebration. Un concerto quindi molto vario, denso di situazioni differenti fra loro, molto coinvolgente ed in grado di accontentare tutti i palati, dagli intenditori che hanno conquistato la zona transenna ore prima dell’inizio a chi conosce “a orecchio” soltanto i pezzi più famosi; uno spettacolo vivace di suoni, di emozioni, di anima e di citazioni, di storia della musica, di forte impatto, energia e grande talento che difficilmente il pubblico veneto potrà dimenticare.

I musicisti sul palco appaiono in gran forma: l’eclettico Di Cioccio salta letteralmente dalla batteria al centro del palco e si spinge a volte con un balzo degno dell’agilità di Mick Jagger fin sopra le casse, sul fronte, interagendo con il pubblico invitato a cantare e a battere le mani, mentre Dijvas passeggia quasi in trance sul palco facendo cantare il suo strumento, Lucio “Violino” intreccia equilibrismi e sonorità pazzesche e Sfogli, il nuovo bravissimo chitarrista, regge la scena e i brani con molta sicurezza. Una grande performance, come ci si poteva aspettare da un gruppo leggendario che trae ancora visibile godimento nel suonare dal vivo. Per la gioia e l’emozione anche del pubblico,  di ogni età.

 

Alla Festa d’Estate di Vascon (TV) stasera chiusura alla grande con la  Gaga Sinphony Orchestra, e arrivederci al prossimo anno!!!!

Scaletta 23.06.2018

Il Regno

La luna nuova

Photos of Ghosts

Il banchetto

Dove…quando…(parte I)

Dove…quando…(parte II)

La carrozza di Hans

Impressioni di Settembre

La danza degli specchi

Quartier generale

Freedom Square

Harlequin

Romeo e Giulietta: Danza dei cavalieri

Mr.9 Till 5

Alta Loma 5 Till 9

Guillaume Tell Ouverture

 

Il pescatore

Celebration

Se Le Brescion

 

 

 

È stato una bel viaggio nel tempo, anzi, quasi una mezza maratona quella che ha preso il via sul palco del Gran Teatro Geox e che per oltre due ore ha entusiasmato il pubblico accorso ad assistere a questa nuova “ripartenza” dell’ex bassista dei Pooh, il trevigiano Red Canzian.

E’ infatti iniziato ufficialmente da Padova il “Testimone del tempo Tour 2018” di Red Canzian venerdì 4 maggio dopo la “data zero” di Cecina svoltasi due giorni prima.

Il tour, che prende il nome dall’album uscito lo scorso febbraio, dopo la fortunata partecipazione come solista al Festival di Sanremo, toccherà i teatri italiani e sarà, dopo Padova e Brescia, a Udine il 7 maggio, a Torino il 12, a Varese il 13 e poi nell’ordine a Napoli, Firenze, Roma (all’auditorium Parco della Musica il 20 maggio), a Catania, Palermo, Bari per concludersi il 27 maggio al prestigioso Teatro degli Arcimboldi a Milano.

Assistere a questo spettacolo è molto di più che partecipare al concerto del proprio artista preferito: significa attraversare gli ultimi sessant’anni di storia della musica leggera, ripercorrere gli eventi e ritrovare quelle atmosfere che hanno caratterizzato l’evoluzione musicale moderna non solo nel nostro paese, viaggiare dal beat al prog, passando per Elvis Presley, Bob Dylan, Elton John e i grandi cantautori italiani ( Tenco, Paoli e Battisti ) fino ad arrivare ai Pooh naturalmente, e agli autori che hanno affiancato Canzian nella stesura dei nuovi brani contenuti nell’album, tra i quali Ruggeri, Ermal Meta, Miki Porru e Renato Zero.

Affiancato da una band di grande talento, Canzian è padrone della scena e piacevole intrettenitore: coinvolgente, accattivante, ammiccante e sornione a volte, rivela un talento interpretativo (se ancora ce ne fosse bisogno, dopo oltre 50 anni di palchi) eccezionale, capace di far sue le atmosfere spensieratamente beatlesiane quanto l’interpretazione di brani impegnativi e delicati come Emozioni o Mi sono innamorato di te.

A condividere il palco con Red in questo tour c’è la figlia Chiara Canzian (armonica, percussioni e cori) alla quale sono affidate alcune perle come Il cielo in una stanza e Your Song, nonché il brano di Facchinetti e Negrini Ali per guardare occhi per volare eseguite splendidamente, Phil Mer (batteria, percussioni, piano e direzione musicale del tour), Daniel Bestonzo (pianoforte, tastiere, fisarmonica), e i due formidabili chitarristi Alberto Milani (chitarre elettriche) e Ivan Geronazzo (chitarra elettrica, chitarra acustica e mandola) che nel suonare i brani dei Pooh non fanno rimpiangere assolutamente gli assoli di Dodi Battaglia.

Lo spettacolo si divide in due parti: nella prima si toccano le tappe salienti del percorso musicale che ha portato il musicista Canzian fino all’ingresso nei Pooh, in parte condiviso (chi più chi meno, dato che il pubblico in sala non è giovanissimo) da ognuno di noi, e che è sempre un piacere ricordare e rivivere. Red racconta i suoi esordi come cantante e chitarrista, la sua partecipazione a innumerevoli concorsi canori fin da ragazzino, il mitico “Stroppolo d’oro” vinto e consegnatogli da Pippo Baudo, la formazione dei suoi primi gruppi: i Prototipi (“attenti a non ridere del nome, che stasera sono presenti tutti in sala” avverte emozionato Canzian indicando un gruppetto di chiome argentate in platea) evolutisi poi nei Capsicum Red (e qui la storia della finta nazionalità inglese dello stesso cantante spacciata alla stampa fa sorridere), e via di seguito verso iil destino che ha fatto incrociare la sua strada con quella dei Pooh.
Strepitosa l’esecuzione della celeberrima Danza delle spade di Khachaturian “alla maniera” dei Capsicum Red, da parte di Canzian e Milani alle chitarre elettriche e Geronazzo per l’occasione al basso.

Nella seconda parte invece ci si immerge nelle atmosfere del gruppo italiano più longevo ripercorrendo quei successi che dai primi anni settanta (Red vi approdò nel 1973) hanno avuto un particolare significato per il nostro bassista. Il tutto intervallato, sia nella prima parte che nella seconda, da brani migliori tratti dal disco di Red Canzian, tra cui la lunga “suite” finale Cantico che si collega al discorso sul progressive italiano e internazionale.

Interessanti alcune interazioni fra canzoni straniere e brani dei Pooh, come la beatlesiana All you need is love che ad un tratto si “trasforma” in Piccola Katy o Shine on you crazy diamond dei Pink Floyd che si evolve nel finale strumentale di Parsifal.

Red appare in gran forma e, nonostante qualche “incidente di percorso” che ha riguardato la sua salute negli ultimi anni, sempre pieno di entusiasmo e grande professionalità. È maestro sia quando imbraccia il suo strumento (dai Capsicum Red in poi, naturalmente il basso) che quando canta con voce intensa, chiara e potente, finalmente libera (come si è potuto notare anche nel disco) dai condizionamenti inevitabili del cantare in un gruppo. A tratti l’emozione prende il sopravvento, regalando quel qualcosa in più che ci rivela un uomo di straordinaria sensibilità oltre al grande artista che è. E il pubblico lo ricambia con affetto ed altrettanta emozione.

Impossibile sul finale trattenersi da alzarsi e ballare sulle note fischiettate di Chi fermerà la musica, piacevolissimo duetto tra Red e la figlia Chiara, e da quel momento l’abbraccio del pubblico si riversa fin sottopalco con applausi incessanti e grande affetto per un artista che ha saputo veramente affrontare diversi “tempi” della propria vita con professionalità, ma soprattutto amore per il proprio mestiere e rispetto per il pubblico. Continuando, è evidente in queste serate, comunque a divertirsi con la musica.

 

Scaletta dello spettacolo – Padova 04.05.2018

primo tempo

Ognuno ha il suo racconto

Meravigliami ancora

Tutti frutti

Love me tender

She loves you

Yesterday

Mi sono innamorato di te

Il cielo in una stanza

Blowin’ in the wind

Brennero 66

Cosa abbiamo fatto mai

California Dreamin’

All you need is love/Piccola Katy

A whiter shade of pale

Your song

Emozioni

Ocean/La danza delle spade

Shine on you crazy diamond/Parsifal

Cantico

secondo tempo

Noi due nel mondo e nell’anima

L’anno, il posto, l’ora

Eleonora mia madre

Se c’è un posto nel tuo cuore

Maria marea

Ali per guardare, occhi per volare

La notte è un’alba

Reviens moi

Città di donne

Stare senza di te

Cercando di te

Uomini soli

Chi fermerà la musica

L’impossibile

L’aquila e il falco

Stai con me

 

 

 

Domenica 8 aprile ha fatto tappa a Montebelluna in provincia di Treviso il “Camminando, camminando” Tour 2018 : THE HITS di Angelo Branduardi.

Il cantautore, accompagnato dalla sua band di preziosi musicisti  (Antonello D’Urso alle chitarre, Davide Ragazzoni alla batteria, Stefano Olivato al basso e contrabbasso elettrico e Fabio Valdermarin alle tastiere) ha proposto nell’ampio spazio del Palamazzalovo i suoi maggiori successi e qualche “chicca” per palati fini, in un concerto di grande atmosfera durato quasi due ore. Due ore di musica colta e ballate tra le sue più famose, accolte da un pubblico eterogeneo per età (qualche bambino nelle primissime file e parecchi giovani “educati” alla musica di qualità ) con grande ma composta partecipazione emotiva e lunghissimi applausi, battiti di mani a ritmo sempre più incalzante verso il finale, per culminare nell’abbraccio e nella standing ovation finali.

Il “Menestrello” è apparso sul palco elegantissimo in frac su camicia nera di seta e ha subito imbracciato il suo amato e prezioso violino che l’attendeva sul tavolino ricoperto da un telo damascato al centro del palco, regalando al pubblico momenti di pura bellezza e sonorità raffinate.

Dopo il primo brano, gioioso e vivace, Branduardi – senza la pretesa di fare la storia della musica in pochi minuti – ha raccontato che in origine la musica era propria degli sciamani, e quindi era considerata qualcosa di magico, in grado di guarire e fare del bene all’uomo.

E così, danzando tra una ballata incalzante e una dolce melodia elisabettiana, fra un cantico francescano e una cadenza ottocentesca per solo violino, tra un omaggio a Donovan e il ricordo della nave di Lord Franklin che si credeva perduta, nonchè tra filastrocche e dolci storie d’amore, il tempo è volato scandito dalla musica di una vita (quella del cantautore sessantottenne di Cuggiono) e delle nostre vite, di chi con queste melodie è cresciuto e anche di quei (ex)ragazzi che, ha scherzato, – sono passati direttamente dalla Fiera dell’est a Vasco Rossi -.

– Al grido di “nulla vi sarà risparmiato” – sul finale Branduardi ha regalato quelli che sono in assoluto i suoi due brani più noti, quelli che gli hanno regalato il successo internazionale e che da anni non venivano riproposti in tour: Alla fiera dell’est e La pulce d’acqua, con la lunga danza finale del violino a scaldare i palmi delle mani del pubblico e rendendo gioiosa l’atmosfera fino all’ultima nota della serata.

Un bellissimo concerto (la data è stata molto ben organizzata da Icona music srl, che ringraziamo), ricco, ben strutturato, con momenti di riflessione quasi religiosa (soprattutto nei tre brani tratti dal lavoro di Branduardi su San Francesco d’Assisi) ed altri di giocosa leggerezza, il tutto sempre sostenuto dal talento e dalla grande maestria del cantautore e dei suoi ottimi musicisti che interagivano con lui con assoluta complicità e competenza, ed hanno regalato alle sue canzoni l’abito sicuramente  migliore.

Il tour 2018 proseguirà e farà tappa prossimamente:

il 10 aprile a Milano,

il 12 aprile a Roma

il 14 aprile a Monte San Giovanni Campano,

il 20 aprile a Torino

il 29 aprile a Bevagna

Scaletta:

Si può fare

Gulliver

La serie dei numeri

Il Cantico delle Creature

Il Sultano di Babilonia e la prostituta

La predica della perfetta letizia

Ballo in Fa#

Cadenza (violino solo)

Lord Franklin

La luna

Sotto il tiglio

La canzone di Aengus il vagabondo

Il dono del cervo

La favola degli aironi

Alla fiera dell’est

La pulce d’acqua

bis

Cogli la prima mela

Vanità di vanità

0 307

Prosegue con successo il tour di presentazione del doppio album “Alchemaya” di Max Gazzè presso le Librerie Feltrinelli di tutt’Italia. L’abbiamo incontrato a Padova nello store di Via San Francesco lunedì 26 febbraio, e come ci si aspettava, il cantautore è stato davvero molto simpatico e cordiale, nonchè piacevole intrattenitore a parole.

Gazzè si è prestato volentieri a soddisfare le curiosità dell’intervistatrice e del pubblico riguardo alla genesi del suo album uscito il 9 febbraio scorso per Universal music, in concomitanza con il Festival di Sanremo del quale è stato uno fra i più applauditi protagonisti di questa edizione 2018.
L’album ha alle spalle infatti una storia piuttosto lunga e non del tutto semplice, in quanto racchiude in due cd (che diventano tre LP nella versione in vinile) l’intera opera teatrale portata nei teatri nel mese di maggio 2017, suddivvisa in due parti distinte, ed eseguita con la Boehmian Symphony Orchestra di Praga diretta dal maestro Clemente Ferrari e coaudiuvata dalla presenza di sintetizzatori (da qui la definizione di “opera sintonica”). Molto piacevoli e divertenti sono stati gli episodi e gli aneddoti raccontati da Max Gazzè durante la presentazione padovana, che hanno spaziato non soltanto in campo musicale, ma si sono spinti ad affrontare temi più disparati, dall’esoterismo all’Antico Testamento, dal tennis all’automobilismo, dal calcio a, naturalmente, il Festival di Sanremo con tutte le sue ansie e le sue soddisfazioni.
Gazzè ha inoltre raccontato di come il fratello Francesco abbia concepito insieme a lui quest’opera complessa ed affascinante in particolare dedicandosi alla scrittura dei testi con il consueto piglio geniale ed evocativo che in questo lavoro ha toccato decisamente picchi altissimi.
Alla fine, come da prassi, il cantautore si è fermato a lungo a salutare gli ammiratori, ad autografare i cd e scattare foto insieme ai numerosissimi fan intervenuti.
Un’ottima occasione per conoscere un po’ più da vicino un artista davvero interessante, simpatico e disponibile.

Gazzè sarà in tour con l’orchestra durante la prossima estate nei più bei teatri storici della penisola, dal Teatro Antico di Taormina allo Sferisterio di Macerata, dalle Terme di Caracalla all’Arena di Verona.
Info e prevendite su Ticketone.

Finardi live
Eugenio Finardi a La Nave de Vero

La prima volta che Eugenio Finardi è stato da queste parti, vicino a Venezia, nello studio di registrazione di una bellissima villa veneta, racconta, era all’inizio degli anni ‘70 quando ancora cantava il blues. Finardi, che per metà è americano e per metà milanese, ogni volta che torna ad esibirsi in Veneto ama ricordare quei tempi, e sorride: “Allora non avevo idea che sarei diventato un cantautore italiano.” Uno dei più grandi e significativi del nostro panorama, aggiungiamo noi.

La sera del 16 febbraio scorso Eugenio Finardi ha portato il suo live “FinardiMente” alle porte di Venezia, a La Nave de Vero, centro commerciale che ha un ampio spazio centrale adibito ad ospitare musica dal vivo. Spazi che sono nuovi “agorà”, ha detto il cantautore sorridendo, nel tentativo di adeguarsi ad un luogo non propriamente ideale ad accogliere la sua musica. Ecco, magari noi l’avremmo ascoltato più volentieri in un teatro tradizionale, ma il Maestro e la sua strepitosa Band ci hanno fatto ben presto dimenticare il contorno per permetterci di assaporare pienamente un concerto dai toni a tratti delicati ed intensi, ma anche ricco di momenti di forte energia e musica viva.
“FinardiMente” non è solo un insieme di brani di successo che sono pezzi di storia della musica italiana e perle più o meno famose messe assieme in scaletta, ma è di più. Nell’ora e mezza di spettacolo dal vivo, Eugenio Finardi, un “gigante” (non solo in senso figurato) attorniato dai suoi eccellenti musicisti, racconta, con parole e musica, il proprio mondo artistico, la propria impronta personale lasciata nell’evolversi del contesto musicale di ben cinque decenni, a cavallo tra i due millenni. “Sono un uomo pienamente del secolo scorso” sorride “e me ne accorgo ogni volta che compilo un assegno o scrivo un biglietto, e mi trovo a iniziare con millenovecento…” Gli applausi a quel punto sono caldi e sentiti: gran parte del suo pubblico gli si avvicina anagraficamente, ma anche i più giovani presenti in sala ne sono affascinati e lo vedono, e lo ascoltano, come una figura ricca d’intelligenza e sensibilità.

La scaletta del live spazia attraverso le più belle canzoni, spesso d’amore, del cantautore. Finardi canta d’amore per la donna, una in particolare, Patrizia, ma anche tutte le donne in quanto il nome proprio non è mai presente in questa splendida canzone. Racconta e canta il suo primo amore, Katia, e l’amore speciale per la figlia speciale Elettra in Amore diverso che chiude il concerto. Spiega e canta con delicatezza l’amore per l’età femminile più matura e luminosa, in Lei si illumina, e l’amore per la nazione in cui vive, in Dolce Italia. E poi l’amore per il blues, genere che gli è rimasto nel cuore e che, “prigioniero” della propria immagine di cantautore “fricchettone” non sempre ha espresso come avrebbe voluto, e questa sera libera in brani come Estrellita e Hoochie coochie man, il famoso brano di Muddy Waters qui con uno strepitso assolo di Giuvazza alla chitarra elettrica.
Non possono quindi mancare in scaletta quei brani che hanno portato al successo Finardi alla fine degli anni 70, La radio ed Extraterrestre, che tutto il pubblico canta senza perdersi una parola, e quelli che lo hanno reso protagonista consapevole del proprio tempo, da La canzone dell’acqua (dell’epoca “hippie”) allo splendido autoritratto di Un uomo fino alla contemporanea Nuovo Umanesimo, dal sound più duro e aggressivo.

Sul palco insieme a Eugenio Finardi hanno suonato, con grande talento e affiatamento: alle chitarre Giuvazza, all’anagrafe Giovanni Maggiore, che ha aperto il concerto con due brani tratti dal suo album solista, “Nudisti al sole”, uscito a fine 2017 (la vivacissima Aspirine e la più dolce Ti lascio tutto), al basso Marco Lamagna, alla batteria Claudio Arfinengo e al violoncello la nipote Federica Finardi Goldberg.

Dopo quattro spettacoli sold out al Bluenote di Milano e questo concerto a La Nave de Vero di Marghera (VE), il tour di Eugenio Finardi prosegue al Teatro Regio di Parma e all’Auditorium Modigliani di Iseo. Ma vi sono altre date in via di definizione.

 

Scaletta del 16.02.2018

Le ragazze di Osaka

Dolce Italia

Non è nel cuore

Un uomo

Patrizia

La canzone dell’acqua

Esterelita

Nuovo Umanesimo

Lei si illumina

Katia

Hoochie coockie man

La radio

Extraterrestre

bis

Amore diverso

Cristiano De André in concerto

Si è concluso il 16 dicembre al PalaBruel di Bassano del Grappa (VI) il tour di Cristiano De André con la Band, “De André canta De André” appunto, sulle orme del padre. Per la terza volta infatti, con grande successo e una serie lunghissima di concerti sold out iniziata a primavera 2017, il cantautore ha portato sul palco le canzoni di Faber, cioè un pezzo fondamentale della storia della musica d’autore, reinterpretate con sensibilità, rispetto, nonché grande talento. A questo concerto seguirà un’ultima data in duo acustico con lo strepitoso chitarrista Osvaldo Di Dio, quindi l’appuntamento live è rinviato al prossimo anno con la promessa di nuove sorprese e soprattutto un nuovo album di composizioni originali di Cristiano De André.

Raccontare un concerto del genere non è certo facile: innanzitutto perché l’immensa eredità artistica di Fabrizio, raccolta più che degnamente e riproposta con personalità e affetto dal figlio, musicista completo attorniato sul palco a sua volta da validissimi professionisti, non può essere vissuta senza un notevole coinvolgimento emotivo, e poi perché si rischia di cadere nella banalità di un confronto stilistico, che in questo caso non crediamo possa aver senso. E poi perchè pensiamo che un concerto simile vada essenzialmente vissuto e goduto come esperienza personale, e quella di sabato scorso è stata (almeno per il momento) l’ultima, ottima, possibilità.
Abbiamo visto ragazze e ragazzi cantare a memoria ogni parola, signori e signore che seguivano i concerti di Fabrizio entusiasmarsi, coetanei di Cristiano applaudirlo con convinzione e gratitudine. Ci sono stati momenti di rispettoso silenzio e grande coinvolgimento emotivo, di vera commozione, ed altri in cui era impossibile non battere le mani a tempo e saltare, tutti, sulle sedie. Cristiano stesso in alcuni brani molto emozionato, ha riproposto diversi pezzi del padre tra i più noti ed amati dal pubblico, ma anche episodi a forte carattere sociale, presentando il concerto come una sorta di “messa laica” nella quale l’individuo è al centro di un percorso di crescita e di salvezza.

Il repertorio proposto in questo spettacolo spaziava attraverso l’intera produzione di Fabrizio, dando un vestito nuovo ed una luce particolare proprio a quei brani che a dispetto del tempo riescono ancora a trasmettere valori universali e pur sempre attuali come, ad esempio: Il testamento di Tito, La guerra di Piero, La canzone del Maggio, Khorakhanè. In particolare proprio La guerra di Piero, riarrangiata in modo essenziale e sublime dal bravissimo Osvaldo Di Dio, e quasi recitata da Cristiano De André in piedi al centro del palco inondato da un faro bianco, è stato un momento toccante, decisamente profondo e ricco di intensità.
Ottimi, abbiamo detto, i musicisti sul palco: oltre al già citato Osvaldo Di Dio alle chitarre e ai cori, troviamo alle tastiere e alla terza chitarra Max Marcolini, al basso Massimo Ciaccio ed il fedele Davide Devito (presente come Di Dio fin dal primo tour) alla batteria. Molto belle ed accurate le luci dello spettacolo, e di notevole effetto, pur nella sua semplicità, “l’abbraccio” della scenografia.
Da questo tour, come del resto dai due precedenti, è stato tratto un bel disco live, De André canta De André Vol. 3  appunto, che contiene dodici brani, scelti soprattutto fra quelli presentati per la prima volta in questa edizione del concerto, che riportano fedelmente la splendida atmosfera e il forte coinvolgimento emotivo che una scaletta come quella proposta da Cristiano suscita.
Ancora una volta possiamo dire che il ritorno sulle scene di De André figlio è stato una bella occasione per riascoltare e riassaporare pagine musicali che definire capolavori sappiamo bene non essere per nulla esagerato, riproposti nella migliore veste possibile da colui che ne ha l’autorevolezza più di chiunque altro.
Gli interminabili applausi finali, l’abbraccio del pubblico, le ovazioni, le richieste di bis anche oltre il tempo di una ragionevole chiusura di scena, a luci accese, nonché un piccolo groppo in gola, sono assolutamente meritati e, senza ombra di dubbio, davvero dovuti.
In attesa che Cristiano De André riprenda a cantare, anche e soprattutto, Cristiano.

Concerto di Bassano del Grappa, 16 dicembre 2017

Canzone del maggio
Sinàn Capudàn Pascià
‘A cimma
Don Raffaè
Khorakhané (A forza di essere vento)
Dolcenera
Una storia sbagliata
Coda di lupo
Hotel Supramonte
Il testamento di Tito
Canzone per l’estate
Il bombarolo
La collina
Creuza de mä
Amore che vieni, amore che vai
La guerra di Piero
Quello che non ho
Fiume Sand Creek

A dumenega
Volta la carta
Il pescatore
La canzone dell’amore perduto