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The story begin ... 70's Rock- Punk + Post Punk ,80's New Wave - Dark + Electro, 90's Trip-Hop + Elettronica 00's Indie + Alternative - The story goes on ...... Music is Passion , Music is life

In una piovosa serata autunnale raggiungiamo il Serraglio nella periferia milanese per la presentazione Live di “Prima che Gli Assassini” nuovo disco di Sarah Stride, e nell’evento stesso abbiamo l’opportunità di approfondire con la nostra intervista, la conoscenza di quest’artista sulle tracce delle nuove frontiere delle musica italiana d’autore.

1) Concertionline.com : Intanto una domanda per capire la tua passione per la musica e le altre arti. Da dove nasce e quali finalità ti poni? Il tuo nome d’arte ha un particolare significato per te?
Sarah : Credo che nella vita alcune cose non si scelgano, semplicemente non si può fare a meno di praticarle, come se davvero fossero loro a scegliere te. Ho sempre avuto uno sconfinato mondo immaginario, magico, e ancora adesso che sono grande credo sia la mia più grande risorsa e salvezza. La musica, la letteratura, la pittura, il cinema fanno parte di questo mondo, della necessità di elevare la vita al di là del contingente, della piccolezza del lato oggettivo delle cose. Per me fare musica significa questo, poterla condividere significa poter mostrare che esiste “un’altra parte” della quale troppo spesso ci si dimentica e che invece è la ricchezza più grande che possediamo.
Stride, il mio nome d’arte, oltre che essere formato dall’inizio e la fine del mio cognome (Demagistri), mi rappresenta sia nella scelta degli estremi che in una forte connotazione caratteriale appunto “stridente” ed è un nome al quale sono molto legata perché scelto con un caro amico che non c’è più e che nella sua vita ha sposato completamente tutto ciò di cui ho scritto sopra.

2) Concertionline.com : Come definiresti la tua musica non tanto in un genere definito ma in una dimensione comunicativa. Quale ?

Sarah :Sono convinta che la musica abbia un grande potere e nel momento in cui diciamo qualcosa abbiamo una grande responsabilità. Quello che cerco di fare è di indagare il sottosuolo, la zona in ombra che appartiene ad ogni essere umano e di riportarla in superficie, restituirla trasformata in qualcosa di luminoso e positivo. Ecco, attraverso la mia musica quello che mi preme di più è mostrare questa possibilità, la conversione dei demoni in alleati.

3) Concertionline.com:  Parlaci del nuovo disco. Si notano notevoli differenze in termini di sonorità da quello d’esordio. Questa è la direzione che vuoi prendere musicalmente e nella quale ti senti a tuo agio da qui all’infinito?
Sarah: Si, in questo disco ho decisamente abbandonato le consuetudini alt-rock per indagare in profondità la propensione verso un cantautorato più denso, per certi versi più scuro e l’elettronica asciutta, diretta ma contemporaneamente molto tribale di Kole Laca si è sposata perfettamente con i testi, scritti a quattro mani con Simona Angioni e con la loro urgenza. Detto questo, anche se ora mi sento molto a mio agio con questo sound, che continuerò sicuramente ad indagare, non ho idea di cosa potrà succedere nei prossimi lavori in termini di arrangiamento!
4) Concertionline.com :La situazione del live ti da ulteriori opportunità comunicative  rispetto alle registrazioni in studio? Quali aspetti preferisci dei concerti ?
Sarah: Credo nell’importanza di entrambi i momenti e che le possibilità che i live offrano non siano maggiori ma semplicemente diverse. Amo molto stare in studio, potrei rimanere tranquillamente tre ore a scegliere un rullante! Pensa, che nella registrazione dei miei primi lavori, quando registravo le voci avevo assolutamente bisogno che ci fosse qualcuno ad ascoltarmi come per dirigere e in qualche modo “dedicare” a un’altra persona quello che stavo facendo. Ultimamente invece, amo lavorare da sola, svuotarmi di me stessa e mettermi a servizio della canzone in modo che possa uscire nella sua verità semplicemente passando attraverso di me. Nella dimensione live questi due aspetti invece coincidono, sono anni in cui sto lavorando a far tacere il mio ego per vivere il momento performativo come fosse un rito al quale partecipo io insieme al pubblico ma in una comunione e dedizione totale.
5) Concertionline.com: Le tue influenze musicali se ce ne sono cosa rappresentano nel percorso creativo di una tua canzone.
Sarah :La musica ha una permanenza straordinaria nella memoria, nel corpo, di conseguenza sarebbe molto sciocco pensare di non essere influenzati dai propri ascolti in quello che si produce. Per quanto mi riguarda, ho sempre avuto ascolti molto diversificati e in quello che scrivo continuo a trovare il grande amore per immensi cantautori italiani come De Andrè, Fossati, il Trip Hop, l’Alternative Rock, il Post-Punk, la musica mediorientale, la classica e molto altro ma quando mi immergo nella scrittura di un album ho bisogno di fare silenzio e generalmente ascolto pochissima musica, cercando di rimanere con i sensi aperti e pronti a raccogliere altri tipi di influenze.
6) Concertionline.com: Se dovessi citare un solo artista del passato (o presente) con il quale duetteresti o del quale ti piacerebbe fare una cover quale sarebbe?
Sarah: David Bowie da sempre e per sempre.
7) Concertionline.com : A quale concerto sei stata ultimamente che ti è particolarmente piaciuto ?
Sarah: Qualche mese fa sono stata invitata da un amico giornalista ad un concerto di Burt Bacharach. Lasciando da parte il fatto che, oltre al rispetto per un grandissimo musicista e compositore, musicalmente non ho nessuna affinità stilistica, né particolare interesse per le sue produzioni, posso sinceramente dirti che sono rimasta incantata dall’umiltà, l’entusiasmo, la delicatezza e autenticità di un uomo ormai novantenne, che con un filo di voce ha cantato una delle sue ultime canzoni (dicendo: “Spero che vi piaccia”) commuovendo profondamente tutte il pubblico presente a teatro. Davvero una grande lezione di stile e bellezza. Altri due concerti molto belli a cui sono recentemente stata, sicuramente Mark Laneghan e i Low.
8) Concertionline.com : Quali progetti per il 2019 ? Puoi anticiparci qualcosa ad esempio sulla tua attività dal vivo ?
Sarah :Per il 2019 la priorità sarà quella di promuovere questo album da tutti i fronti, abbiamo in cantiere nuovi video e stiamo lavorando alla programmazione del tour che sarà a breve reso pubblico. Poi a livello creativo, sono già con la mente ad un prossimo lavoro per cui mi immagino sicuramente impegnata nella scrittura di nuovi brani.
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Certamente Sarah Stride si era già fatta notare per la sua voce con le sue 2 prime uscite; l’omonimo esordio del 2012 seguito da un album di cover di canzoni italiane Anni 60 ma è nel 2017 che la stessa ha dato nuova linfa alla sua giovane carriera con l’EP “Schianto”  che verrà poi integrato completamente in questo nuovo disco che segna decisamente un ulteriore svolta molto interessante e promettente.

Prima che Gli Assassini è realizzato in collaborazione con Kole Laca (Il Teatro degli Orrori, 2Pigeons) e Manuele Fusaroli (The Zen Circus, Nada, Andrea Mirò), e i testi scritti a quattro mani con Simona Angioni; il  disco mette in risalto le sonorità del tutto personali dell’artista: La Voce di Sarah è sicuramente la protagonista,  capace di proporre una musica d’autore colta ma immediata allo stesso tempo, veicolata attraverso l’elettronica suonata , con uno stile che segue le tendenze attuali di questo genere.  Anche la stessa formazione live rispecchia questo clichè affiancando ai suoni della chitarra elettrica in sottofondo e le basi elettroniche a fare da protagoniste.

Notevole il  singolo “Pensieri Assassini” dove troviamo l’essenza di Sarah Stride in un interessante melting pot tra la sua voce che  affonda le proprie radici nelle tradizioni , su una base decisamente internazionale  fatta di synth e campionamenti ; Megasimento fa il paio con un ritmica molto accattivante e il timbro di voce di Sarah superlativamente in tono.

Nella prima traccia Schianto e soprattutto nella 3 i Barbari percepiamo un interessante ricerca di un suono stratificato con la voce di Sarah sul livello più alto a compenetrare le basi di un drumming a volte sincopato a volte più fluido e Il synth che galleggia in uno strato intermedio.

I testi sono pungenti, surreali, visionarie litanie che si dipanano fluide sulla musica. Stride è capace di condurre le tonalità in modo eccellente su tutte le frequenze  e L’Uomo d’Oro è un ulteriore dimostrazione di versatilità.

Troviamo anche un interessante cover di “La Torre” di Franco Battiato qui riproposta  con una cadenza di bpm decisamente più bassa e perfettamente inserita nel disco.   C’è anche Le Catene Corte con un bel riff di chitarra e la sognante Madre a concludere le 11 tracce del disco.

 

 

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Nella settimana pre Natalizia 2 grandi concerti da non perdere per A Perfect Circle la band capitanata da Billy Howerdel e Maynard James Keenan già fontman dei Tool e autore del progetto Puscifer.

Il supergruppo statunitense dopo il successo delle date estive nel nostro paese si esibirà sia a Milano il 18 Dicembre al Mediolanum Forum che a Roma al Palalottomatica il giorno successivo mercoledì 19 Dicembre.

La pubblicazione del nuovo disco Eat the Elephant uscito nella primavera di quest’anno dopo anni di attesa rende queste date davvero imperdibili e un regalo natalizio  in anticipo per tutti i fan della band e non solo.

Biglietti ancora disponibili nelle piattaforme online ufficiali .

 

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L’aria di festa dello ska, l’adrenalina pura del punk rock.  Gli Ska-P sono un must dei grandi eventi estivi, e si stanno preparando in vista del loro ritorno in Italia. Il gruppo spagnolo infatti sarà nel nostro paese Giovedì 27 giugno al Carroponte di Sesto San Giovanni (MI), e ancora sabato 29 giugno allo Sherwood Festival, presso il Park Nord Stadio Euganeo di Padova.

In queste due fantastiche date si avrà l’opportunità di conoscere molti dei loro brani più famosi oltre la prima, esclusiva occasione di ascoltare alcuni pezzi presenti su Game Over, il nuovissimo album degli Ska-P uscito il 5 ottobre pubblicato a cinque anni di distanza dal suo predecessore .

Biglietti già disponibili in prevendita attraverso le tradizionali piattaforme ufficiali online.

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La Band americana di Edmonton è pronta a salire sul palco dell’ Alcatraz di Milano con l’organizzazione di Vertigo per l’unica data italiana del loro Tour Europeo il giorno 27 Novembre Martedì.

Grande attesa per i BSC che hanno già ottenuto grandi successi sin dagli esordi e che con il loro Rock di stampo southern ma con ampie incursioni nell’hard rock sapranno infiammare la serata dell’ Alcatraz , con la possibilità di ascoltare molte tracce del recente disco uscito in primavera ovvero Family Tree.

Disponibilità di biglietti attraverso i canali ufficiali di vendita ma anche in cassa nella serata del concerto

Questo è l’anno della celebrazione di molte band della felice epoca del Post Punk a cavallo tra i 70 e gli 80, quella che propose la grande novità della New Wave declinata nei vari sottogeneri , madre della musica Alternative Rock delle decadi successive e che ha lasciato un grandissimo capitale al panorama internazionale.

E una di queste band seminali dell’epoca  ovvero i grandi Bauhaus di Peter Murphy, ci hanno mostrato che il talento musicale non è assolutamente scalfito da tanti anni di militanza sulla scena e proprio dal loro concerto di Milano al Fabrique ritorniamo con un carico di pathos e di magia.

Prima degli headliner segnaliamo gli ottimi Desert Mountain Tribe che riescono bene nell’intento di scaldare l’atmosfera per l’arrivo di Peter Murphy , affiancato da David J storico bassista e co autore di molti brani firmati Bauhaus , dal chitarrista Mark Gemini Thwaite e da Marc NYC Slutsky alla batteria.

Murphy si pone al centro della scena con il suo carisma indiscusso con tutta la sua teatralità gestuale con una mise darkeggiante in volto ma soprattutto con la sua voce unica , cavernosa e graffiante allo stesso tempo, potente e sicura in tutti i brani della scaletta; Il palco è tutto suo ad officiare il rituale dark che i Bauhaus hanno incarnato nella loro seppur breve carriera.

Molti brani a cominciare dall’ouverture lasciata a Double Dare sono tratti da In The Flat Field il primo album della band che nel 1980 risuonò con tutta la sua straordinaria dissonanza creativa; Peter Murphy si muove furioso sul palco, si autoincorona  e punta l’occhio di bue su David e Marc che scandiscono un tempo musicale sincopato e tribale con Gemini a riffare graffiando le corde della sua elettrica .

La velocità aumenta con  Dive e in The Flat Field per poi tornare ad abbassarsi con la stupenda A God in an Alcove e la gemma dark di Nerves che per oltre sei minuti ci regala un Peter Murphy maestro della sue ardite melodie stralunate, alternate a cantilene oscure.

Riascoltare Bela Lugosi’s Dead  è tornare alla danza magica della musica dark è come tuffarsi in una mare profondo e oscuro nell’incubo delle ombre che ti inseguono di notte per poi uscire violentemente e risvegliarsi con She’s in Parties con lo stesso Peter  a destreggiarsi con la clavietta o con la drum machine

Bellissime anche Burning form the Inside e The Silent Hedges  e anche una meno consosciuta e potente Adrenalin tratta dal magnifico album di reunion del 2008 Go Away White.

Lo spazio per un paio di encore ci viene concesso con The Three Shadows Part 2 con solo Peter e Gemini alla chitarra e una bella cover di Severance dei Dead Can Dance senza però a malincuore trovare traccia della ben più famosa cover di  Ziggy Stardust degna celebrazione del del Duca Bianco da sempre fonte di ispirazione per molti artisti della scena gothic rock.

 

 

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Venerdì 23 Novembre al Serraglio in Via Gualdo Priorato nell’ambito della Milano Music Week che si svolge in città dal 19 al 25 ed in collaborazione con “il Raduno dei Distratti“, si esibirà live la giovane cantautrice Sarah Stride  che presenterà il suo nuovo album “Prima che gli Assassini, acquistabile all’ingresso del club per tutta la serata con bundle ticket.

Sarah Stride rappresenta una novità interessante per la musica italiana tutta da scoprire e questo disco mette in risalto le sonorità del tutto personali dell’artista: c’è il rock e c’è l’elettronica più industrial, a fare da tappeto a una voce che riporta alla memoria i timbri tipici delle grandi interpreti degli anni ’60- Mina, Ornella Vanoni, Nada.

 

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Novità interessante sul fronte Festival Rock estivi dove il Bay Fest 2019 si colloca a pieno merito tra i più interessanti e carichi di adrenalina e che il prossimo anno punterà ad essere più grande, più scatenato, più divertente che mai  ma con la stessa attitudine punk rock di sempre.

Giunto alla quinta edizione, il BAY FEST 2019 annuncia i primi headliner  con due pesi massimi del panorama internazionale quali  THE OFFSPRING e NOFX s con una lineup che regalerà sicuramente ulteriori scintille. L’appuntamento è come da tradizione a cavallo di Ferragosto: lunedì 12, martedì 13 e mercoledì 14 agosto 2019 al Parco Pavese di Bellaria Igea Marina (RN).

Le due band non hanno bisogno di presentazioni, avendo scritto la storia di questo genere.

The Offspring tornano in Italia dopo lo show del 2018 e le tre grandi date dell’estate 2017. Con l’attesa alle stelle per il nuovo album su cui la band sta lavorando dopo l’ultima uscita Days Go By del 2012, il palco del Bay Fest è l’occasione perfetta per volare sulle note delle hit che hanno reso popolare questo genere come pochissime altre band al mondo hanno saputo fare.

The Offspring

Grande ritorno per i NOFX. La band di Fat Mike ha acceso gli entusiasmi di un Circolo Magnolia stracolmo lo scorso giugno alla tappa italiana del Punk in Drublic Fest, e si prepara a prendere d’assalto il pubblico di Bay Fest per laseconda volta dopo l’headlining del 2016.

Biglietti in vendita già nella prossima settimana nei tradizionali circuiti di vendita.

 

Quella dei Tribalistas è una storia musicale con una traiettoria molto particolare considerando che il trio composto da  Arnaldo Antunes, Carlinhos Brown e Marisa Monte di fatto è una collaborazione che nasce quasi da una casualità tra le carriere soliste dei tre artisti.

Già negli anni 90 i tre avevano condiviso spesso gli studi di registrazione quasi sempre a due tra collaborazioni varie, produzioni e sodalizi e un bel giorno precisamente ad Aprile del  2002 quasi inaspettatamente nelle loro movimentate vite da artisti si trovarono insieme per una sessione in studio, per una volta tutti e tre uniti dando vita così al loro album d’esordio Tribalistas.

Il disco ottenne il successo internazionale nell’anno successivo incluso un riconoscimento importante quale il Latin Grammy ma la storia dei Tribalistas di fatto fini lì con alcune sporadiche esibizioni live che li portarono anche in Italia con la magnifica hit Jà Sei Namorar nell’allora Festivalbar .

La bella sorpresa però è arrivata l’anno scorso quando dopo ben tre lustri i tre si sono ritrovati per riprovare la magia del primo disco dando alle stampe un seguito, che neanche a dirlo si intitola nuovamente Tribalistas .

Questa volta però i tre ci hanno regalato anche la loro prima Tournee Internazionale che sta toccando vari paesi europei con le due date italiane di Roma e Milano della quale possiamo darvi il nostro racconto .

Intanto la scelta dei Teatri conferma che i Tribalistas hanno voluto dare una performance di qualità con un palco magnifico e con una vera e propria regia audio visiva curata nei minimi particolari.

I tre sono schierati sul fronte del grande palco degli Arcimboldi con Marisa Monte al centro che imbraccia la sua sei corde elettrificata, Arnaldo Antunes alla sua destra  e Carlinhos Brown circondato da un mondo di percussioni alla sua sinistra. In secondo piano altri splendidi musicisti completano la band  con Dadi Carvalho  al basso, , Pedro Baby alle chitarre , Pretinho da Serrinha al cavaquinho e Marcelo Costa alla batteria.

La scaletta basata quasi completamente sui due unici dischi prodotti dal trio per un totale di poco più di una ventina di brani, ha previsto anche alcuni interessanti intermezzi perlopiù con canzoni soliste di Marisa Monte, lasciando anche un paio di pezzi di Arnaldo Antunes.

Non c’è dubbio che il nutrito pubblico costituito anche da moltissimi conterranei dei Tribalistas abbia apprezzato la loro performance  questo a dimostrare il grande seguito che il trio ha costruito nella seppur discontinua e particolare carriera e considerando anche la loro limitata produzione su disco.

Ma tant’è, a brani favolosi come l’ouverture lasciata proprio al brano Tribalistas non si può restare indifferenti apprezzando sin da subito tutta la classe e la musicalità latina con la stupenda voce di Marisa Monte e il sottofondo di Arnaldo e Carlinhos che ci traghettano immediatamente sull’altra sponda dell’Atlantico.

Dietro la band fa il suo dovere con una base ritmica che vede le percussioni tradizionalmente a primeggiare sulla batteria e il basso a dare volume e corpo al tutto , chitarre classiche arpeggiate e una serie di strumenti tradizionali completano il sottofondo sonoro tipico del sound brasileno; lo schermo gigante alterna messaggi ad immagini della vita quotidiana del paese carioca perfettamente armonizzate con il fluire della musica.

L’atmosfera è piacevole e dopo Carnavalia riconosciamo uno dei singoli tratti dal nuovo disco Um So dove percepiamo chiaramente l’unione di intenti dei tre artisti con le loro voci che a tratti si sovrappongono mentre in altri si alternano in una splendida assonanza.

Visivamente i tre sono agghindati con indubbio stile:  Carlinhos Brown con il suo enorme ed inconfondibile cappello e occhiali scuri si cimenta con le sue percussioni, Arnaldo Antunes di rosso vestito con tunica e cappuccio calati si cela misteriosamente dietro occhiali neri mentre Marisa Monte indossa uno splendido vestito in lungo con stelle e lustrini rosso sgargiante, occhialoni vintage e la sua folta chioma assoluta protagonista.

Villarejo di Marisa Monte fa da interludio alla successiva serie di canzoni dove spicca la struggente Fora da Memoria seguita da uno dei primi successi dei Tribalistas come Velha Infancia e poi da Alianca.

Un lungo medley di brani prodotti dai singoli componenti come la bella  Sem Você di Antunes oppure Não é fácil della stessa Monte fanno da preludio all’ultima parte del concerto, il gran finale che tutti aspettano con un tris di brani azzeccati in successione con Passe em Casa, Tribalivre e la superhit Jà Se Namorar in un tripudio finale di luci e colori.

 

C’è anche il tempo per un paio di encore una sorta di reprise di 2 brani già eseguiti nella parte centrale del live con tutta la band in perfetta sintonia e a giudicare dalla risposta del pubblico credo che i tre possano considerarsi pienamente soddisfatti e forse pensare che il loro sodalizio artistico non debba fermarsi o rallentare ma certamente incrementare per poter regalare ancora serate magiche come queste.

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Il tour europeo della band Brasiliana dei Tribalistas  formata da  Arnaldo Antunes, Carlinhos Brown e Marisa Monte,  già iniziato in Portogallo e Spagna in Ottobre, raggiungerà anche il nostro paese per due imperdibili date l’8 Novembre a Milano al Teatro degli Arcimboldi e l’11 Novembre a Roma all’Auditorium Parco della Musica , con l’organizzazione di BMU Booking and Management.

Ci ricordiamo tutti il grande successo Já Sei Namorar  del lontano 2002 un vero proprio tormentone che diede notorietà e fama al gruppo che conquisto con “Tribalistas” disco d’esordio  ben 5 Latin Grammy. A distanza di 15 anni cioè lo scorso anno il trio dei  Tribalistas ha dato alle stampe un nuovo fantastico disco anche questo intitolato con solo il nome della band.

Queste e altre canzoni estratte da entrambi gli album saranno incluse nella scaletta  del concerto, che sarà diretto dagli stessi Tribalistas e da Leonardo Netto,

Ci saranno inoltre anche canzoni registrate dal trio  in collaborazione con altri  artisti provenienti da vari  progetti musicali . La band sarà formata da Dadi Carvalho (basso, chitarra elettrica, mandolino e tastiera), Pedro Baby (chitarre acustiche ed elettriche), Pretinho da Serrinha (cavaquinho) e Marcelo Costa (batteria).

Batman Zavareze, che sarà responsabile della direzione artistica del tour, ha creato un set che unisce musica, arte e tecnologia per un appuntamento imperdibile rivolto ad un pubblico eterogeneo amante delle sonorità raffinate della musica brasiliana e latina in generale.

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In occasione dell’annuncio della loro unica data in Italia dell’ 11 Dicembre al Locomotiv di Bologna gli Hard Rockers Svedesi H.E.A.T.  ci hanno concesso un intervista in esclusiva che ci darà modo di conoscere un pò di più le sensazioni della band nella loro attività Live.

Infatti la band sta proseguendo il tour promozionale per l’ultimo album,Into The Great Unknown, pubblicato lo scorso 22 settembre per earMusic; il disco è il loro quinto album in studio e vede la luce dopo ben un anno e mezzo di intenso songwriting e un viaggio in Thailandia per la fase di registrazione. La band si è infatti recata a Bangkok per registrare presso i Karma Studios, guidati dal pluripremiato produttore Tobias Lindell.

 

E così come prima domanda abbiamo chiesto :

Concertionline.com :Cosa Vi aspettate in termini di interazione con il pubblico durante un vostro Live ? Siete più concentrati sulla performance in se stessa oppure sul comunicare con il pubblico?

Jona (tastierista della Band): “ Per noi l’interazione è tutto. Durante un concerto degli H.E.A.T  non ci focalizziamo solamente  ed esclusivamente sul suonare “bene”  gli strumenti o cantare . Per noi l’importante è creare un atmosfera di festa a 360 gradi e ognuno del pubblico è invitata a partecipare! In termini di interazione penso che Erik (cantante e frontman) spenda come minimo il 30% dello show giù nella prima fila in mezzo alla gente, o anche al bar perchè no o in qualunque luogo dell’evento dove ci sia da divertirsi.

Concertionline.com: Preferite suonare nel vostro paese la Svezia o all’estero? In termini di risposta del pubblico notate delle differenze  ad esempio tra Italia o UK ?

Jonaper noi è un grande privilegio durante le tournee conoscere ed incontrare più gente possibile pronta a divertirsi con la nostra musica in qualsiasi città o paese . Una cosa è sicura però , più a Sud vai più la folla ti fa sentire il calore e l’entusiasmo.

Concertionline.com: Ognuno di Voi ha differenti atteggiamenti o sensazioni durante i Live; potete descrivere con un solo sostantivo  quale è il più significativo per ognuno di Voi ?

JonaENERGIA è quello che meglio sintetizza  la nostra visione e questo credo che valga per ognuno di noi.

Concertionline.com: Dove prendete l’ispirazione per i vostri show ? C’è qualche band del passato che amate in particolar modo per i loro live ?

Jona: Io personalmente sono un grande fan degli Iron Maiden e ho sempre amato la loro energia e come interpretano lo show con il pubblico. Lo stesso vale per gli Hardcore Superstar e penso di non aver mai visto un loro show brutto.

Concertionline.com: Chi è il perfezionista nella band ad esempio nell’accordare gli strumenti o per un particolare rituale prima dello show. C’è qualche episodio del “dietro le quinte” che ci volete raccontare?

Jona: Jimmy il nostro bassista ad esempio ama i propri strumenti; delle volte lo chiamiamo gruppo-Jay da quanto sono un tuttuno ! Prima di salire sul palco ci stringiamo tutti la mani  e ci auguriamo che sia una grande serata. Questo rituale è ormai diventato abituale per noi oltre a berci un bel paio di birre prima di iniziare. Come ti ho detto i nostri concerti devono essere visti come dei grandi party dove divertirsi tutti insieme !

Concertionline.com: Per finire quali sono i piani per il 2019 ed in generale per il Vostro futuro ?

Jona: Intanto terminare il nostro Tour tra Novembre e Dicembre. Successivamente all’inizio 2019 faremo una mini tournee in Inghilterra insieme agli Skid Row. I piani successivi dovrebbero prevedere di entrare in studio in estate per poter dare alle stampe un nuovo disco entro la fine del 2019. Abbiamo già parecchio materiale con almeno 14 – 15 tracce demo e tantissime nuove idee pronte per essere realizzate . Come dire rimanete sintonizzati e avrete presto nostre notizie !

Relativamente alla genesi dell’ultimo disco “Into The Great Unknown”, Dave Dalone, chitarrista, afferma: “Durante la realizzazione di questo album ci siamo sentiti tutti un po’ come degli astronauti per la prima volta in viaggio verso lo spazio. Siamo entrati in studio dopo un anno e mezzo di pausa, senza sapere quale sarebbe stata la direzione che avremmo intrapreso, senza sapere quale sound sarebbe scaturito dall’album. Ci siamo imbarcati per un viaggio senza sapere con cosa saremmo tornati ma in qualche modo, lungo la strada, i pezzi hanno iniziato ad andare al proprio posto. Le canzoni si sono rivelate più sperimentali rispetto ai precedenti album degli H.E.A.T. Non c’è motivo di rifare lo stesso album più e più volte solo perché funziona. Alla fine vuoi che le canzoni trasmettano tutto il loro potenziale e se questo significa cambiare le regole di un certo genere, piuttosto che intraprendere delle strade sconosciute, allora che sia così.

 

Sono passati già due giorni dal concerto di Parma dei Killing Joke ma ancora sono vive le belle sensazioni che abbiamo lasciato volutamente stratificare in un’area che rimarrà indelebile della nostra memoria uditiva.

Il 40 esimo Anniversario di una carriera è un traguardo ambito da molti artisti e poterlo celebrare con tutta l’energia e la gioia degli albori non è da tutti; e in questo caso siamo di fronte ad una band che ha mantenuto intatta tutta la sua potenza e la sua creatività in un arco così lungo di tempo.

Un immensa produzione musicale fatta di almeno 15 album di inediti oltre a svariate compilations di Remix attualmente reperibili in un mega cofanetto celebrativo, la formazione si presenta sul palco del Campus Industry di Parma al gran completo come in origine nel lontano 1978 per il Laugh at your Peril Tour con il leader e carismatico Jaz Coleman affiancato dal suo fido scudiero alla chitarra Geordie Walker oltre allo storico bassista Martin Glover aka Youth e Paul Ferguson alla batteria con  l’aggiunta  ai Sintetizzatori e Programming di Reza Uhdin.

L’ouverture spetta ad un dei capolavori della band primi anni 80 quella Love Like Blood che la lanciò in un area limitrofa al mainstream un vero riempipista da club alternativi, seguita da un brano dell’ultimo decennio di produzione la straordinaria European Super State ;

dai primi due brani possiamo già capire che la band suona all’unisono ben calibrata, con gli strumenti in perfetta sintonia dove troviamo la base ritmica di Youth e Ferguson con il  suo tipico incedere ferocemente tribale, Geordie che arpeggia i suoi riff privi di assoli ma taglienti quanto una lama e Jaz che dopo un avvio leggermente incerto, scalda la sua voce inconfondibile fatta di due tonalità ben distinte una più armonica e soave e l’altra cupa e ruggente .

 

Insomma tutto ciò è il suono Killing Joke una sorta di ibridazione unica nel suo genere tra la New Wave e l’ heavy metal che ha influenzato molte delle band apparse tra gli anni 90 dall’ Industrial al Grunge all’alternative rock .

La potente cavalcata è Autonomous Zone tratta dall’ultimo disco del 2015 Pylon suona fresca e unica e spiega come sia immutata la carica e l’energia dei Killing Joke a 40 anni dal suo esordio e poi l’inconfondibile Eighthies con il famoso riff ricampionato dai Nirvana .  Molto saccheggiato per la scaletta è il primo ed indimenticabile disco del 1980 “Killing Joke” pietra miliare della musica rock alternative , con brani mitici quali Requiem , The Wait , Wardance o la marcia di Bloodsport . In Cythera apre una seconda parte con brani più recenti tipo la maestosa Corporate Elect  o la travolgenti Asteroid e Loose Cannon .

La musica dei Killing Joke è una sorta di viaggio nella forza primordiale, nella potenza degli elementi dove raggiungiamo i più remoti territori sonori e siamo ammaliati dal riff continuo di Geordie , in una danza tribale ferina e violenta che esprime il suo massimo proprio nel live con Jaz il maestro supremo di cerimonia che gesticola , strabuzza la sguardo ci guida nel suo mondo al lume di candela.

Una chiusura da brividi un “Pandemonium” che contiene uno dei riff più riconosciuti dei Killing Joke per un concerto che vista l’occasione celebrativa ci saremmo aspettati un pò più corposo e forse non c’era proprio la necessità di avere due band di supporto prima degli headliner ma tantè dovremo farcene una ragione.

Lunga vita la rock , lunga vita a questi Killing Joke e ai loro primi quarant’anni di carriera confidando, ne siamo certi, che la loro voglia di fare musica continui sia in studio ma soprattutto Live.

 

 

C’era molta curiosità tra i fan accorsi al Legend Club ad assistere alla prima in Italia del nuovo progetto Electronic Wave di Greg Puciato e soci The Black Queen, non foss’altro perchè l’ensemble costituito dall’ex cantante dei The Dillinger Escaper Plan è assolutamente intrigante per la presenza di Joshua Eustis (NIN e Telefon Tel Aviv) e da Steven Alexander ex tecnico del suono dei Dillinger.

L’interesse per la musica elettronica di Greg era già emerso qua e là nella storia dei Dillinger ad esempio con la cover di Angel dei Massive Attack oppure di Behind the Wheel dei Depeche Mode e l’incontro nel 2015 con Joshua fa scoccare la scintilla per dare vita a The Black Queen.

Sin dal primo album prodotto nel 2016 “Fever Daydream” il suono dei The Black Queen evidenzia un tratto distintivo interessante perchè siamo di fronte ad una elettronica con un tocco soft di rock alternativo una intensa ricerca estetica del suono , dove lo stesso Greg si trova  perfettamente a suo agio pur con un evidente cambio di registro tonale.

La seconda prova discografica  Infinite Games uscita da poche settimane ci consente così di assistere ad un live di circa un’ora fatto di una scaletta di una dozzina di pezzi  con la formazione a tre, dove al centro della scena si pone Greg Puciato affiancato da Eustis alle tastiere e Programming e Alexander alla chitarra.

Bisogna dire che già dalle prime note di Thrown into the dark tratta dal nuovo lavoro, la band dimostra un suo stile, un suo carattere e così ascoltiamo con piacere la voce di Greg dipanarsi soavemente sulle algide tastiere di Joshua mentre il capelluto Alexander arpeggia sulla sua sei corde, creando un’atmosfera dance floor darkeggiante.

Questo è il suono che ci piace dove l’elettronica ha un anima e l’emblema di tutto ciò è The End Where we start una stupenda ballad ricca di pathos dove ci impressiona particolarmente  l’interpretazione di Puciato con un timbro ruvidamente dolce che dimostra il talento di questo singer.

Le pulsazioni di Distanced fanno vibrare le casse del Legend, mentre Ice to Never uno dei primi singoli della band ci riporta al drumming potente degli anni 80 con una doppia interpretazione della vocalità.

Una long version della bellissima Secret Scream scuote il pubblico che intona il coro insieme a Greg come se avessimo smussato tutte le ruvidità dei Nine Inch Nails passandole nel Sound Editor. Sulla falsariga della precedente ascoltiamo con piacere Spatial Boundaries tratta dal nuovo lavoro per passare ad un’onirica Your Move minimalista alla Burial che fa il paio con Even Still I Want .

Il Live act dei The Black Queen arriva alla giusta conclusione con il finale di Taman Shud dove Greg Puciato va ad imbracciare la seconda chitarra duettando con Steven Alexander  terminando  con il saluto finale, a suggellare l’unità di intenti che i tre hanno pienamente dimostrato .