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Marianna Castellano

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BRUNORI SAS Live – Vol. 3 IL CAMMINO DI SANTIAGO IN TAXI | Opening Act – MOLLA

12 aprile 2014 – Demodè Club, Modugno (BARI)

“Arrivederci amarezza, oggi mi godo questa dolcezza e domani chissà…”

Dario Brunori e la sua “piccola impresa musicale”, la Brunori Sas, zittiscono il vociare del demodè. Puntuale Dario fa il suo ingresso sul palco e va ad accomodarsi al pianoforte. Bastano poche note per capire quale canzone ha l’onore di aprire il concerto: “Arrivederci Tristezza”. Accolta con urla soffocate di gioia, il pubblico emozionato accompagna il Nostro dalla prima all’ultima strofa. Tutti cantano con tutti. Lasciandoci l’amarezza alle spalle voliamo sulle note della più vivace “Il Santo Morto” per la quale “abbiamo perso l’abbonamento alla rivista di Padre Pio” dice Dario ridendo. La poesia del cantautore abbraccia tutte le fasce d’età: ironicamente, guardando una famigliola nel pubblico, immagina come il bimbo avrebbe di sicuro preferito essere a casa a vedere Peppa Pig. E continua: “Ma sono tutti tuoi? C’è la crisi demografica ma tu dai una mano, complimenti”. Quello con il pubblico è un continuo dialogo, una comunione di contentezza per essere lì – nello stesso posto e alla stessa ora – a condividere qualcosa che allontana la tristezza e che, per dirla con le parole di Dario, scaccia le mosche del malumore. E si va avanti. Per “la tradizione post punk new wave” una inedita versione di “Lei, lui, Firenze” rapisce e conquista. Parentesi gossippara da far invidia a Barbara D’Urso è quella in cui Dario ci mette a parte della nascita del suo nipotino, tale Piripicchio Brunori. “Lasciatemi un po’ speculare sulla mia famiglia”. “Fra milioni di stelle” fa venir voglia di baciare e abbracciare chiunque. La sala del demodè è gremita, non si respira, il caldo è infernale, lo si soffre anche sul palco. E infatti Brunori promette di togliersi la giacca di flanella a fine concerto che tanto se l’è messa solo per fare un po’ il figo. Intanto però già qualcuno lo incita con il solito tormentone: “Nudo! Nudo!”. Il pubblico viene asperso dall’acqua santa del sudore di Dario, gocce preziose della sua fronte che lui sparge come una benedizione. Gli animi si quietano quando torna al pianoforte. Commossi si ondeggia su “Kurt Cobain” e “Nessuno”. Le mani si alzano e qualcuno tira su accendini. Troppi, invece, quelli che tirano su smartphone e tablet vari ed eventuali (sigh!).  “Le transenne sottopalco – ammonisce Dario – dovrebbero servire a contenere il pubblico dal desiderio di possedere fisicamente il cantante e non per appoggiarsi a riposare!”. E così si riprende quota con “Come stai” e “Mambo reazionario”. Brunori è un animale da palcoscenico, un trascinatore di folle. Siccome però “la situazione è troppo festaiola, ecco un reading sulla morte”. In realtà si procede con l’incantevole “Una domenica notte” e si viene presi da una specie di ottimismo senza una ragione. Ancora, inarrestabile, Dario attacca con “Le quattro volte” passando in rassegna capodanni, carnevali, Natali, prime comunioni e primi funerali e duecento capodanni ancora. E “si può nascere un’altra volta, poi rinascere ancora un’altra volta se ti va”. La tripletta finale è esplosiva, sono i pezzi che tutti aspettavano: “Italian Dandy”“Tre capelli sul comò” e “Guardia 82”. E’ una vera e propria festa, un tripudio di risa. “Grazie di cuore Bari, ci stiamo davvero scialando!”, l’entusiasmo generale non è spezzato dalla fine del concerto e con il bis di “Sol come sono sol” e “Rosa” il demodè esplode col botto. La Brunori Sas chiude in bellezza. Saluti, applausi e poi finalmente l’aria fresca della notte restituisce ossigeno ai nostri polmoni esausti ma felici.

 

Live Report a cura di Marianna McFly Castellano

 

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Venerdì 21 marzo 2014 al Demodè club prima data pugliese de “Il nuovo tour dei Nobraino”, con il quale si presenta al pubblico “L’ultimo dei Nobraino”, quarto album della band romagnola.

Alle 23.15 iniziano i primi cori che, scandendo il nome dei nostri, chiamano a gran voce il gruppo sul palco per dare il via alla serata.  Un sempre più costante afflusso di persone riempie il demodè, finché, alle ‘dodicimenounquarto’,  Fabbri, Barbatosta, Bartok e il Vix si posizionano agli strumenti ed iniziano il soundcheck. Tutti quindi meno Kruger, che entra in scena solo dopo essere stato accolto dalle note de “Il muro di Berlino” e dall’entusiasmo generale. L’impatto visivo è sorprendente: l’abbigliamento sopra le righe, le luci, i props, ricreano un ambiente colorato, disimpegnato ed euforicamente coinvolgente. L’unica nota dolente è rappresentata da uno scarso volume del microfono del cantante, la cui voce è così sovrastata dalla musica. Tant’è che il concerto inizialmente stenta ad ingranare, ci si muove ancora timidamente come imbarazzati dall’idea di lasciarsi andare. Si sentono solo dei fievoli “bla bla bla” che ricalcano le parole del testo. Dopo un paio di nuove tracce è “Bigamionista”, primo singolo estratto dall’album, a cambiare le carte in tavola: sui primi accordi di chitarra all’improvviso la folla si infiamma, si risveglia e accompagna Kruger per tutta la durata della canzone. Sull’eccitazione ormai ritrovata parte “Jacque Pervèrt” – dedicata  a tutte quelle coppie in sala ormai consolidate – pezzo che inquadra l’imbarazzo e l’ipocrisia di chi nasconde i propri feticismi sessuali per poi andare a realizzarli con partners occasionali: “Baci qui, baci là pudore e castità però poi vado a far sesso con la pornostar”. A seguire “Endorfine”, che gioca sul concetto di droga rendendolo universale e impossibile da sfuggirvi: “si droga il tipo che fa le gare con la bicicletta, si droga quello con la sigaretta e le slot machine… si droga il tale per sopportare l’ansia ed il dolore si droga l’altro che vuol dormire, si droga il nonno da quando non gli tira più l’uccello, si droga mamma per restare bella”. Ci si cimenta anche in una cover di “Hotel Supramonte” di De Andrè e a metà concerto Kruger si ritira dietro le quinte per un veloce cambio d’abito e pausa birra intervallato da Moby Dick dei Led Zeppelin. Agli occhi di tutti è ormai chiaro lo spettacolo vero e proprio del concerto, il cabaret di qualità offerto: tra dondolii sulla corda, cappelli che volano, telefoni come microfoni, i Nobraino entrano in profondo contatto con il pubblico, la quarta parete cade, è inesistente. Si passa al repertorio, ai pezzi da novanta tratti dai precedenti album, ed è una vera e propria festa: stage divings, discese dal palco con “Bademeister”, “Spider Italiana”, e l’immancabile rasatura di una “cavia” sotto le note de “Il mangiabardiere”. Qualcuno grida “Bifolco!”, ma la tromba irriverente di Barbatosta fa la preziosa e arriva solo come penultimo brano. Il concerto si chiude con “I signori della corte” e Kruger che si lascia trascinare su di una scala, ringraziando per la serata, che nonostante le premesse iniziali si è rivelata essere entusiasmante.

I Nobraino mettono in crisi gli amanti delle etichette poiché il loro stile fonde più generi insieme in uno shift di atmosfere a cui si fatica star dietro.

Speriamo davvero non sia l’ultimo.

 

Live Report a cura di Marianna McFly Castellano

Photo Credits: Annamaria Frascella

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Al teatro Petruzzelli di Bari si svolge, in data 29 novembre 2012, la serata inaugurale del Medimex (mediterranean music expo). La serata è interamente dedicata a Domenico Modugno. Vari artisti si susseguono sul prestigioso palcoscenico per omaggiare, con la propria personale reinterpretazione, il grande Modugno.

Ore 21,00. La terza campanella annuncia l’imminente spegnersi delle luci. Nel buio riecheggia la voce di Domenico Modugno, il quale si presenta al pubblico come un cantante con la vocazione di aviatore. Segue la registrazione sonora della premiazione della canzone “Nel blu dipinto di blu” al Festival di Sanremo del 1958.

Sipario. Sul palco Noemi interpreta una struggente “Dio come ti amo”. Solo pianoforte, chitarra e voce. Qual è il sogno possibile della musica italiana oggi? Il sogno è quello di poter fare bella musica, perché ci piace. E non sono in Italia, ma aprendoci anche al panorama internazionale. Insomma, Volare in tutti i sensi. (Noemi)
Ginevra Di Marco si esibisce con una vigorosa “Malarazza”. Modugno ha creato un ponte tra la musica popolare e la tradizione italiana del ‘bel canto’. Ha rotto gli schemi, è stato un rivoluzionario. Ha studiato le tradizioni popolari restituendole in chiave musicale. (G. Di Marco).

Modugno ha saputo cogliere la bellezza dei nostri dialetti. Ed ecco che Raiz & Radicanto presentano una singolare versione di “Io, mammeta e tu”. Proprio a sottolineare la volontà di un recupero linguistico e storico, parte della strofa viene intervallata con un canto popolare ladino che narra la vicenda di una suocera invadente. A dispetto del tempo che passa, delle guerre e del razzismo, ciò dimostra come dal medioevo ad oggi ciò che non muta sono i sentimenti. (Raiz&Radicanto).
Alessandro Mannarino si misura con una difficile interpretazione di “Amara terra mia”, ma esplode ed infuoca il pubblico con “La donna riccia” perfettamente nelle sue corde da cantastorie. Modugno è un esempio perché sul palco era sincero, era umano, uno di casa. (A. Mannarino).

“Resta cu mme”, in chiave soul, della splendida e profonda voce di Mama Marjas. In cosa è innovativo Modugno? L’innovazione sta nella sua estrema attualità e nel suo essere fuori dai canoni, dalle regole. Questa è la vera innovazione: la sua voglia di ribellione. Attuale oggi più che mai. (Mama Marjas).
Erica Mou offre al pubblico una suggestiva e delicata versione de “La lontananza”. Sospiri che ricordano il vento. Questa canzone ha una componente triste, narra di un feroce e doloroso rimpianto. Un ricordo che non può più tornare. Eppure, il tutto è avvolto da un perfetto equilibrio, da una rassegnazione quasi dolce, pacifica. Una serenità che soffia come il vento. (Erica Mou).
Sul palco Mama Marjas ed Erica Mou cantano “Selene” in un divertente duetto. Per mano, come due piume leggere.
Dalla prima fila interviene Franca Gandolfi Modugno. E’ evidentemente emozionata e sinceramente compiaciuta dal ‘guizzo pugliese’. Dice commossa: “Se Mimmo fosse stato qui si sarebbe divertito tantissimo.”

Franco Migliacci aggiunge: “Sono emozionato perché risento Modugno. C’è Domenico qui. Lui non era un cantante, era un uomo che cantava. E sembra che Mimmo autorizzi la reinterpretazione delle sue canzoni. Queste nuove leve sono forze della natura!”
Si ritorna alla musica con Pacifico. La fantasia, dice, è il primo luogo dove si va da piccoli. Ai poveri, invece, insaporisce l’acqua della scodella. E allora se per i bambini la fantasia è l’inizio, spesso per gli adulti è il rimedio. Con queste parole Pacifico introduce la sognante “Pasqualino Maraja”. Le canzoni di Modugno sono per voci piene e sorriso sfrontato. Modugno ha saputo raccontare il paese, forse perché è nel paese che fermenta la speranza. Pacifico canta “Na musica”. L’immaginazione, dunque, come anticamera della volontà e la musica come mezzo di teletrasporto.

Dente e Brunori Sas si esibiscono in un affiatato duetto. Propongono due canzoni storiche di Modugno: “Notte di luna calante” e “Vecchio Frack”. Si dimostrano all’altezza dell’azzardato compito. Nell’arrangiamento si scorge una velata, ma nemmeno poi tanto, “Stand by me”. I Negramaro vincono il premio Medimex2012 e chiudono la serata con la ormai famosa cover di “Meraviglioso”. Il premio va ai pugliesi. Una dedica particolare va a Taranto. “Meraviglioso fu scritta in un momento tragico per l’Italia. Noi l’abbiamo ricantata per dare nuova vita alla speranza. Rimangono i drammi, ma soprattutto deve rimanere la speranza che un futuro migliore sia possibile. Un futuro meraviglioso che riparta dall’Italia. E dalla Puglia, terra magica.” (Giuliano Sangiorgi)
Sulle note di “Nel blu dipinto di blu” si chiude il sipario.

<< Penso che un sogno così non ritorni mai più… >>

Live Report e foto a cura di Marianna Castellano (McFly)