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Valeria Bissacco

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Nata sotto il segno dei Pesci, diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, mi occupo di fotografia, di pittura e di arti marziali. Appassionata di musica italiana, armata delle mie Canon seguo da sempre i concerti dei miei amati cantautori e dei gruppi storici. Cerco, con il mio lavoro, di cogliere l’emozione della musica dal vivo attraverso le espressioni dei protagonisti, la gestualità degli artisti sul palco, le luci e i colori dello spettacolo musicale, le reazioni e lo stupore del pubblico.

 

 

E’ un inedito Francesco De Gregori, loquace, divertente e anche evidentemente divertito, quello che è salito ieri sera sul palco allestito in Piazza degli Scacchi nell’ambito del Marostica Summer festival 2019, una delle realtà più interessanti dell’estate musicale del Veneto.
Il bellissimo castello illuminato fa da sfondo al palco, mentre la cinta muraria che conduce alla vecchia fortezza incorniciando il centro storico e la piazza, regalano al pubblico delle grandi occasioni (circa 4000 posti a sedere completamente occupati) un’atmosfera alquanto suggestiva.

Dopo l’esibizione di Tricarico, cantautore milanese voluto da De Gregori ad aprire i  concerti di questo tour estivo, che ha proposto con verve e intensità convincenti quattro brani del suo repertorio raccogliendo i primi applausi della serata, sugli scanni hanno preso posto i 40 elegantissimi componenti dell’Orchestra.
La Gaga Symphony Orchestra diretta dal Maestro Simone Tonin è una ensemble di giovani e talentuosi musicisti veneti che già ha accompagnato in tour Patty Pravo lo scorso anno e che durante questa estate supporta Francesco De Gregori e la sua Band in un inedita rivisitazione sinfonica dei grandi successi e qualche gioiello prezioso meno noto del Principe della Musica italiana.

De Gregori, dopo il primo brano interpretato dalla sola orchestra che sembra spiazzare un po’ il pubblico in attesa del vero protagonista della serata, entra in scena sorridente, con una vistosa camicia gialla in stile floreale (sarà stato lui a dettare il ritorno dello stile hawaiano di quest’estate, dopo i primi concerti del tour che l’hanno visto indossare sempre camicie sgargianti su completi di lino chiaro?), senza l’inseparabile cappello e senza gli occhiali a lenti scure con cui negli anni passati si riparava anche sulla scena dalle luci e dagli sguardi dei fans. Ad accompagnarlo, i musicisti che fanno parte sua storica band: il bassista e impeccabile “capobanda” Guido Guglielminetti, il primo a prendere posto a fianco a De Gregori, Alessandro Valle alla pedal steel guitar, il cui suono insostituibile è diventato una specie di “marchio di fabbrica” della recente produzione del cantautore, e al mandolino, l’eccellente  Paolo Giovenchi alla chitarra, la cui presenza rende particolarmente intensi quei brani nati “chitarra e voce” che solo uno come De Gregori può permettersi di interpretare facendo ammutolire la platea, nonché Carlo Gauidiello al pianoforte e la “new entry” Simone Talone alle percussioni.
Oltre all’Orchestra, il valore aggiunto in questi concerti è la presenza del GNU Quartet, quartetto genovese in attività dal 2006 che con grande talento e simpatia ha calcato i palchi insieme a numerosi artisti tra cui Neri Marcorè ( con il quale porta in giro per l’Italia da un paio d’anni lo spettacolo Come una specie di sorriso dedicato a Fabrizio De Andrè) e Niccolò Fabi. Il flauto traverso di Francesca Rapetti si sposa perfettamente con i nuovi arrangiamenti dei brani più noti del Principe rendendo emozionanti inedite introduzioni o intermezzi inaspettati, il violino di Roberto Izzo, la viola di Raffaele Rebarudengo e il violoncello di Stefano Cabrera (che ha curato gli arrangiamenti e le partiture per orchestra ) contribuiscono a rendere questa serie di concerti di De Gregori nelle piazze e nei teatri storici italiani davvero sorprendenti e spettacolari.

Inevitabile la standing ovation al termine dell’omaggio a Lucio Dalla, le luci dei telefonini accesi (un tempo erano gli accendini…) sul finale de La donna cannone e la corsa dei fan sotto al palco, come da migliore tradizione, durante i tre bis che il cantautore ha regalato alla fine della serata, tra cui il suo personale omaggio a Elvis Presley accompagnato dalle due coriste (le sue “cocche”) Vanda Rapisardi e Francesca La Colla

Un grande successo quindi, per una serata di rara bellezza che ha alternato momenti di sonorità imponenti con tripudi d’archi e di fiati a brani meno enfatizzati ma resi comunque preziosi dai nuovi arrangiamenti, in un susseguirsi ritmico incalzante e coinvolgente. Quasi due ore di concerto in cui De Gregori ha “tenuto banco” soprattutto con la sua sempre bellissima voce, e poi con un’ironia e un entusiasmo che non fanno certo rimpiangere i tempi in cui il Principe era taciturno e apparentemente “altero”. Evidentemente l’età ha addolcito la sua proverbiale timidezza e ritrosia, e gli ha permesso di continuare a divertirsi nel fare il proprio “mestiere” con rinnovato entusiasmo anche dopo ben cinque decenni di attività.

Il Marostica Summer Festival proseguirà fino al 20 luglio e ospiterà sul palco, tra gli altri, Giorgia il 12 luglio e Antonello Venditti il 18 luglio

Il tour di Francesco De Gregori “Greatest hits” con Orchestra e Gnu Quartet farà ancora tappa a Firenze il 16 luglio, a Fasano il 21, a Soverato il 23 e a Palermo il 25 luglio per terminare con due date a settembre, il 20 all’Arena di Verona e il 23 al Teatro degli Arcimboldi di Milano.

 

Si ringrazia Mara Bisinella per Mabi Comunicazione, Due Punti Eventi e F&P Group

 

Francesco De Gregori
Scaletta di Marostica, 10.07.2019

(In apertura Francesco Tricarico)

O Venezia che sei la più bella (solo orchestra)

Generale

Il cuoco di Salò

La storia

Pablo

Due zingari

La leva calcistica della classe 68

La valigia dell’attore

Un guanto

Sempre e per sempre

Buffalo Bill

Santa Lucia

Alice

La donna cannone

Vai in Africa, Celestino!

Pezzi di vetro

Guarda che non sono io
L’abbigliamento di un fuochista

Titanic

 

Cant’ help falling in love (Elvis Presley cover)

Buonanotte fiorellino

Rimmel

 

E’ stata una serata di quelle rare e preziose per un pubblico internazionale accorso ieri sera 8 luglio al magnifico Teatro La Fenice di Venezia per applaudire la regina del jazz Dee Dee Bridgewater.
Il concerto, organizzato nell’ambito della XII edizione del Venezia Jazz Festival, ha visto sul palco la 69enne istrionica artista statunitense, accompagnata dalla band originale che ha suonato nell’album J’ai Deux Amorous del 2005, che raccoglie intramontabili successi francesi da lei reinterpretati in chiave jazz.

Nella scintillante e raffinatissima cornice del più famoso e prestigioso teatro veneziano, un vero gioiello come lo ha definito la stessa Bridgewater con grande emozione, la poliedrica artista si è esibita con gli eccezionali Ira Coleman al basso e contrabbasso, Louis Winsberg alla chitarra, Marc Berthoumieux alla fisarmonica e Minino Garay alle percussioni.

Nel corso della serata, Dee Dee Bridgewater non ha mancato di emozionare, stupire, coinvolgere e appassionare la folta platea che ha risposto al suo entusiasmo con partecipazione vivace e sentita, lunghissimi applausi, grida d’approvazione e una standing ovation finale sulle note dell’intramontabile La vie en rose.
La Bridgewater, che ha vissuto per oltre vent’anni in Francia e parla perfettamente francese (è così che si è rivolta ieri sera al pubblico del teatro veneziano) ha omaggiato in modo assolutamente personale figure femminili quali Josephine Baker (a lei è dedicato infatti il titolo del suo primo album in questa lingua, quell appunto del 2005) ed Edith Piaf, ma anche grandissimi autori del calibro di Jacques Brel, Gilbert Bécaud e Leo Ferrè.
Una serata indimenticabile quindi, un evento davvero speciale si è rivelato anche un grande successo di pubblico e sicuramente ha lasciato una traccia indelebile di bellezza nella mente di chi ha avuto la fortuna di essere presente.

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Dopo una lontananza dai palchi di quasi due anni ed una pausa creativa che al suo pubblico è sembrata infinita, Niccolò Fabi ha oggi annunciato a sorpresa l’uscita di un nuovo album dopo l’estate dalle sue pagine ufficiali Instagram e Facebook

Il silenzio è stato rotto oggi poco prima di mezzogiorno non con un comunicato ufficiale, ma con una foto “privata” e una didascalia che spiega che le canzoni sono pronte e devono solo attendere di essere pubblicate. Non si conosce ancora il titolo del nuovo lavoro discografico che uscirà a due anni di distanza dal precedente Diventi Inventi e a tre anni e mezzo da Una somma di piccole cose, ultimo album totalmente di inediti pubblicato da Niccolò Fabi.
Nel mese di maggio il cantautore aveva svelato la sua volontà di tornare a suonare dal vivo e aveva annunciato le date di una tournè che partirà da Ravenna il prossimo 1 dicembre e proseguirà fino alla fine di gennaio 2020.

Subito si era scatenata la caccia ai biglietti e quelli per le date di Ravenna (1 dicembre) e Vicenza (20 dicembre) risultano già esauriti.

Di seguito tutte le date dei concerti di Niccolò Fabi, i cui biglietti si possno acquistare in prevendita sul sito di Ticketone.it e nei punti vendita e prevendita abituali.

 

1 dicembre – RAVENNA – Teatro Dante Alighieri (SOLD OUT)

2 dicembre – MILANO – Teatro Degli Arcimboldi

8 dicembre – PESCARA – Teatro Massimo

10 dicembre – COSENZA – Teatro Rendano

12 dicembre – CATANIA – Teatro Metropolitan

13 dicembre – PALERMO – Teatro Golden

19 dicembre – TRENTO – Auditorium Santa Chiara

20 dicembre – VICENZA – Teatro Comunale (SOLD OUT)

10 gennaio – BOLOGNA – Teatro EuropAuditorium

11 gennaio – FIRENZE – Teatro Verdi

12 gennaio – TORINO – Teatro Colosseo

13 gennaio – GENOVA – Teatro Politeama Genovese

20 gennaio – ROMA – Auditorium Parco della Musica

21 gennaio – NAPOLI – Teatro Augusteo

22 gennaio – BARI – Teatro Team

24 gennaio – ANCONA – Teatro Le Muse

29 gennaio – BERGAMO – Teatro Creberg

30 gennaio – PARMA – Teatro Regio

 

www.niccolofabi.it  

 

 

Sabato 1 giugno la cantautrice romana ha affascinato ed emozionato il folto pubblico nella splendida cornice dell’antico Teatro Romano di Verona, scenario perfetto per il Festival della Bellezza che, giunto ormai alla sua sesta edizione, caratterizza e con i suoi numerosi e vari eventi l’estate veronese.
“Stasera la bellezza è tutta qui, davanti a me. Dovrei tenere gli occhi chiusi e pensare di essere in un posto normale, invece questo è un luogo gigante” ha esordito Paola Turci evidentemente toccata dalla magia dell’antico teatro, prima di iniziare una lunga cavalcata di brani di forte impatto alternati ad altri di pura delicatezza.


Sono state due ore piene di concerto in cui la cantautrice romana ha proposto i suoi più grandi successi, le hit sanremesi, i brani tratti dall'ultimo album Viva da morire, ed anche brani meno famosi ma di grandissima forza espressiva, tratti dal suo vasto repertorio. Alcune canzoni sono state inserite in scaletta appositamente per questa serata, dato il tema del festival, e sono state eseguite da lei solo chitarra e voce, in un momento di intima condivisione con il pubblico. 

Notevoli e ricchi di intensità anche gli omaggi a Battiato, a Modugno, una canzone dedicata ad Anna Magnani in romanesco, e la struggente "Alleluja" di Cohen che la stessa Turci ha definito “patrimonio dell’umanità”.
Tutto il concerto si è rivelato un inno alla forza delle donne e all’amore per la Bellezza, attraverso la grande musica di una cantautrice che unisce e abbraccia oramai più di una generazione e che trasmette sempre una carica e una vitalità davvero fortissime, complice anche la sua band di strepitosi musicisti “capitanata” da Roberto Procaccini alle tastiere.

Scaletta del concerto di Verona:

L'arte di ricominciare
Viva da morire
L'utlimo ostacolo
Prima di saltare
La vita che ho deciso
Stato di calma apparente
Frontiera
Mani giunte
Volo così
Off-line
Piccola
L'uomo di ieri
Ringrazio Dio
Dio come ti amo
Attraversami il cuore
Ti amerò lo stesso
L'ombra della luce
Ma dimme te
Io e Maria
Saluto l'inverno
Io sono
Un'emozione da poco
Fatti bella per te

Alleluja
Bambini
Questione di sguardi

 

 

 

Sabato 6 aprile si è chiuso il sipario del bel Teatro Zancanaro di Sacile (PN) sulla tournè di Dodi Battaglia intitolata Perle – Mondi senza età. Durante questi concerti l’ex componente dei Pooh, uno fra i migliori chitarristi a livello internazionale, ha interpretato (accompagnato da una nuova band di musicisti di ottimo livello) una serie di brani meno noti dello sterminato repertorio dello storico gruppo, brani molto belli che però erano rimasti un po’ nascosti, brani un po’ “di nicchia” possiamo dire, che non sono universalmente conosciuti ma che conservano un fascino indelebile nel tempo.
Quando hai oltre 50 anni di carriera sfolgorante alle spalle, quando sei parte della storia della musica del tuo Paese e ne hai scritto e interpretato pagine indimenticabili, la gente si aspetta magari che, se continui a calcare il palcoscenico dopo lo scioglimento del gruppo, tu cavalchi l’onda di quei grandi successi che fanno parte della memoria collettiva. Invece no, la scelta di Battaglia di frugare nel baule della memoria alla ricerca di canzoni poco valorizzate finora ha entusiasmato un pubblico di estimatori veri e catturato sicuramente anche qualche nuovo fan. In scaletta quindi non c’è stato posto per Piccola Katy Tanta voglia di lei ad esempio, e nemmeno per Chi fermerà la musica o Uomini soli, insomma per i “pilastri” della discografia dei Pooh, ma le sorprese si sono susseguite una dopo l’altra rivelando la vera essenza di questo concerto: un tuffo indietro nel tempo alla ricerca di momenti davvero preziosi.
Trentotto brani per due ore e mezza precise di concerto sono una bella sfida per qualunque musicista, ma il chitarrista bolognese, che di esperienza live ne ha decisamente un bel po’, si è dimostrato ancora una volta un “animale da palco” eclettico, grintoso e vincente.
Battaglia inoltre ha rivelato un aspetto assolutamente inedito per chi lo conosce dai palchi dei Pooh, cioè un modo molto più loquace e ironico di porsi, intrattenendo il pubblico con simpatici aneddoti tra un brano e l’altro, ricordi personali e presentazioni dettagliate dei brani, rendendo lo spettacolo davvero ricco, vivace e completo.

Il concerto è iniziato praticamente solo chitarra e voce, con il primo brano in assoluto composto nel 1972 da Dodi Battaglia insieme a Valerio Negrini (amatissimo autore della maggior parte dei testi dei Pooh, che Battaglia ha ricordato con commozione raccontando anche di un premio di poesia che la città di Genova prossimamente tributerà al paroliere bolognese), quindi i musicisti hanno preso posto sul palco accompagnando il chitarrista nel suo lungo viaggio “senza età” tra le canzoni del cuore.
La band che affianca ora Battaglia in tour (da cui è stato tratto fra l’altro un doppio album con lo stesso titolo, uscito lo scorso 15 marzo) è formata da: Rocco Camerlengo alle tastiere e agli arrangiamenti, Marco Marchionni alle chitarre, Beppe Genise al basso e Carlo Porfilio alla batteria,  nonchè i giovanissimi Costanzo Del Pinto e Raffaele Ciaravella dalle voci strepitose, ai cori.
Ed è proprio riferendosi ai due ragazzi poco più che ventenni che l’hanno accompagnato in questa avventura, che Battaglia ha fatto un interessante discorso sui “Talent”, sottolineando che il vero talento non si esprime in qualche serata televisiva ma lo si vede realmente sul palco, on the road, ad esempio nel corso di un tour così impegnativo per dei ragazzi che non erano nemmeno nati quando la maggior parte dei pezzi che hanno cantato sono stati scritti.
Nel corso del concerto, dopo momenti acustici ed altri più rock, tra applausi e un filo di commozione, tra sorrisi e batticuori, Dodi ha presentato il nuovo brano che non fa parte della discografia dei Pooh ma che ha scritto di recente musicando un testo dell’amico Giorgio Faletti (tra l’altro compagno di scorribande sulle piste autmobilistiche), una canzone molto intensa intitolata Un’anima.
Non è mancato, verso la fine, il “momento karaoke” , inevitabile con un pubblico così partecipe e affettuoso, in cui molti dei presenti hanno scoperto con piacevole stupore di ricordare a memoria le parole di alcune “Perle” che non riascoltavano magari da venti o trent’anni, ma che si erano fissate nella memoria tanto quanto i grandi successi.
Infine, l’abbraccio del pubblico ha restituito agli artisti un po’ di quelle dolci emozioni che un concerto così  particolare e intenso ha saputo risvegliare in ognuno ed è stato bello, alla fine della serata, lasciare tutti il teatro col sorriso, dopo gli interminabili applausi e i saluti  che sanno già di arrivederci.

Chiuso questo capitolo (ricordiamo che quella di Sacile è stata l’ultima di 18 date nei teatri di tutta l’Italia, da fine ottobre 2018) Dodi Battaglia ha infatti annunciato di essere già sul piede di partenza per una nuova avventura musicale: il prossimo tour estivo partirà prestissimo,  il 26 aprile da Chieuti in provincia di Foggia, e durerà tutta l’estate portando nelle piazze un altro pezzo di storia dei Pooh.

Si ringraziano AMC Eventi e comunicazione, il management dell’artista e il personale del Teatro Zancanaro per la gentilezza.

 

Scaletta del concerto di Sacile, 06.04.2019

  1. Io in una storia
  2. A un minuto dall’amore
  3. Aria di mezzanotte
  4. Classe ‘58
  5. Vienna
  6. Cara bellissima
  7. Mai dire mai
  8. Orient Express
  9. Una donna normale
  10. Santa Lucia
  11. Io sto con te
  12. In altre parole
  13. Oceano
  14. Come si fa
  15. E’ bello riaverti
  16. La nostra età difficile
  17. Sei tua, sei mia
  18. Cercami
  19. Uno straniero venuto dal tempo
  20. Dietro la collina
  21. Stella
  22. Senza musica e senza parole
  23. Padre a vent’anni
  24. E vorrei
  25. Inutili memorie
  26. Col tempo, con l’età e nel vento
  27. Un’anima (con testo di Giorgio Faletti)
  28. Fantasia
  29. Air India
  30. Fantastic fly
  31. Isabel
  32. Padre del fuoco, padre del tuono, padre del nulla
  33. Scusami
  34. Quando lui ti chiederà di me
  35. Fotografie
  36. Linda
  37. Vita
  38. Buonanotte ai suonatori

L’altra sera Alice è giunta al Teatro delle Celebrazioni di Bologna con il suo “Viaggio in Italia”, tour che sta portando nei teatri con grande successo dalla scorsa stagione.
Cantautrice raffinata e splendida interprete di grande canzone d’autore, in questo spettacolo omaggia i giganti della musica italiana e propone anche qualche brano proprio tratto dalla sua ampia discografia, e naturalmente alcuni dei suoi più grandi ed indimenticabili successi.

Accompagnata sul palco da Carlo Guaitoli al pianoforte a coda e sintetizzatori, e da Antonello D’Urso (che ora è anche in tour con Luca Carboni) alle chitarre acustiche ed elettriche, Alice è elegantissima come sempre, e sorridente nonostante una fastidiosa influenza che non le permetterà in alcuni brani di dare il meglio di sé, ma che non farà assolutamente mai rimpiangere l’interprete di sempre.
Il concerto si apre con un trittico di brani da lasciare a bocca aperta, ed infatti in teatro non vola una mosca, tutti ascoltano con emozione parole note ed amate, presentate in una veste totalmente diversa ma sicuramente non meno emozionante delle versioni maschili originali.
Stiamo parlando di De André, De Gregori e Fossati, tanto per cominciare.
Le luci blu si accendono su Alice seduta alla tastiera, al centro del palco, che inizia ad intonare Un blasfemo, non proprio uno dei brani più “scontati” di Fabrizio De André, poi si alza e saluta sorridendo, quindi intona una dolcissima Atlantide e una ariosa Lindbergh. L’atmosfera è rarefatta, tutto tace in sottofondo, le luci non sono invadenti, il pubblico applaude alla fine dei brani e anche le luci dei telefonini sono spente o abbassate in modo da non disturbare gli artisti e i vicini di poltrona. Si prosegue con altre perle d’autore: Non insegnate ai bambini, quello che per Alice è forse il testamento di Gaber, poi due brani di Lucio Dalla, emozionanti non solo perché qui siamo proprio a Bologna, quindi è la volta di Guccini, con la sua Austwiz, “per scongiurare che la storia si ripeta”.

Segue un set di canzoni proprie, quindi un brano scritto da Mino Di Martino sull’amore divino, una poesia di Totò musicata splendidamente da Giuni Russo e due brani di Claudio Rocchi.
E’ solo dopo oltre la metà del concerto che Alice si appresta ad interpretare Battiato, quello che è stato da sempre il suo autore più amato e lei, per lui, voce d’eccezione e musa.
L’atmosfera è in crescendo, l’affetto degli spettatori si fa via via più palpabile, tra un brano e l’altro cominciano ad arrivare grida e fischi di approvazione, il pubblico si è ormai scaldato e accoglie la fatica di Alice con grande affetto e sostegno. Lei sorride, allarga le braccia, accoglie l’abbraccio del suo pubblico che la sostiene, e ricambia con un’interpretazione di rara intensità de La cura, perla tra le perle del maestro, al quale lei stessa alla fine dedica l’applauso.
L’educazione e il rispetto del pubblico in teatro è assolutamente degno di nota. Quella che all’inizio poteva apparire una platea un po’ troppo seria e compita, è invece attenta, rispettosa, e infine calorosa. Quando la cantautrice torna sul palco per i bis, le richieste sono tutte per Il vento caldo dell’estate e, ovviamente, Per Elisa. Alice sorride, con quel suo sorriso immenso e sincero, e accontenta i fan che oramai hanno raggiunto la zona sotto al palco, pronti per cantare con lei nel finale.
Un plauso va naturalmente anche ai musicisti, sempre precisi e impeccabili, attenti a non sovrastare, a non invadere, a non stravolgere. Ma la protagonista assoluta è lei, splendida donna che ha donato tantissimo alla nostra musica italiana e che forse non è stata mai gratificata abbastanza.

Come se bastasse Per Elisa a descriverla e a far emergere le sue doti eccezionali d’interprete!
No, Alice è molto altro, molto di più, e lo si scopre dal vivo ogni volta, e ogni volta di più. Assistere a un suo spettacolo è, oltretutto, anche una grande occasione per riconciliarci con quella parte di noi che forse non dà abbastanza peso alle emozioni, alla lentezza, alla bellezza e che invece ne ha maledettamente bisogno.

E allora applausi, di cuore, e grazie.

Si ringraziano Elisa Sitta /International Music e il personale del Teatro delle Celebrazioni per la gentilezza.

 ALICE, Viaggio in Italia

Scaletta Bologna 27/03/2019

Un blasfemo
Atlantide
Lindbergh
Non insegnate ai bambini
Almeno pensami
Il cielo
Auschswitz
Il contatto
Dammi la mano Amore
Morire d’Amore
‘A cchiù bella

L’umana nostalgia
La realtà non esiste
L’era del mito
I treni di Tozeur

Prospettiva Nevski
Nomadi
‘A cchiù bella
La cura
Veleni
Il sole nella pioggia

Il vento caldo dell’estate
Per Elisa

 

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Gli Alti & Bassi hanno pubblicato in questi giorni il loro nuovo album di inediti che si intitola “Ce l’avevo quasi fatta” e lo presenteranno ufficialmente il 1 marzo al Bonaventura Music Club di Buccinasco (MI).
Considerati dalla critica gli “eredi dei Cetra”, gli Alti & Bassi sono un quintetto vocale a cappella attivo fin dal 1994, e che quest’anno celebra quindi le “nozze d’argento” con la musica.
Reduci da una tournée di grande successo a Taiwan, che li ha visti protagonisti al Jazz Festival di Taichung di fronte a 20.000 spettatori e in altri 15 concerti nei più importanti teatri e nelle più prestigiose Università dell’isola, al Bonaventura Music Club presenteranno ufficialmente tutti e dieci i brani tratti dal loro nuovo album “Ce l’avevo quasi fatta”, primo progetto discografico in Italia interamente di inediti originali a cappella.

Nella seconda parte della serata offriranno invece al pubblico una selezione dal meglio della loro produzione discografica, raccolta in una elegante collection intitolata “The Best Of”, anch’essa di recentissima pubblicazione.
Con le loro voci e 5 microfoni Andrea Thomas Gambetti, Alberto Schirò, Paolo Bellodi, Diego Saltarella e Filippo Tuccimei costruiscono le loro armonie senza far uso di strumenti, ma imitandone all’occorrenza alcuni come batteria, basso, fiati o chitarre.
Lo spettacolo è un sorprendente mix di intrattenimento, musica, cultura condotto sempre in punta di ironia e con il garbo di chi conosce l’argomento e vi gioca con saggia leggerezza.

Inizio concerto ore 22.00
Ingresso libero. Prima consumazione 10 euro.

Per godersi al meglio il concerto vi consigliamo di prenotare il vostro tavolo a cena inviando SMS o Whatsapp al 335.7744836.

www.altiebassi.it

foto live di Valeria Bissacco

 

La favola di Adamo ed Eva, secondo album di Max Gazzè, è considerato un album “cult” per il pop italiano. Uscito nel 1998 e in una edizione successiva nel 1999 ( Sanremo edition contenente il brano presentato al festival di quell’anno nella sezione “giovani”, Una musica può fare, che da allora vive di una felice vita propria ) festeggia quindi il ventesimo compleanno dapprima con un tour europeo (conclusosi a fine 2018) e ora con un giro di concerti in quei club italiani in cui lo stesso Gazzè si esibì già vent’anni or sono.
Una manciata di piccoli locali e tre date previste per ognuno, che finora sono state tutte sold out, costituiscono un tour insolito, anche perchè annunciato a sorpresa dopo la fine di quello europeo, per un cantautore da sempre molto amato e oggi così popolare.

Il 17 – 18 – 19 gennaio La favola di Adamo ed Eva Anniversary Tour fa quindi tappa al New Age di Roncade (Treviso), storico Club veneto in cui il tutto esaurito per questo evento si registra già da settimane.
Una scaletta che ripropone esattamente la tracklist del famoso album (rimasterizzato lo scorso anno e uscito in edizione celebrativa per il ventennale), che comprende alcuni dei successi immortali di Gazzè tra cui la celeberrima Cara Valentina, e ancora Una musica può fare, Vento d’estate (in origine registrata in duetto con Niccolò Fabi e con lui più volte riproposta in seguito)  e la stessa La Favola di Adamo ed Eva, immancabili nei concerti del cantautore romano fino ai giorni nostri.

Ma, cosa ancor più interessante, questa è l’occasione per riscoprire alcuni brani meno noti al grande pubblico, ma molto amati dagli estimatori di Gazzè, come ad esempio Etereo, L’origine del mondo ( già riportati alla luce nel recente grande spettacolo con l’orchestra Alchemaya, ma con una veste sinfonica molto distante dall’originale riproposta invece qui ), Raduni ovali e Comunque vada. Vi sono poi delle vere e proprie “chicche” in scaletta, brani quasi dimenticati, come Nel verde (cantata con il pesarese Francesco Riversi che sale sul palco del New Age in queste serate), Colloquium vitae e Casi ciclici, o addirittura mai suonati dal vivo, come la surreale Due apparecchi cosmici per la trasformazine del cibo che, come spiega Gazzè in un divertentissimo intermezzo, è la storia di un coltello che fugge dalla cucina per andare a salvare un granello di zucchero dalla macchina – e qui vengono improvvisate consultazioni tra il pubblico per l’elezione del suo nome – per lo zucchero filato.
Max appare in grande forma: si muove continuamente in lungo e in largo nonostante le ristrette dimensioni del palco sacrifichino un po’ la sua danza sinuosa con l’inseparabile strumento, che scandisce possente il ritmo dei brani e la fa da padrone sulla scena.  E’ evidentemente divertito, rilassato, perfettamente a suo agio e loquace quanto basta per introdurre i brani meno noti, e coinvolgere il pubblico (anche in francesce, ad un certo punto) nei cori di quelli più noti.
Impossibile non stargli al passo, non ballare al ritmo incalzante dei brani più trascinanti, non seguirlo con battiti delle mani e dei piedi, e l’ondeggiare dei capelli e dei bicchieri di birra. Una bellissima “festa di compleanno” come quest’album molto amato merita: un’esibizione, quella di Gazzè e della sua band, caratterizzata da grande energia, vero entusiasmo e passione palpabile per il proprio lavoro, grande professionalità e piacere nel condividere con il pubblico un mestiere che negli anni si è fatto sempre più raffinato, elegante, denso di sperimentazioni e ricerca, ma che non rinnega, anzi rivaluta con gioia, le proprie origini legate ai piccoli spazi dove suonare, e ritornare a suonare, in modo molto vero, puro e pulito.

Sul palco con Max Gazzè al basso, i musicisti storici che lo accompagnano da anni e che hanno con lui una evidente empatia e grande affiatamento tra loro: Cristiano Micalizzi alla batteria, Clemente Ferrari alle tastiere e sintetizzatori, e Giorgio Baldi alle chitarre.

Il tour proseguirà il 24/1 – 25/1 – 26/1 a Livorno (anche queste date però sono sold out) e a Teramo il 31/1 – 1/2 – 2/2 (biglietti ancora disponibili)

Si ringrazia OTRlive e New Age Club per la disponibilità

 

Scaletta 17-18-19 gennaio 2019

  1. Vento d’estate
  2. Come si conviene (Bom pà)
  3. Raduni ovali
  4. L’origine del mondo
  5. L’amore pensato
  6. Nel verde
  7. Comunque vada
  8. Due apparecchi cosmici per la trasformazione del cibo
  9. Casi ciclici
  10. Colloquium vitae
  11. Cara Valentina
  12. La favola di Adamo ed Eva
  13. Etereo
  14. Una musica può fare

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Sarà un 2019 ricco di novità e di concerti dal vivo quello che Francesco De Gregori ha annunciato in questi giorni.

Dal 28 febbraio al 27 marzo 2019 il cantautore terrà infatti una serie di concerti nella piccola sala del TEATRO GARBATELLA DI ROMA di fronte ad un pubblico di 230 spettatori a sera.

In quello che fin dal titolo, “OFF THE RECORD”, si annuncia come un concerto particolarmente “confidenziale”, FRANCESCO DE GREGORI e la sua band (formata da Guido Guglielminetti al basso e contrabbasso, Carlo Gaudiello al piano e tastiere, Paolo Giovenchi alle chitarre e Alessandro Valle alla pedal steel guitar e al mandolino) proporranno sera per sera una scaletta molto variabile e quasi improvvisata.
I biglietti per le 20 date romane sono già in vendita sui canali abituali.

Ma le notizie legate agli impegni live del cantautore non finiscono qui:

In estate infatti FRANCESCO DE GREGORI andrà in giro per l’Italia accompagnato da una grande orchestra in un tour che dichiaratamente si propone di presentare per la prima volta in un contesto sinfonico i suoi più grandi successi.
L’ orchestra, composta da quaranta elementi, avrà come nucleo centrale il quartetto degli Gnu Quartet (composto da Raffaele Rebaudengo alla viola, Francesca Rapetti al flauto, Roberto Izzo al violino e Stefano Cabrera al violoncello) oltre ai componenti della band che accompagna De Gregori ormai da lungo tempo (Guido Guglielminetti al basso, Alessandro Valle alla pedal steel guitare e Paolo Giovenchi alla chitarra).
Il debutto di “DE GREGORI & ORCHESTRA – GREATEST HITS LIVE” è previsto a Roma l’11 giugno nella splendida cornice delle TERME DI CARACALLA. Lo spettacolo sarà successivamente replicato al TEATRO ANTICOdi TAORMINA – ME (15 giugno – in attesa di autorizzazione dall’Assessorato Regionale del Turismo), al LUCCA SUMMER FESTIVAL il 30 giugno, all’ARENA DI VERONA il 20 settembree girerà nel corso di tutta l’estate per i luoghi storici e artistici più belli d’Italia. I biglietti per i concerti, prodotti e organizzati da Friends & Partners con Caravan, saranno disponibili in prevendita su TicketOne.it dalle ore 16.00 di mercoledì 21 novembre, e nei punti vendita abituali dalle ore 11.00 del 28 novembre.
Per informazioni:www.fepgroup.it

Inoltre, il prossimo 1 dicembre sarà trasmesso in tv il docu-film “VERO DAL VIVO” girato durante la tournè internazionale del 2018 da Daniele Barraco e presentato in anteprima alla Festra del Cinema di Roma lo scorso 24 ottobre.

©_ANGELO_TRANI
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Uno spettacolo rotondo, pieno, circolare, ampio e avvolgente come un abbraccio caldo e affettuoso.
Un evento unico: dopo cinquant’anni di carriera Claudio Baglioni dona al suo pubblico e alla città di Verona un’altra “prima volta”.
È la prima volta infatti che, in epoca moderna, il palco di uno spettacolo (di un qualunque spettacolo, non parliamo solo di musica pop) è collocato al centro dell’anfiteatro scaligero, per consentire al pubblico una visione ottimale da ogni punto di esso, e tutte le gradinate sono fruibili per una visione e un ascolto totale, a 360°. In più, per la prima volta nella storia di questo edificio romano che risale al I secolo d.C., tutti i posti a sedere sono numerati fino all’ultimo ordine, raggiungendo la capienza totale di 17000 persone, cosa mai accaduta prima per un concerto in questo spazio.
Del resto, quello che è partito venerdì 14 settembre da Verona è un tour importante che è stato ideato per celebrare una ricorrenza altrettanto importante e “rotonda” appunto, quella dei 50 anni di Musica del cantautore romano.
L’inizio del tour “AL CENTRO” (tutto maiuscolo) è di quelli col botto, e lascia tutti a bocca aperta: l’impatto visivo di un anello di braccia, di mani, di bocche che cantano in coro, di capelli che si muovono a tempo, di torce del telefonino che s’accendono creando morbide onde luccicanti (che un tempo erano fatte di accendini), di corpi che saltano in piedi all’unisono senza bisogno di un comando se non quello che parte dal cuore, è sensazionale.

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Poi, l’occhio cade – non a caso – proprio al centro, e lì c’è lui, il protagonista, il capitano coraggioso che sale sul palco e per tutto il concerto girerà su se stesso offrendosi da tutti i lati del palco al suo pubblico, in un continuo scambio di emozioni e di sguardi. E’ come una sorta di viaggio, quello che ci apprestiamo a vivere durante tutto il concerto.

È il racconto di una vita, la sua ma anche la nostra, quella di milioni di italiani che da cinquant’anni hanno fatto della sua musica la colonna sonora dei loro piccoli grandi amori, delle loro solitudini, dei loro dolori e dei loro sogni. E come in ogni viaggio si parte con una valigia, e anche Claudio Baglioni si porta appresso la sua, che in queste sere decide di aprire per condividerne il contenuto con chi ha voglia di ascoltare. E, stando ai numeri di queste serate, pare proprio che siamo e saremo in tanti.

Il cantautore, arrivato con la sua voce e la sua alta e snella figura a scuotere valigie e cuori (e pure i nostri cassetti di ricordi ), ancora una volta – come se dopo 50 anni ce ne fosse ancora bisogno – sfida la sorte e l’anagrafe cimentandosi in uno show di proporzioni eccezionali. È uno spettacolo che oltre alla musica coinvolge tutte le arti: dalla danza al teatro, dalla scenografia al design e alla moda, attraverso “quadri” luminosi e colorati, architetture di corpi, sculture umane e prove di equilibrismo, arte circense e mimo di grande bellezza e suggestione. Uno show davvero entusiasmante, imperdibile a nostro avviso, completo e ricco, in cui le canzoni “prendono vita” grazie alla presenza sul palco di più di cento figuranti tra attori, ballerini e artisti del circo, per la regia di Giuliano Peparini, regista teatrale e coreografo romano.

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Più di tre ore e un quarto ininterrotte per la bellezza di 34 canzoni, proposte per la prima volta dal vivo in ordine rigorosamente cronologico (più due intermezzi di grande intensità al piano solo del maestro Walter Savelli che permettono fra l’altro di riportare un po’ d’ordine e tranquillità nel subbuglio emotivo che “le canzoni della nostra vita” hanno creato nel pubblico, e al cantautore di cambiarsi d’abito, apparendo sempre elgantissimo nei completi pensati per lui da Ermanno Scervino), sono una bella prova per qualunque artista. Sono tutti brani che lo stesso Baglioni identifica come “pilastri” della propia carriera artistica, che oramai fanno parte dell’immaginario comune; sono quelli che hanno permesso al suo pubblico di crescere con lui, di volergli bene, che sono amati da almeno tre generazioni, che ti scopri a cantare anche se non sapevi di conoscere tutte le parole, e che qualunque italiano, anche se non è fan di Claudio, sa e ha cantato magari sotto la doccia almeno una volta.

E allora è un canto corale, un’esplosione di emozioni, e gli si perdona pure qualche piccola caduta di tono, qualche inevitabile sbavatura, qualche fiato rotto in tre ore e venti (minuto più, minuto meno) di concerto, dopo mezzo secolo di concerti. Perchè quello che conta davvero è la forza di un artista che ha l’entusiasmo e il coraggio di rivoluzionare tutto ancora una volta, anche (e soprattutto) dopo appunto cinquant’anni.

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Le canzoni sono tutte riarrangiate e riadattate per un tipo di interpretazione così “interattiva”, grazie al talento in primis di Paolo Gianolio, chitarrista e storico collaboratore di Baglioni, e degli altri 20 musicisti sul palco. Tra essi vi sono due quartetti d’archi e un quartetto di fiati, che rendono molto interessanti i nuovi arrangiamenti, e una doppia sezione ritmica a dare corpo notevole ai brani. Alcune tra le canzoni più note vengono piuttosto stravolte nell’arrangiamento, e in particolare risultano davvero ben riusciti, fra gli altri, i duetti con le 5 splendide e bravissime coriste che si alternano in Con tutto l’amore che posso, il tango di Poster, l’intimismo di Solo sostenuto dai fiati sul finale, il rock possente di Via,  le doppie percussioni ad accompagnare I vecchi, e infine il pianoforte solitario in Tutti qui, brano su cui nella serata d’esordio s’è riversato come “un battesimo” a detta dello stesso Baglioni un improvviso acquazzone che ha interrotto inevitabilmente il concerto prima del gran finale, affidato nelle sere seguenti a Con voi, splendido omaggio al pubblico e ultimo brano in scaletta, con palloncini che prendono il volo e ringraziamenti dovuti, tra gli applausi interminabili, a tutta la troupe e ai meravigliosi musicisti.

Appaino poi molto belle e particolarmente significative le coreografie di W l’Inghilterra (con i ballerini in kilt e bombetta), il divertente e caotico “mercatino” di Porta Portese, la gabbia di luci al neon creata intorno allo stesso Baglioni in Io me ne andrei, lo “spogliarello” di Un pò di più da parte di una ventina di splendide ballerine e quello dei ballerini a torso nudo in Via, l’atmosfera circense stralunata e i numeri acrobatici in Notte di note, note di notte con un eccezionale funambolo, e la dolce danza de Le ragazze dell’est.
Uno spettacolo a tutto tondo che davvero ci sentiamo di consigliare di non perdere a chi ama la musica italiana e desidera vivere una serata all’insegna dello stupore e delle emozioni che certe canzoni senza età ancora sono in grado di regalare.

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Dopo la tre giorni veronese (lo show è all’Arena dal 14 al 16 settembre) il tour farà tappa nei palazzetti e nelle arene indoor di tutta Italia e in un paio di occasioni anche all’estero. I concerti avranno sempre la formula del palco centrale, esperienza non nuova per Baglioni del resto (il suo primo concerto con il palco al centro fu allo stadio Flaminio di Roma nel lontano 1991). Il tour “AL CENTRO” sarà diviso in due parti, la prima da metà ottobre a fine novembre, e la seconda dopo il festival di Sanremo, nei mesi di marzo e aprile 2019.

“L’impegno (e l’ideale) di un artista è quello di battere le strade del suo mondo espressivo, tutte le conosciute e, ancor più, quelle sconosciute. Andare in avanscoperta, aprire nuovi sentieri, anche a costo di ritrovarsi in un vicolo cieco. Ma questo deve fare, rischiando pure di dispiacere, di sbagliare. Deve saper mettere in palio la fama che ha guadagnato, la fortuna che ha avuto.” scriveva in una lettera ai propri fans Claudio Baglioni nel 1998, e noi anche vent’anni esatti dopo possiamo dire che, ancora una volta, quella sfida è stata vinta da colui che per tutta la sua (e spesso anche la nostra) vita ha messo “al centro” sempre, e comunque, la Musica.

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Foto ufficiali: Angelo Trani 
Si ringraziano F&P Group e Paroleedintorni per la cortesia e la disponibilità

Scaletta Arena di Verona 14-15-16.09.2018

    1. Questo piccolo grande amore
    2. Porta Portese
    3. Quanto ti voglio
    4. Con tutto l’amore che posso
    5. Amore bello
    6. W l’Inghilterra
    7. Io me ne andrei
    8. E tu
    9. Poster
    10. Sabato pomeriggio
    11. Quante volte
    12. Solo
    13. Un po’ di più
    14. E tu come stai?
    15. I vecchi
    16. Ragazze dell’Est
    17. Via

    Walter Savelli al piano

    1. Strada facendo
    2. Avrai
    3. Uomini persi
    4. Amori in corso
    5. Un nuovo giorno o un giorno nuovo
    6. Notte di note, note di notte
    7. E adesso la pubblicità
    8. La vita è adesso
    9. Mille giorni di te e di me
    10. Acqua dalla luna
    11. Noi no

    Walter Savelli al piano

    1. Io sono qui
    2. Le vie dei colori
    3. Cuore di aliante
    4. Son io
    5. Tutti qui
    6. Con voi

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Verona, 14.09.2018

 

E’ lo stesso Baglioni a rivelare le prime notizie sul suo tour AL CENTRO in partenza stasera dall’Arena di Verona con la prima di tre serate che si preannunciano eccezionali per molti motivi. Alcuni di questi li svela subito il cantautore che con questo show celebrerà i propri 50 anni di attività, ed in particolare tiene a raccontare che sarà la prima volta che l’Arena di Verona ospiterà un concerto con il palco al centro e il pubblico seduto tutto attorno, con tutte le gradinate numerate fino all’ultimo ordine.

L’Arena, da anfiteatro com’era stata concepita in origine, negli ultimi cent’anni infatti è stata snaturata diventando un teatro con il palco sempre posizionato sul fondo e buona parte delle gradinate vuote. Questo spettacolo utilizzerà invece tutto lo spazio a disposizione e il palco sarà perfettamente visibile da ogni punto della struttura che arriverà così a raggiungere una capienza di 17000 persone. Le prime tre sere, consecutive a Verona, avranno quindi un’affluenza totale di circa 50000 spettatori.

Claudio Baglioni, che già nel 1991 aveva realizzato il suo primo show con il palco centrale allo stadio Flaminio di Roma, ha voluto alla regia di questo suo nuovo progetto Giuliano Peparini, regista teatrale e coreografo romano, il quale, presente alla conferenza, racconta di essere cresciuto come “fan” di Baglioni e di aver voluto quindi creare uno show rivolto in particolar modo alle emozioni e alle storie del pubblico, inventando delle situazioni che si sviluppano come il viaggio di una vita che inizia con le valigie e porta…beh, questo lo scopriremo “strada facendo”!
Qualcuno in sala chiede se ci sarà presto un nuovo album e se il concerto avrà dei brani inediti; è lo stesso Baglioni che, dopo aver abilmente glissato, alla fine rivela di avere un disco in cantiere, vi sta lavorando con il maestro Celso Valli, ma per il momento è stato accantonato per lasciare il giusto spazio all’esperienza sanremese. Com’è noto infatti Baglioni è stato confermato alla direzione artistica e conduzione dell’edizione 2019 del Festival di Sanremo, per la quale sta pensando ad una piccola rivoluzione, e cioè la separazione delle serate dei “giovani” da quelle dei cosiddetti “big” per dedicare uno spazio più appropriato alle nuove proposte.

Ma la conferenza di oggi non è improntata sul festival bensì riguarda esclusivamente il tour, e Baglioni che, rilassato e sorridente nonchè molto loquace e chiacchierone, viene riportato in tema, e torna a raccontare alla folta platea di giornalisti (tra le fila vi sono le più famose ed autorevoli “penne” musicali che scrivono e scriveranno di questo tour nei più importanti quotidiani italiani e periodici del settore, nonché rappresentanti di emittenti radio e siti web di portata nazionale) che questo che sta per cominciare è un tour che si dividerà in due parti: la prima toccherà, dopo l’Arena scaligera, i palazzetti e le arene indoor delle più importanti città italiane, da Firenze a Roma, e poi Ancona, Milano, Bari, Bologna, Padova fra le altre, per concludersi a Torino al Pala Alpitour il 23 e 24 novembre; la seconda parte invece partirà il 16 marzo da Livorno (dopo l’impegno di Sanremo appunto) e farà tappa anche all’estero, a Bruxelles e Zurigo per poi concludersi nuovamente a Firenze il 24 aprile, anche se c’è già la richiesta di ritornare all’Arena per il gran finale. In totale, le date confermate a oggi sono 39 ma ci sembra di capire che si possa pensare anche ad una continuazione di questo tour anche oltre.

In questo show, dall’enorme produzione affidata a Friends&Partners, i numeri sono davvero eccezionali a cominciare dalle dimensioni del palco: 450 mq di palco su cui si muovono 8 pedane computerizzate. Vi saranno 22 musicisti che, spiega ancora Baglioni con una punta di orgoglio, sono tutti musicisti di altissimo livello, molti dei quali polistrumentisti e saranno “capitanati” dal suo storico collaboratore e arrangiatore Paolo Gianolio alla chitarra. Il cantautore parla di una vera e propria “fabbrica musicale”, composta anche da un quartetto di archi, un quartetto di fiati e due sezioni ritmiche, che si cimenteranno in 35 brani spesso totalmente riarrangiati e non sempre in chiave “pop”, pur mantenendo il carattere di “popolare” nel senso della fruibilità e della notorietà presso il pubblico.

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35 brani, dicevamo; 35 “pilastri” della carriera di Baglioni che, per la prima volta saranno interpretati dal vivo in ordine cronologico, andando così a ricostruire quel tessuto emozionale e quel dialogo con il pubblico e con l’immaginario collettivo che in 50 anni di musica non si è mai interrotto ed ha coinvolto almeno tre generazioni.
Sul palco vi saranno, oltre al cantautore che occuperà appunto il “centro” della scena, oltre 100 performer, tra cui 26 ballerini e artisti da circo, attori e giocolieri di fama internazionale, alcuni dei quali si sono perfezionati nelle più alte scuole estere e gli oltre 20 cambi d’abito avverranno in scena in quanto non vi sono quinte e tutto sarà visibile a tutti. Lo show è quindi teso a coinvolgere in un racconto di grande spessore musicale il pubblico presente tutte le sere, ma anche quello televisivo, in quanto sarà ripreso nella serata di sabato 15 settembre dalle telecamere Rai per la regia di Duccio Forzano e mandato in onda da Rai 1 in prima serata, e sarà uno spettacolo fuori dal comune anche per i palinsesti televisivi. Saranno infatti oltre tre ore di diretta, ampiamente annunciate da spot ricorrenti e da un video di grande impatto presentato su Rai 1 dopo il Tg delle 20 lo scorso 13 settembre, al quale hanno partecipato i volti più noti ed importanti del cinema italiano, da Diego Abbatantuono a Simona Cavallari, da Pierfrancesco Favino a Isabella Ferrari è ancora Claudia Gerini, Rocco Papaleo, Neri Marcorè e tantissimi altri ideato da Guido Tognetti per la regia di Gaetano Morbioli . Il video si basa su una inedita suite strumentale e corale composta da Baglioni proprio per questo tour e di questo progetto multimediale però lo stesso Baglioni  rivela sornione di essere stato all’oscuro, lasciandosi andare simpaticamente anche ad una battuta a sfondo umoristico-politico: “Del resto non sono il primo Claudio a cui vengono fatte delle cose a sua insaputa!”

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Insomma, quello che si racconta e che si concede alla curiosità dei giornalisti per un’ora e mezza circa in una sala cinematografica gremita di penne affamate di news, è un artista entusiasta, sereno, forte della propria maturità non solo artistica, che ama mettersi in gioco e che dopo mezzo secolo di grande carriera non s’é affatto stancato di salire su un palcoscenico a fare ciò che in fondo, dice, gli riesce meglio di qualunque altra cosa (abbassando momentaneamente i riflettori sull’evento Sanremo) e cioè suonare e cantare.

E quella che ci apprestiamo a vivere stasera e che vi racconteremo su questa testata nei prossimi giorni, siamo certi sarà un’altra grande emozionante serata, una nuova sfida che sarà sicuramente un evento di grande successo, l’inizio di un tour davvero importante.

Si ringrazia F&P per la cortese disponibilità e la gentilissima accoglienza.
Crediti fotografici: Angelo Trani

 

 

Max Gazzè non poteva terminare nel modo migliore questo suo breve tour nei teatri antichi più belli d’Italia, se non nella splendida cornice dell’Arena di Verona, tempio dell’opera e della musica per eccellenza.
Domenica 2 settembre, dopo giornate di tempo instabile e un pomeriggio di nuvole e rovesci, mezz’ora prima dell’inizio dello spettacolo fortunatamente il cielo ha deciso di smettere di lacrimare sulla città, lasciando finalmente agli oltre 60 maestri dell’orchestra di Alchemaya il tempo di una rapida prova nel prestigioso palcoscenico dell’Arena, e poi subito in scena.
Ma che cos’è Alchemaya? Difficile spiegarlo se non lo si è vissuto. Chiamarlo ‘concerto’ è riduttivo, anche se di musica si tratta, chiamarlo ‘spettacolo’ anche, perchè è la musica a farla da padrona – ed è musica di alto livello – , chiamarlo ‘opera’ forse è più appropriato, anche se non parliamo di musica lirica ma ‘sintonica’.
Musica sintonica, appunto: definizione coniata dallo stesso Gazzè per spiegare la formazione di un’orchestra sinfonica, l’Alchemaya Simphony Orchestra diretta magistralmente da Clemente Ferrari, che si avvale anche di sintetizzatori.
Alchemaya è quindi un’esperienza, un evento, quasi una magia, una specie di sogno che si è realizzato, una creazione originale di un folle alchimista che ha il volto, la voce e la genialità di Max e che, con la collaborazione del fratello Francesco Gazzè (autore per l’occasione di testi che traggono spunto da anni di letture e studio approfondito) e del maestro Ferrari (che si è dedicato agli arrangiamenti) ha messo in piedi uno spettacolo di grande qualità ed intensità emotiva.
Alchemaya è un tour diviso in due tempi: una manciata di date nella primavera del 2017, e sei nell’estate 2018,  di una tournè che ha avuto il suo splendido gran finale appunto all’Arena. Nel frattempo c’è stato Sanremo ed è uscito a febbraio scorso un doppio cd che raccoglie tutti i brani dell’opera e che vede in copertina e nel libretto gli splendidi disegni di Francesca Pasquinucci e dell’Imaginarium creative studio, ripresi anche nella scenografia dei concerti del 2018.

Alchemaya è essa stessa un’opera divisa in due parti: durante il primo tempo assistiamo al racconto fantastico nientemeno che dell’origine del mondo e della comparsa dell’uomo sulla terra, che trae spunto sia da testi storici che esoterici, dalla Sacra Bibbia ai Rotoli del Mar Morto, dal Libro perduto del Dio Enki piuttosto che da l’Odissea, mentre nel secondo tempo, che si apre con la romantica Leggenda di Cristalda e Pizzomunno portata con successo al Festival di Sanremo quest’anno,  un Gazzè meno “formale” e più “sbottonato” ci accompagna attraverso la rivisitazione dei brani più belli e noti del suo repertorio, rivestiti dei nuovi arrangiamenti per orchestra.

Ad introdurre i brani del primo atto, la voce calda e importante di Ricky Tognazzi, il quale si muove con discrezione nel guidare gli spettatori, con la lettura di testi affascinanti ispirati a storie sconosciute ai più. Testi che poi, una volta usciti dall’alchima della serata, molti dei presenti correranno a casa a cercare in rete o, meglio ancora, nelle biblioteche per poter approfondire, scoprire e capire quanto la premiata ditta “Fratelli Gazzè & C.” ha messo in scena stuzzicando la curiosità del pubblico.
Il secondo atto invece vede in scaletta i brani storici di Max rivisitati per orchestra. Cambiano di poco le sonorità, l’abito di scena e l’atmosfera che a poco a poco si scioglie nonostante la solennità della location che blocca un po’ il pubblico nelle sue usuali manifestazioni d’affetto e di gradimento. Quelli che non mancano mai sono gli applausi, lunghi, scroscianti, calorosi come sempre. E certamente meritati, forse più di sempre.

È una notte da ricordare, quella di Alchemaya all’Arena di Verona, per tutto il pubblico presente nell’anfiteatro (il sold out è mancato davvero di poco, forse solo per colpa della pioggia pomeridiana), per i moltissimi momenti di stupore e di meraviglia che si sono succeduti, per il fascino della storia raccontata e l’incanto del come quella storia è stata interpretata, per il nuovo abito prezioso dei brani più noti, per le atmosfere a volte quasi dineyane vissute con certi nuovi arrangiamenti (su tutti il valzer fiabesco di Cara Valentina che ha quasi inibito i cori del pubblico o l’ampio respiro del notturno di Mentre dormi, fino alla ridondanza travolgente di quello che Una musica può fare).


Sarà da ricordare sicuramente per il Maestro Ferrari, per aver diretto con garbo e sapienza l’orchestra all’Arena. Sarà da ricordare per la bellissima e bravissima pianista coreana SoonHe You che seduta al pianoforte a gran coda in splendido abito da sera ha duettato elegantemente con la voce di Gazzè in più occasioni e ha reso magico l’intervallo fra i due tempi, per tutti i musicisti dell’Orchestra costituita proprio per questa occasione con alcune “integrazioni” significative (i sintetizzatori e, direttamente dalla band di Gazzè,  il trombone di Max Dedo) e per i tecnici di palco, tecnici del suono, alle luci e al mixer, che hanno svolto un compito impervio ma superlativo date le condizioni atmosferiche fino a un attimo prima di andare in scena (e non era affatto scontato riuscirci, fra l’altro!).
E siamo certi sia stata una serata da ricordare e da incorniciare, naturalmente, soprattutto per lo stesso Gazzè, che ha osato ed è stato premiato, perchè non sempre l’originalità è sinonimo di qualità ma in questo caso senza dubbio le due definizioni coincidono, e gliene va dato merito. Crediamo infine che difficilmente il cantautore, che a dispetto dell’anagrafe ha mantenuto l’anima curiosa d’un ragazzino, potrà dimenticare quando, durante il primo dei bis sono magicamente apparsi in platea centinaia e centinaia di palloncini bianchi sventolati dagli spettatori animati da un nutrito gruppo di rappresentanti dell’ Official fanclub dedicato a Max, che hanno creato così un ulteriore momento di affetto e vivace presenza intorno al loro beniamino.
Lo stesso Gazzè, visibilmente emozionato, impossessatosi di uno di quei palloncini, con epressione radiosa, ha intonato l’ultimo brano del concerto, per poi allontanarsi dalla scena e dalla favola con forse un filo di tristezza, come quando ci si sveglia a forza da un sogno bello.

Ora, chiusa meravigliosamente questa straordinaria esperienza, Max Gazzè si dice già pronto ad imbracciare nuovamente il suo amato basso per affrontare altre avventure, altre sfide, altri palchi (quelli europei stavolta) dove celebrerà il ventesimo compleanno di uno degli album fondamentali della sua carriera, La favola di Adamo ed Eva.
E anche qui, immaginiamo, ci sarà di che stupirsi!

Si ringraziano OTRlive e lo staff dell’Arena di Verona per la gentilezza e la preziosa collaborazione

 

Scaletta Max Gazzè – ALCHEMAYA

Arena di Verona 02.09.2018

  • Progenie (Ricky Tognazzi)
  • L’origine del mondo
  • L’anello mancante (Ricky Tognazzi)
  • Il diluvio di tutti
  • Vuota dentro
  • L’Atlantideo (Ricky Tognazzi)
  • Bassa frequenza
  • Ezechiele1, 1-28 ((Ricky Tognazzi)
  • Alchimia
  • Etereo
  • XII ((Ricky Tognazzi)
  • Il progetto dell’anima
  • (intermezzo al pianoforte di Sun Hee You)
  • La leggenda di Cristalda e Pizzomunno
  • Il timido ubriaco
  • Il solito sesso
  • Nulla
  • Ti sembra normale
  • Mentre dormi
  • Cara Valentina
  • Se soltanto
  • Un brivido a notte
  • La vita com’è
  • Sotto casa
  • Una musica può fare
  • Verso un altro immenso cielo